Travaglio Vs Grillo. In palio il Premio Attila.

E’ sempre in corso la raccolta delle candidature 2024 da mettere in votazione. Marco Travaglio ha di fatto proposto Beppe Grillo come Premio Attila (*),  tramite un editoriale  dal titolo “Un Grillo al bivio”. Grillo ha fatto sapere che farà altrettanto nel corso di uno spettacolo teatrale con uno sketch dal titolo “Il travaglio di Travaglio”. Grillo mimerà il  travaglio di partocioè  l’insieme di fenomeni  (respiri, sorrisi, lacrime, massaggi, parole di conforto, luci basse, mente non troppo presente e lucida) che portano alla nascita del bambino e all’espulsione della placenta. Fuor di metafora, il bambino sarebbe Giuseppe Conte a capo dei Cinquestelle e la placenta sarebbe Grillo.
Grillo non si sente placenta. Ritiene di aver fornito, lui, spermatozoi e uovo al concepimento della creatura che, allevata da lui, è arrivata da adulto ad un peso considerevole (33% dell’elettorato, occupando un terzo del parlamento), mentre nelle mani del precettore Conte si è rinsecchita (9,9%). Dunque Grillo pretenderebbe, da buon padre di famiglia, che la famiglia grillina si alzasse dalle poltrone, ritornasse a nutrirsi di democrazia diretta nei Movimenti, riacquistasse quell’identità premiata e poi negata dai Movimenti quando si sono visti traditi (Tav Valsusa, Tav Terzo Valico, TAP, ILVA, PFAS, Acqua pubblica, F35 eccetera).
 
Per Travaglio, invece, Grillo è un problema caratteriale psicologico umorale, un ciclotimico che alterna da una vita le discese ardite e le risalite, uno che sa benissimo che la democrazia diretta non esiste, un monarca che pretende il ruolo di garante a vita, uno che ha la postura malmostosa  di chi snobba i suoi ex ‘ragazzi meravigliosi’, li liquida col gretto totem dei due mandati, e sottovaluta gli sforzi titanici che han fatto e i prezzi altissimi che han pagato per piantare quasi tutte le bandiere del M5S nei 31 mesi dei governi Conte-1 e Conte-2. Questi quasi tre anni di presunte “titaniche bandiere” della “democrazia rappresentativa,” secondo Grillo, hanno affossato il M5S al 9,9%, prima ancora del governo Draghi nel quale Conte, capo del partito, aveva ottenuto il record di ministri e sottosegretari. E rinunciato ad ogni forma di opposizione (nelle mani di Meloni)… ma per colpa di Grillo, secondo Travaglio, che gli avrebbe  puntato la pistola alla tempia per amore di Draghi e Cingolani”. Secondo Travaglio, non è Conte bensì “Grillo  a non avere un progetto alternativo”: Lo sa pure lui che, senza Conte, il M5S sparirebbe”, ovvero senza Travaglio che di Conte è il nume tutelare che dà la linea politica.  Dunque,  Beppe Grillo faccia una buona volta il salto di lato: “Sta a lui decidere se guadagnarsi i 300 mila euro l’anno di ‘consulenza per la comunicazione’ partecipando col suo talento, o rintanarsi in casa a distillare letterine, battutine, regolette e rancorucci”. Detto, senza nessuna malignità, ci mancherebbe.
 
( *) Dal 2004 il Premio Attila è nel suo genere la più alta onorificenza italiana…   dopo il Festival di Sanremo. Ad imperitura memoria dei nostri figli peggiori: industriali, politici, amministratori che nel corso dell’anno si sono particolarmente distinti a danno dell’ambiente, della salute e della pace. Il libro,  pagine 125, è disponibile a chi ne fa richiesta.

Balza (per quel che conta) Vs Travaglio.

Così come Travaglio per il Fatto Quotidiano, così anch’io quale “direttore” di questo Sito ne approfitto per prendere personalmente le parti di Beppe Grillo. E non per vecchia amicizia (che rinnovo) ma perché confermo che secondo me (e milioni di ex votanti) Travaglio sbaglia: clicca qui la contestazione alla quale Marco non replicò.  
 
Chi vuole se la rilegga. Qui, vorrei solo ribadire, cercare di fargli capire che la sua differente formazione culturale può offendere gli ex elettori grillini e i Movimenti ecopacifisti, se non comprende la differenza tra movimento e partito, tra democrazia diretta e democrazia delegata, tra libertà come delega e libertà come partecipazione, tra alleanza con nessuno e alleanza con chiunque, tra rinunciare alla poltrona e rinunciare al consenso, tra chi ha vinto con una visione strategica e chi è perdente perché non l’avrà mai, tra chi ha deluso per la sconfitta e chi non ha qualità per illudere, tra il Giuseppe che può eventualmente rimeritare la fiducia e l’altro Giuseppe.

Inattendibile Mattarella pacifista ONU.

Il 24 marzo 1999 scattò l’operazione “Allied Force” (senza mandato ONU) contro la Serbia: fu un’aggressione illegale, ma la NATO dichiarò che “i raid si erano resi necessari per fermare i massacri in Kosovo”. Belgrado venne bombardata con massicci raid aerei che durarono 78 giorni causando migliaia di morti tra i civili e la distruzione di tutte le infrastrutture più importanti del paese.
 
Le bombe NATO vennero lanciate pure sulla fabbrica di automobili “Zastava” piena, in quel momento, di operai al lavoro. Quella fabbrica altro non era che una filiale della italianissima (all’epoca) Fiat. Con tutta evidenza, anche in quel caso, c’erano “un aggressore e un aggredito”. E l’aggressore era la NATO, Italia compresa. Presidente del consiglio era Massimo D’Alema, vice presidente e ministro della difesa era Sergio Mattarella.

L’opposizione al tav in Valsusa non accenna a diminuire.

Dall’ennesimo corteo di protesta con oltre  un migliaio di persone, alcune decine di attivisti No Tav  hanno provato ad introdursi nel cantiere del tunnel a Chiomonte, in Val di Susa. Nel tradizionale assalto del sito, blindatissimo, da più punti, sono stati lanciati oggetti e qualche bomba-carta, mentre le forze dell’ordine in tenuta anti-sommossa hanno risposto con idranti e fumogeni. La tensione ha comportato la chiusura per qualche ora dell’autostrada del Frejus nel tratto tra Susa e Bardonecchia. 
 
La  manifestazione non è una novità. Lo è invece l’esplosione dei costi dell’opera certificata da un documento ufficiale della società costruttrice italo-francese Telt riportato ieri dal Sole 24 Ore: le sole opere della linea che dovrà scorrere sotto le Alpi avranno un costo di 11,1 miliardi di euro e non di 8,6 miliardi come previsto finora, circa il 30% in più, in soldi due miliardi e mezzo (le quote di competenza, salvo fondi europei, sono di 6,2 miliardi per l’Italia e 4,9 per la Francia. 

Presidio per la rimozione della Base NATO di Solbiate Olona.

Base promossa a Quartier generale ARF (Allied Reaction Force ) per il dispiegamento rapido: disporre di forze prontamente impiegabili (in tutti i domini: aria, acqua, terra, sottomarino, spazio e cyberspazio) per interventi immediati in tutte le circostanze – opinabilmente definite di “crisi” – ovunque nel mondo.  La base e  l’area a nord di Milano  divengono così un bersaglio primario dei cosiddetti nemici del Patto Atlantico.

Siamo dunque per la rimozione della Base e per lo scioglimento della NATO, l’Alleanza più potente e – almeno dal 1999 – aggressiva della storia umana. Una Alleanza che si comporta come fuorilegge (vedi ad es. gli attacchi alla ex Jugoslavia e alla Libia), ma che al contempo si investe unilateralmente del ruolo di tutore della legge internazionale, anche in sostituzione dell’ONU. Ci dicono che dobbiamo aumentare le spese militari, ma… (continua

Solvay sta brigando per rimettere in funzione l’impianto Pfas inquinante. Condotta sempre più dolosa.

