Delitto perfetto 1. Vicenza.

Grandi manovre attorno ai processi di Vicenza e Alessandria; rispettivamente contro Miteni, (Mitsubishi e Icig) e contro Solvay, con il sospetto che si voglia spegnerli, quando meno impacchettarli.
A Vicenza il processo Miteni, sulle responsabilità del maxi inquinamento da Pfas in Veneto, arriva alle ultime battute: a febbraio inizieranno la requisitoria del pubblico ministero e le arringhe delle parti civili e delle difese. Incombe sempre l’ombra della prescrizione.
In questo contesto si colloca l’allarmato documento dei comitati e delle associazioni ambientaliste del Veneto. L’esplosiva presa di posizione denuncia l’esistenza di “Un tavolo di autorità politiche, istituzionali e giudiziarie che si sta occupando in modo alquanto misterioso della trattativa con le società coinvolte nel processo per disastro ambientale e inquinamento di acque”. E’ più di un sospetto, in quanto precisano:
 “Da una audizione in Commissione parlamentare del procuratore Lino Giorgio Bruno è emersa l’esistenza di un tavolo, oltre quelli istituzionali, di cui non si conosce né la composizione, né i contenuti discussi, le priorità stabilite e i risultati conseguiti.  Incontri promossi dal prefetto di Vicenza vedono la partecipazione dello stesso procuratore, di rappresentanti della Provincia, dei legali delle tre aziende imputate, nonché della Marzotto, la società che oltre quarant’anni fa diede vita alla Rimar, le cui ricerche portarono poi alla costituzione della Miteni, l’origine degli sversamenti chimici”.
L’accusa è precisa: “Riteniamo grave questo modo di agire connotato da poca trasparenza e scarsissima informazione”, che tende a coprire dodici anni di inefficienze e omissioni istituzionali, compresa la magistratura. L’opacità riguarda  “lo stato della bonifica, sia per il terreno che per la falda”; fatto sta che “né la bonifica né la messa in sicurezza del sito sono cominciate”, mentre “non si ha notizia dell’avvio di un’indagine per omessa bonifica, che pur costituisce un reato gravemente punito dalla legge”.
Manca un aggiornamento da parte della Regione della mappa delle zone impattate, anche con campionamenti di terreni e degli alimenti. A loro volta, le indagini epidemiologiche sono ferme a uno studio di cinque anni fa e la mappa delle zone contaminate non viene aggiornata. Tant’è che “allo studio di mortalità nella popolazione veneta (4.000 decessi in più rispetto alla media di altre zone) non è stato dato seguito in termini di misure conseguenti”.
In definitiva, sarebbe un “inciucio”. “Dietro le quinte, un tavolo di autorità politiche, istituzionali e giudiziarie, senza trasparenza  si sta occupando della trattativa con le società coinvolte,  con l’effetto di avvolgere nel silenzio un disastro ambientale di portata epocale irrisolto”. Sapendo che ”l’inquinamento continua inesorabilmente a scendere verso valle e a propagarsi, bioaccumulandosi in ambiente e negli organismi”. In più, sarebbe un “inciucione” se dietro dietro le quinte, ci fosse lo zampino di Solvay,  che ha tutto interesse di instaurare una “pax pfas” in Italia.

Delitto Perfetto 2. Alessandria.

