Quanti ritardi e limiti al bando del Bisfenolo, dopo il Pfoa!

Ci ricordiamo gli esposti alla Procura di Alessandria, dal 2009, del “Movimento di lotta per la salute Maccaro”? Oltre ai Pfas in acque e aria, e nel sangue dei lavoratori! denunciavamo -sulla base degli allarmi internazionali- l’utilizzo nella Solvay di Spinetta Marengo anche del Bisfenolo, tossico e cancerogeno. Di cui le autorità sanitarie, Arpa, Asl, e politiche, Comune, Provincia, nulla sapevano o fingevano di non sapere. Sta di fatto che nessuno è intervenuto ad Alessandria.
 
Bene. 15 anni dopo, la messa al bando del Bisfenolo A nei contenitori alimentari è arrivata il 12 giugno 2024, da parte degli Stati membri che hanno ratificato la proposta della Commissione europea di febbraio.
La decisione si basa sul parere scientifico dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), che nell’aprile 2023 aveva concluso che gli attuali livelli di esposizione al Bisfenolo A  avevano “potenziali effetti dannosi sul sistema immunitario”. Al pari dei Pfas. Secondo L’Efsa, il BpA utilizzato nei contenitori alimentari può  migrare  verso gli alimenti e le bevande contenute e rappresentare un problema per la salute dei consumatori.
 
Meglio tardi che mai questo bando della UE al Bisfenolo, che dal 2011 ne aveva vietato l’uso nei biberon in policarbonato, nel 2016  nella carta termica per ricevute e nel 2018 aveva introdotto ulteriori restrizioni al suo utilizzo in biberon e contenitori per neonati e bambini, vernici e rivestimenti. Un bando, però, che comunque risulta pesantemente condizionato dalla potente lobby della chimica: il divieto di utilizzare il BpA nei rivestimenti di lattine, borracce, tazze e vaschette,utensili da cucina, stoviglie, bottiglie di plastica per bevande e refrigeratori per la distribuzione dell’acqua, infatti, scatterà a fine 2024 ma le aziende avranno un periodo di transizione – da 18 a 36 mesi a seconda del tipo di packaging – per mettersi in regola.
 
E’ meglio per i consumatori verificare l’etichetta “Bisfenolo free” sui prodotti già in regola. 

La Cina per Solvay non è più la terra promessa.

L’urgenza della condizione eco sanitaria della popolazione di Alessandria imporrebbe l’immediata chiusura delle produzioni Pfas della Solvay di Spinetta Marengo, provvedimento a cui  la multinazionale  si è preparata da tempo allocandosi in Cina ma che ora ritiene procrastinabile stante la complice paralisi della politica italiana ed europea, e  perché anche in Cina non l’accolgono più a braccia aperte.
 
Infatti, oggi la nazione è diventata il maggiore produttore di fluorocarburi, perciò nello scorso decennio la loro emissione di gas in Cina è salita vertiginosamente, e così l’impatto sull’effetto serra, che è infinitamente superiore a quello della CO2. Due studi, condotti su rilevazioni atmosferiche all’interno del territorio cinese e firmati dal ricercatore Minde An del “Center for Global Change Science del MIT”, pubblicato dall’Accademia Nazionale delle Scienze degli Stati Uniti, rivelano che nello scorso decennio le emissioni sono cresciute di oltre il 70%, rappresentando la maggior parte delle emissioni globali di questi gas serra. In particolare: i PFC-14, PFC-116  per le produzioni di alluminio e di semiconduttori e display in aree scarsamente popolate, e il PFC-318 generato come sottoprodotto della lavorazione per la produzione di politetrafluoroetilene o PTFE, ovvero PFAS, in corrispondenza di grossi poli industriali (tra cui Solvay) dedicati alla produzione di rivestimenti anti-aderenti per pentole da cucina.
 