Due ecocidi mondiali e locali. Con i Pfas si ripete la tragedia dell’amianto e dell’Eternit di Casale Monferrato. La belga Solvay Syensqo è l’unico produttore in Italia dei diffusissimi Pfas tossici cancerogeni e, con la complicità di Sindaco e Regione, compromette direttamente  la salute della popolazione alessandrina, a cominciare dai lavoratori.  
 
C6O4, ADV e PFOA sono impiegati nei cicli aziendali da decenni, e alcuni  attualmente prodotti: l’ARPA di Alessandria da qualche anno, finalmente, ne denuncia e documenta che i reflui dallo stabilimento di Spinetta Marengo fuoriescono ed inquinano sempre più pesantemente le falde acquifere, il fiume Bormida  e l’atmosfera dei Comuni della provincia, provocando morti e malattie.  
 
Nei primi mesi del 2024, l’azienda non è più riuscita a nascondere che l’impianto di produzione del cC6O4, il più moderno inaugurato in pompa magna da pochi anni, stava accusando gravi problemi di funzionamento. Al punto  da costringere la Solvay stessa ad autodenunciarsi alla Provincia ed a fermare l’impianto. I problemi funzionali causano enormi perdite in falda acquifera: l’ARPA addirittura ha misurato (11 aprile ) nel pozzo G adiacente all’impianto di produzione una concentrazione di cC6O4 di 191.262μg/l contro gli 0,5 μg/l ammessi!
 
La Provincia di Alessandria è stata, obtorto collo, costretta a ingiungere a Solvay, tramite diffida, che l’impianto debba fermarsi e possa essere riavviato solo dopo interventi tecnologici risolutori e approvazione certificata di ARPA. La vicenda è seguita con incontri tecnici fra Provincia, Comune, Arpa, Asl. Ebbene, a luglio 2024, Claudio Lombardi, già assessore comunale Ambiente, denuncia che “Solvay pretende di aver risolto il problema ma la Provincia non ritiene di avere ottenuto da ARPA riscontri validi e correttamente, (aggiungerei coraggiosamente rispetto ai comportamenti del passato) insiste per ottenerli. Non solo, sono  venuto a conoscenza anche di un altro grave fatto. Solvay ha dichiarato con documenti inviati agli enti pubblici e con comunicato stampa che gli sversamenti in falda sarebbero contenuti all’interno dell’area dello stabilimento da una ‘super efficiente barriera idraulica’.”
 
Niente di più falso. L’ARPA ha contestato nell’ultimo incontro tecnico un forte aumento delle quantità di C6O4 nella falda acquifera esterna allo stabilimento. La barriera idraulica, dunque, non funziona minimamente e, oltre a non trattenere C6O4, lascia fuoriuscire all’esterno le altre sostanze tossiche e cancerogene interne alla fabbrica. Questo gravissimo fatto, conclude Lombardi, mette in risalto due nodi relativi all’esistenza stessa del sito produttivo Solvay di Spinetta Marengo. Innanzitutto, “la produzione del cC6O4 non può essere ripresa se non solo dopo interventi tecnologici risolutivi comprovati e certificati per adeguato lasso temporale (non certo di giorni ma di mesi)”.
 
Soprattutto, “la barriera idraulica si dimostra impianto non idoneo a contenere le fuoriuscite degli inquinanti interni allo stabilimento, come d’altra parte recitò la sentenza della Corte di Cassazione nella sentenza di condanna dei dirigenti Solvay nel dicembre 2019”. Sentenza che, viene ribadito, riguardava  ben oltre i Pfas: cioè la bonifica di una massa di veleni, una ventina insieme al cromo esavalente, bonifica che è stata, su ordine di Bruxelles, consapevolmente disattesa sull’altare dei profitti da Solvay, la quale, anzi ha peggiorato la situazione ecosanitaria. Su questo punto, il capo di accusa nell’imminente processo penale  bis  andrebbe riformulato sul versante dolo. E portato al massimo livello apicale di Syensqo. Dove: anche in sede civile  con azioni inibitorie che risarciscono  le Vittime, come stimolava a fare il Procurate generale in Cassazione: “Quella gente dovete toccarla nel portafoglio”.

L’ “invisibile” TFA nell’esistenza nebulosa della Solvay di Spinetta Marengo, tra processi e class action.  

Non ci sono solo le sostanze perfluoroalchiliche, PFAS, a contaminare le acque superficiali e quelle delle falde e, quindi, l’acqua potabile e gli alimenti. Esce dall’invisibilità mediatica il TFA, acido trifluoroacetico, che si forma dai PFAS per degradazione: come i Pfas si trova ovunque (ubiquitario), come i Pfas è perenne (forever chemical), come i Pfas tossici e cancerogeni è micidiale per la salute, ma, ancora peggio dei Pfas, a differenza dei Pfas non è ancora normato per legge, e quando avverrà sarà una grana per Solvay.
 
A denunciare la presenza di TFA nelle acque potabili è ora un rapporto della Pesticide Action Network (Pan Europe), nel quale sono stati analizzati 55 campioni di acqua potabile di 11 Paesi (tra i quali non c’era l’Italia) e si è visto che il TFA era presente nel 94% di essi: da 20 a 4.100 nanogrammi per litro (ng/l), per una media di 740 ng/l. Poche le differenze tra campioni di acqua minerale e di acqua di sorgente.  Nelle acque di fiumi e laghi erano state rilevate concentrazioni medie pari a 1.220 ng/l. Soprattutto il TFA costituisce il 98% dei cosiddetti PFAS totali in tutti i campioni. Il fatto non stupisce, visto che il TFA si forma da diversi PFAS.
 
Dunque, il TFA, derivato dai PFAS dei pesticidi e dai gas fluorurati, oggi manca di un quadro legislativo  di riferimento: è nebulosa l’indicazione del valore tollerabile per l’essere umano, manca uno standard di qualità per le acque sotterranee o superficiali, non esiste alcun valore massimo indicato per le acque potabili, la sostanza non è inclusa negli elenchi dei PFAS che entrano a far parte del bilancio totale. Entrerà nel 2026 in Europa, quando sarà in vigore un limite per i PFAS totali (500 nanogrammi per litro per l’insieme dei PFAS?). Se oggi fosse già così, metà dei campioni di acqua del rubinetto analizzati sforerebbe i limiti.
 
Per questi motivi, “PAN Europe” chiede ai governi di agire con misure urgenti:  il divieto immediato dei pesticidi con PFAS, il divieto immediato dei gas fluorurati. Così, per la presidente di Syensqo, Ilham Kadri, si affacciano ulteriori problemi entro il 2026 per lo stabilimento Solvay di Spinetta Marengo (Alessandria), il  cui mix produttivo nei fluorurati è ineludibile [Nota 1].
 
Ilham Kadri, deve pur occuparsi di azioni legali inibitorie risarcitorie.
Dall’Italia fino in Belgio, rimbombano sempre le parole di Ferdinando Lignola, il Procuratore Generale di Cassazione, quando, nel 2019 nella sua arringa finale contro Solvay, incitò: “Mi auguro che seguano centinaia, migliaia di cause civili per toccare questa gente nel portafoglio”. Perché era pienamente cosciente, come era ed è Kadri, che in sede penale non si va oltre ad una risibile condanna  ai livelli manageriali più bassi di questa gente delittuosa,  e non si va oltre ad una virtuale condanna di bonifica a spese di questa gente. Soprattutto era conscio, inorridito dell’ingiustizia massima: in sede penale neppure le Vittime vengono risarcite per le morti e le malattie provocate dal reiterato delitto ecosanitario di questa gente.
 
Kadri non ha remore etiche ma sta valutando che anche in Italia gli studi legali si apprestino ad avventurasi nella legislazione aprendo cause in sede civile con azioni inibitorie risarcitorie contro questa gente, contro la belga Solvay proprietaria dello stabilimento di Spinetta Marengo: nell’occhio del ciclone per i veleni in aria-acqua-suolo-sangue della popolazione di Alessandria, dei quali i famigerati Pfas sono solo la punta dell’iceberg ecosanitario locale.
 
