Un altro rapporto ISTAT che ignora la violenza sulle donne con disabilità.

«Ancora una volta l’ISTAT non fornisce dati utili a descrivere la violenza che colpisce le donne con disabilità in misura maggiore rispetto alle altre donne, né a definire le politiche necessarie affinché il Sistema della Protezione delle donne vittime di violenza diventi accessibile e inclusivo anche per loro»: lo scrive Simona Lancioni nel sito del Centro Informare un’h, in un approfondimento di cui suggeriamo senz’altro la consultazione, dedicato al rapporto di ricerca “Le Case rifugio e le strutture residenziali non specializzate per le vittime di violenza – Anno 2022”, pubblicato dall’ISTAT (continua…)

Riceviamo da zeitun.info e volentieri pubblichiamo.

Lettera aperta al mondo degli accademici e amministratori universitari di Gaza

Opinione | Perché il bilancio delle vittime di Gaza è probabilmente più alto di quanto riportato

Un ministro del gabinetto di guerra israeliano: la guerra contro Gaza durerà ‘molti anni’

Come i medici carcerari israeliani partecipano alla tortura dei detenuti palestinesi

Gli israeliani celebrano il massacro di Rafah come il falò di una festa ebraica

I medici trafugati di Gaza

Criticare Israele? I media no profit potrebbero perdere l’esenzione dalle tasse senza un procedimento corretto

Gaza 2035 Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu svela un piano regionale per costruire una “vasta zona di libero scambio” e un collegamento ferroviario con NEOM

La distruzione delle università di Gaza

I prossimi eventi estivi di Casacomune.

  • Vacanza con Casacomune dal titolo “I rimedi della natura” che si terrà presso la Certosa 1515 di Avigliana dal 9 luglio al 13 luglio. Qui il link per vedere i dettagli 
 
  • MontagnAmbiente in trasformazione – L’acqua che verrà.?  che si svolgerà in Val d’Ayas (Valle d’Aosta) Frazione Frachey (Ayas) dal 29 agosto al 1° settembre. Qui il link per vedere i dettagli

Contro Forum G7 in Puglia.

La Puglia per un mondo di pace e giustizia. È questo lo slogan scelto dal Comitato promotore del Contro Forum G7 che ha organizzato per venerdì 14 giugno una conferenza stampa presso il municipio di Fasano con a seguire una manifestazione. 
Conferenza stampa venerdì 14 giugno a partire dalle ore 16.30 presso la Sala di Rappresentanza del municipio di Fasano. A seguire, concentramento alle ore 18 in Largo Martinelli.  la manifestazione che si concluderà in Parco delle Rimembranze/Via Collodi con i comizi conclusivi.
Comitato promotore del Contro Forum G7: ANPI, ARCI, CGIL, Comitato Io Accolgo Puglia, Libera, Forum del Terzo Settore, Greenaccord, Legambiente, Link, Missionari Comboniani, Movimento Nonviolento, Rete dei Comitati per la Pace di Puglia, Pax Christi, Peacelink, Radici Future, Rete degli Studenti Medi, Rete della Conoscenza, Unione degli Studenti, Unione degli Universitari, Un Ponte Per, S.Confin.Arti.
Clicca qui Laura Tussi.

Caro Travaglio, senza i Movimenti la Caporetto fu già nel 2020.

“Caro Lino, capisco tutto. Ma forse ti è sfuggito che i 5Stelle nell’estate del 2019 hanno votato in Parlamento il Tav, ovviamente da soli, anche al costo di far saltare il governo con la Lega. E purtroppo hanno perso.” Così mi rispose Marco Travaglio in uno scambio di opinioni. Gli replicai: “Caro Marco, Il M5S in parlamento ha votato no al Tav Torino-Lione? E’ una aggravante perché non mirava a far cadere il governo con Salvini. Non è che votando in minoranza  contro Tav Valsusa, Tav Terzo Valico, TAP, ILVA, PFAS, Acqua pubblica, F35 eccetera, ti salvi l’anima e i voti. Rischi l’accusa di tradimento. Tutt’al più  dimostri che non conti niente, che avevamo sbagliato a darti fiducia con il voto, quasi identificandoci col M5S.  Per l’universo dei  Movimenti  ecopacifisti che lottano nella vastità dei territori italiani è più importante il taglio dei suddetti nodi piuttosto che il taglio dei parlamentari (fra i quali i Cinquestelle occupa(va)no un terzo del parlamento ma non servono a niente contro Tav Tap Ilva Pfas Acqua e un eccetera ambientalista purtroppo ancora lunghissimo)”.
 
“Caro Marco, i Movimenti ad ogni livello territoriale se l’erano sempre cavata bene o male (anche benissimo: referendum acqua-nucleare) senza e/o contro i Partiti. Si chiama ‘Democrazia diretta’. Questa definizione, ad esempio, compare infinite volte nel mio libro ‘L’avventurosa storia del giornalismo di Lino Balza’: dal ’68 fino (e dopo) all’avvento di Beppe Grillo negli anni 2000. ‘Democrazia diretta” come pratica dei Movimenti: partecipazione e lotta popolare. Grillo aveva chiamato Movimento la sua creatura: ‘Movimento nazionale a cinque stelle’ avente il medesimo programma delle ‘Liste Civiche a Cinque Stelle’, ’La Carta di Firenze’. Oggi, dieci anni dopo, è diventato ‘Partito’: ne prendiamo atto”.
 
