Omaggio a Julian Assange che ha nobilitato la professione di giornalista.

La stampa mondiale esulta perché Julian Assange è finalmente libero e si allarma per il pericoloso precedente del patteggiamento, che espone ad arresti e condanne chiunque faccia il giornalista sul serio e dissuaderà chiunque altro dall’imitarlo. Ad eccezione del giornalismo italiano: sul quale, noi che abbiamo contribuito alla campagna a favore del coraggioso australiano, non possiamo non riconoscerci  nel giudizio di Marco Travaglio, clicca qui.

Referendum sulla chiusura delle produzioni inquinanti della Solvay. Comma 2 Art. 1 Costituzione: la sovranità appartiene al popolo.

Azzerata la Giunta”, “La rivoluzione del sindaco di Alessandria”, “Abonante: c’era chi remava contro”, “Obbligato un salto di qualità”: i titoloni delle testate giornalistiche locali. Malpensanti come  siamo noi alessandrini esuli, neppure per un istante abbiamo immaginato che il casus belli dentro la giunta di sinistra fossero i Pfas nel sangue della popolazione, ovvero fra chi è per la fermata immediata delle produzioni della Solvay di Spinetta Marengo, e chi tende a rinviarla secondo i segnali della multinazionale belga (rinominata Syensqo).
 
Infatti, scorrendo le prolisse cronache non vi è traccia di qualsiasi scontro sull’ordinanza di chiusura che comitati e associazioni chiedono da tempo al sindaco. E nemmeno nelle altrettanto melmose dichiarazioni della destra. E’ la classica crisi senza contenuti programmatici, ma  di regolamento dei conti (nel PD) e della disputa delle poltrone.
 
Eppure giornali e politici dovrebbero essere  concentrati sulla drammatica situazione ambientale e sanitaria del Comune, anzi dei Comuni della provincia. Dove, ovunque l’Arpa cerchi Pfas: li trova in aria, suolo, acque sotterranee, Bormida, acquedotto (a tacere cromo esavalente e altri venti tossici e cancerogeni). Dove, qualunque cittadino cerchi i Pfas  (Pfoa, C6O4, ADV)nel proprio sangue: li trova (a tacere cromo esavalente e altri venti tossici e cancerogeni). Questo biomonitoraggio dovrebbe essere un diritto per ogni cittadino, in un territorio dove nei decenni le analisi epidemiologiche hanno evidenziato picchi di malattie e mortalità. Invece, la complice Regione Piemonte ha sempre negato il monitoraggio di massa alla popolazione a rischio.
 
 
E decine di cittadini, affidandosi ai Comitati e pagando di tasca propria,  si sono sottoposti ai prelievi  di sangue. Nessuno escluso, tutti hanno Pfas nel sangue anche  a livelli di alto rischio. Si obietta (Sovay & C.): ma è solo un campionamento, non  dimostra che tutta la popolazione  è colpita da Pfas. Ma perdio, se tutti i cittadini controllati, nessuno escluso, hanno Pfas vecchi e nuovi  nel sangue anche  a livelli di alto rischio, tu, Regione Piemonte,  con quale faccia ti ostini a non ordinare ad Asl il monitoraggio di massa? Con la faccia di Solvay.
 
 
E tu, sindaco Giorgio Abonante, in attesa che si avvii e si completi lo studio ematico ed epidemiologico,  con quale faccia ti ostini a non emettere nel frattempo  ordinanza di fermata delle produzioni inquinanti della Solvay di Spinetta Marengo? Temi che il provvedimento vada oltre la tua pavidità personale e politica, o che sia inviso agli elettori che antepongano il  ricatto occupazionale al diritto alla salute? Ebbene, se non vuoi lavartele le mani, sottoponi la tua decisione a Referendum. Comma 2 Art. 1 Costituzione”: la sovranità appartiene al popolo. O aspetti che, come per le analisi del sangue, provvediamo da soli?
 
Movimento di lotta per la salute Maccacaro.
 
Una nota a piè di pagina al comunicato stampa. Il “Referendum propositivo vincolante”, piuttosto che solo consultivo, può essere messo a disposizione dei cittadini:  è uno strumento di partecipazione potente  perché nel caso di vittoria la Giunta deve reperire le risorse per realizzare la proposta (nel nostro caso emettere l’ordinanza di fermata degli impianti che compete al primo cittadino).
 
La procedura che sta adottando il Comune di Torino (in merito ad un nuovo ospedale nel parco della Pellerina) ad esempio prevede che, raccolte e verificate le prime 1.000 firme, si abbia diritto ad una decisione sull’ammissibilità entro 15 giorni da parte di una Commissione presieduta dal Presidente del Consiglio Comunale con la partecipazione del Difensore civico. Dopo il via libera, i cittadini hanno sei mesi per raccogliere altre 9.000 firme. Ovviamente i numeri per Alessandria sarebbero proporzionalmente ridotti, e i tempi.

Segnaliamo la pubblicazione in Superando.it dei seguenti articoli.

Un progetto per sensibilizzare gli alunni e le alunne sulla disabilità visiva
(continua…)

Un evento in Abruzzo per la Giornata Internazionale della Fenilchetonuria
(continua…)

Una Prassi di Riferimento per la pubblicità accessibile e inclusiva
(continua…)

Piani personalizzati per arrivare a una rivoluzione possibile in Italia e in Europa (continua…)

Sui pedali per sostenere la ricerca sulla SLA (continua…)

Artista e donna con disabilità: «Se uno spazio non esiste, lo creerò io!»
(continua…)

Rinnovati in Toscana i contributi per caregiver di familiari con disabilità
(continua…)

Il gioco e lo sport contro lo stigma sociale che colpisce l’incontinenza
(continua…)

Bene quel Disegno di Legge, anche per le organizzazioni di persone con disabilità (continua…)

Superando.it è un servizio di informazione sulla disabilità promosso dalla FISH – Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap

Gli alessandrini si pagano di tasca propria le analisi del sangue: risultati drammatici.

Striscione davanti alla Prefettura  durante la conferenza stampa.
La complice Regione Piemonte si è sempre rifiutata di sottoporre la popolazione di Alessandria al monitoraggio di sangue perché i risultati dell’avvelenamento di massa non lascerebbero scampo alle istituzioni -regione e/o sindaco e/o magistratura- di chiudere le produzioni inquinanti della Solvay di Spinetta Marengo: provvedimento per il quale sarebbero già stati più che sufficienti gli storici dati ambientali dell’Arpa e studi epidemiologici dell’Asl.  
 
Ancora una volta, come già nel 2022, i cittadini, a proprie spese, si sono rivolti alle strutture universitarie tedesche, per conoscere, tra i 21 veleni tossici e cancerogeni della Solvay, almeno  quanto PFAS scorre nelle loro vene. E anche questa volta i risultati sono inequivocabili: 36 persone su 36 hanno concentrazioni del cancerogeno Pfoa: il quale dovrebbe essere a zero mentre risulta addirittura a livelli estremi di allarme per la loro salute.
 
Il Pfoa ufficialmente è stato dismesso da dieci anni, dunque -come tutti i Pfas- si è accumulato nei decenni precedenti nei loro organismi e lì continuerà a colpire: come da diagnosi presenti e future dei medici. Non solo, nelle loro  vene sicuramente si addensano anche i Pfas C6O4 e ADV che hanno sostituito il vietato Pfoa.
 