Valutazione opportuna perché, fuori dall’Italia, è proprio la Solvay, e proprio per i Pfas, a doversi mettere le mani al portafoglio. Infatti, Solvay Specialty Polymers USA ha accettato di pagare 1,3 milioni di dollari per chiudere una class action sulla contaminazione da Pfas delle riserve idriche del Parco nazionale di West Deptford ad opera del suo impianto di produzione di Leonard Lane. [Nota 2]. Kadri ha  concordato di raggiungere l’accordo “per evitare l’onere e le spese di un contenzioso continuo“.
 
Lino Balza Movimento di lotta per la salute Maccacaro.
 
[Nota 1]
Ricerca e Sviluppo di Polimeri fluorurati, Produzione e Fornitura di perfluoroolefine, fluoro, acido cloridrico, acido fluoridrico, cloruro ferrico, idroclorodifluorometano, fluoroelastomeri, politetrafluoroetilene, fluoropolimeri termoplastici, perfluoropolieteri con l’ausilio di Centrale Termoelettrica alimentata a gas naturale. Gestione per conto del ‘Consorzio Trattamento Effluenti Polo Chimico Spinetta’ dell’impianto di trattamento delle acque reflue di tutte le conferenti del polo chimico. Gestione discarica di gessi fluoritici. Ricerca e sviluppo di sostanze organiche fluorurate (perfluoroolefine, fluoroplastomeri, fluoroelastomeri, fluidi fluorurati).”
 
[Nota 2]
La causa è stata intentata per conto dei residenti del Parco Nazionale nel giugno 2020, risarciti per ora con 8.000 dollari ciascuno, ma l’accordo prevede il pagamento degli esami del sangue per tutte le persone che hanno vissuto nel distretto dal 1° gennaio 2019 al 28 febbraio 2024: il fondo include 784.000 dollari per la “classe di biomonitoraggio”. Anzi, “Non è incluso il costo di qualsiasi potenziale interpretazione del risultato dell’esame del sangue da parte di medici o professionisti sanitari.” Dunque restano aperti i risarcimenti per le patologia sofferte.
Il fondo inoltre comprende circa 244.000 dollari per le spese legali e gli onorari degli avvocati. Nonché l’accordo  prevede addirittura pagamenti (200.000 dollari) alle persone che hanno posseduto o affittato immobili residenziali nel distretto nello stesso periodo.
Solvay ha concordato di raggiungere l’accordo “per evitare l’onere e le spese di un contenzioso continuo“, si legge nella sua dichiarazione. D’altronde Solvay deve affrontare numerose cause legali per l’inquinamento da PFAS nel South Jersey, nel suo stabilimento della contea di Gloucester.

Farmoplant non è amarcord ma tragica attualità.

Sembra ieri quando si partiva dalle altre fabbriche del Gruppo Montedison (Spinetta Marengo, Castellanza…) per andare a sostegno del presidio dell’“Assemblea permanente “ e del “Comitato dei Cittadini davanti alla Farmoplant” di Massa Carrara, quando si organizzava il referendum per la chiusura del mostro apuano (votavano  perfino gli anarchici). E invece sono passati 36 anni: l’esplosione, l’incendio, la nube nera che si alza in cielo carica di contaminanti, la paura e la fuga di  130.000 persone; 17 luglio del 1988.  
 
E i veleni sono ancora lì, alcuni nella terra, moltissimi nelle acque sotterranee come dimostrano le analisi effettuate per conto di Sogesid, società in house del Ministero dell’ambiente. Anzi, sono passati così tanti anni che hanno avuto persino il tempo di trasformarsi in altri veleni, degradate nel tempo come sostanze, hanno altri nomi ma gli effetti identici.
 
Dopo 36 anni, da Roma arriva un’altra proroga all’inizio dei lavori per la bonifica della falda sotto all’area Sin di Massa e Carrara (Sito d’interesse nazionale, ai fini della bonifica di Farmoplant, Rumianca, Italiana Coke e Ferroleghe) . L’ultimo progetto è stato presentato a giugno nel 2022 e proprio per i ritardi ha perso i finanziamenti del Fondo di sviluppo e coesione: erano stati stanziati 21 milioni di euro.

Apogeo e declino del movimento no-global.

Oggi 20 luglio 2024 si sta svolgendo a Genova in piazza Alimonda, come ogni anno, la manifestazione in ricordo di Carlo Giuliani, a distanza di 23 anni dai fatti del G8 e dalla morte del ragazzo ucciso che divenne simbolo delle violenze di quelle giornate. Poi le molotov sequestrate alla scuola Diaz, che invece furono portate lì dalla stessa Polizia, per legittimare quella che venne chiamata la “mattanza messicana nella scuola”. Poi portarono i manifestanti in caserma: i poliziotti urlavano “ti stupriamo”, strappavano gli orecchini dai lobi delle orecchie delle ragazze, ad alcuni divaricarono così tanto le dita delle mani da spezzare loro i tendini. Silvio Berlusconi, allora capo del Governo, oggi il suo nome accoglie le persone che arrivano all’aeroporto di Malpensa, riassunse quei giorni così: “Un bilancio positivo, abbiamo lavorato bene”.
 
Per noi, il vertice del G8 tenutosi a Genova il 19, 20 e 21 luglio 2001 è stato uno degli eventi politici più importanti del XXI secolo. La contestazione che ebbe luogo nella città italiana sei settimane prima degli attentati dell’11 settembre 2001 a New York segnò sia l’apogeo che l’inizio del declino del movimento no-global che era apparso sulla scena internazionale pochi anni prima. Le manifestazioni organizzate a margine della riunione dei capi di Stato sono state oggetto di una repressione poliziesca senza precedenti in Europa e nel mondo occidentale dagli anni Settanta. L’evento fu segnato dalla morte di Carlo Giuliani, un giovane manifestante colpito da due colpi di pistola sparati da un carabiniere. Se avessimo ascoltato i no global, il mondo sarebbe un posto migliore. E Carlo Giuliani sarebbe vivo. Continua su Fanpage: https://www.fanpage.it/politica/se-avessimo-ascoltato-i-no-global-il-mondo-sarebbe-un-posto-migliore-e-carlo-giuliani-sarebbe-vivo/

La Corte dell’Aja: “Israele occupa illegalmente Gaza e Cisgiordania”.

Mappa della Grande Israele descritta nella Genesi 15:18-21
Il verdetto della Corte di giustizia dell’Onu ordina che Israele deve smantellarle le colonie ebraiche in Cisgiordania in quanto  illegali, e risarcire per l’occupazione. Per la Corte, infatti, “l’occupazione è de facto un’annessione attuata attraverso una sistematica discriminazione, segregazione e apartheid a danno dei palestinesi”.
 
Il verdetto non fa neppure notizia, non tanto perchè la sentenza è “consultiva e non vincolante”, ma perchè Israele non ha mai obbedito ad una risoluzione dell’Onu e neppure riconosce la Corte di giustizia internazionale. Anzi, ha reagito  rivendicando che la Cisgiordania altro non è che “la terra dei nostri antenati in Giudea e Samaria” e proponendosi perciò una annessione di diritto oltre all’attuale di fatto. Insomma una parte della “Grande Israele”.  

Una vittima in più: la libertà di stampa.

Anche i giornalisti italiani hanno ricevuto l’ordine di non parlare più di Gaza,  proprio nel momento in cui la rivista medica britannica “The Lancet” ha fatto una “stima conservativa” di 186.000 morti a Gaza, l’8 per cento della sua popolazione prebellica, e mentre Israele continua a bombardare le scuole dell’ONU che accolgono i rifugiati, 70 per cento delle quali sono state distrutte, sei solo negli ultimi dieci giorni, uccidendo centinaia di bambini. L’ordine proviene dalla democrazia americana che ha provveduto a silenziare tutte le voci dissenzienti. Già diversi mesi fa la CNN aveva provveduto a licenziare tutti i suoi conduttori arabi. Il New York Times, come tutte le grandi testate, ha ridotto il massacro in corso a una nota a piè di pagina. Lo scorso mese il Congresso americano ha persino approvato una norma che vieta al Dipartimento di stato di citare le statistiche sui decessi fornite dal Ministero della Salute di Gaza. Rashida Tlaib, unica rappresentante palestinese al Congresso, ha così commentato: “Stiamo osservando il governo di apartheid israeliano compiere un genocidio a Gaza in tempo reale e questa norma è un tentativo di nasconderlo”.