Dall’esame anche dei flussi elettorali, la caporetto regionali 2020 dei Cinquestelle è già evidente nei territori dove il tradimento degli impegni ecopacifisti (Tav Valsusa, Tav Terzo Valico, TAP, ILVA, PFAS, Acqua pubblica, F35 ecc.) ha direttamente gelato la pelle delle popolazioni, e si estenderà a tutto il territorio nazionale. Il M5S  dalla “alleanza con nessuno”, disinvolto e repentino è passato tra il lusco e il brusco alla “alleanza con chiunque”, a prescindere dai temi identitari ossia dall’alleanza con chi l’aveva votato. Non guardando più in faccia l’interlocutore ecopacifista, ha dato di sé una immagine non sincera e non sicura, inaffidabile anzi traditrice.
 
Perciò, “Caro Marco,  oggi caporetto  2020 io (e penso: tutti i Movimenti) sono di nuovo d’accordo con Beppe Grillo: ‘Non credo più nella rappresentanza parlamentare, preferisco la democrazia diretta che è la sua evoluzione’. Ritorno alle origini? Non credo possibile: oggi il M5S non è più Grillo, oggi dopo la caporetto dell’intesa contro natura con Salvini, oggi  esso sembra quasi tutto impegnato a  discutere per sopravvivere se fare o no una stabile  intesa con il PD (stabile dopo 20 anni di insulti: reciproci e a chi, come Travaglio, o come me che la sostenevo più di 10 anni fa a livello locale), quel PD resuscitato l’anno scorso da quel gran genio di Salvini. Piuttosto (per la seconda volta) che andare alle elezioni anticipate, il vantaggio del governo con il PD è scrutabile: conservare il più a lungo possibile i posti in parlamento che le prossime elezioni taglieranno per effetto del referendum ma soprattutto del consenso”.
 
“Caro Marco, quello che oggi io, che fui antesignano dell’amico Grillo, non ho capito è: se i contrari all’intesa sono per riprendere l’identità di Movimento, per recuperare l’alleanza con il mondo dei ‘Beni comuni’. Spero che l’abbia capito Beppe, e me lo venga a riferire ora che siamo vicini di casa. Personalmente, per quello che conta, gli ondivaghi quanto repentini passaggi da ‘alleanza con nessuno’ ad ‘alleanze con chiunque’ non mi hanno convinto, né nelle vesti di Partito né di Movimento. Magari ce lo spiega Travaglio nell’unico giornale non nemico storico dei Cinquestelle”. Purtroppo Giuseppe Conte, né altri, ripresero l’identità di Movimento, anzi Conte entrò nel governo Draghi (2021). 
 
Dunque, nel 2020, Marco Travaglio mi contestò aver identificato la caporetto dei Cinquestelle come una conseguenza del “tradimento” dell’alleanza programmatica con i Movimenti ecopacifisti, ovvero dell’immolazione della “Democrazia diretta”  sull’altare della “Democrazia rappresentativa”. Anzi, insultò l’appello autocritico di Grillo alla Democrazia diretta. E non mi rispose più quando aggiunsi:
 
“Caro Marco, sono  convinto che il presuntuoso Giuseppe Conte, invece di pretendere una eredità elettorale  che non gli spetta perché non ha mai contribuito al 33% del MOVIMENTO, debba  fondare un suo PARTITO. A maggior ragione perchè ha un suo giornale (il tuo) e che insieme raccoglierete molti parlamentari (ex signori nessuno) e un 5% di voti, anzi (come vi auguro) a scapito del PD anche più del 10%: facile traguardo secondo i tuoi sondaggi di gradimento popolare all’avvocato del popolo”.
 
A parte Conte che fino a tre anni fa si era fatto gli  affari privati per poi improvvisarsi in governi con chiunque Draghi compreso, purtroppo anche tu caro Marco non hai mai creduto nella DEMOCRAZIA DIRETTA: come già ti obbiettai tempo fa (ma non pubblicasti e che riporto a piè di pagina): ‘…Travaglio dimostra di non conoscere o riconoscere il fondamentale pezzo di Storia patria scritto dai Movimenti tramite la prassi della Democrazia diretta, dimostra il limite di un (ottimo) notista della Politica rappresentata esclusivamente dai Partiti, come se la Politica si esaurisse nell’intermittente rapporto fra eletti ed elettori, come se tanta costante sostanza della Politica non la facessimo noi dei Movimenti fuori dai Partiti, anche influenzando le stesse votazioni. Va da sé che Travaglio, all’autocritica di Beppe Grillo: ‘Non credo più nella rappresentanza parlamentare, preferisco la democrazia diretta che è la sua evoluzione’, rischia di fare la caricatura’”. 
 
Invece Beppe Grillo, come Movimento, è arrivato al 33% sulla propria linea politica. Grillo non voleva fare un partito, neanche un movimento qualunque, bensì un Movimento a Cinque Stelle, Movimento che nuota nel firmamento dei Movimenti, che FA POLITICA come Movimento. Perché Grillo predicava e praticava la Democrazia diretta.  Mentre Giuseppe Conte (che Grillo definì “senza visione strategica”) come Partito sulla propria linea politica è arrivato quasi al 10%. Non lo schioderà Marco Travaglio, stante la sua interpretazione dell’astensionismo in questa Caporetto 2024.
 
Lino Balza Movimento di lotta per la salute Maccacaro.  

Aquivion Solvay sottrae i soldi ai monitoraggi del sangue della popolazione.