Senza le complicità istituzionali, la chiusura delle produzioni sarebbe forse già un fatto compiuto se il biomonitoraggio fosse esteso a tutta la provincia, dato che i Pfas sono stati accertati in numerosi Comuni, anche con chiusura di acquedotto. Ciò è ulteriormente dimostrato dalle analisi del sangue dei 36 cittadini del Comune di Alessandria e sobborghi: Cascinagrossa, Castelceriolo, Litta Parodi, Lobbi, Mandrogne, San Giuliano Vecchio e Spinetta Marengo, che si sono sottoposti al biomonitoraggio indipendente coordinato da Ánemos, Greenpeace Italia e Comitato Stop Solvay.
 
Leggi il comunicato stampa, comprensivo delle emblematiche tabelle. L’esplicazione delle quali potrete apprendere dal  video, clicca qui, approntatoci dal sempre presente Buzzz Blog.

Anche l’Emilia Romagna paga lo scotto dell’inazione politica sui Pfas.

Il C6O4 alla foce del Po.
Controlli e analisi in alcune Regioni sono  assenti, però i Pfas sono stati trovati in tutte le Regioni in cui sono stati cercati. Le analisi in Italia tra il 2019 e il 2022 in merito alla presenza di Pfas nelle acque superficiali e sotterranee rilevano che sono 18 mila, con una contaminazione presente nel 17%1 dei risultati, Basilicata (31%), Veneto (30%) e Liguria (30%), Piemonte, Lombardia, Friuli-Venezia Giulia, Campania, Emilia-Romagna, Lazio, Sardegna, Sicilia, Umbria, Provincia Autonoma di Trento, Provincia Autonoma di Bolzano. Le più alte concentrazioni di Pfoa in acqua e sangue umano  sono state rilevate in Veneto, Piemonte e Lombardia.
 
In Emilia-Romagna tra il 2019 e il 2022 la concentrazione è di 0,0723 µg/l (microgrammi per litro) quanto ai campionamenti del Fiume Rubicone, nelle pressi di Savignano (Forlì-Cesena). Criticità sono state riscontrate nei fiumi del ravennate, nelle zone di Comacchio e Canossa. I dati Ispra e Arpa rilevano che nel 2022 il Pfas era presente sia nelle acque sotterranee che superficiali interne. L’Emilia-Romagna paga pegno da monte, dalla Solvay di Spinetta Marengo (AL)  che scarica in Bormida quindi  Tanaro e  Po. I prelievi di Arpa nel 2019 hanno riscontrato la presenza di Pfas nel canale Navile, a Malalbergo, e nel Reno, in località Traghetto (FE). 
 
Lo studio del Dipartimento di Farmacia e Biotecnologie dell’Università di Bologna mostra che diverse molecole di PFAS influenzano vie ormonali e vie metaboliche, aumentando ad esempio i meccanismi di accumulo degli acidi grassi e indebolendo il sistema immunitario. Oltre che nel sangue, tracce di queste sostanze sono state individuate nel latte materno, nella placenta, nel siero, nel liquido seminale e nei capelli.
 
Nelle Regioni come l’Emilia Romagna dove  controlli e analisi  non sono completamente assenti, resta comunque scandalosa la loro inefficacia  stante lʼinazione politico-legislativa che sconta l’assenza di una legge nazionale che vieti lʼuso e la produzione di PFAS, che limiti allo zero come in Usa, Francia, Danimarca, ma perfino paga la ballerina gestione dei database tra ISPRA e ARPE. Questi dati pur confermano un’emergenza nazionale diffusa e fuori controllo, che interessa non solo le aree già note  ma anche numerose altre zone del Paese, ma sempre come la punta dell’iceberg.

Per 29 abitanti… il “monitoraggio di massa” della Regione per i Pfas della Solvay. Criminale.

La provincia di Alessandria conta 405.288 abitanti. Fra i quali la Regione Piemonte, tramite Asl, ha sottoposto a biomonitoraggio PFAS il sangue di 29 cittadini. Pari allo 0,0071% della popolazione a rischio. Si “ascende” allo 0,31% se si considera solo  il comune di Alessandria (90.952 abitanti), ma sarebbe fuorviante perché i Pfas del sobborgo Spinetta Marengo sono stati rilevati anche negli altri comuni della provincia: in atmosfera, acque sotterranee, acquedotto, fino al fiume Bormida e dunque al Po.
 
Nel sangue di tutte le 29 persone sono stati accertati i Pfas, per 22 addirittura con valori fino  a 20 microgrammi/litro e per 6 nientemeno superiori a questo limite di estremo pericolo per la salute.
 
Gli attuali studi scientifici hanno dimostrato che l’esposizione a questi livelli di PFAS può portare a: – Effetti riproduttivi come diminuzione della fertilità o aumento della pressione sanguigna nelle donne in gravidanza. – Effetti o ritardi sullo sviluppo nei bambini, tra cui basso peso alla nascita, pubertà accelerata, variazioni ossee o cambiamenti comportamentali. – Aumento del rischio di alcuni tumori, inclusi quelli della prostata, dei reni e dei testicoli. – Ridotta capacità del sistema immunitario del corpo di combattere le infezioni, inclusa una ridotta risposta ai vaccini. –
 
Interferenza con gli ormoni naturali del corpo, tiroide. – Aumento dei livelli di colesterolo e/o rischio di obesità. [fonte: Environmental Protection Agency USA].
Si consideri che tali patologie tossiche e cancerogene dei Pfas non esplodono in fase  acuta bensì erodono il corpo umano in tempi medi e anche lunghi, perchè si immagazzinano  nel sangue e negli organi e di lì non si degradano e non si eliminano:  sono  stati ribattezzati “forever chemicals” “sostanze chimiche eterne”.
 
Con questa consapevolezza, la Regione è stata giuridicamente costretta ad annunciare, per le 29  Vittime accertate, l’attivazione di “un sistema di sorveglianza sanitaria con la possibilità da parte di pediatri e medici di famiglia di sottoporre -tutti gli anni, per anni e anni, vita natural durante- la popolazione esposta alle  analisi del sangue periodiche e gratuite, per individuare precocemente gli effetti sulla salute generale dell’organismo”.
Per le 29 Vittime accertate!! E per le altre 405.259 potenziali Vittime?? 
 
Quanto meno per le altre  90.923?? Potenziali? più che potenziali: esaminando le analisi epidemiologiche che riproducono le patologie scientificamente attribuibili ai Pfas, a tacere le altre 21 sostanze tossiche cancerogene dello stabilimento Solvay di Spinetta Marengo. Ma la complice Regione continuerà a rinviare all’infinito il monitoraggio di massa delle popolazioni a rischio.
 
D’altronde, quanti di questi elettori hanno riconfermato la fiducia, nelle recenti votazioni, alla giunta centrodestra di Alberto Cirio. In particolare promuovendo in Regione proprio il presidente della Provincia, Enrico Bussalino – Lega.

Assieme al micro monitoraggio: la mini diffida preelettorale.

Per raggranellare qualche preferenza alle Regionali, Enrico Bussalino, alla vigilia del voto, ha fatto finta di inviare alla Solvay una diffida quale presidente uscente della Provincia di Alessandria, storica complice. Una “diffidina”a cavallo del voto: per 30 giorni sospendere la produzione e l’utilizzo del Pfas cC6O4 in tutto lo stabilimento e rispettare le prescrizioni previste dall’autorizzazione AIA (con generoso valore limite dello scarico).
 
D’altronde Solvay, che ha protestato senza vivacità, aveva, per evitare il fermo della magistratura, già preceduto il provvedimento spegnendo “precauzionalmente” il  “reattore E” dopo l’allarme delle reti idriche e il clamoroso riscontro del colabrodo aziendale con ripetute quantità anomale, dalle vasche d’emergenza e dalle cosiddette barriere di contenimento,  in falda e in Bormida  di cC6O4, e non solo: anche degli altri Pfas, Pfoa e ADV.
 