Muhammed vittima della guerra, come tante altre, troppe, persone con disabilità.

“Fatto sbranare dai cani e lasciato morire da solo” a Gaza. Clicca qui.
Lo hanno fatto attaccare e sbranare da un cane, poi, agonizzante, lo hanno abbandonato in una stanza. La sua famiglia è stata cacciata con la promessa che lo avrebbero curato, ma quando i suoi cari sono tornati hanno trovato il corpo in stato di decomposizione. Lo hanno lasciato morire i  soldati di Tel Aviv , da solo, su un letto insanguinato, in preda a dolori atroci dopo essere stato attaccato da un cane dell’esercito. La mamma: “Era come gestire un bambino di un anno, era al livello di un neonato, lo nutrivo e gli cambiavo il pannolino. Prima di allora, eravamo stati sfollati almeno altre cinque volte. I militari israeliani, hanno sfondato la porta e gli hanno fatto scagliare contro uno dei loro cani addestrati per l’attacco. Non riesco a smettere di pensare alle sue urla e all’immagine di lui che cerca di liberarsi. Il cane gli ha morso il petto, poi ha continuato a morderlo e a sbranarlo sul braccio. Muhammed urlava e cercava di liberarsi mentre il sangue scorreva a fiotti”. La madre, insieme agli altri è stata costretta a lasciare la sua casa: quella porta chiusa e le urla di dolore che ne uscivano è l’ultima immagine che Nabila Ahmed Bhar ha di suo figlio Muhammed.

Il Consiglio superiore dei lavori pubblici boccia il “metodo Genova” del sindaco Bucci.

“Analisi dei trasporti basata su studi obsoleti; possibile «sovrastima dei risultati positivi» riguardo ai potenziali passeggeri dello Skymetro; necessità di approfondire le indagini geologiche, idrogeologiche e geotecniche «prima di avanzare alla fase successiva del progetto»; problematiche da risolvere per le fondazioni delle pile nel letto del Bisagno, per l’impatto della nuova infrastruttura sul ponte ferroviario di Brignole e per il viadotto sul torrente previsto a Marassi; analisi idraulica carente; quadro economico da rivedere e ulteriori problematiche tecniche da affrontare, calcoli e documenti da integrare o produrre”. 
 
Questo è il severo giudizio del Consiglio superiore dei lavori pubblici sul nuovo progetto di fattibilità tecnica ed economica dello Skymetro, la metro sopraelevata che dovrebbe collegare Brignole a Molassana. Il documento con cui il massimo organo tecnico del Ministero delle Infrastrutture (Mit) ha bocciato e restituito il progetto al Comune è una requisitoria implacabile.

Ilva, l’indagine si allarga: “Associazione a delinquere per disastro ambientale. Non facevano le manutenzioni”. Inoltre: “Truffa ai danni dello Stato”.

Non facevano le “dovute manutenzioni sulle tubazioni” nei reparti Cokeria e Sottoprodotti  E quindi, dentro e fuori l’acciaieria, “determinavano un incremento, significativo e misurabile, delle concentrazioni” di benzene. Ancora: non avrebbero mantenuto in efficienza gli impianti di pressurizzazione e filtrazione aria a servizio di macchine operatrici ed uffici finendo per esporre gli operai “ad elevate concentrazioni di sostanze cancerogene”. Non solo, perché in questa maniera “esponevano a pericolo” anche “la popolazione residente” vicino all’impianto. Insomma, il siderurgico continuerebbe a mettere a rischio la salute di operai e cittadini tarantini a causa della sua cattiva gestione, alla radice dei “Associazione a delinquere per disastro ambientale”.

Sono le nuove accuse mosse a Lucia Morselli, ex amministratrice delegata di Acciaierie d’Italia, la società che ha in gestione la fabbrica tarantina, e ad altre otto figure di vertice, già indagati per truffa ai danni dello Stato. Si allargano così le ipotesi di reato, facendosi pesantissime: “Associazione a delinquere finalizzata al disastro ambientale e all’inquinamento ambientale”, ha messo nero su bianco la procura di Taranto. Per quanto riguarda il filone della truffa ai danni dello Stato, già noto come anche l’accusa di inquinamento nei confronti di Morselli e Labile, tutto ruota intorno alla restituzione delle quote CO2 consumate nell’anno 2022 e all’assegnazione di quelle a titolo gratuito per l’anno 2023. 
Clicca qui Andrea Tundo.

Elezione Von der Leyen: messaggio agli astenuti.

Ursula Von der Leyen: è stata eletta presidente  della Commissione dopo un discorso programmatico bellicista su Kiev, omissivo su Gaza, indifferente su povertà, diseguaglianze ed equità fiscale, ipocrita sul green e i migranti. E’ quanto di peggio potesse capitare a un’Europa che ha appena votato per un cambiamento radicale e si ritrova le stesse presidenti del Parlamento (Metsola) e della Commissione (von der Leyen). Un bel messaggio agli astenuti, già convinti che sia inutile votare nei loro Paesi e ancor di più in Europa.

Trieste, pedinati e poi espulsi: studenti come pericolo pubblico.

Ormai perfino ogni sospiro che sa di protesta contro il governo Meloni viene contrastato dall’apparato repressivo. Ancora una volta una manifestazione pacifica contro il G7 dell’Istruzione si è trasformata in una prova di forza per il ministro dell’Interno Piantedosi. Gli studenti sono stati fermati da agenti in borghese e invitati senza motivazione a lasciare la città, dopo un presidio autorizzato in piazza Oberdan. Erano tutti della Rete degli Studenti Medi diretti in auto verso il centro della città per pranzare prima di ripartire.
La Flc Cgil di Trieste: “Vorremmo piuttosto che lo zelo fosse nei confronti di chi commette reato richiamandosi esplicitamente al nazifascismo e non su chi protesta pacificamente per chiedere maggiori investimenti per la scuola e l’università».

Bombardate la Russia e fatevi bombarda dalla Russia.

La prima decisione del nuovo parlamento europeo consiste nel via libera ai bombardamenti sulla Russia con le armi dell’Occidente. E viceversa. “Sostiene fermamente – dice il documento – l’eliminazione delle restrizioni all’uso dei sistemi di armi occidentali forniti all’Ucraina contro obiettivi militari sul suolo russo”. PD e Fratelli d’Italia uniti per la guerra. Hanno votato contro i 5 Stelle, la Lega, Left e AVS. Così vengono smentite le bugie che ci avevano raccontato durante la campagna elettorale per le europee. Crosetto: “L’ho detto mille volte. Le armi italiane non colpiranno il territorio russo”. Tajani: “Non usare armi in territorio russo e nessun soldato in Ucraina. Noi diciamo no all’uso delle armi in territorio russo per evitare una escalation”.

Va forte l’economia di guerra della Meloni.

I governi europei tornano a casa dal vertice NATO con l’invio degli F16 a Kiev, l’obbligo di contribuire alla donazione di altri 40 miliardi di armi al governo ucraino e con un nuovo fardello di missili statunitensi a lungo raggio, capaci di colpire nel cuore della Russia, da installare in Europa, facendone diventare così un bersaglio nucleare le proprie capitali, a cominciare dalla Germania, con un balzo all’indietro agli anni ’80 del secolo scorso. 
Anche il governo italiano rappresentato da Giorgia Meloni, oltre all’impegno immediato di trovare un miliardo e settecento milioni di euro di ulteriori armamenti da consegnare al governo ucraino, ha rinnovato l’impegno – in verità già preso dal parlamento italiano nella scorsa legislatura con un voto quasi unanime – di portare velocemente al 2% del PIL la spesa militare strutturale italiana. Ossia di aumentarla dai circa 28 miliardi di euro attuali ai circa 40 miliardi all’anno, a cominciare da un nuovi programmi pluriennali di acquisto di cacciabombardieri per 7 miliardi e mezzo e di carri armati per 8 miliardi. Si tratta – nè più nè meno – di una riconversione al contrario: tagliare ulteriormente e drasticamente risorse a scuola, sanità università welfare e trasferirle all’industria bellica, nazionale e internazionale. Una vera e propria economia di guerra, che anticipa il dispiegamento dei nuovi missili statunitensi anche in Italia, che già ospita decine di testate nucleari USA. 