Grandi manovre attorno ai processi di Vicenza e Alessandria; rispettivamente contro Miteni, (Mitsubishi e Icig) e contro Solvay, con il sospetto che si voglia spegnerli, quanto meno impacchettarli.
Ad Alessandria, per il 2° processo Solvay, il nuovo staff legale della multinazionale sta cercando di strozzarlo “in nuce”. Ha proposto il “patteggiamento”,  che ha provocato un ulteriore rinvio delle udienze di altri  sei mesi. La mossa successiva potrà essere la richiesta premiale di “giudizio abbreviato”.  Infine, è pronta la  “rimessione alla sede”  per incompatibilità ambientale (processo a Milano).
Andando per ordine. Circolante in sordina tra avvocati (come rivelammo alcuni mesi fa), oggi, dopo l’udienza dal GUP del 20 dicembre 2024, è ufficialmente avviato un patteggiamento (rectius) premiale da condursi con tavoli di trattative tra gli imputati e le parti civili. La Procura rinuncerebbe  alla celebrazione del processo secondo gli iniziali  capi di imputazione e relative pene e risarcimenti.
Il fine della multinazionale belga sarebbe di alleggerire ulteriormente i reati, ma soprattutto di  prendersi in tranquillità il tempo necessario per la sua strategia post 2026. Soprattutto cioè di allentare il fiato sul collo da parte dell’opinione pubblica che addita Regione, Sindaco e Governo come complici di Solvay, e che chiede biomonitoraggi di massa per la popolazione e addirittura ordinanze di chiusura degli impianti, nonchè una legge nazionale di bando dei pfas.
Non a caso, gli avvocati di Comune, Regione e Governo sono entusiasti del “tavolo di trattative”. Non lo sono le Associazioni, tra cui quelle parti civili presenti al processo, 46 ONG e 40 scienziati, che hanno appena firmato alla Commissione Europea per le restrizione della produzione e dell’uso dei Pfas.
La “tabula rasa” dei patteggiamenti non passerebbe senza colpo ferire fra la popolazione alessandrina, tra le Vittime malati e morti. Immediate le reazioni di Legambiente e Movimento di lotta per la salute Maccacaro. Patteggiare significherebbe impedire ai lavoratori e ai cittadini danneggiati di costituirsi parte lesa in sede civile e chiedere, almeno in quella sede, il risarcimento dei danni subìti invece che elemosine.
A prescindere da etica e morale, l’avallo di patteggiamento o rito abbreviato sarebbero giuridicamente una figuraccia clamorosa per la nuova Procura, dopo le critiche indirizzate alla vecchia che ha istruito i capi di imputazione sui reati di colpa piuttosto che di dolo.
Nessuno, infatti, può nascondersi dietro un dito. Il combinato disposto fra capo di imputazione colposo e patteggiamento chiarirebbe  anche ai più miopi  che questo processo, anche questo processo, non determinerebbe la bonifica del sito chimico di Spinetta Marengo. Il patteggiamento non può essere “venduto” come avvio di una vera bonifica. La “conditio sine qua non” per l’avvio di una vera bonifica è invece la chiusura delle produzioni inquinanti: non può esistere bonifica mentre si sta continuando a inquinare terra-acqua-aria. Per svuotare la vasca bisogna prima chiudere il rubinetto. Altrimenti va avanti eterna l’innocua  manfrina del primo processo Solvay, anno 2009,  per la quale ancora oggi sono in discussione con gli enti locali la “caratterizzazione dl sito” e la “analisi del rischio”, dell’irrisolto micidiale cromo esavalente (e altri 20 veleni tossico cancerogeni), mentre si è aggiunto il dilagare dei Pfas: appena punta dell’iceberg di una realtà territoriale su cui incombe uno “stabilimento a rischio di incidente rilevante”, in pieno centro abitato, oltremodo più pericoloso del deposito Eni di Calenzano.

Mappa interattiva dei Pfas veneti.

ll dott. Vincenzo Cordiano (ISDE Veneto), nel suo blog https://www.vincenzocordiano.i… ha pubblicato una mappa da lui realizzata sulla presenza di PFAS nelle acque del Veneto. La mappa interattiva consente di visualizzare le località nelle quali i tecnici dell’ARPA (Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale) del Veneto hanno eseguito la ricerca delle Sostanze perfluoroalchiliche.

I tumori provocati dai Pfas.

Luca Chiovato, ordinario di Endocrinologia all’Università di Pavia, membro di lungo corso della Società Italiana di Endocrinologia, della European Society of Endocrinology e la Endocrine Society Americana, è dal punto di vista scientifico uno dei più titolati a parlare di Pfas E’ stato uno dei primissimi, in Italia, ad occuparsi dei Pfas distruttori endocrini, creando all’Irccs Maugeri di Pavia, un Laboratorio di ricerca dedicato già nei primi anni 2000. 
 
In questa intervista (https://gognablog.sherpa-gate.com/lendocrinologo-come-i-pfas-ci-avvelenano/), Chiovato  illustra come i Pfas operino sull’organismo dell’uomo come distruttori endocrino-metabolici. Quale il grado di pericolosità? Diminuzione della fertilità (riduzione numero spermatozoi),  ipertensione arteriosa durante la gravidanza, neonati sottopeso, abbassamento della risposta anticorpale in adulti e bambini, innalzamento dei livelli di colesterolo, obesità, diabete tipo 2, dislipidemia,  aumento dei rischi di malattie ad  assi gonadici e alla tiroide, lesioni al fegato, colite ulcerosa, ipotiroidismo nei giovani (in gravidanza: conseguenze  sullo sviluppo mentale dei neonati  malformazioni congenite, criptorchidismo (mancata discesa dei testicoli nel bambino), pubertà precoce. In particolare le neoplasietumori ai reni e ai testicoli, tumori femminili ormono-dipendenti, come quelli di mammella e utero nelle donne, tumore della tiroide (per anni oggetto di controversie, ma uno studio caso-controllo multicentrico Usa-Olanda- Israele, pubblicato nel 2023, ha stabilito il rapporto tra Pfos e carcinoma papillare della tiroide).
 