Ebbene, Solvay non avrà difficoltà a trasmettere un cronoprogramma di sondaggi finalizzati a rilevare la ripristinata ridotta presenza del cC6O4 prodotto e utilizzato, e a trasmettere un piano di interventi e verifiche esteso a tutte le aree dello stabilimento. Ovviamente, come sempre, il programma sarà approvato dall’Ente provinciale, dopo aver acquisito i pareri e i contributi tecnici dell’Arpa, del Comune e dell’Asl, usufruendo presumibilmente anche dell’uscita di scena del dirigente provinciale firmatario delle diffide.
 
Così penserà di salvare la faccia, ma non la coscienza, il sindaco di Alessandria che non firma l’ordinanza di fermata delle produzioni inquinanti, appena disturbato nei mesi scorsi dai giornali che fotografano le ennesime schiume di Pfas scaricate in Bormida, i cittadini che fiutano Pfas nell’aria e dai pozzi dell’acquedotto.
 
Chi e come, dunque, può fermare Solvay? Se ne occuperà l’autorità giudiziaria? Forse, ma quando sarà a regime il nuovo processo penale, forse entro un anno.  Oppure bloccherà il colosso chimico  una azione civile inibitoria e risarcitoria.

Solvay, Governo e Regione, sottraggono i soldi ai monitoraggi del sangue della popolazione.

Immobilizzate le Istituzioni, Solvay cambia il pelo travestita da  Syensqo  e si impegna ad una intensa attività di propaganda sul territorio “con iniziative che si inseriscono  nel nostro percorso di ascolto e dialogo con la comunità locale”. 
 
Tale è stata “Fabbriche aperte”, “un tour by bus per compiere un viaggio lungo tutto il perimetro dello stabilimento con l’alternanza di semplici fermate e vere e proprie visite in campo”, iniziativa pubblicizzata  perfino con carrozzoni da circo, venghino signori venghino, una boccata d’aria pura e un sorso d’acqua genuina,  ma che si è risolta in un flop gigantesco: neppure quattro gatti  della folla di alessandrini attesa.
 
Ma Solvay, per gli amici giornalisti: Syensqo, non demorde. L’imputato Andrea Diotto e il futuro imputato Stefano Colosio, rispettivamente ex e attuale  direttore, con assidue iniziative sponsorizzano l’assoluzione penale della Solvay tramite il finanziamento di progetti e premi a università e scuole di Alessandria, coinvolgendo docenti e studenti (schiumando naturalmente i giornali di veline) nell’esibizione di una Solvay, ribattezzata Syensqo: “azienda leader a livello sia nazionale che internazionale nello sviluppo della mobilità sostenibile”.
 
Come tale, i due direttori hanno invitato docenti e studenti nella fabbrica unica produttrice di Pfas in Italia, dalla quale i Pfas escono anche in aria, acque sotterranee e di acquedotto e in Bormida. A proposito dei quali, ma senza mai nominarli, hanno esibito “l’impianto e i laboratori Aquivion®, innovativa tecnologia di produzione di materiali polimerici per membrane in grado di integrarsi in una catena di produzione di idrogeno verde sostenibile, rinnovabile e senza emissioni di carbonio”.
 
Alla promotion gli studenti sono rimasti passivi, magari pensando alla chimera  di future  assunzioni da un impianto senza prospettive occupazionali. Ma passivi sono rimasti anche i loro insegnanti: “prof. G. Laganà (ITIS ‘Volta’), prof.ssa M. C. Pasini (IIS ‘Sobrero’), prof.ssa B. T. Ferro (Liceo scientifico ‘Galilei’) , prof.ssa V. Fracasso (IIS ‘Balbo – Palli’)” indicati nella velina. 
 
Eppure questi docenti dovrebbero possedere competenza sufficiente per esercitare il ruolo critico dovuto al rispetto della  scienza. Oppure basterebbe che compitassero il nostro comunicato stampa dell’anno scorso (clicca qui) con oggetto: “I nostri allarmi in vista del ‘nuovo’ impianto ‘Aquivion’ a Spinetta Marengo: 9,5 milioni di euro investiti con fondi di Governo e Regione, sottratti ai monitoraggi del sangue della popolazione”. 

Non solo Pfas, anche Bisfenolo.

L’Autorità Ue per la sicurezza alimentare (Efsa),vieta l’utilizzo di Bisfenolo A negli imballaggi. Quale interferente endocrino, come i Pfas, è capace di alterare l’equilibrio ormonale e innescare “effetti nocivi sul sistema immunitario“. Largamente impiegato nella produzione di plastiche e resine, è la sua capacità di trasferirsi nel cibo e nelle bevande, dagli  articoli di consumo come bottiglie di plastica riutilizzabili, refrigeratori per la distribuzione dell’acqua o altri utensili da cucina e, appunto, gli imballaggi.
 
 
Il Movimento di lotta per la salute Maccacaro ha denunciato da anni, anche con esposti alla magistratura https://www.edocr.com/v/rkl0edx8/bajamatase/esposto-4-bisfenolo, l’utilizzo del Bisfenolo nello stabilimento Solvay di Spinetta Marengo: “…questa sostanza senza autorizzazione AIA è da parte della  multinazionale belga -tra i principali produttori nel mondo di Bisfenolo-  ben conosciuta da decenni e volutamente non evidenziata per la sua pericolosità all’ARPA, la quale infatti non l’ha mai cercata nelle analisi a tutela (ASL) della salute delle popolazioni”.  Nessuna Autorità è intervenuta.

Quali outdoor comprare “Pfas-free”.

Ovvero, nel grafico,  quale abbigliamento NON comprare. La ricerca di Ethical Consumer ha esaminato 27 aziende che producono abbigliamento outdoor come pile, giacche impermeabili, scarponcini e zaini, e ha scoperto che l’82% utilizza ancora sostanze per- e polifluoroalchiliche, o PFAS. Leggi anche: Giacche per bambini tossiche: più della metà di quelle testate contengono Pfas
 
La maggior parte dell’inquinamento da PFAS si verifica durante la produzione  (Solvay di Spinetta Marengo è l’unica produttrice in Italia), e quando le sostanze vengono applicate ai tessuti e  quando un prodotto viene gettato via. Ma, essendo i  Pfas  utilizzati negli indumenti da esterno per aiutare i tessuti a respingere l’acqua facendo scivolare via il liquido, addirittura  il processo di invecchiamento del materiale fa sì che gli escursionisti che indossano indumenti da esterno disperdano i Pfas nell’ambiente.  

Valsusa tra inquinamenti e repressioni

Ripartono i cantieri per lo scavo del tratto italiano del tunnel di base del Moncenisio, per la Tav Torino-Lione, malgrado sia emerso un nuovo inquietante problema ambientale in Val di Susa: un’inchiesta di Greenpeace Italia ha scoperto una contaminazione da PFAS nelle acque potabili di oltre 70 Comuni dell’area metropolitana di Torino, di cui ben 19 situati in Val di Susa. In sei Comuni (Bardonecchia, Venaus, Villar Focchiardo, Avigliana, Caprie e Susa), oltre a PFOA le analisi hanno rilevato il C6O4, brevetto di Solvay.  
 
I rilievi, tra i 10 e i 96 nanogrammi per litro, sono molto vicini alla soglia limite di 100 nanogrammi per litro stabilita dal decreto legislativo n.18 del 23 febbraio 2023:  enormemente superiore alle linee guida molto più restrittive di paesi come la Danimarca (il limite per PFOS e PFOA è di soli 2 nanogrammi/litro) o gli Stati Uniti (valori di zero nanogrammi/litro per il PFOA e il PFOS nelle acque potabili).
 