L’imputato Andrea Diotto e il futuro imputato Stefano Colosio, rispettivamente ex e attuale direttore, con assidue iniziative sponsorizzano l’assoluzione penale della Solvay tramite il finanziamento di progetti e premi a università e scuole di Alessandria, coinvolgendo docenti e studenti (schiumando naturalmente i giornali di veline) nell’esibizione di una Solvay, ribattezzata Syensqo: “azienda leader a livello sia nazionale che internazionale nello sviluppo della mobilità sostenibile”. 

Come tale, i due direttori hanno invitato docenti e studenti nella fabbrica unica produttrice di Pfas in Italia, dalla quale i Pfas escono anche in aria, acque sotterranee e di acquedotto e in Bormida. A proposito dei quali, ma senza mai nominarli, hanno esibito “l’impianto e i laboratori Aquivion®, innovativa tecnologia di produzione di materiali polimerici per membrane in grado di integrarsi in una catena di produzione di idrogeno verde sostenibile, rinnovabile e senza emissioni di carbonio”.

Professori in prima fila.

Alla promotion gli studenti sono rimasti passivi, magari pensando alla chimera di future  assunzioni da un impianto senza prospettive occupazionali. Ma passivi sono rimasti anche i loro insegnanti: “prof. G. Laganà (ITIS ‘Volta’), prof.ssa M. C. Pasini (IIS ‘Sobrero’), prof.ssa B. T. Ferro (Liceo scientifico ‘Galilei’) , prof.ssa V. Fracasso (IIS ‘Balbo – Palli’)” indicati nella velina.  Eppure questi docenti dovrebbero possedere competenza sufficiente per esercitare il ruolo critico dovuto al rispetto della  scienza. Oppure basterebbe che compitassero il nostro comunicato stampa dell’anno scorso (clicca qui) con oggetto: I nostri allarmi in vista del ‘nuovo’ impianto ‘Aquivion’ a Spinetta Marengo: 9,5 milioni di euro investiti con fondi di Governo e Regione, sottratti ai monitoraggi del sangue della popolazione”.  

In estrema sintesi. Solvay ha sostituito il PFOA (che avvelenerà per altrettanti decenni) con Pfas cosiddetti “a catena corta”, ADV e C6O4, tossici e cancerogeni altrettanto se non di più, sversandoli naturalmente in aria e acque con l’autorizzazione AIA della Provincia (o senza: per il Bisfenolo): con questi Pfas tirerà avanti il più possibile.  Intanto, Solvay non molla ed ecco che oggi arriva il sostituto dei sostituti pfas: “a catena cortissima” il polimero fluorurato “Aquivion”, annunciato come innocuo, “emissione in atmosfera di semplice vapore acqueo”, come i predecessori d’altronde. “Al più tossiche se maneggiate inopportunamente”, le “Membrane Aquivion Pfsa” sono garantite come DOCG, anche se il brevetto è segreto, gelosamente custodito nella banca brevetti europea. Smaltimento tramite incenerimento? Come tutte le resine fluoropolimeriche. 

Ma il segreto di Pulcinella (membrane prodotte con uso di Tetrafluoruro di etilene, gas tossico e cancerogeno, e dei Pfas con la funzione di surfattante), foriero di ulteriore a aumento  della nocività nel territorio,  non ha preoccupato enti locali e sindacati che sono corsi a tagliare il nastro al “nuovo” impianto e a inaugurare monumenti.

Il tutto nell’ambito della strategia di Bruxelles, col nome di Syensqo, di cui rivelammo la bozza quattro anni fa (clicca qui), non senza evidenziare che “la strategia è da Solvay volutamente confusa. L’unica cosa palpabile sono i finanziamenti pubblici”. Il governo italiano, anziché tradurre in legge il DDL Crucioli per la messa al bando degli Pfas (clicca qui), anziché pretendere da Solvay -condannata in Cassazione per disastro ambientale!- i 100milioni di euro chiesti al processo dal ministero dell’Ambiente per la bonifica del territorio, anziché ripresentarsi come parte civile nel nuovo processo per omessa bonifica,  invece, lo Stato, compiacenti Regioni Piemonte e Lombardia, tramite il fondo “Fabbriche intelligenti” creato apposta dal ministero dello Sviluppo economico,  ha destinato milioni di euro alla multinazionale belga, per produrre Aquivion, poi che nel 2019, Solvay speciality polymers ha depositato al ministero la richiesta di finanziamenti  (inizialmente 22millioni di euro) per il suo nuovo piano industriale, (denominato “Progetto per sviluppo di materiale per celle a combustibile e batterie a flusso con realizzazione di impianto pilota”) sfruttando abilmente  l’enorme contenitore finanziario  “Green Deal” della Comunità Europea  a incentivare l’energia pulita, prodotta cioè da fonti rinnovabili, dunque dall’idrogeno verde.

E così la Regione Piemonte ha prelevato i soldi dal “Bilancio di previsione finanziario 2023-2025” destinandoli a Solvay invece che al piano di monitoraggio che dovrebbe -lo chiediamo da anni- cercare i Pfas nel sangue della popolazione alessandrina. E il sindaco taglia nastri, applaude entusiasta e inaugura sculture luminose (clicca qui).