Smartphone a scuola: niente divieto per gli alunni con disabilità.

Il divieto dell’uso dello smartphone nelle scuole del primo ciclo, stabilito da una recente Nota Ministeriale, non riguarderà gli alunni con disabilità, quelli con DSA (Disturbi Specifici dell’Apprendimento) e quelli con altri BES (Bisogni Educativi Speciali), i quali potranno continuare ad utilizzare tutti gli strumenti elettronici necessari per l’inclusione scolastica indicati nei rispettivi PEI (Piani Educativi Individualizzate) e PDP (Progetti Didattici Personalizzati) (continua…)

Conosci una città UE premiabile per la sua accessibilità alle persone disabili?

Un’immagine del centro storico di San Cristöbal de La Laguna, nelle Isole Canarie, che ha vinto il 14° Access City Award

Incoraggiala a candidarsi! Partecipare a questa iniziativa, infatti, è un’opportunità per ottenere un riconoscimento e un’occasione per rendere la propria città ancora migliore da vivere e visitare»: è questo il lancio del 15° “Access City Award”, il “Premio Europeo alla città più accessibile”, riservato alle città dell’Unione Europea con oltre 50.000 abitanti, che potranno partecipare entro il 10 settembre. Clicca qui.

Ilva. Esposto alla procura per bloccare migliaia di morti.

Il recente studio scientifico “Mortality cost” ha valutato l’impatto sanitario delle emissioni di CO2 dell’acciaieria Ilva di Taranto su tutto il pianeta. Lo studio stima che le emissioni di CO2 dell’Ilva, partendo dai dati emissivi del 2020 e considerando solo le ondate di calore, potrebbero causare 1.876 decessi nel mondo entro il 2100. Ogni anno di continuazione di immissione di CO2 in atmosfera aggiungerebbe nuove vittime, moltiplicando il numero di decessi stimati. Per esempio, se l’Ilva continuasse le sue emissioni del 2020 per altri 10 anni, i decessi stimati nel mondo aumenterebbero a 18.760. Più dei lavoratori dello stabilimento siderurgico.
Alla luce di quanto sopra, Alessandro Marescotti di PeaceLink, d’intesa con il prof. Michele Carducci, ha consegnato  un esposto alla Procura della Repubblica di Taranto affinchè valuti l’ipotesi di reato di pericolo transfrontaliero e trangerazionale, adottando le iniziative di competenza affinché non si verifichi il “mortality cost” previsto nello studio scientifico.
E’ la prima azione legale in Italia di lotta agli effetti sanitari dei cambiamenti ambientali associati a una grande fonte emissiva di C02.

Pensano solo a fare la guerra.

Non hanno un piano di pace
Violano il diritto internazionale
Vogliono chiudere l’Onu
Vogliono installare nuovi missili nucleari in Europa
Vogliono dividere l’Italia
Vogliono aumentare le spese militari
Ci stanno impoverendo
Ci vogliono silenziare

Chiamata alla
Mobilitazione Straordinaria

Contro la follia bellicista
Contro la corsa al riarmo
Contro tutte le stragi impunite
Contro il cambiamento climatico
Contro l’informazione a senso unico
Contro la censura

Assisi
Sabato 21 settembre 2024

È tempo di fare pace

Ricostruiamo insieme
una coscienza, una cultura e una politica di pace

che si esprima attraverso la cura degli altri, dell’umanità e del pianeta
 
Nella Giornata Internazionale della Pace
diamo avvio ad una

Mobilitazione Straordinaria
Non per un giorno ma per un anno.

L’olocausto atomico a portata di mano.

Non vi è nessuna visione di una pace da raggiungere. La pace, semplicemente, non è prevista. Il  vertice di Washington  ha celebrato con toni trionfalistici il settantacinquesimo anniversario della Nato e  compiuto un notevole “passo in avanti” nella costruzione di un solido sistema di guerra dell’ Occidente contro  il resto del mondo. 
 
Per quanto riguarda l’assistenza militare all’Ucraina,  è stata preannunciata la fornitura di ogni tipo di arma offensiva con la capacità di colpire in profondità il territorio della Russia, al fine di consentire all’Ucraina di costruire… “una forza in grado di sconfiggere l’aggressione russa”. Poiché quest’obiettivo non è nè sarà a portata di mano, il progetto è quello di proseguire la guerra a tempo indeterminato. 
 
Perciò l’obiettivo, che si è posta anche la Meloni, è dedicare alla corsa al riarmo almeno il 2% del Pil annuo. Aggiungiamo la decisione di schierare, a partire dal 2026, missili nucleari a raggio intermedio in Germania, per delineare lo scenario prossimo venturo che ci riporta alla mente gli anni più bui della Guerra Fredda, quando il mondo viveva costantemente sotto la minaccia di un olocausto atomico e lo sfiorò per la crisi dei missili a Cuba e addirittura nel 1983 per un falso allarme. Clicca qui

Stima dei morti per CO2 dell’Ilva di Taranto.

Un recente studio scientifico, clicca qui, ha valutato l’impatto sanitario delle emissioni di CO2 dell’acciaieria Ilva di Taranto su tutto il pianeta. E’ stato pubblicato su “Epidemiologia & Prevenzione”. 
 
Questo studio contiene preoccupanti previsioni di possibili decessi connessi alla CO2 dello stabilimento siderurgico tarantino. E’ la prima Valutazione di Impatto Sanitario compiuta sulle emissioni di C02 dello stabilimento ILVA. 
 
Lo studio stima che le emissioni di CO2 dell’Ilva, partendo dai dati emissivi del 2020 e considerando solo le ondate di calore, potrebbero causare 1876 decessi nel mondo entro il 2100. Ogni anno di continuazione di immissione di CO2 in atmosfera aggiungerebbe nuove vittime, moltiplicando il numero di decessi stimati. Per esempio, se l’Ilva continuasse le sue emissioni del 2020 per altri 10 anni, i decessi stimati nel mondo aumenterebbero a 18.760. Più dei lavoratori dello stabilimento siderurgico.

Per la pace, alleanza possibile tra papa Francesco e Trump?

Non sembra ipotizzabile, leggendo su Other News Bernardo Barranco, noto sociologo, analista religioso, economista e scrittore messicano. Clicca qui.
L’estremismo ultraconservatore di Trump, tanto istrionico quanto imprevedibile, collegherebbe il suo ruolo nella storia americana addirittura a un mandato divino.
Il cristianesimo di Trump sarebbe definito cristoneofascismo: alleanza tra l’estrema destra legittimata dal capitalismo e movimenti cristiani fondamentalisti che trovano l’appoggio di importanti gerarchi della Chiesa cattolica ed evangelici, i quali sarebbero quasi tutti gli avversari di papa Francesco, critico implacabile del neoliberismo.

TORNA IL FESTIVAL ALTA FELICITÀ!

A Venaus, 26-27-28 luglio, anche quest’anno il Festival No Tav si concentrerà sulla tematica ecologica. Clicca qui  il PROGRAMMA DEI TRE GIORNI DI MUSICA, DIBATTITI, INCONTRI E GITE IN AGGIORNAMENTO.
Ad attendervi grandi aree verdi per il grande campeggio gratuito, campeggio per famiglie e aree camper. Ogni area sarà dotata di servizi igienici. Inoltre, abbiamo stilato una lista di strutture ricettive sul territorio come possibile alternativa al campeggio. Parcheggi. Treni da Porta Nuova Torino. Navette  da Susa. 