Limite zero, ovvero messa al bando dei Pfas in Italia, ovvero fermata dell’unico produttore Pfas in Italia (Solvay): sono contenuti nel nostro Disegno di Legge (ex senatore Crucioli) che è insabbiato nel Parlamento dalla scorsa legislatura.
 
È plausibile che l’inquinamento in Valsusa  sia causato dai lavori collegati alla Tav. Nel cantiere a La Maddalena di Chiomonte materiali contenenti PFOA vengono usati generalmente come tensioattivi negli scavi di tunnel e gallerie. Successivamente, si depositano nelle terre e rocce che vengono estratte durante gli scavi. Questa ipotesi ha già trovato  conferma per i  tunnel in Svizzera e per il Tav veneto.
 
Altro segnale d’allarme proviene da una ipotesi (clicca qui) che la temperatura interna alla Torino-Lione potrebbe superare, anche di molto, i 60 gradi centigradi, creando una situazione di rischio non superabile con un sistema di raffreddamento.
 
Mentre i cantieri si allargano, la decennale protesta contro la Tav prosegue. Così come la repressione. Dopo aver già scontato mesi di carcere e arresti domiciliari per aver messo in pratica la disobbedienza civile, Nicoletta Dosio è di nuovo ai domiciliari. All’età di 78 anni.

Gli inquinanti eterni trovati nelle lontre inglesi.

Nell’ambito degli studi su alcune forme di cancro femminile (utero, ovaie, seno), associati al rischio di tumori ai testicoli, ai reni, a danni alla fertilità, oltre a  favorire alti livelli di colesterolopubblicata su Environmental Science and Technologya, la nuova ricerca dell’Università di Cardiff, ha scoperto che i forever chemicals sono presenti anche nelle lontre che vivono vicino a fabbriche che li utilizzano: precisamente uno stabilimento che produceva Teflon (come Solvay di Spinetta Marengo) e che ha smesso di utilizzare il PFOA nel 2012.
 
L’accumulo degli  inquinanti eterni nelle lontre, secondo gli scienziati, è causato dal fatto che sono i principali predatori di pesci delle acque dolci britanniche e possono assorbirle attraverso la loro dieta. Infatti Studi recenti hanno trovato i PFAS anche nel pesce.

Pfas ovunque sono cercati.

La contaminazione da Pfas in Italia – in fiumi, laghi e bacini sotterranei – è stata rilevata ovunque è stata cercata, e il Trentino Alto-Adige non fa eccezione.
 
Il report di Greenpeace  – realizzato dopo aver ottenuto i dati ufficiali relativi a sedici regioni tra il 2019 e il 2022 – dimostra quanto è diffusa la contaminazione ambientale  con i controlli che però, nella maggior parte del territorio italiano sono ancora pochi e frammentari, con Puglia, Sardegna, Molise e Calabria in cui, tra il 2017 e il 2019, non risulta alcun monitoraggio.
 
Nello specifico alla situazione del Trentino Alto Adige, limitatamente al  database ISPRA delle Arpa delle province autonome,  la regione si trova al terzultimo posto della particolare graduatoria, con la contaminazione da Pfas che è presente infatti nel 6% dei risultati ottenuti dai controlli effettuati : nel quadriennio preso in considerazione, sono stati circa 3300. Risultato più basso rispetto ai “picchi” di regioni come Basilicata (31%) e Veneto Liguria (30%).  

Pfas in Australia.

L’ultimo allarme proviene dall’Australia dove analisi all’acqua potabile hanno riscontrato elevati livelli di sostanze chimiche potenzialmente cancerogene per la salute umana. Stiamo parlando in particolare di perfluorottano solfonato (noto come PFOS) e acido perfluoroottanico (PFOA). Due sostanze che rientrano nella categoria delle sostanze chimiche PFAS.

Chi inquina non paga.

Anche a Livorno (Solvay di Rosignano docet). La città toscana, con Collesalvetti, è uno dei 42 SIN  Siti d’interesse nazionale: area contaminata classificata dallo Stato come pericolosa per la salute, con aria irrespirabile, e che necessita di bonifiche di suolo, sottosuolo, acque superficiali e sotterranee per evitare danni ambientali e sanitari. Invece, tumori, leucemie e malformazioni in aumento. Eni Enel sott’accusa. Bonifiche al palo: teoricamente a carico dell’inquinatore, poi della Regione Toscana. Sul sito del ministero dell’ambiente si può leggere che le indagini «hanno evidenziato una situazione di rilevante inquinamento nei terreni, nelle acque di falda e nei sedimenti delle aree marino-costiere, correlabile principalmente alle attività condotte all’interno della Raffineria Eni e della centrale termoelettrica Marzocco Enel».
 
Negli studi  di “Sentieri”,  acronimo di “Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e degli Insediamenti Esposti a Rischio da Inquinamento”, su mortalità e ricoveri ospedalieri di circa 173mila abitanti totali,  si può leggere tra l’altro che si registrano aumenti di anomalie congenite – pari a 268,6 per 10mila nati – in particolare per cuore, apparato urinario e genitale, una mortalità in eccesso per tutte le cause del 6 per cento in più per gli uomini e 7 per le donne pari a 131 decessi in più ogni anno, un totale di 8.016 morti nel periodo analizzato tra tumori, malattie di sistema circolatorio, respiratorio, digerente e urinario che hanno portato per lo stesso motivo a 36.084 ricoveri nel medesimo arco di tempo, eccessi di ricoveri ospedalieri per leucemie anche tra gli 0 e 19 anni e per mesoteliomi della pleura (dato sottostimato ma il più alto in Toscana).
 
Oltre alla raffineria e alla centrale termoelettrica, dalle  navi ormeggiate in porto a motore acceso, in città arriva una nube nera: 5 volte il biossido di azoto di tutte le più di 100mila macchine circolanti a Livorno. E con l’ampliamento del progetto Darsena Europa i traffici sono destinati ad aumentare. Siamo perfino vicini ad aree protette come Meloria o Santuario dei cetacei.
 
E’ stato dato il via libera dalla regione Toscana il rinnovo dell’autorizzazione integrata ambientale per il termovalorizzatore di Livorno: situato a circa 2 chilometri dal porto e dalla raffineria Eni di Stagno, l’inceneritore presente da alcuni decenni è al momento spento per un guasto e, in caso di riaccensione, dovrebbe terminare la sua vita a fine 2027. La vicina raffineria ENI invece dovrebbe convertirsi nella terza bioraffineria italiana, dopo Porto Marghera e Gela, per la produzioni di biocarburanti, ma i movimenti politici e comitati cittadini l’etichettano come “scelta sbagliata” visto che “il nuovo regolamento Ue vieta dal 2035 la vendita di auto e furgoni nuovi con motore alimentato a benzina in favore di auto elettriche e a idrogeno”, insieme a perplessità sul rischio alluvionale.
 
Insomma, a Livorno «l’impatto ambientale non sarà ridotto di una virgola». Clicca anche l’ExtraTerrestre https://ilmanifesto.it/livorno-un-sin-stracarico-di-veleni

Priolo: come Dante immaginerebbe oggi un girone dell’inferno.

Il polo industriale di Priolo: tre impianti di raffinazione petrolifera, due stabilimenti chimici, tre centrali elettriche, un cementificio, due fabbriche di gas industriale e decine di aziende dell’indotto.
 