Anche i docenti sono rimasti a bocca aperta. Eppure una delle prime pubblicazioni sul nuovo ovvero vecchio Aquivion risale addirittura al 2013 e porta la firma, tra gli altri, di Luca Merlo di Solvay, con sede a Bollate. A riguardo scrivemmo: “A Bollate il nuovo laboratorio ‘Dry Room’ per batterie al litio, nell’ambito di ricerca, sviluppo e commercializzazione di polimeri speciali utilizzati nella fabbricazione di batterie al litio, è in stretta sinergia operativa con lo stabilimento produttivo Solvay di Spinetta Marengo”. (Per inciso: i Pfas di Bollate (città metropolitana di Milano) l’Arpa e Greenpeace li ritrova sparsi in Lombardia).

Considerazione finale. Avevamo scritto: “Solvay strumentalizza gli studenti” ma, assai più grave, “Solvay strumentalizza i docenti”, partendo dal finanziamento e dall’asservimento dell’Università di Alessandria. 

Venghino signori venghino.

Venghino signori venghino ad ammirare un’oasi di belvedere e  benestare.

E se davanti ai cancelli si presenterà un picchetto di contestatori come si faceva ai tempi del sindacato? Con uno stuolo di poliziotti come si usa adesso?

L’appuntamento a Spinetta Marengo è per sabato 15 giugno alle ore 10, quando Solvay (per gli amici giornalisiti: Syensqo) intende “aprire i cancelli ad un tour by bus per compiere un viaggio lungo tutto il perimetro dello stabilimento con l’alternanza di semplici fermate e vere e proprie visite in campo durante le quali saranno raccontate le produzioni e la vita in stabilimento da parte del team Syensqo”.  “L’iniziativa ‘Fabbriche aperte’ si inserisce nel nostro percorso di ascolto e dialogo con la comunità locale”: premi  cotillon e finanziamenti a scuole e università ecc. (A far da sponda sia a Spinetta che a Bollate è il Rotary Club, società di mutuo soccorso per ricchi ignoranti).  

Da indiscrezioni, non è previsto che le sirene di allarme siano sostituite dalle note del dottor Dulcamara in  “Elisir d’amore” di Gaetano Donizetti, né che  il tour sconfini fino agli scarichi di schiume Pfas in Bormida, né che il bus sia guidato dal sindaco di Alessandria, Giorgio Abonante, qualora impegnato a redigere l’ordinanza di chiusura delle produzioni, a prescindere dal ripetersi delle ganasce alle ruote da parte di Greenpeace come nel 1992 (11 novembre 1992, mentre l’azienda sta provando a licenziare Gianni Spinolo e Lino Balza).

Controindicazioni di voto.

Alcuni tra i nostri 39.922 lettori ci hanno criticato o addirittura contestato la posizione pacifista “Fuori Italia dalla Nato. Fuori la Nato dall’Italia”, (Vota: Fuori l’Italia dalla Nato. – RETE Ambientalista (rete-ambientalista.it)) che gli antimilitaristi e i nonviolenti, tra i quali in occidente includiamo il Papa (l’attuale), estendono alla “Rinuncia delle forze armate” (24 paesi nel mondo non posseggono un esercito). 

Mittente: borghetto_c@….

Uscire dalla Nato, perché secondo voi porta le guerre? Peccato che l’Ucraina sia stata attaccata proprio perché NON NATO. La pace è una cosa bellissima, chi non la vorrebbe? Purtroppo, come il matrimonio, ha un difetto: per farlo, occorre essere in due. E finché ci saranno vicini di casa bellicosi, ci sarà la necessità di difendersi. Il disarmo unilaterale non è pacifismo ma SUICIDIO. Perfino la neutralissima Svizzera, che non fa guerra da 5 secoli, ha un esercito, e pure bello potente. Saranno mica dei pazzi pure loro? Non saper distinguere tra i sogni, i desideri e la cruda realtà è assai grave e molto infantile… Personalmente sono amante della pace, sicuramente non filoamericano e da sempre ecologista ma anche REALISTA. Certi vaneggiamenti li lascio a chi crede ancora a Babbo Natale… PS non perdere tempo a rispondermi, perché metterò nello spam le vostre lettere.

Mittente: antonella.nappi@….

Vota pace terra dignità per cominciare, per l’utilità. Chi troppo vuole nulla stringe!

Mittente: giacasarino@….

STRONZI DI MERDA; TUTTO PER TIRARE LA VOLATA  A I VERDI DI BONELLI: VERGOGNATEVI

Mittente: m.torcinovich@…..

Ma per carità…….neanche per idea!!!

Mittente: Angelo Gaccione latoestremo@….

A proposito di Nato ci siamo anche noi e non siamo pochi.

C’è una componente molto ampia fra quanti hanno deciso di votare Pace Terra Dignità, noi di “Odissea” fra questi, che come primo atto vuole fermare l’invio di armi e frenare il massacro e i guerrafondai. E che pretende l’uscita del nostro Paese dalla Nato, considerando l’esistenza di questa alleanza il principale fomentatore di conflitti, il pericolo maggiore per la Pace. 

https://libertariam.blogspot.com/2024/06/elezioni-e-guerra-ce-una-componente.html

Mittente: cristinafranchini@….

Dove e quando Santoro ha detto quello che scrivete?

(https://www.affaritaliani.it/politica/ucraina-santoro-non-possiamo-uscire-adesso-dalla-nato-intervista-920822.html N.D.R.)

Mittente: calimaniluisa@….

