Ancora omertà di Stato per il disastro militar ambientale di Teulada.

In Sardegna, oggetto di schiavitù militare, si muore di inquinamento bellico:  luoghi di incommensurabile importanza naturalistica diventano aree di bombardamenti, esplosioni, raffiche di tiri, il suolo ridotto ad una distesa di crateri ingombri di relitti militari, i famigerati missili M.I.L.An con tracciante al torio che sparge radioattività nell’ambiente, l’inquinamento penetra nel suolo, nelle acque, e si spande nell’aria, con pesanti conseguenze sulla salute delle persone, leucemie, linfomi, tumori diagnosticati sui militari e sui civili residenti in prossimità.
 
Mentre una quarantina di antimilitaristi/e hanno subito il rinvio a giudizio per reati che arrivano sino all’associazione con finalità di terrorismo, si registra una nuova assoluzione, con formula piena, per i cinque capi di stato maggiore imputati di disastro ambientale nel poligono militare di Teulada, Sardegna sud occidentale, impiantato negli anni ‘50, come grandezza secondo rispetto agli altri poligoni a fuoco presenti in Sardegna (e in Europa).
 
Comitati e associazioni sono schierati contro questa ennesima ingiustizia provocata dalla militarizzazione della Sardegna: Comitato A Foras,  Cagliari Socialforum, Madri contro l’operazione Lince, Disarmisti esigenti, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, sindacati di base, vari studenti medi, Comitato di solidarietà con la Palestina,  Comitato Gettiamo le basi, che si è costituito parte civile insieme alle associazioni ambientaliste Legambiente, Gruppo d’intervento giuridico, e alla Regione Sardegna.
 
Clicca qui una intervista di Laura Tussi con Mariella Setzu.

L’ENI contro il giudice che privilegia la salute rispetto ai profitti.

L’ENI ricorre subito, “E’ illegittimo, abnorme e infondato”, contro il provvedimento del Gip di Siracusa (31 luglio 2024) che non autorizza la prosecuzione delle attività del depuratore Ias di Priolo Gargallo, in cui si trattano i reflui civili di due Comuni, Priolo e Melilli, e i fanghi della zona industriale siracusana, posto sotto sequestro dal giugno del 2022 nell’ambito di un’inchiesta della Procura per disastro ambientale.
 
Il Gip ha deciso di disapplicare il «decreto bilanciamento», “salva Isab”, cioè il decreto interministeriale – Ambiente e Made in Italy – (12 settembre 2023) che decide come mantenere operativo l’impianto biologico consortile priolese e, così, garantire la continuità industriale del polo petrolchimico. Il decreto stabilisce alcune deroghe al Testo unico ambientale sulle emissioni di idrocarburi, fenoli e solventi organici aromatici.
 
Questi “alleggerimenti” dei limiti imposti dalla legge, insomma, vìolano i principi di bilanciamento tra le esigenze dell’attività produttiva e dell’occupazione e la tutela della sicurezza sul luogo di lavoro, della salute e dell’ambiente. I decreti “salvaIsab/Ias” del Governo, nel caso di sequestro preventivo da parte dell’autorità giudiziaria di stabilimenti industriali dichiarati di interesse strategico nazionale o di impianti o infrastrutture necessari ad assicurarne la continuità produttiva, infatti consentirebbero  al giudice di autorizzare la prosecuzione dell’attività. Invece il Gip Palmeri,  “tenendo conto anche del danno sanitario”, ritiene come nel caso di Ias “non vi è nel concreto alcun obiettivo di risanamento non essendo previsti investimenti o soluzioni tecniche in grado di risolvere entro il periodo di 36 mesi fissato dalla Corte la situazione di compromissione ambientale”.