Per inquadrare la catastrofe sanitaria e ambientale, per dare una dimensione ai veleni industriali di ogni tipo che hanno contaminato mare terra aria e  falde acquifere, si pensi che la massa di sostanze tossiche sversate solo nella rada di Augusta ha formato un impasto  con cui, se fosse calcestruzzo, si farebbero 3mila palazzi di 6 piani; si pensi allo scandalo immane del depuratore Ias gestito dalla Regione che dovrebbe smaltire i reflui industriali e quelli urbani di Priolo e Melilli, e che non ha mai depurato nulla fino a passare sotto sequestro nel 2022; si pensi che è stato accertato che la possibilità di sviluppare un tumore in conseguenza dell’inquinamento delle zona è la stessa sia per chi lavora nelle fabbriche del polo, sia per chi vive nella zona.
 
Il mare colore veleno (Fazi Editore, 18 euro) scritto dal giornalista Fabio Lo Verso,  spiega perché la sentenza 105 della Corte Costituzionale con riguardo al “Decreto Priolo” può davvero rappresentare una svolta nel modo in cui l’Italia guarda alle industrie inquinanti, cambiando la tendenza ad anteporre i posti di lavoro alla salute delle persone e dell’ambiente. Il libro sul “posto più inquinato d’Italia” ha raccolto le testimonianze di attivisti, ex operai, sindaci, politici, procuratori, esponenti della comunità scientifica e difensori dell’industria, ma anche gente comune, famiglie colpite da gravissimi lutti, per raccontare “il quadrilatero della morte” del più grande polo petrolchimico d’Italia, quel polo che il governo Meloni ha cercato di sollevare dalle responsabilità ambientali in nome “dei settori produttivi strategici”, mentre le popolazioni sono sotto ricatto occupazionale.

Lo spettro del Keu in mezza Toscana.

Il keu è un residuo di produzione derivante dal trattamento dei fanghi prodotti dagli scarti della concia delle pelli; i fanghi non trattati, o non adeguatamente trattati, si caratterizzano come rifiuto e contengono elementi nocivi per la salute;  nei casi di «concia al cromo», infatti, l’agente di concia è per regola costituito da sali di cromo in forma trivalente.
 
Per presenza di Keu, secondo la Direzione Distrettuale Antimafia di Firenze sono stati scaricati a tonnellate in 13 siti sparsi in mezza Toscana. In attesa che l’udienza preliminare decolli (rischiano il processo 24 persone e 6 società), il M5S invoca lo stanziamento di risorse regionali per “uno studio focalizzato sull’incidenza di malattie correlabili al Keu nelle province di Firenze, Pisa e Arezzo dove sono distribuiti i 13 siti inquinati attualmente noti”. Ma non solo: “Oggi sappiamo che ci sono almeno altri 60 siti inquinati soggetti a indagini, che dovranno essere messi in sicurezza e bonificati . Se per questi l’inchiesta in corso limita la possibilità di azione, è fondamentale avviare subito un monitoraggio nelle aree già identificate e prepararsi a intervenire sulle altre, nonché uno studio epidemiologico”.

8 chilometri di bellezza deturpati da una terra dei fuochi mafiosa.

Tra Vittoria e Acate Marina, nel Ragusano, il tratto di costa, da dove arrivano pomodori e peperoni in uno dei mercati ortofrutticoli più grandi di Italia,  si trasforma in una terra dei fuochi senza controllo. Non sono “semplici” incendi estivi:, sono roghi di plastica che viene dalle serre, raccolta e poi bruciata nei terreni, molti dei quali sequestrati e poi abbandonati. Le cosiddette fumarole  ammorbano l’aria e non  permettono neanche di aprire le finestre per il troppo caldo. Dune di plastica  si creano nelle serre a pochi passi dal mare, la plastica viene smaltita in spiaggia e poi bruciata. Il vento ricompone le dune, e sotto il velo della sabbia rimane la plastica bruciata.
 
Tutto questo perché la filiera dello smaltimento dei rifiuti agricoli è in mano alla criminalità organizzata.

Record storico di 120 milioni di rifugiati.

Il numero delle persone in fuga nel mondo sono quest’anno 120 milioni, nuova cifra record.

È la conseguenza del mancato mantenimento della pace e dell’assenza di sicurezza in tantissimi Paesi. È quanto emerge dal nuovo rapporto Global Trends dell’Unhcr, Agenzia Onu per i rifugiati, diffuso alla vigilia della Giornata mondiale del rifugiato. In un comunicato, l’Unhcr sottolinea che “nonostante una narrativa dai toni spesso emergenziali e che tende a sovrastimare la portata reale dei flussi verso l’Italia e l’Europa, il 75% dei rifugiati viene accolto nei Paesi a basso e medio reddito. Lo scorso anno, sono state poco meno di 160mila le persone sbarcate sulle coste italiane”.

I paperoni e i paperini.

Poco meno di 50.000 persone in Italia (lo 0,1% degli italiani più ricchi) possiedono una ricchezza tre volte superiore a quella dei 25 milioni di italiani più poveri. 

Diverse fonti autorevoli confermano questa disparità preoccupante. Clicca qui. Le analisi e i dati di organizzazioni come Oxfam Italia e il Manifesto degli Economisti offrono un quadro preoccupante e sottolineano l’urgenza di politiche volte a ridurre le diseguaglianze e garantire una maggiore equità sociale.

La disuguaglianza in Italia rimane una realtà drammatica, con un divario sempre più ampio tra i più ricchi e i più poveri.

La povertà è ai massimi storici.

Il Report statistico Povertà 2024 della Caritas, incontrate e supportate 269.689 persone, registra che in Italia nel 2023 la povertà è ai massimi storici: dal 2019 il numero delle persone che bussano a parrocchie e diocesi in cerca di aiuto è esploso: l’aumento in quattro anni è stato del 40,7%sul 2019, gli Isee familiari medi degli assistiti sono di 4.316 euro, poco più di 350 euro al mese, due persone su tre sono genitori e le famiglie con figli minori sono quasi 151 mila, il 55,9% del totale. “Sono proprio i bambini sino a 3 anni a registrare l’incidenza più alta di povertà assoluta, pari al 14,7% a fronte del 9,8% della popolazione complessiva. Praticamente oggi, più di un bambino su 7 sino a 3 anni è povero in termini assoluti e lo sono ovviamente anche i suoi genitori. Nascere e crescere in una famiglia povera può essere il preludio di un futuro e di una vita connotata nella sua interezza da stati di deprivazione e povertà, anche in virtù del nesso che esiste tra povertà economica e povertà educativa”, osserva la Caritas.

Situazione in Italia secondo Unicef: 1,4 milioni di bambini e adolescenti in povertà assoluta. Clicca qui.

12 anni di carcere per aver aiutato un uomo affetto da sclerosi multipla costretto a raggiungere la Svizzera per porre fine alla sua sofferenza.

Nelle prossime ore la Corte Costituzionale sarà chiamata a pronunciarsi sul pietoso aiuto fornito a Massimiliano, toscano 44enne affetto da sclerosi multipla. Massimiliano (detto “Mib”) fu aiutato da Marco Cappato, rappresentante legale dell’Associazione Soccorso Civile, da Chiara Lalli e Felicetta Maltese a raggiungere la Svizzera per accedere alla morte volontaria assistita. Per poter compiere liberamente il suo ultimo passo in questa vita, Mib era stato costretto a espatriare in Svizzera nonostante fosse totalmente dipendente dall’assistenza di terze persone per sopravvivere e affetto da una patologia irreversibile.
 