OGGI la NATO è diventato il pericolo pubblico numero uno per l’Italia, per l’Europa, per il Mondo . Voglio ricordare a tutti che Sinistra Italiana è stata l’unica a votare in Parlamento fin  da subito contro le armi all’Ucraina.

Mittente: giacomobarra@….

Caro Lino, Vi seguo sempre con molta attenzione e affetto. Però permettimi di dirti che non sono d’accordo sulle tue considerazioni sul Movimento “Pace,terra e dignità” di Michele Santoro. In tutte le cose occorre un minimo di strategia. Parlare adesso di uscita dalla Nato, con una guerra in corso, vorrebbe dire essere attaccati immediatamente da tutti, con l’accusa di favorire la Russia.  Penso che tu questo possa comprenderlo. Un passo alla volta, perchè se mettiamo nel programma elettorale troppe cose, si finisce poi per non fare niente. Pensiamo a fermare la guerra in Ucraìna, e sarebbe già tanto. E poi, scusa, ma chi si dovrebbe votare? I Verdi, che ormai sono dei venduti al sistema? Tarquinio, che per carità ha idee condivisibili, ma è candidato in un partito che è una fogna? Oppure Marco Rizzo, che fa dichiarazioni roboanti,  da ideologia anni ’70, e poi scompare? E non mi dirai che Fratoianni sia una alternativa da prendere in considerazione. Appoggiamo Michele Santoro, dunque, che è l’unico che può riportare un poco di delusi al voto. E far sentire nel Parlamento Europeo una voce pacifista. Con simpatia. Giacomo

Il progetto ecologico di Michelin.

Il  caso Michelin mette in luce il divario tra le promesse ecologiche delle grandi aziende e le loro pratiche effettive, specialmente nei paesi in via di sviluppo. Nonostante Michelin continui a negare le accuse, le evidenze sollevano seri dubbi sulla sua integrità e sull’efficacia delle sue iniziative di sostenibilità.
 
Una lunga indagine condotta da Voxeurop ha rivelato gravi accuse di deforestazione e greenwashing contro Michelin e il suo partner indonesiano Barito Pacific. L’indagine, stimolata dal rapporto “Complicit” di Mighty Earth del 2020, ha esaminato un progetto di gomma “sostenibile” finanziato da un green bond da 95 milioni di dollari, emesso per il progetto PT Royal Lestari Utama (RLU) a Jambi, Sumatra. Michelin aveva promesso che il progetto avrebbe promosso pratiche sostenibili per la produzione di gomma naturale, proteggendo e ripristinando habitat cruciali per specie in pericolo come tigri, elefanti e oranghi di Sumatra. Tuttavia l’indagine ha scoperto che prima del lancio del progetto nel 2015 Barito Pacific aveva già deforestato migliaia di ettari di foresta pluviale tropicale, senza consenso delle  due comunità indigene che hanno perso le loro terre ancestrali. Le immagini satellitari mostrano che 8.468 ettari di foreste incontaminate sono stati abbattuti per fare spazio alle piantagioni di gomma, distruggendo habitat vitali per la fauna selvatica e frammentando importanti corridoi ecologici di specie in pericolo d’estinzione come elefanti, tigri e orango tango.

Chi e come può fermare Solvay.

Solvay ricorda quel serial killer o stupratore che neppure cerca più di nascondersi, come a invocare fermatemi voi chè io non sono più capace. Oppure abilmente ripete tante volte il misfatto finchè non fa più notizia, i giornali ne parlino sempre meno e non più, continuando così indisturbata.  Sta di fatto che per ora  i giornali fotografano le schiume di Pfas scaricate in Bormida, i cittadini fiutano Pfas nell’aria e dai pozzi dell’acquedotto, ma il sindaco di Alessandria non ferma le produzioni di Spinetta Marengo.

L’ennesima cronaca informa che ad aprile e maggio l’Arpa ha analizzato i  pfas ADV e C6O4 (brevetto Solvay) neppure rispettosi della generosa autorizzazione AIA della complice Provincia, che per l’ennesima volta non interverrà al pari del sindaco. Se ne occuperà l’autorità giudiziaria? Forse, ma quando sarà a regime il nuovo processo penale, forse entro un anno. Oppure bloccherà il colosso chimico una azione civile inibitoria e risarcitoria.

 Quest’ultima opzione non la si legge ancora definitivamente valutata dal ComitatoStopSolvay: “Non ci stupisce sapere che Solvay-Siensqo continua a sversare i suoi veleni ovunque, ma ci  preoccupa il silenzio dei  tanti, troppi, che  continuano a girarsi dall’altra parte. Ci preoccupa pensare che il nostro sangue, la nostra terra, il nostro futuro convive con i veleni di una multinazionale che usa un territorio e chi lo vive come una discarica. Finché avremo voce ribadiremo che un secolo di morti e veleni possono bastare, e che l’unica soluzione a questo disastro sono la chiusura e la bonifica.

Microplastiche e pfas nei testicoli, fertilità compromessa e tumori.

Le microplastiche (dimensioni inferiori ai 5 millimetri e fino a 1 micron) sono ovunque, mari e oceani, corsi d’acqua dolce, nel suolo, nella catena alimentare e perfino nell’aria che respiriamo. Le ingeriamo, inaliamo e addirittura penetrano nel nostro organismo attraverso la cute,  possono  accumularsi in diversi organi, compreso l’apparato riproduttivo. Le microplastiche sono state trovate nel liquido follicolare ovarico (il fluido in cui crescono e maturano gli ovuli) e nella placenta delle donne in gravidanza, nello sperma, ma anche nei tessuti di cuore, cervello e altri organi. Inclusi i testicoli.

