Arzignano record di Pfas.

Il tema della “qualità” dell’acqua è tornato alla ribalta i dopo la pubblicazione, da parte di Greenpeace, di una mappa a livello nazionale della contaminazione da Pfas nelle acque potabili con prelievi prevalentemente fatti da fontanelle pubbliche: nell’analisi di Arzignano erano state trovate concentrazioni maggiori rispetto alle altre città del Veneto prese in considerazione.
A fronteggiare la situazione l’amministrazione ha installato 27 casette dell’acqua, che sono provviste di filtri a carbone attivo.

Il “caso Pfas” spiegato nelle scuole.  

Se possiamo dare un suggerimento a Greenpeace e a chi ha le disponibilità finanziarie per farlo, è avviare nelle scuole italiane l’esperienza del Liceo scientifico G.B. Quadri di Vicenza, nel corso della quale sarà anche affrontato  il caso Miteni e l’inquinamento da PFAS, accompagnato dalla visione di Dark Waters. Sarà raccontato ai ragazzi l’impatto dell’inquinamento ambientale legato al caso Miteni di Trissino, un disastro che ha coinvolto profondamente il territorio vicentino. Grazie alla sua esperienza come giornalista d’inchiesta, Marco Milioni offrirà una prospettiva unica sul rapporto tra ambiente e responsabilità collettiva. Il progetto vicentino  non solo forma, ma stimola il pensiero critico e l’interesse per il giornalismo investigativo, coinvolgendo attivamente studenti e istituti del territorio. Clicca qui.

Volo di Stato per onorare il latitante.

La vignetta di Mario Natangelo pubblicata in prima pagina su Il Fatto Quotidiano è stata “rimossa” da Facebook dopo dieci minuti di pubblicazione per violazione degli alti standard dei contenuti di Meta. 

Non era bastata la parata di politici per ricordare Bettino Craxi, storico leader socialista scomparso latitante dopo essere fuggito dai processi di Tangentopoli (che comunque gli sono costati condanne definitive per corruzione e finanziamento illecito). Ora si scopre che per portare gli omaggi a Craxi ad Hammamet, in Tunisia, è stato utilizzato il volo di Stato, cioè l’aereo blu pagato con i soldi dei contribuenti. Lo ha fatto, come certifica il database dei voli di Stato della Presidenza del Consiglio, il 18 gennaio scorso il ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani. Quest’ultimo il 17 e 18 gennaio era partito per Berlino per partecipare a un ricevimento all’ambasciata italiana e a un vertice del Ppe, per poi fare scalo ad Hammamet il giorno successivo, poi a Catania per assistere alla prima del teatro Bellini e tornare a Roma. A colpire è il passaggio in Tunisia per il 25esimo anniversario dalla morte di Craxi. Obiettivo: portare “il saluto del governo e rendere omaggio a un grande italiano che è stato protagonista della nostra vita politica, ingiustamente criminalizzato”. E ancora, il tocco poetico: “Craxi, Andreotti e Berlusconi sono stati i grandi strateghi di politica estera”.

“L’Italia ripudia la guerra” …dipende contro chi.

Auspico che la Russia torni a svolgere un ruolo di rilievo nel rispetto della sovranità di ogni Stato, della carta dell’Onu e del diritto internazionale”: giuste parole ma non sulla bocca di Sergio Mattarella.  Nel 1999 un governo da lui vicepresieduto bombardò per 78 giorni Belgrado con la Nato e contro l’Onu, il diritto internazionale e la sovranità di uno Stato: la Serbia alleata di Mosca. Undici settimane di massacri, dai 1.200 ai 2.500 morti quasi tutti civili, fiumi di profughi, distrutta l’ambasciata cinese, polverizzati ospedali, scuole, zone residenziali, treni passeggeri, convogli di fuggiaschi, autobus, mercati, ponti affollati e gli studi della tv RTS (uccisi 16 fra registi, giornalisti e tecnici). Ma la Nato non la chiamò guerra, bensì “ingerenza umanitaria”. Quella brusca rottura della pace europea dopo 44 anni spalancò la strada a un’altra gravissima lesione del diritto: lo smembramento della Serbia col riconoscimento dell’indipendenza del Kosovo contro la risoluzione dell’Onu n. 1244, che vi confermava la sovranità di Belgrado.
 
La scena si ripeté con le guerre illegali della Nato in Afghanistan (“lotta al terrorismo”), in Iraq (“esportazione della democrazia”) e in Libia (“sostegno alle primavere arabe”). Mattarella non fece mai  paragoni col Terzo Reich. Lo fa ora dopo che fra il 2014 e il 2022 fu proprio lui a insignire delle massime onorificenze della Repubblica Italiana ben 30 ministri, funzionari e oligarchi putiniani, alcuni già sanzionati per la Crimea. Il tutto anni dopo le guerre russe in Cecenia e in Georgia e i bombardamenti in Siria. Anzi, sul petto di Dmitry Peskov portavoce di Putin nel 2017 Mattarella appuntò la stella di Commendatore della Repubblica a Mosca.