Di pari passo, i livelli di sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) sono aumentati progressivamente nelle falde acquifere. Come ha confermato anche la ricerca sostenuta dalla National Natural Science Foundation of China e dalla “Natural Science Foundation of Liaoning Province of China”, sul “Bioaccumulo di sostanze perfluoalchiliche in ortaggi di serra con irrigazione a lungo termine con acque sotterranee vicino a impianti fluorochimici a Fuxin”.
Secondo lo studio, pubblicato su Scienze ambientali Europa, di un team di ricercatori della Tsinghua University di  Pechino, le concentrazioni di PFAS nell’acqua potabile sono 122,4 ng/l a Changshu, per il polo chimico di Solvay. Gli autori della ricerca  hanno associato l’esposizione ai Pfas  agli  esiti avversi per la salute, inclusa una maggiore incidenza di cancro ai testicoli e ai reni, ridotta fertilità e fecondità, soppressione immunitaria e disturbi della tiroide.
 
Dunque, l’inquinamento atmosferico, ha raggiunto livelli pericolosi in almeno 83 città e sta contribuendo all’impennata dei tassi di cancro ai polmoni. E la crisi idrica della nazione è altrettanto terribile. Secondo un rapporto governativo pubblicato all’inizio di quest’anno, oltre l’80% delle riserve idriche sotterranee della Cina non sono adatte al consumo umano e quasi due terzi non sono adatte a qualsiasi contatto umano. Circa 300 milioni di persone – quasi l’equivalente dell’intera popolazione degli Stati Uniti – non hanno accesso all’acqua potabile e circa 190 milioni si sono ammalati a causa dell’acqua potabile contaminata.

Il “gemellaggio Pfas” tra Solvay e Arkema.

Gli attivisti di Extinction Rebellion e Youth for Climate invadono lo stabilimento Arkema
Le analogie tra le situazioni ecosanitarie e politiche di Lione e Alessandria sono impressionanti: stesse ir-responsabilità degli amministratori locali, assenza leggi nazionali di messa al bando dei Pfas, necessità di  ricorso alle class action. I tribunali hanno ordinato una perizia indipendente a seguito dell’azione legale per risarcimenti, avviata con associazioni e sindacati dagli abitanti della cosiddetta Chemical Valley, contro il colosso Arkema (in coabitazione  con la belga Solvay nel polo chimico di Spinetta Marengo)  che dal 1957, a Lione, in località Pierre-Bénite, ha scaricato nel Rodano 3,5 tonnellate di PFAS all’anno, avvelenando una quindicina di Comuni.
 
Lo scandalo è stato scoperto dopo un’inchiesta giornalistica appena un anno fa. Pesci e pollami avvelenati in una quindicina di Comuni e soprattutto l’indagine dei media locali che ha rivelato livelli allarmanti di contaminazione nel sangue dei residenti, tra cui bambini, e denunciato la mancata azione dei politici. I gruppi Arkema France e Daikin Chemical France sono entrati nell’occhio del ciclone degli ambientalisti.

La contaminazione da PFAS in frutta e verdura è aumentata del 220% nell’ultimo decennio.

In Europa oltre un quarto della frutta coltivata a livello nazionale è contaminata da PFAS. A dirlo è un’analisi dei dati ufficiali dei programmi nazionali di sorveglianza dei Paesi membri dell’UE presentata in febbraio 2024, che ha anche rivelato un aumento del 220% della contaminazione rispetto al decennio precedente. Le percentuali di prodotti contaminati più alte si registrano per fragole, pesche e albicocche, mentre tra le verdure i più colpiti sono i cetrioli e l’indivia. 
 