 La loro presenza nei testicoli  è stata documentata da un team di ricerca del College of Nursing dell’Università del New Mexico che, in un nuovo articolo pubblicato sulla rivista Toxicological Sciences, rileva di aver trovato microplastiche in ogni campione esaminato: una media di 122,63 microgrammi di microplastiche per grammo di tessuto testicolare canino e di 329,44 microgrammi per grammo di tessuto testicolare umano, dunque una quantità quasi tre volte superiore a quella rilevata nei cani. Ne consegue che le microplastiche influenzano  la produzione di spermatozoi, riducono la fertilità e aumentano il rischio di cancro.

“I tumori maschili sono sempre più in crescita” sottolinea  il professor Carlo Foresta, già Ordinario di Endocrinologia all’Università di Padova nel testicolo e nel liquido seminale nei soggetti esposti si possono trovare sostanze da inquinanti da Pfas. Molte forme di inquinamento sono responsabili dell’aumento dei casi di tumori ai testicoli e i dati scientifici lo dimostrano: pesticidi, derivati della plastica come ftalati, bisfenoli e soprattutto Pfas. Il tumore al testicolo è uno dei primi cinque tumori in termini di frequenza, sul totale delle neoplasie incidenti per fascia di età giovanile. Negli ultimi vent’anni (1987-2017) l’incidenza del tumore testicolare da 3,8 per cento è balzato all’8 per cento”.

PFAS: Greenpeace riafferma le responsabilità di Governi e Regioni.

PFAS: Greenpeace riafferma le responsabilità di Governi e Regioni Importante, a complemento  del Dossier “Pfas. Basta!” (già oltre 800 pagine) che il “Movimento di Lotta per la salute Maccacaro” sta componendo giorno per giorno dagli anni ’90, è l’inchiesta presentata da Greenpeace “La contaminazione da Pfas in Italia”, basata sui dati Ispra raccolti tra il… Leggi tutto» PFAS: Greenpeace riafferma le responsabilità di Governi e Regioni

https://smips.org/2024/05/31/pfas-greenpeace-riafferma-le-responsabilita-di-governi-e-regioni/

https://groups.google.com/g/acqua-bene-comune-fano/c/eFv9kfKZhek?pli=1

Ilva: più debiti e meno cure per i cittadini.

Vogliono concedere per decreto altri 150 milioni quando vi sono già 4,7 miliardi di passività per l’Ilva, fondi per curare i cittadini del quartiere Tamburi di Taranto, non per continuare ad accumulare debiti e inquinamento. Dati sconcertanti emergono dall’audizione del presidente di PeaceLink al Senato: dal 1° novembre 2018 al 31 dicembre 2022, la gestione dell’ex Ilva ha accumulato passività globali per ben 4 miliardi e 700 milioni di euro, come confermato da fonti governative (esattamente 4.737.693.528 euro) (continua)

La lunga coda segreta del Covid.

Insieme a pochi altri organi d’informazione siamo stati ben lieti di dare recentemente visibilità (a questo e a questo link) alla battaglia delle persone con Long Covid, sindrome multisistemica ancora poco conosciuta e difficilmente diagnosticabile, che si manifesta dopo un’infezione acuta da SARS-CoV-2 con un complesso eterogeneo di sintomi che possono durare anche anni e con un generale peggioramento della qualità della vita.
Recentemente si è svolto a Roma il convegno Long-COVID e malattie neurologiche: analisi degli effetti a lungo termine e strategie di intervento, organizzato dalla RIN (Rete IRCCS delle Neuroscienze e della Neuroriabilitazione), con il patrocinio della SIN (Società Italiana di Neurologia) e in collaborazione con la Società Centro Studi Americani ed Edra nell’àmbito di un progetto del Ministero della Salute coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità, ma purtroppo, come segnala la Rete Long Covid Italia, nemmeno in tale occasione si è data visibilità a questa rete diffusa di persone colpite dal problema, se è vero che nessuna di esse vi è stata invitata (continua…)

E tu chiamali antimilitaristi, o solo pacifisti, o solo ecologisti.

Les Écologistes, guidati da Marie Toussaint, hanno un programma ambizioso per le elezioni europee. Vogliono creare un esercito europeo, una diplomazia comune e una politica di sicurezza e difesa a livello dell’UE. Questo includerebbe la creazione di una posizione di commissario per la difesa e l’abolizione della clausola di unanimità degli Stati per le decisioni in materia di politica estera e di sicurezza comune. Inoltre, i Verdi vogliono produrre più armi in Europa per evitare nuove dipendenze tossiche e sostenere l’acquisto condiviso dei principali sistemi d’armamento. Riguardo all’Ucraina, gli Ecologisti vogliono rafforzare il sostegno diplomatico, finanziario e militare a Kyiv e aumentare le sanzioni contro la Russia.
 
D’altra parte, La France insoumise (Francia indomita, sinistra e sinistra radicale), guidata da Manon Aubry, vuole continuare a sostenere l’Ucraina, ma anche creare un quadro diplomatico per ottenere una tregua, il ritiro delle truppe russe e l’avvio di negoziati per una pace duratura. A differenza degli Ecologisti, si oppongono all’allineamento della difesa europea con la NATO e preferiscono fare affidamento sulla clausola di difesa reciproca tra gli Stati membri dell’Unione europea. Sostengono anche un “protezionismo industriale militare” a favore delle imprese europee.