Se la battaglia contro quel Decreto rimane nella “nicchia”…

«Se quel Decreto sull’inclusione scolastica suscita l’indignazione dei soli insegnanti di sostegno che hanno conseguito il TFA (Tirocinio di Formazione Attivo)  e non anche di rappresentanti dei docenti curricolari e dei dirigenti scolastici; se suscita le rimostranze dalle associazioni di categoria e non anche di rappresentanti della società civile, coloro che non sono inclini ad una scuola e  una società inclusiva, si fregheranno le mani, perché percepiranno tale reazione come una battaglia corporativa, “di nicchia”…» (continua…)

Compriamo più armi a spese degli italiani a favore dei capitali americani.

Leonardo, la maggiore impresa militare italiana con oltre il 70% del settore, è ormai una multinazionale integrata  e subalterna alle compagnie Usa, piuttosto che europee, dedita all’export (75% dei ricavi), al centro di complessi reticoli azionari. Fa affari d’oro, ma detiene una quota relativamente bassa dell’occupazione manifatturiera italiana.
 
Con queste caratteristiche di subalternità, l’attuale aumento della spesa per acquisto di armamenti per le nostre Forze armate sarà caratterizzato   – com’è avvenuto per i caccia F35 – da importazioni di prodotti finiti e/o componenti strategici dagli Usa. 
 
Insomma , alte quotazioni di Borsa e  maggiori dividendi per gli azionisti, fanno delle produzioni militari italiane un “cattivo affare” per l’economia e l’occupazione in Italia. Nel contempo non fanno che alimentare il riarmo e i rischi di estensione dei conflitti. 
 
Al contrario, lo sviluppo di produzioni civili, con strategie di diversificazione e riconversione, potrebbe consentire una maggior espansione delle capacità tecnologiche e dell’innovazione della nostra industria, con ricadute positive sia in termini di produttività e qualità sull’insieme del sistema economico e manifatturiero, sia con un aumento di investimenti destinati alla messa in sicurezza del territorio e del patrimonio artistico e culturale, al miglioramento del sistema sanitario ed educativo, alla transizione ecologica e digitale.
 
Clicca qui una analisi completa. 

Pfas nei mangimi per allevamenti.

Nelle scuole andrebbe spiegata al completo la catena alimentare: partendo dalle aziende di produzione (in Italia: Solvay di Spinetta Marengo) e di consumo. Le quali  scaricano Pfas nelle acque potabili e in atmosfera: dalla quale ricadono al suolo sugli alimenti vegetali e animali (…oltre che direttamente nei polmoni). I mangimi sono un anello della catena alimentare.
 
I Pfas contenuti nei mangimi (foraggi verdi o secchi, semi o frutti, sottoprodotti di cereali e dello zucchero ecc.), insieme all’acqua eventualmente contenente Pfas, sono somministrati agli animali allevati (bovini, ovini, suini e polli): e carni e uova e latticini  contenenti Pfas sono infine  consumati dagli esseri umani  come letalmente tossici e cancerogeni.
 
Ebbene, il Bundesinstitut für Risikobewertung (BfR)l’Istituto Federale Tedesco per la Valutazione dei Rischi, ci prova a valutare i rischi dei Pfas nei mangimi (foraggio, becchime, pastoni), a calcolare i limiti da non superare. Modelli di tossico cinetica. In realtà, non esistono concentrazioni massime ammissibili, livelli sicuri per la salute umana: dal feto all’anziano, per le molecole “Forever Chemicals“, inquinanti eterni, ubiquitari, indistruttibili, indegradabili e bioaccumulabili. L’unico è il livello zero.

Pfas. Il Belgio non è l’Italia.

In Belgio, a differenza della Regione Piemonte per quanto riguarda Alessandria, la Regione Vallonia organizza una nuova campagna di screening affinché tutte le persone potenzialmente contaminate da Pfas possano beneficiare del monitoraggio medico a spese delle autorità valloni. La decisione dopo che 2.000 persone di Chièvres e Ronquières hanno ricevuto i risultati delle analisi del sangue: a Chièvres quasi una persona su tre supera la soglia massima di 20 microgrammi per litro di sangue raccomandata dal consiglio scientifico insediato dal governo vallone uscente.
 
Il responsabile della contaminazione, a differenza della Solvay per Alessandria, non è ancora stato identificato, perciò è pressante l’impegno degli amministratori “ad individuarlo rapidamente per poter applicare il principio chi inquina paga, i filtri al carbone piazzati dalla Société Wallonne Des Eaux si rifletteranno sulle bollette dei consumatori. E tutte le spese mediche a carico della comunità. I residenti pagherebbero due volte per l’inquinamento una volta per il portafoglio e l’altra per la salute. Una situazione che sarebbe intollerabile”. In Belgio, ma non in Italia.
 
Inoltre, il Partito del Lavoro chiede che la Vallonia adotti, entro la fine dell’anno, standard rigorosi per i PFAS nell’acqua del rubinetto: “Non dobbiamo aspettare che l’Europa agisca. La Danimarca ha già uno standard di 4 ng/L. Siamo disponibili a portare avanti la legislazione in questa direzione”.

I Pfas, neurotossici, colpiscono le capacità cognitive e psichiche di feti, bambini e adulti.

Non bastassero tutti gli studi epidemiologici internazionali e nazionali che dimostrano  l’incontrovertibile nesso causale tra l’esposizione dei PFAS e l’aumento significativo di malattie e mortalità: cardiovascolari, metaboliche  e neoplastiche (cancro ai testicoli e carcinoma renale) eccetera.  
Non bastasse l’angoscia supplementare dello studio (prof. van Beijsterveldt dell’Erasmus University Medical Center /Sophia Children’s Hospital di Rotterdam) che dimostra che i Pfas non si accumulano nell’organismo  delle mamme… perché si trasferiscono dal sangue materno al feto durante la gravidanza e poi al bambino con  l’allattamento.
 
Non bastassero. Si aggiunge lo studio epidemiologico del prof Inhyang Kim dello Hanyang University Medical Center di Seoul che dimostra che  l’esposizione continua dei Pfas in età prenatale è stata associata alla possibile insorgenza di sintomi dell’ADHD Attention-Deficit/Hyperactivity Disorder, disturbo da deficit dell’attenzione/iperattività: i bambini con ADHD hanno difficoltà a completare qualsiasi attività che richieda concentrazione,  sembrano non ascoltare nulla di quanto gli viene detto, in età adulta possono  sperimentare  un senso di disagio nella società a causa della loro neuro divergenza, sentirsi emarginati o non compresi a causa delle loro difficoltà nel concentrarsi, nell’organizzare le attività e nel controllare gli impulsi.

Premio Nobel per la Pace detenuta in Iran.

Sosteniamo Narges Mohammadi, Premio Nobel per la pace, detenuta in Iran per la sua lotta nonviolenta in difesa dei diritti umani e per l’abolizione della pena di morte.
Sosteniamo la lotta nonviolenta delle donne in Iran per la dignità umana di tutti gli esseri umani.
Sia liberata Narges Mohammadi e tutte le prigioniere e tutti i prigionieri di coscienza, tutte le detenute e tutti i detenuti politici, tutte le persone innocenti perseguitate e sequestrate, in Iran come ovunque.
Cessi l’oppressione delle donne in Iran come ovunque nel mondo, siano rispettati i diritti umani di tutti gli esseri umani.
*
Chiediamo al Parlamento e al governo italiano, al Parlamento Europeo, al Consiglio Europeo e alla Commissione Europea, al Segretario Generale e all’Assemblea Generale dell’Onu, di premere sul governo iraniano affinchè a Narges Mohammadi sia restituita la libertà e le sue richieste di rispetto dei diritti umani siano accolte.
*
Donna, vita, libertà. 

Non esiste una dose sicura di esposizione ai Pfas. La sicurezza è data solo dal limite zero. Non esistono Pfas innocui. L’intera classe di Pfas va messa al bando.

