Non facevano le “dovute manutenzioni sulle tubazioni” nei reparti Cokeria e Sottoprodotti E quindi, dentro e fuori l’acciaieria, “determinavano un incremento, significativo e misurabile, delle concentrazioni” di benzene. Ancora: non avrebbero mantenuto in efficienza gli impianti di pressurizzazione e filtrazione aria a servizio di macchine operatrici ed uffici finendo per esporre gli operai “ad elevate concentrazioni di sostanze cancerogene”. Non solo, perché in questa maniera “esponevano a pericolo” anche “la popolazione residente” vicino all’impianto. Insomma, il siderurgico continuerebbe a mettere a rischio la salute di operai e cittadini tarantini a causa della sua cattiva gestione, alla radice dei “Associazione a delinquere per disastro ambientale”.
Sono le nuove accuse mosse a Lucia Morselli, ex amministratrice delegata di Acciaierie d’Italia, la società che ha in gestione la fabbrica tarantina, e ad altre otto figure di vertice, già indagati per truffa ai danni dello Stato. Si allargano così le ipotesi di reato, facendosi pesantissime: “Associazione a delinquere finalizzata al disastro ambientale e all’inquinamento ambientale”, ha messo nero su bianco la procura di Taranto. Per quanto riguarda il filone della truffa ai danni dello Stato, già noto come anche l’accusa di inquinamento nei confronti di Morselli e Labile, tutto ruota intorno alla restituzione delle quote CO2 consumate nell’anno 2022 e all’assegnazione di quelle a titolo gratuito per l’anno 2023.
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