Nelle prossime ore la Corte Costituzionale sarà chiamata a pronunciarsi sul pietoso aiuto fornito a Massimiliano, toscano 44enne affetto da sclerosi multipla. Massimiliano (detto “Mib”) fu aiutato da Marco Cappato, rappresentante legale dell’Associazione Soccorso Civile, da Chiara Lalli e Felicetta Maltese a raggiungere la Svizzera per accedere alla morte volontaria assistita. Per poter compiere liberamente il suo ultimo passo in questa vita, Mib era stato costretto a espatriare in Svizzera nonostante fosse totalmente dipendente dall’assistenza di terze persone per sopravvivere e affetto da una patologia irreversibile.
Sebbene deciso a porre fine alla propria atroce sofferenza, in Italia Massimiliano avrebbe potuto incontrare ostacoli nell’accedere all’aiuto medico alla morte volontaria, diritto già riconosciuto da una sentenza del 2019 ma subordinato alla dipendenza da un trattamento di sostegno vitale inteso in senso restrittivo (come per esempio la ventilazione meccanica). Dopo averlo aiutato, Marco, Chiara e Felicetta si autodenunciarono ai Carabinieri di Firenze per l’aiuto fornito. Ora, se la Consulta dovesse riconfermare l’interpretazione restrittiva, Marco, Chiara e Felicetta andrebbero in galera per essere stati solidali con un essere umano morente e con la propria idea della dignità della vita umana su questa terra.
Così come nessuno deve poter legiferare nel presunto nome di Dio, nessuno Stato dovrebbe imporre agli individui la propria legge sulle questioni ultime e sulle questioni prime. Inizio e fine della vita, alfa e omega, dovrebbero essere lasciate alla sovranità dell’individuo su se stesso.