Nella stessa intervista, Chiovato sottolinea le caratteristiche di pericolosità  dei Pfas: largamente utilizzati in tutti i prodotti industriali (dalle pentole antiaderenti alle carte igieniche) in quanto respingono sia acqua, sia grassi e resistono al calore, ma  resistono alla degradazione chimica/microbica e hanno elevata solubilità in acqua, non sono biodegradabili quindi sono inquinanti organici persistenti, forever chemicals, la loro emitività,  vale a dire il loro tempo di decadenza:nell’ambiente è di 41-92 anni e l’emivita di eliminazione nell’uomo è di 3-7 anni. Insomma, conviene il professore, siccome non ci sono antidoti per i Pfas, ce ne sarebbe abbastanza per metterli al bando  come la Francia ha fatto. A maggior ragione  perché le grandi compagni chimiche   americane hanno “volontariamente” eliminato l’uso di Pfoa e Pfos nei primi anni 2000.

Il bisfenolo colpisce nell’anonimato.

Già vietato nell’UE per i biberon (nel 2011 !!) e prodotti simili, la Commissione Europea ha adottato il divieto sull’uso del bisfenolo A (BPA) nei materiali che entrano a  contatto con gli alimenti o bevande come il rivestimento su lattine di metallo, bottiglie di plastica riutilizzabili per bevande, refrigeratori per la distribuzione dell’acqua e altri utensili da cucina. Il divieto tiene conto dell’ultima valutazione scientifica dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) dannosi sul sistemi immunitario riproduttivi ed endocrino. Clicca qui.
 
Nell’attualità del 2°processo Solvay in Alessandria, rimarchiamo le responsabilità dei mancati fattuali riscontri agli esposti (PEC, a firma Lino Balza) a Procura-Prefetto-Arpa, a conferma di quanto avevamo denunciato: alla Solvay di  Spinetta Marengo nel cocktail con i PFAS (PFOA, C6O4, ADV) tra gli interferenti endocrini c’è anche il Bisfenolo nelle sostanze in uso.
Ci ricordiamo gli esposti alla Procura di Alessandria, dal 2009, del “Movimento di lotta per la salute Maccacaro”? Oltre ai Pfas in acque e aria, e nel sangue dei lavoratori! denunciavamo -sulla base degli allarmi internazionali- l’utilizzo nella Solvay di Spinetta Marengo anche del Bisfenolo, tossico e cancerogeno. Di cui le autorità sanitarie, Arpa, Asl, e politiche, Comune, Provincia, nulla sapevano o fingevano di non sapere. Sta di fatto che nessuno è intervenuto ad Alessandria, neppure la magistratura.

Pfas anche nell’Adige.

“Operazione fiumi” condotta da Legambiente  con il supporto tecnico di Arpav. Pfas anche nell’Adige. La presenza di Pfas era già emersa nel Po ed il dito si è puntato sullo stabilimento piemontese della Solvay a Spinetta di Marengo. Una presenza di Pfoa confermata nelle acque campionate a Porto Tolle e Zevio.
 
Nel “Monitoraggio delle sostanze perfluoroalchiliche nelle acque superficiali del Veneto 2013 – 2018”, del resto, erano stati trovati anche nello scolo Poazzo, oltre che in Brenta, Fratta Gorzone, Bacchiglione, bacino scolante nella laguna di Venezia, Livenza, Po e Sile.

In Europa crescita di alta concentrazione di PFAS nell’acqua dolce, compresa l’acqua potabile.

Sono state pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea le “Linee guida tecniche sui metodi d’analisi per il monitoraggio delle sostanze per- e polifluoro alchiliche (PFAS) nelle acque destinate al consumo umano”. Nel documento si legge che “si rileva in tutta l’UE la crescita del numero di casi di alta concentrazione di PFAS nell’acqua dolce, compresa l’acqua potabile”, per questo la Commissione, con queste nuove linee guida, vuole imprimere un’accelerazione al monitoraggio dei PFAS con criteri omogenei nell’ambito dell’Unione Europea, in base a quanto stabilito dalla direttiva (UE) 2020/2184, recepita in Italia con il D.Lgs. 23 febbraio 2023, n.18). Clicca qui.

Occhio ai Pfas nelle vongole.