Il voto contro la deregulation del mercato del lavoro.

Nella propaganda elettorale, la sinistra non ha dato l’adeguato risalto  alla presentazione del Disegno di Legge di iniziativa popolare della CGIL con  quattro referendum contro il famigerato Jobs Act, del primo ministro Matteo Renzi segretario PD, simbolo della stagione dell’austerità. Il decreto sul licenziamento rappresenta il cuore (nero) della riforma del 2015, perché con esso, grazie al superamento dell’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori, si sono indeboliti i lavoratori assunti dopo l’entrata in vigore (7 marzo 2015), esponendoli al rischio della perdita del posto di lavoro e rendendoli più ricattabili e meno inclini a rivendicare i loro diritti. Indebolendo i lavoratori si è inteso indebolire anche il ruolo del sindacato in azienda: il che è ragione sufficiente per spiegare perché la Cgil ha scelto di chiamare i cittadini a esprimersi su questo quesito, tra i tanti possibili. I lavoratori delle piccole imprese (cioè con meno di 16 dipendenti) ai quali, come noto, l’art. 18 non si applica, beneficerebbero del secondo quesito referendario in materia di licenziamenti, finalizzato a modificare la storica legge del 1966 che fissa in sei mensilità il tetto massimo dell’indennizzo: un importo indecoroso, che il giudice potrà superare in caso di esito positivo del referendum.

I referendum  non risolverebbero  tutti i problemi che la lunga stagione della deregulation ha prodotto (a partire dal lavoro povero), ma costituirebbe il primo e necessario passo da fare se quella stagione si vuole realmente chiudere, abbandonando definitivamente la logica tossica dello scambio tra diritti (certi) e occupazione (incerta e sotto-tutelata) di cui il Jobs Act ha rappresentato la più coerente e convinta declinazione.

Dopo le elezioni si riparlerà di leva obbligatoria.

In merito alla Terza Guerra mondiale, il ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius (fonte Rainews: “Dobbiamo essere in grado di affrontare una guerra entro il 2029. In uno scenario serio abbiamo bisogno di donne e uomini in grado di difendersi e che possano difendere questo Paese. Perciò ritengo necessarie nuove forme di servizio militare e presenterò presto delle proposte anche per quanto riguarda le forme di obbligatorietà”

Anche in Italia nel governo si parla (proposta Matteo Salvini) di ripristinare la leva obbligatoria: non si capirebbe perché in quanto  (pre elettoralmente) si esclude di inviare truppe insieme alle armi in Ucraina. Comunque, per ora, il ministro degli esteri della difesa Guido Crosetto, a differenza di quello francese,  si mostra impaurito dal portavoce russo Alexander Makogonov: “Se i vostri soldati, i vostri specialisti, i vostri  istruttori saranno mandati sul suolo ucraino perché possano addestrare i soldati ucraini per attaccare meglio e uccidere i russi, naturalmente saranno un obiettivo legittimo”.

Dello stesso avviso di Crosetto appare il vicepremier, ministro degli Esteri e leader di Forza Italia Antonio Tajani, candidato d’immagine alle Europee, per le quali non nasconde l’ambizione di guidare  il vertice della Commissione europea, coi suoi circa 40 mila euroburocrati, formalmente indipendente, ma da decenni lottizzata da governi, partiti e lobby economico-finanziarie (è un candidato ideale in quanto l’ex monarchico e dunque portavoce di Berlusconi è stato eurodeputato per 36 anni senza che se ne accorgesse nessuno).

Pistorius, a sua volta,  deve essere un po’ in confusione nei suoi timori del… ripetersi dell’invasione da parte della Russia: nel giugno 1941 fu Hitler a invadere fino a Mosca e non viceversa, semmai alla Russia costarono 29 milioni di morti prima che l’Armata Rossa raggiungesse  nel 1945  Berlino e liberasse il mondo dalla Germania al termine della Seconda Guerra Mondiale. 

Che fine ha fatto la “questione morale” di Berlinguer? 

In questi giorni di giugno, quaranta anni fa, moriva Enrico Berlinguer. In questi giorni si svolgono le elezioni europee. Nessun partito sta ponendo la “Questione morale” minimamente con la forza utopica e rivoluzionaria che pose Berlinguer. Eppure la “questione” è rimasta oggi la stessa di allora. O è peggiorata?

Gli italiani sono stufi, hanno  il rigetto della politica e il  vento di dell’astensionismo soffia robustamente. I partiti hanno degenerato e questa è l’origine dei malanni d’Italia. I partiti sono soprattutto macchine di potere e di clientela, gestiscono interessi, talvolta anche loschi. I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le sue istituzioni, a partire dal governo, hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la Rai TV, i giornali. I partiti sono macchine di potere che si muovono soltanto quando è in gioco il potere: seggi in comune, seggi in parlamento, governo centrale e governi locali, ministeri, sotto-segretariati, assessorati, banche, enti; se no, non si muovono.

Contro questa degenerazione, Berlinguer oppose e propose la “diversità del PCI”. Anni dopo Beppe Grillo opporrà il “Vaffà”.  Morto Berlinguer, sedato Grillo, i due partiti giunti alle poltrone del potere hanno avuto l’occasione di provare la propria svolta politica.