Sebbene deciso a porre fine alla propria atroce sofferenza, in Italia Massimiliano avrebbe potuto incontrare ostacoli nell’accedere all’aiuto medico alla morte volontaria, diritto già riconosciuto da una sentenza del 2019 ma subordinato alla dipendenza da un trattamento di sostegno vitale inteso in senso restrittivo (come per esempio la ventilazione meccanica). Dopo averlo aiutato, Marco, Chiara e Felicetta si autodenunciarono ai Carabinieri di Firenze per l’aiuto fornito. Ora, se la Consulta dovesse riconfermare l’interpretazione restrittiva, Marco, Chiara e Felicetta andrebbero in galera per essere stati solidali con un essere umano morente e con la propria idea della dignità della vita umana su questa terra.
 
Così come nessuno deve poter legiferare nel presunto nome di Dio, nessuno Stato dovrebbe imporre agli individui la propria legge sulle questioni ultime e sulle questioni prime. Inizio e fine della vita, alfa e omega, dovrebbero essere lasciate alla sovranità dell’individuo su se stesso.

Inquinamento urbano: responsabili gli amministratori o… la pianura padana?

“Per la prima volta in Italia si terrà un processo penale per inquinamento ambientale colposo nei confronti degli amministratori pubblici regionali e comunali che hanno avuto una responsabilità sulla qualità dell’aria a Torino” mette in rilevo Simone Bauducco su Il Fatto. “Sette gli imputati, tra i quali gli ex sindaci Piero Fassino e Chiara Appendino e l’ex presidente della Regione Sergio Chiamparino. Dovranno rispondere del reato di inquinamento ambientale colposo per il periodo 2015-2019. Secondo l’accusa, non avrebbero adottato misure efficaci per evitare il continuo sforamento dei limiti di concentrazione degli inquinanti nell’aria stabiliti dalla legge, sforamenti che hanno determinato, secondo i consulenti tecnici della Procura della Repubblica, oltre mille morti premature e numerosi ricoveri ospedalieri.”
“Un processo pioniere a livello italiano.” enfatizza il giornale “Non era mai accaduto prima che i rappresentanti di un ente pubblico venissero rinviati a giudizio per questo reato. In passato altre inchieste in altre città non avevano superato il vaglio del giudice”.
 
Infatti, sfogliamo  a pagina 420 di “Ambiente Delitto Perfetto” (Barbara Tartaglione e Lino Balza) il capitolo “L’incompetenza scientifica dei giudici in materia di reati ambientali”.
 
Siamo appunto nel periodo preso in esame dal tribunale di Torino: Nel 2015, l’archiviazione-prescrizione-assoluzione del Gip Paolo Bargero impedisce addirittura l’avvio, a carico del sindaco di Alessandria, Piercarlo Fabbio,  del procedimento penale promosso ben 9 anni prima dalla nostra Associazione  con  denuncia per omissioni di atti di ufficio nella tutela della salute pubblica. Viene così rilasciata licenza di impunità a tutti i sindaci presenti e futuri, che è anche la condanna ai cittadini di ammalarsi e morire per lo smog urbano. L’escamotage del PM Giancarlo Vona, nel chiedere l’archiviazione, è consistito nel sostituire come capo di imputazione l’art. 328 (omissione di atti di ufficio) che prevede la reclusione,  con l’art. 674 (getto pericoloso di cose) che prevede la contravvenzione pecuniaria. Il Gip, dopo nove anni, appena subentrato alla collega che aveva invece accolto le nostre richieste  di supplementi di indagini, non ha neppure letto l’esposto  basato sull’art. 328, si è risparmiato la lettura del volume di documenti e perizie (90 pagine e successivi supplementi), e ha ordinato  con una  striminzita paginetta di 11 pagine l’archiviazione per prescrizione.”. Nelle motivazioni del Gip: il reato non è attribuibile alle Amministrazioni bensì… alla Pianura Padana (sic).

La fine del “grande” e “grosso” vincitore del Premio Attila?

Il “Premio Attila” “ad imperitura memoria dei nostri figli peggiori”, è nel suo genere la più alta onorificenza italiana… dopo il Festival di Sanremo. Vincitori i nostri figli peggiori: industriali, politici, amministratori che nel corso dell’anno si sono particolarmente distinti a danno dell’ambiente, della salute e della pace (la raccolta dei Premi Attila, dal 2004, è disponibile a chi ne fa richiesta).

Fabrizio Palenzona è stato (2005) uno dei prestigiosi vincitori. Nel corso degli anni ha  fatto sempre meno notizia la sua accumulazione “seriale” di cariche: è arrivato a posare l’abbondante deretano contemporaneamente su 18 poltrone (a riguardo si consulti il curriculum da sé medesimo entusiasmato) tra cui: Vice Presidente di Confcommercio, Vice Presidente di UniCredit, membro del Comitato Esecutivo di Mediobanca, Presidente di AISCAT (Associazione Italiana Società Concessionarie Autostrade e Trafori), Presidente di Assaeroporti, Presidente di Conftrasporto, Presidente di ADR – Aeroporti di Roma, Presidente di Impregilo, Presidente di Gemina, eccetera.

Ebbene, a parte gli intervalli delle vicende giudiziarie, che abbiamo cercato di aggiornare, oggi fa notizia, fragorosa e improvvisa, il suo addio  alla presidenza della Fondazione Crt (Cassa di Risparmio di Torino,  la terza fondazione italiana per patrimonio dopo Cariplo e Compagnia di Sanpaolo) il cui vertice aveva conquistato sgomitando non poco nell’aprile 2023.  
 
Anzi, vi diremo di più: ancora in vetta a Prelioslascia di colpo anche le cariche di Bcube Cargo e delle due controllate nel settore della logistica aeroportuale: Malpensa Logistica Europa e Fiumicino Logistica Europa (la potente famiglia Bonzano).
 
Disinteressati come siamo a questa “defenestrazione” che nella “faida” sarebbe, a detta degli ambienti finanziari, “la punta dell’iceberg di uno scontro oceanico che sta mettendo in movimento l’intero assetto bancario e finanziario italiano”, noi avremmo accolto con irrefrenabile gioia un tonfo di questo storico  nemico egli ambientalisti (definiti “asini raglianti”), invece ci angosciano dubbi perché Palenzona giustifica le “dimissioni” per “motivi personali” e per “sopraggiunti impegni professionali che impedirebbero lo svolgimento degli incarichi”. Temiamo cioè, rinunciando anche a fare il “re fatoccio” che si arrampichi su altre poltrone: non ci convince, purtroppo, che sia  caduto improvvisamente quando sembrava un uomo imbattibile.
 
Certo, Palenzona era diventato troppo ingombrante e disinvolto fra i corridoi della fondazione torinese, accusato di utilizzarne le risorse e il prestigio in  troppe partite giocate e soprattutto tentate (es. un centro di ricerca enologico nella provincia di Alessandria, l’acquisizione di Preliosimmobili + crediti deteriorati)  A questo si aggiunge la posizione di rendita da “grande capo” dei camionisti costruita nei decenni insieme ai Benetton e ai Gavio e divenuta centrale nel sistema autostradale (la Fondazione CRT detiene il 5,2% di Mundys/ex Atlantia/Benetton). Tutto ciò in aggiunta alle ancora più grandi manovre – sempre per tramite delle partecipazioni della Fondazione CRT – sui futuri equilibri di Generali e Mediobanca (bordeggiando fra Unicredit e Banca Intesa, fra Caltagirone, Orcel e Benetton)queste sarebbero, appunto senza la copertura di CRT,  le sue più grosse sconfitte.
 