E’ ineluttabile che ciò avvenga. Infatti i Pfas hanno incredibili proprietà idrorepellenti, oleorepellenti e  resistenti praticamente a tutto: non si decompongono biologicamente, non si legano con altri agenti chimici e non si degradano con gli agenti atmosferici. Queste caratteristiche, che su un prodotto industriale questo equivale a durabilità ed efficienza, li ha resi un boomerang. Nell’ambiente, infatti, si trasformano in un residuo impossibile da smaltire presente pressoché ovunque. Sono infatti nell’aria che respiriamo, sospesi in volo dopo essersi staccati dall’oggetto per il quale sono realizzati, e anche nel suolo, trasportati dall’acqua. Sotto forma di piccolissime particelle pressoché indistruttibili, restano inerti per decenni o persino, si stima, centinaia di anni. Dal suolo e dalle falde acquifere finiscono in quasi tutti gli organismi viventi, vegetali e animali,  compreso l’uomo, agevolati dalla loro caratteristica di essere inodori, incolori e insapori.

Giornalismo embedded RAI e giornalismo vero di WikiLeaks.

“Sono davvero onorata come giornalista del servizio pubblico di ricevere l’onorificenza che ieri il presidente Zelensky ha voluto attribuirmi come inviato di guerra. Un riconoscimento importante per il lavoro che il Tg1 e la Rai tutta hanno svolto in questi 9 mesi per coprire sul campo gli effetti dell’invasione russa in Ucraina”. Così Stefania Battistini, inviata del Tg1 in Ucraina, commenta l’onorificenza dell’Ordine della Principessa Olga, III grado, che il presidente ucraino Vlodymyr Zelensky le ha riconosciuto con un decreto. La motivazione dei riconoscimenti presidenziali è  “per il significativo contributo personale al rafforzamento della cooperazione interstatale, al sostegno della sovranità dello Stato e dell’integrità territoriale dell’Ucraina, alla divulgazione dello Stato ucraino nel mondo”.

Non c’è pace per Genova Multedo.

Ipotizzando i reati di abuso d’ufficio, induzione indebita a dare o promettere utilità e traffico d’influenze, in uno dei filoni  di indagine nel mirino dei giudici che indagano Giovanni Toti & C. per il reato di corruzione in Liguria, riguardante il porto di Genova, è oggetto il trasferimento dei depositi chimici delle società Superba e Carmagnani dal quartiere di Genova-Multedo nel ponente della città, all’area portuale di Calata Sanità, a Sampierdarena. Il trasferimento è definito illegittimo dal Tar, sostenuto dal sindaco Marco Bucci, contrastato dai residenti che si sono riuniti in comitato.
 
Intanto un altro filone riguarda Superba: la Procura ha inviato un avviso di conclusione delle indagini preliminari con prossima richiesta di rinvio a giudizio per tre dirigenti della società: accusati di aver inquinato per anni la zona di Multedo con miasmi provenienti dalle fognature e allarmi conseguenti le attività di Superba nella gestione dei serbatoi di idrocarburi. Il reato contestato è di “inquinamento ambientale” soprattutto riguardante il mare antistante al quartiere di Multedo che ha subìto gli sversamenti.

E’ possibile dare del coglione ad un generale?

Pier Luigi Bersani è stato condannato con un decreto penale, per diffamazione aggravata nei confronti di Roberto Vannacci, allora generale dell’esercito e ora eurodeputato della Lega. L’ex segretario del Pd, durante un dibattito alla Festa dell’Unità di Ravenna del settembre 2023, commentò il libro dell’ufficiale Il mondo al contrario: “Quando leggi quelle robe lì pensi: ‘Va bene dài, sciogliamo l’esercito, sciogliamo le istituzioni e facciamo un grandissimo bar’. Il Bar Italia.
 
Dove puoi dare dell’invertito a un omosessuale, dove puoi dare della fattucchiera a una femminista, dove puoi dare del negro a un nero, dove puoi dire a un ebreo ‘ok la Shoah, ma non esageriamo’. Quel bar lì non sarebbe mai vuoto in Italia. Ma scusate, se in quel bar lì lui puoi dire tutte queste cose, è possibile dare del coglione a un generale? Se parlano da bar, dobbiamo parlare da bar anche noi. Quella non è critica al politicamente corretto, è arretramento della civiltà”.