Invece hanno messo  in mostra una classe dirigente incapace di affermare che il privilegio vada combattuto e distrutto ovunque si annidi, che i poveri e gli emarginati, gli svantaggiati, vadano difesi, e gli vada data voce e possibilità concreta di contare nelle decisioni e di cambiare le proprie condizioni, che certi bisogni sociali e umani sempre ignorati vadano soddisfatti con priorità rispetto ad altri, che la professionalità e il merito vadano premiati, che la partecipazione di ogni cittadino e di ogni cittadina alla cosa pubblica debba essere assicurata. Incapace, se non di realizzare, almeno di affermare che il tipo di sviluppo economico e sociale capitalistico sia causa di gravi distorsioni, di immensi costi e disparità sociali, di enormi sprechi di ricchezza, di crisi ambientali, che si debba discutere in qual modo superare il capitalismo inteso come meccanismo, come sistema, giacché esso sta sempre creando masse crescenti di disoccupati, di inoccupati, di emarginati, di sfruttati, e portandoci ad un passo dalle terza guerra mondiale.   

Falliti lo scossone al sistema affidato alla “strategia dell’eurocomunismo (o terza via)” e il Vaffà del calzino rivoltato, anche in queste elezioni europee non pare che all’elettorato italiano (o europeo) i partiti abbiano dimostrato la consapevolezza che  la questione morale è il centro del problema italiano. 

Pensiamo sia utile alla riflessione riproporre la lettura della famosa intervista di Eugenio Scalfari a Enrico Berlinguer del 28 luglio 1981. Clicca qui.

Vota: Fuori l’Italia dalla Nato.

Anzi, fuori la Nato dall’Italia. La parola d’ordine, lo slogan, il caposaldo della dottrina, insomma,  apparteneva per decine di anni  al Movimento pacifista e antimilitarista. Che però  l’ha opacizzato.

Un principio molto semplice: l’Italia non ha conflitti territoriali con nessuno e nessuno li ha  con l’Italia, men che meno per giustificare una guerra. Un principio molto semplice: se non deteniamo in territorio italiano  armi e basi, peraltro costosissime: sulle spalle di sanità e scuola, armi e basi peraltro altrui: USA, peraltro nucleari: dunque non  difensive bensì offensive, noi non rischiamo l’abbattersi  di armi, peraltro atomiche, a distruggere il territorio italiano. Dunque, il principio pacifista è basato sull’utilitarismo: dottrina filosofica di natura etica secondo la quale il bene si identifica con l’utile.

L’appartenenza  alla Nato non è mai stata utile bensì pericolosa: guerra fredda USA-URSS, ma “obbligata” a Yalta dalle “sfere di influenza” dei vincitori e dalla divisione in blocchi: Stati satelliti nella “NATO” per difendersi dagli Stati satelliti del  “Patto di Varsavia”, o viceversa. Questo “obbligo”, a cui si erano sottratti Paesi neutrali: in Europa: Svizzera, Austria, Irlanda, Norvegia, Svezia, ecc.,  sarebbe caduto con la caduta del muro di Berlino. Invece, allo scioglimento del Patto di Varsavia non è seguito lo scioglimento della Nato, che addirittura, su input Usa, ha spinto l’Italia in giro per il mondo a sacrificare le vite dei propri soldati in guerre (sanguinose) niente affatto difensive: Guerra del Golfo, due Guerre in Jugoslavia,  Guerra in Somalia,  Guerra in Afghanistan, due Guerre in Iraq, Guerra in Libia (a prescindere dalle “missioni” in Libano, Albania, Niger…).

La guerra condotta  per procura sulla pelle dell’Ucraina, sarà l’ennesima guerra USA-NATO perduta, così da concludersi peggio di come poteva essere evitata: con un accordo di neutralità dell’Ucraina e cessione dei suoi territori russofoni. Cioè, auguriamoci, come fu nel 1962,  senza terza guerra mondiale e nucleare, senza i missili nucleari americani lanciati dall’Italia sull’immensa Russia e i missili russi sganciati sulla minuscola Italia. Questa prospettiva, sempre incombente, è evitabile denuclearizzandoci, smilitarizzandoci almeno del peggio, della Nato.

Però,  a gridare “Fuori l’Italia dalla Nato, fuori le basi Usa dall’Italia” non si stanno sentendo molto le voci del Movimento pacifista, nessuna nei partiti.  L’unica voce a beccarsi del “putiniamo”, è quella di  Marco Tarquinio: giornalista, ex direttore del cattolico L’Avvenire, il quale pur si accontenta di chiedere lo scioglimento della Nato in favore di una partnership paritaria tra Europa e Stati Uniti. Una voce che pare isolata nel can can elettorale europeo, con Tarquinio circoscritto in una candidatura da indipendente nelle liste di un PD… che dice e fa  il contrario.

Esempio.  Alla domanda se l’Italia debba uscire dalla Nato o se la Nato vada sciolta,  Michele Santoro (“Pace, terra e dignità”) risponde: “In questo momento non possiamo rinunciare alla nostra difesa, in questo momento la Nato è necessaria. Per quanto io sia favorevole in futuro a un superamento dell’Alleanza, nel momento in cui c’è una guerra non possiamo disarmarci unilateralmente. Quando ci saranno condizioni di sicurezza reciproche per tutti, Europa e Italia incluse, si potrà riprendere il discorso del disarmo e il superamento delle attuali alleanze militari“. Secondo Santoro, in questo momento la Nato è necessaria per fare la guerra alla Russia.