Insomma il “millepiedi” ha esagerato, sentendosi protetto dalla Meloni. Invece i rapporti di forza dell’uomo per tutte le stagioni si sono stravolti e il ministro dell’economia Giorgetti non lo ha soccorsoAnche perché Francesco Gaetano Caltagirone, con una giravolta, dimenticando la sua antica amicizia con il capo dei camionisti, l’ha infilzato sui suoi giornali  temendo  le sue mosse troppo “indipendenti” per controllare il colosso sulle Assicurazioni Generali. Infine la Banca d’Italia ha messo in stand by il dossier Prelios per la sensibilità dei suoi contenuti e dei suoi potenziali acquirenti.
 
Che sia davvero una Caporetto, il segno evidente della fine del  grande gioco di un uomo più grosso che grande? Grosso come conto in banca, indubbiamente. Tutto grasso che cola.

Un mondo di sfollati.

120 milioni di persone sono rimaste senza casa. I dati Unhcr 2024 sulle migrazioni.
 
Fuggono per il clima o per le guerre. Più spesso, per il clima e le guerre insieme. Ma lungi dal riversarsi in massa nel ricco ‘Occidente’, anche se sono sempre di più, quasi sempre sfollano all’interno del proprio Paese o nei Paesi vicini, anch’essi a basso o medio reddito. E quando possono, se possono, tornano a casa, che è ciò che desiderano di più. È la fotografia fatta da Global Trends 2024, ultimo rapporto dell’Unhcr, Agenzia Onu per i Rifugiati.
 
(Continua a leggere)

Due anni di massacri che si dovevano evitare.

Cliccando qui, abbiamo a confronto il Piano di Pace di Putin e il Piano di Pace di Zelenski nel 2024,  nonchè quello discusso nel 2022.
 
Nel 2024, quello russo è più attinente alla realtà delle attuali forze in campo, mentre quello ucraino appare assai datato. Indubbiamente le due proposte, prese alla lettera, si dimostrano non conciliabili, ben più distanti da quelle (bozza di Istanbul) delle due delegazioni –russa e ucraina- della primavera del 2022: prima dei veti americano e inglese che spinsero Zelenski ad una resistenza ad oltranza.
 
 A parte quelli occidentali, soprattutto i più grandi paesi, Brasile, India, Cina, i “Brics”, ma anche Arabia Saudita, Sudafrica, Emirati Arabi, Colombia, Messico, Libia, Armenia, Indonesia, Thailandia e Vaticano, non hanno preso posizione contro la  Russia. La Cina ha lanciato un messaggio. “Kiev e Mosca si incontrino a metà strada”: mira ad un piano di pace alternativo in sei punti approvato col Brasile dei Brics, una via di mezzo, un compromesso che per gli ucraini sarà senza scampo territorialmente più negativo di quello possibile nel 2022 (senza centinaia di migliaia di morti!!). Nel nostro piccolo, con buon senso (vedi cartina demografica) proponemmo l’autodeterminazione: l’ONU organizzi referendum in DonetskLuganskZaporizhzhia e Kherson, nei quali i cittadini scelgano se far parte della Russia o dell’Ucraina.

Buzzz ronzio della comunicazione internet.

Il Sito web www.buzzz.blog è un laboratorio di racconti e testimonianze di strada fondato nel 2021. Buzzz è una parola onomatopeica che richiama il ronzio delle api.

Nel gergo della “community online” rappresenta il passaparola generato dai naviganti di Internet, quindi la possibilità di raggiungere, nel minor tempo, il maggior numero di persone. Buzzz è un testimone impegnato a garantire un’onesta narrazione che è alla base di una società in continuo confronto. Organizza anche proiezioni di documentari e presentazioni di libri, per un continuo confronto teso a costruire una critica collettiva.

Segue costantemente anche le vicende legate al polo chimico Solvay di Spinetta Marengo Alessandria (clicca qui un recente commento), anzi ha in programma di istituire una rubrica fissa.

Tutti vicini a Fabio, ricoverato alla Casa dei Risvegli di Bologna.

Fabio, che avrebbe dovuto affrontare gli esami di maturità all’Aldini Valeriani di Bologna, è in coma, ricoverato alla Casa dei Risvegli Luca De Nigris, l’innovativa struttura di riabilitazione e ricerca voluta dall’Associazione Gli Amici di Luca. I compagni hanno realizzato uno striscione con la scritta “Fabio rimettiti presto”, mentre Fulvio De Nigris e Maria Vaccari, fondatori degli Amici di Luca, sono andati nella sua scuola a spiegare cosa si fa nella Casa dei Risvegli. Con loro Maria Laura Muratori che ha vissuto l’esperienza del coma e il percorso che l’ha portata al risveglio (continua…)

Siamo noi, donne con disabilità, che dobbiamo far sentire la nostra voce!

«Dobbiamo essere per prime noi donne con disabilità ad imparare a chiedere e a spiegare il nostro punto di vista, ad essere intransigenti verso chi ci sottostima per la nostra condizione, raccontarci e non lasciare che altri lo facciano per noi. La storia, anche quella delle pari opportunità, procede a cicli e talora sembra di regredire, come quando una grandinata rovina il raccolto non ancora maturo. Siamo noi, ragazze e donne con disabilità, ad avere il diritto-dovere di fermare le derive che talvolta si affacciano e minacciano di rovinare la nostra buona semina» (continua…)

Biancaneve e i 6 nani.

Sedicenti  “I 7 Grandi”.

Da sinistra verso destra: Scholz (ha appena perso le elezioni), Trudeau (risultati più bassi degli ultimi anni, non sarà rieletto), Macron (ha appena perso le elezioni, non sarà rieletto presidente), Biden (non sarà rieletto), Kishida (indice di gradimento in calo), Sunak (perderà a breve le elezioni).

Mentre a Brindisi  i G7 brindano, gli  attivisti pacifisti  protestano con un cavallo di Troia  anti G7, confidando che nella sua pancia esca fuori Papa Francesco.

Nicoletta avrebbe fatto onore al parlamento europeo.

Nicoletta Dosio, la storica attivista del movimento NoTav in Val Susa, da inizio giugno è di nuovo costretta ai domiciliari per un anno e nove mesi. Aveva già passato tre mesi in carcere nel 2020, seguiti dai domiciliari dati per il Covid, come misure preventive a seguito di episodi di disobbedienza civile risalenti al 2012 e poi al 2015-2016. 
 
Essendo… evasa dai domiciliari per assemblee e manifestazioni, ora si aggiunge l’ingiunzione del foglio di via, arrivata da pochi giorni, che vieta alla Dosio il permesso di visitare o sostare nei comuni di Venaus, San Didero, Bruzolo, Chiomonte, Giaglione (abituali luoghi di assemblea e riunione del Movimento No Tav) in quanto «persona socialmente pericolosa». 
L’accanimento giudiziario su Nicoletta è ancora più incomprensibile perché la donna, 78 anni, è alle prese con la malattia terminale di suo marito non può  ricevere visite di amici, solo personale sanitario, parenti stretti e avvocati.  Dunque  una punizione inflitta anche al marito morente, un carcere allargato alla famiglia.
 
In quanto  «persona socialmente pericolosa», Nicoletta non ha mai usato violenza su nessuno, ha partecipato a manifestazioni contro i cantieri Tav al più tirando giù i Jersey per fermare la devastazione ambientale in Val Susa e prendendosi manganellate e lacrimogeni. Clicca qui l’intervista a Il Manifesto: “Disobbedire ad una ingiustizia è un dovere”. 

Il G7 visto da Pechino.