Nuova allerta alimentare per un lotto di vongole del Pacifico surgelate. Il Ministero della Salute ha disposto il  ritiro da un ipermercato di vongole sgusciate e surgelate: “Vongole del Pacifico sgusciate cotte surgelate” da 800 grammi del marchio Coralfish, importate da Panapesca Spa. Il nome del produttore è Ngoc Ha Co food processing and trading, con base in Vietnam. I supermercati dovrebbero aver  provveduto a rimuovere dagli scaffali le confezioni.
 
L’esposizione ai PFAS dunque non avviene solamente nelle zone altamente contaminate, ma anche, magari attraverso imballaggi alimentari, mangiando frutta, verdura, carne e derivati e prodotti ittici. Su questi ultimi lo studio americano condotto nel New Hampshire – tra i principali consumatori di frutti di mare degli Usa – ha evidenziato come il consumo frequente di frutti di mare comporti una maggiore esposizione ai PFAS. Per quanto riguarda frutta e verdura invece, è l’ONG PAN Europe a fare un quadro della situazione, tutt’altro che positivo: negli ultimi 10 anni, c’è stato un aumento del 220% delle tracce di forever chemicals in frutta e ortaggi dell’Ue. Altri studi hanno rilevato le sostanze per-e polifluoralchiliche anche in carne (soprattutto lavorata), uova, riso bianco e caffè.

Usare carta da forno solo se con l’etichetta “pfas free”.

L’Associazione Italiana Medici per l’Ambiente (ISDE Italia), ha pubblicato un position paper che raccoglie ricerche e documenti che analizzano gli effetti sulla salute dei PFAS tossici e cancerogeni.
 
Alternative alla carte da forno sono i tappetini riutilizzabili in silicone alimentare, che possono essere usati centinaia di volte, ma è  importanza cruciale affidarsi ad aziende che espongono nelle confezioni i marchi sulla sicurezza alimentare.
 
L’alternativa semplice è l’uso di grassi naturali (come l’olio d’oliva), oppure di foglie naturali, come quelle di banano, di vite o di cavolo.
 
L’alternativa globale è chiudere le produzioni Pfas si Spinetta Marengo e vietare per legge l’uso e il consumo di tutti i prodotti contenenti Pfas.

L’Italia cuoce nei Pfas a fuoco lento.

Sono passati più di vent’anni da quando, già licenziato e riassunto di nuovo dal pretore, stavo facendo campagna in Italia contro l’uso delle ormai famose “padelle antiaderenti” ai cibi, antiaderenti grazie al miracoloso Teflon prodotto dalla Solvay di Spinetta Marengo (AL), azienda di cui ero dipendente. Eppure vedo ancora oggi esposte nei negozi padelle antiaderenti senza il marchio “Pfas free”, e malgrado che nel frattempo la cancerogenicità del PFOA sia ormai scientificamente assodata e allertata. E malgrado che siano tranquillamente disponibili pentole e padelle in acciaio inox, ghisa, titanio, vetro e ceramica certificata. C’è da trasecolare, infine, a pensare  in chissà quante cucine si stiano  cuocendo Pfas  a oltre 260 gradi addirittura in padelle consumate e graffiate. D’altronde nessuna legge vieta alla Solvay la produzione di Pfas “forever chemicals” e in suo uso in una infinità di prodotti agricoli, alimentari, industriali, chimici, farmaceutici ecc. 

No al nuovo invio di armi italiane in Ucraina.

Campagna: No al nuovo invio di armi italiane in Ucraina Promossa da: Alex Zanotelli e altre personalità (vedi elenco). 
Chiediamo ai parlamentari italiani – ai sensi dell’articolo 50 della Costituzione Italiana – di formulare un atto di indirizzo contrario ad alimentare la guerra in Ucraina mediante la ulteriore fornitura di armi e di rifiutare la conversione in legge del decreto legge 200/2024. Riteniamo che questo nuovo invio vada contro gli interessi stessi della popolazione ucraina, che in sempre maggior numero rifiuta di andare a combattere (800.000 renitenti alla leva, secondo la stima del presidente della commissione Affari economici del Parlamento ucraino, Dmytro Natalukha, riferito al quotidiano “Financial Time”).

I morti sul lavoro nell’intero 2024 a cura dell’Osservatorio di Bologna morti sul lavoro.

Clicca qui il Report a cura di Carlo Soricelli. Tutti dati sono scandalosi, per le donne, gli stranieri, gli autotrasportatori ecc.  Fra tutti, è incredibile la strage di anziani che muoiono lavorando: sono oltre il 30% degli ultrasessantenni e di questi sempre sui luoghi di lavoro 157 hanno addirittura più di 70 anni. E’ davvero incredibile non fare nessuna distinzione sull’età per andare in pensione tra chi svolge un lavoro pericoloso e chi no.