Per queste certezze, il riferimento principale è International Agency for Research on Cancer (WHO IARC) di Lione, agenzia preposta sui tumori dalla Organizzazione Mondiale della Salute (WHO), e si basa sugli studi condotti sull’uomo, sugli animali e su cellule o materiale biologico.
 
Lo Iarc considera solo articoli pubblicati nelle riviste scientifiche e non i rapporti o le relazioni dei produttori che chiedono l’autorizzazione all’uso di una nuova sostanza… con meno atomi di carbonio… saturi di fluoro: esempio il C6O4 della Solvay. 
 
 La procedura Iarc si basa sul metodo scientifico, dunque può essere riferita alla singola molecola, non è generica. Però il giudizio di pericolosità deve intendersi all’intera classe di molecole per-e polifuoroalchiliche (migliaia): solo pochi PFAS sono rilevabili e soprattutto misurabili quantitativamente con le tecniche di chimica analitica a disposizione dei laboratori di analisi e ricerca, e dunque vale il principio di precauzione, nuove molecole non possono essere sperimentate sull’organismo umano in attesa che la cancerogenità sia certificata.
 
Ovvero misurata a posteriori dagli studi epidemiologici, esempio: un  morto in più ogni tre giorni, 51.621 decessi contro 47.731 attesi, con un eccesso di 3.890 morti, secondo uno studio dell’Università di Padova sulla popolazione dell’area contaminata da Pfas in Veneto, tra il 1985 e il 2018 (province di Vicenza, Verona e Padova).
 
L’unica certezza è che sono nulle le possibilità di degradare ed eliminare i Pfas, gli stessi  inceneritori ad altissima temperatura rilasciano  le scorie. La soluzione è semplice, la storia dell’amianto ce lo ha già insegnato: l’unica via d’uscita è mettere al bando la produzione industriale dei composti PFAS. 
 
Per contro, la strategia  di Solvay resta sempre la stessa:  sostituire una molecola rivelatasi -con morti e ammalati-  pericolosa e bandita (Pfoa) con un’altra, simile, che però, in quanto  appartiene alla stessa classe, finirà per mostrare gli stessi danni per la salute. Fermare le produzioni inquinanti di Spinetta Marengo, dunque, è il passaggio fondamentale per la messa la bando dei Pfas in Italia.  
 
Clicca qui una scheda [fonte: Environmental Protection Agency USA]: dove si trovano i Pfas, quali effetti sulla salute, le popolazioni a rischio.

Il governo fa orecchie da mercante all’allarme  Pfas dell’Istituto Superiore di Sanità.

Il ministero della Salute ha fissato limiti per la presenza nelle acqua potabili di Pfoa e Pfos senza seguire le raccomandazioni dell’Istituto superiore di sanità ISS.
 
Già nel 2019, infatti, anni prima che l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro IARC dichiarasse nel 2023 cancerogeno il Pfoa e possibile cancerogeno il Pfos, ISS raccomandava l’adozione di parametri più stringenti rispetto a quelli che entreranno in vigore in Italia, solo a partire dal 2026.
 
Raccomandava  di adottare per queste due molecole “valori specifici più cautelativi” rispetto alla somma degli altri Pfas. Sottolineandone la pericolosità, l’Iss indicava parametri di 0,030 microgrammi (30 nanogrammi) per litro nel caso del Pfoa, l’acido perfluoroottanoico e di 0,065 microgrammi (65 nanogrammi) per litro per il Pfos, l’acido perfluoroottanosolfonico.
 
La direttiva europea 2184, invece, fissa il limite a 100 nanogrammi per litro per la somma di venti Pfas (24 in Italia) e cinquecento nanogrammi per tutti i Pfas (gli oltre 10mila). E mentre molti Paesi sono corsi ai ripari, fissando limiti a livello nazionalel’Italia  ha fatto “orecchie da mercante”, non ha seguito le raccomandazioni dell’Iss, preferendo seguire le direttive europee più permissive con il Decreto 18 del 23 febbraio 2023.
 
A prescindere dalla direttiva, l’Italia avrebbe potuto correre ai ripari in autonomia, così come hanno fatto altri Paesi, anche fuori dall’Europa. Ma non l’ha fatto. Il ministero della Salute ha fissato come valore massimo nelle acque destinate al consumo umano cinquecento nanogrammi per litro per i Pfoa e trecento per i Pfos.
 
Insomma, in questi anni in molti comuni italiani è stata erogata acqua potabile che le indicazioni dell’Istituto superiore di sanità consideravano non sicura già dal 2019. Esempio di valori riscontrati: quelli di alcuni comuni piemontesi dell’Alessandrino (Alzano Scrivia, Castelnuovo Scrivia, Piovera).
 
Tanto per avere dei termini di paragone, l’Agenzia per la protezione ambientale degli Stati Uniti (Epa) ha   fissato limiti per la presenza nelle acque potabili di sei molecole del gruppo dei Pfas, in particolare, per Pfoa e Pfos, il limite fissato dall’Epa è pari allo zero tecnico.
 
A sua volta, l’Agenzia europea sulla sicurezza alimentare (Efsa) ha fissato nel 2020 una soglia massima settimanale di ingestione di Pfas (4,4 nanogrammi alla settimana per chilo di peso corporeo), per la somma di quattro sostanze (Pfoa, Pfos, Pfna e Pfhxs).
 
E così, in Europa, alcuni Paesi hanno già imposto limiti anche cinquanta volte inferiori rispetto a quelli della direttiva, oltre al fatto che, a febbraio, 2023, DanimarcaGermaniaSveziaPaesi Bassi e Norvegia hanno presentato all’Echa, l’Agenzia europea che si occupa della regolamentazione delle sostanze chimiche prodotte e immesse in commercio, una proposta di revisione del Regolamento Reach del 2006 per la messa al bando.
 
La Danimarca ha comunque posto un limite per la somma delle quattro molecole indicate dall’Efsa (Pfoa, Pfos, Pfna e Pfhxs) pari a due nanogrammi per litro e ne ha vietato l’utilizzo nei contenitori alimentari. Si muovono nella stessa direzione, per quanto riguarda la presenza di Pfas nelle acque, oltre all’Olanda, anche Svezia e la regione belga delle Fiandre, entrambe con un limite fissato a 4 nanogrammi al litro, in Germania questo valore sarà di 20 nanogrammi per litro dal 2028 e in Spagna, fino al 2026, sarà di 70 nanogrammi per litro per ognuno dei quattro composti. Lo scorso 4 aprile, la Francia ha deciso di vietare la produzione e la vendita di prodotti non essenziali contenenti Pfas.
 
PER QUANTO RIGUARDA LA SITUAZIONE ACQUE  DI ALESSANDRIA, DOVE INSISTE A SPINETTA MARENGO LO STABILIMENTO SOLVAY (SYENSQO), UNICO PRODUTTORE IN ITALIA, in particolare facciamo riferimento allo studio (clicca qui) di Claudio Lombardi, ex assessore comunale alla sanità. In estrema sintesi. Tra i 24 tipi di PFAS identificati dalla direttiva  figura il cC6O4 attualmente prodotto con brevetto  a Spinetta, ma inspiegabilmente non l’ADV, ex Pfoa, utilizzato da un trentennio. Nella Direttiva UE, la “Somma di PFAS” non deve superare i 100 ng/l entro il 2026, dunque entro tale data la direttiva poteva essere anticipata e resa più restrittiva dalla Regione, come si verifica negli altri Stati, ma ciò non è avvenuto in Piemonte. Anzi, è rilevante la critica all’Asl di Alessandria per come ha condotto le analisi nei Comuni.
 
Va sottolineato che AD ALESSANDRIA IL PRIMATO DI INQUINAMENTO (E MALATTIE) DA PFAS È CONSEGUITO DALLE EMISSIONI IN ATMOSFERA.
 
