
Il futuro della nuova diga foranea del porto di Genova, la più costosa opera portuale mai realizzata in Italia (1,3 miliardi tutti pubblici, di cui 500 dal fondo complementare al Pnrr e oltre 250 dalla Banca europea degli investimenti) si fa ancora più nebuloso: la trasparenza sui fondi e le incognite sulla progettazione.
L’incognita principale, emersa durante la progettazione e fulcro delle incongruenze dell’appalto cui sta lavorando la Procura, attiene alla tenuta dei fondali (93) su cui, a profondità da record, si intende far correre i 6 chilometri della diga: realizzati in cemento armato, sono veri e propri giganti, grossi come palazzi, vengono posati uno accanto all’altro sul basamento sommerso.
La nuova Diga foranea è progettata per consentire al Porto di Genova di ospitare in sicurezza navi più grandi, senza limitare gli accessi e le manovre verso gli accosti, e adeguandosi alle esigenze delle maggiori compagnie di navigazione. Senza questo intervento, il Porto di Genova perderebbe progressivamente parte del traffico attuale e non sarebbe in grado di intercettare nuovo traffico. Si obietta che il traffico di container ristagna in Italia da 15 anni, e dove già si possono accogliere le mega-navi di ultima generazione (Vado Ligure, Genova Pra’, Trieste) i tassi di utilizzo dei terminal oscillano fra il 25 e il 65%.