Nella vignetta di Bantonglaoatang ripresa al Global Times, organo di propaganda del Pcc, si vedono i membri del summit protagonisti di una versione rivista dell’Ultima Cena di Leonardo con teste di animale che si spartiscono una torta a forma di mappa cinese. In alto la scritta: “Così possiamo ancora governare il mondo”. Si vede un’aquila che indossa una bombetta con sopra una bandiera americana e stampa moneta da una piccola macchina che produce banconote, ma con un rotolo di carta igienica, e un debito che sale da 2mila a 8mila miliardi di dollari. Tra gli animali intorno  ci sono il leone britannico , il castoro canadese, lupo italiano…
 
L’immagine, che è diventata virale sui social cinesi, dipinge le sette potenze come un gruppo di affamati sfruttatori pronti a fiondarsi su tutto ciò che può generare profitto per loro, colpendo coloro che ritengono propri nemici sotto la guida degli Stati Unitiprincipale competitor internazionale di Pechino, avvertendo: “Sono finiti i tempi in cui era un ristretto numero di Paesi a governare il mondo”.
 

Lula sferza i leader del G7: mentre banchettano aumenta la fame nel mondo.

Voce fuori dal coro al G7 quella di Lula Da Silva, il presidente del Brasile: è urgente la necessità di aiutare i più bisognosi, in particolare quelli affamati e dimenticati dai leader del G7. La sua proposta di creare una task force per combattere la fame nel mondo è un passo importante verso una maggiore giustizia e solidarietà globale.
 
E’ ora di tassare i super ricchi per finanziare questi sforzi.  Occorre agire subito perché per la prima volta in questo secolo la fame, invece di arretrare, avanza. E questo spiega perché tanti migranti affrontino la morte in mare piuttosto che rassegnarsi a una vita priva di futuro. Occorre agire energicamente e non solo attraverso soffici discorsi di circostanza sulla lotta alla fame, fra un buffet e l’altro, nel chiacchiericcio da salotto sulle smorfie e i sorrisi di circostanza dei grandi della Terra nei resort di lusso o asserragliati nel castello svevo di Brindisi a brindare, protetti dai cecchini appostati sui tetti.
 
Tassare i super ricchi è dunque la cosa giusta da fare oggi. Ma proprio oggi Biden volerà negli Stati Uniti dai super ricchi per farsi finanziare la campagna elettorale e spedire armi per far massacrare gli ucraini. 

39.000 firme per la libertà di Leonard Peltier.

L’attivista indiano americano è stato detenuto per più di 45 anni: accusato di omicidio e condannato a vita nel 1977, ma molti sostengono che la sua condanna sia stata ingiusta e che egli sia stato vittima di una persecuzione politica. La campagna per la sua liberazione è stata guidata da Amnesty International, Change.Org e altre organizzazioni che sostengono i diritti umani e la giustizia sociale, e ha conseguito un sostegno significativo, con più di 39.000 firme raccolte attraverso petizioni online e lettere da parte di organizzazioni e individui da tutto il mondo. Clicca qui.

Giù le mani dall’Acquedotto Pugliese!

Attacco finale del governo Meloni alla gestione pubblica dell’Acquedotto Pugliese, portato avanti attraverso l’impugnazione della legge regionale n.14/2024, con la quale la Regione Puglia consente l’ingresso ai comuni pugliesi nelle quote di partecipazione alla gestione del Servizio Idrico Integrato regionale.
Il Governo si fa forte di un pronunciamento dell’Autorità Garante della Concorrenza, ma la posta in gioco è chiara ed evidente: nel 2025 scade la concessione dell’affidamento pubblico dell’Acquedotto Pugliese e il governo vuole aprire la strada alla privatizzazione del servizio.

Sostegno a disertori e obiettori di coscienza.

Contro l’incriminazione palesemente arbitraria di Yurii Sheliazhenko, Segretario Esecutivo del Movimento Pacifista Ucraino e membro del Consiglio Direttivo dell’EBCO, studioso e ricercatore della nonviolenza, seguace dell’etica gandhiana e riconosciuto a livello internazionale come uno dei maggiori esperti di risoluzione dei conflitti senza ricorso alla guerra. Clicca qui.
 
Condannando fermamente le irruzioni, i fermi e le pratiche di reclutamento forzato attuate dalle autorità russe a Mosca , che non rispettano il diritto umano all’obiezione di coscienza al servizio militare, che è intrinseco alla libertà di pensiero, coscienza e religione, garantito dall’articolo 18 del Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici (ICCPR). Clicca qui
 
EBCO, WRI, Connection e.V. e IFOR esprimono solidarietà agli obiettori di coscienza al servizio militare in Russia, Bielorussia e Ucraina, e continuano a lavorare sulla campagna #ObjectWarCampaign, che sostiene e organizza la solidarietà per gli obiettori di coscienza di questi paesi. Per un rapporto dettagliato sulla situazione degli obiettori di coscienza in Russia, così come in Ucraina e Bielorussia, si veda l’ultimo Rapporto Annuale di EBCO “Obiezione di Coscienza al Servizio Militare in Europa 2023/24”, disponibile sul sito web di EBCO (www.ebco-beoc.org).

Cgil, superate 500 mila firme per i referendum.

clicca qui  https://www.cgil.it/referendum

La soglia delle 500 mila firme per presentare i quattro referendum popolari è stata raggiunta. La Cgil chiamerà i cittadini a esprimersi sulle norme dei licenziamenti previste dal Jobs Act, ma anche per introdurre l’obbligo di causale per i contratti a termine e la responsabilità del committente di un appalto nel caso di incidente sul lavoro. Il sindacato parla di “grande interesse” raccolto sui temi proposti. Per la Cgil, che ha finora contato 582.244 firme, si tratta di una battaglia “per un lavoro stabile, dignitoso, tutelato e sicuro”.

Meglio deportarli in Albania.

Sono stati istituiti nel 1998 da un governo di centro-sinistra con il nome di CPT, poi denominati CIE e infine rinominati CPR (Centri di Permanenza per i Rimpatri) e hanno molto in comune con i cosiddetti hotspot per migranti sui quali oggi si costruiscono le campagne elettorali. Restano prigioni nelle quale vengono recluse persone che non hanno commesso alcun reato ma non hanno i documenti in regola. Quattro nuclei familiari sospesi in un limbo che attendono di sapere se i loro cari torneranno a casa o saranno allontanati per sempre dall’Italia sono i protagonisti di uno dei migliori documentari sui CPR, Limbo, prodotto da Zalab in collaborazione con Rai3 qualche anno fa, e realizzato da Matteo Calore e Gustav Hofer. Il limbo dell’inferno non è lontano, abita nelle nostre città, solo che abbiamo imparato ad abituarci alla sua presenza. Meglio deportarli in Albania. Clicca qui.

Picconare il “Rosatellum” e frenare l’astensionismo.

Il neocostituito comitato promotore del referendum per l’abrogazione parziale delle attuali leggi elettorali per la Camera e per il Senato (il cosiddetto Rosatellum) ha presentato i quesiti referendari appena depositati al competente Ufficio presso la Suprema Corte di Cassazione.
 
Per approfondire:

Un G7 dove cresce la violenza mafiosa, la Cnn stronca la scelta della Puglia.

Reportage alla vigilia del vertice dei leader mondiali: “La violenza di tipo mafioso è in aumento nella stessa regione italiana dove i leader del G7 si incontreranno”. 
 
Tutta la gestione economica del G7 di Puglia a partire da Borgo Egnazia è dentro un sistema economico/politico affaristico, oggi legato mani e piedi al Governo Meloni.