Dalle decine di ciminiere e punti di fuga, esse ricadono sui polmoni, sulle acque potabili,  sugli alimenti animali e vegetali. Il paradosso è che esse non hanno al momento limite alcuno, grazie al freno politico di Solvay. Perciò la valutazione dell’entità della loro presenza in atmosfera avviene per confronto con le quantità presenti nell’atmosfera delle “aree bianche”, delle zone cioè a distanza rilevante dalle sorgenti di produzione, utilizzo e smaltimento di PFAS. Clicca qui lo studio di Claudio Lombardi. In estrema sintesi. Nel sobborgo di  Spinetta Marengo si registrano concentrazioni di PFAS nell’aria di 1.000 volte superiori come ordine di grandezza ai valori assunti come riferimento, mentre i valori medi sono di 150 volte superiori. Nel Comune di  Piovera, che dista dal Polo Chimico più di 10 Km, valori massimi superiori di circa 100 volte, di 20 volte come valore medio. Nella centralina del Capoluogo: valori massimi di cC6O4 di circa 40 volte superiori  e medi di C6O4+ADV N2 superiori di circa 20 volte.

Uno strumento per rimuovere i Pfas dal sangue?

Sarebbe  l’invenzione dell’Irriv, l’Istituto internazionale di ricerca sulle malattie renali creato a Vicenza dal prof.  Claudio Ronco. Lo strumento si basa su cartucce speciali che in Cina usano per depurare il sangue sui pazienti morsi da serpenti o avvelenati da pesticidi. «Mi è venuto in mente – osserva Ronco – che i Pfas hanno la stessa struttura molecolare di alcuni veleni e tossici.

E allora con una macchina che abbiamo chiamato Galileo ed è dotata di pompe e di sensori abbiamo dimostrato che la concentrazione di sostanze nocivi cala drasticamente». Dopo l’esperimento sui Pfas nell’acqua contaminata, i necessari passaggi fra ministero della Salute e comitato etico allungano  i tempi delle applicazioni pratiche.

Se si trova la maniera di estrarre Pfas dal sangue e dagli scarichi, si può tranquillamente continuare a produrre e usare Pfas.

Così Solvay (Syensqo)  ha investito 5 milioni di euro per la costituzione del  Centro di Ricerca e Sviluppo per il Risanamento e la Protezione Ambientale al primo piano della  sede del Dipartimento di Scienze e Innovazione Tecnologica dell’Università del Piemonte Orientale di Alessandria e dotato di nuovi laboratori di ricerca con strumentazione all’avanguardia: il progetto è infatti annunciato come ambizioso.
Il professor Leonardo Marchese,  responsabile scientifico del centro e del progetto, ha l’incarico di utilizzare “polistirolo, plastiche, scarti agricoli come la lolla del riso in grado di rilevare contaminanti 100 mila volte più piccoli rispetto agli attuali limiti di legge”. Insomma trasformali in “spugne” tecnologiche in grado di catturare, intrappolare le sostanze inquinanti. Un occhio di riguardo, ovviamente, sarà dedicato  ai Pfas, fra tutti i veleni immessi da Solvay in aria, acqua, suolo.
Non essendo noi scienziati di tal fama, siamo eufemisticamente “perplessi” sul progetto così come decantato sulle cronache locali. Soprattutto a causa dell’entusiasmo di Marco Apostolo, Country Manager di Syensqo Italia (Solvay) che ha messo definitivamente le mani sull’Università di Alessandria. Ma anche per avere  interpretato una Excusatio… petita accusatio manifesta nel commento, “La ricerca scientifica nell’ambito della chimica è sempre stata guardata con sospetto nell’immaginario collettivo, perché le si attribuisce una concomitante possibile potenzialità di danno alla salute o all’ambiente”, dichiarato dal prof. Gian Carlo Avanzi, ex rettore dell’Università del Piemonte Orientale.

Pfas in carta e cartoni, soprattutto riciclati. Usare i prodotti “pfas free”.

I più noti  utilizzi hanno riguardato  il rivestimento antiaderente delle pentole da cucina e la produzione dei tessuti tecnici (goretex) e, sempre per la loro proprietà di rendere i prodotti impermeabili all’acqua e ai grassi, fin dagli anni ’50 sono stati impiegati per tessuti impermeabilizzati, tappeti, pelli, insetticidi, schiume antincendio, vernici, rivestimento dei contenitori per il cibo, cera per pavimenti, detersivi, cosmetici eccetera. Però, proprio a causa della loro stabilità termica e chimica, questi composti alchilici per-e polifluorurati tendono ad accumularsi nell’ambiente, si concentrano e persistono negli organismi viventi, compreso l’uomo, dove risultano essere tossici e cancerogeni.
 
Fra i tanti utilizzi ci sono anche quelli nel campo cartario fin dagli anni ’60, consapevolmente, talvolta inconsapevolmente: con carta riciclata, come segnalato in uno studio scientifico Recycling of paper, cardboard and its PFAS in Norway relativo alle cartiere norvegesi: prodotti alcuni fatti di carta vergine e altri di carta riciclata, compresi i materiali a contatto con gli alimenti (FCM) e imballaggi. I campionamenti di carta e cartoni sono stati infatti effettuati anche negli impianti di riciclaggio.
 
Cominciano sempre più ad essere immessi nel mercato europeo scatole, ciotole, vassoi per pasti sigillabili e vaschette senza PFAS aggiunti, evidenziati da pubblicità (https://it.duni.com/it/no-added-pfas ).

Le alternative all’uso del talco cancerogeno.

Il talco (composto di magnesio, silicio e ossigeno) è comunemente usato in molti prodotti di bellezza e igiene personale (borotalco, trucchi, polveri per bambini,  polveri medicamentose e alcuni tipi di saponi) per la sua capacità di assorbire l’umidità e ridurre l’attrito. Lo troviamo anche in cipria, fondotinta, ombretti e polveri per il corpo utilizzate per l’igiene intima o per evitare la frizione della pelle nell’attività sportiva.
 
L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc), che fa parte dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms), ha rivalutato i dati disponibili sul talco e ha deciso di alzare la soglia d’allerta: ora il talco non è più inserito nella categoria dei ‘possibili cancerogeni’ per gli esseri umani, ma in quella dei ‘probabili cancerogeni’, quindi una pericolosità superiore, esempio amianto.
 
Addirittura dai dati sugli animali e da quelli preclinici emerge con chiarezza che si tratta sicuramente di un cancerogeno.  Se è cancerogeno per il culetto del barboncino, quale mamma si azzardi sul sederino del  neonato?
Aggiunti o meno asbesto e Pfas, il talco non va comunque più usato: assolutamente per i bambini e nella zona inguinale e genitale (forte sospetto di insorgenza di tumori ovarici: Sister Study pubblicato  sul Journal of Clinical Oncology), o anche solo inalato. Se ne può fare tranquillamente senza e se proprio non si vuole dare aria alla pelle, esistono diverse alternative al talco, tra cui amido di mais, farina di riso e polveri a base di seta, ingredienti naturali. 

Donna, vita, libertà.

DONNA, VITA, LIBERTA’. A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignità e i diritti di tutti gli esseri umani.
A cura del “Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera” di Viterbo.
Supplemento a “La nonviolenza e’ in cammino” (anno XXV).
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: Centropacevt@gmail.com

Un movimento antiabilista anche in Italia?

E se si creasse anche in Italia un movimento antiabilista? Si potrebbe sintetizzare così la proposta di Marta Migliosi, attivista con disabilità, che avverte «l’esigenza di provare a collegare le singole persone disabili e/o neurodivergenti che fanno attivismo, per cercare di creare anche in Italia un movimento antiabilista, un’iniziativa “dal basso” che si sviluppi in senso orizzontale, per riflettere su come uscire dalla “bolla della disabilità” e incidere sulla società. Qualcosa che ci aiuti a capire come organizzarci e conoscerci, anche come persone singole che portano avanti “un pezzetto”»

Un Paese fatto a pezzi in nome dell’autonomia differenziata. L’addendum ecologico.

Le “Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario” approvate definitivamente alla Camera trasferiscono anche la competenza sulla tutela degli ecosistemi. La legge prevede che anche per la tutela degli ecosistemi dovranno essere fissati dei Livelli essenziali delle prestazioni. Un meccanismo fatale, denuncia il prof. Paolo Pileri…