Amnesty International: genocidio di Israele.

Vengono definiti atti di genocidio quelli commessi con “l’intento di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo protetto”, come ad esempio un gruppo nazionale, etnico, religioso o razziale. Partendo da questa definizione, lo scorso 29 dicembre, il governo sudafricano ha presentato alla Corte internazionale di giustizia dell’Aia un’istanza contro Israele, riguardante la presunta violazione da parte di Israele degli obblighi derivanti dalla Convenzione sulla prevenzione e repressione del delitto di genocidio, in reazione al violento attacco di Hamas del 7 ottobre 2023.

Tra le prove utilizzate dal Sudafrica per sostenere la denuncia presso la Corte ci sono anche i dati raccolti da Amnesty International, che ha documentato in modo schiacciante crimini di guerra e altri crimini di diritto internazionale commessi da Israele nei suoi intensi bombardamenti contro la Striscia di Gaza: attacchi diretti contro civili e obiettivi civili, attacchi indiscriminati e altri attacchi illegali, trasferimenti forzati di civili e punizioni collettive contro la popolazione civile. Nella denuncia del Sudafrica, vengono citate le ricerche di Amnesty International secondo le quali il sistema israeliano di dominazione e oppressione ai danni dei palestinesi costituisce apartheid. Il 26 gennaio, la Corte ha emesso delle misure cautelari, mentre ci vorrà molto più tempo per analizzare l’accusa di presunto genocidio commesso ai danni del popolo palestinese.

Con 15 voti a favore e due contrari, la Corte internazionale di giustizia ha stabilito sei misure cautelari, tra cui l’obbligo per Israele di astenersi da atti contemplati dalla Convenzione sul genocidio, di prevenire e punire l’incitamento diretto e pubblico al genocidio, nonchè di adottare misure immediate ed efficaci per garantire l’assistenza umanitaria ai civili nella Striscia di Gaza. In modo cruciale, la Corte ha anche ordinato a Israele di conservare le prove del genocidio e di presentare entro un mese una relazione dettagliata alla Corte su tutte le misure adottate in conformità con la sua disposizione. La decisione della Corte internazionale di giustizia di emanare misure cautelari in risposta alla denuncia di genocidio presentata dal Sudafrica contro Israele rappresenta un passo significativo che potrebbe contribuire a salvaguardare la popolazione palestinese nella Striscia di Gaza occupata, evitandole ulteriori sofferenze e danni irreparabili. Ma soprattutto dimostra che c’è ancora speranza per la giustizia internazionale.

Due terrorismi. Israele: terrorismo di stato, Hamas: terrorismo non statale.

Il Procuratore presso la Corte penale internazionale (CPI) chiede mandati di arresto per esponenti di spicco di Hamas e israeliani con l’accusa di crimini di guerra e crimini contro l’umanità per gli attacchi del 7 ottobre contro Israele e la successiva invasione  a Gaza. Rispettivamente: per il leader Yahya Sinwar, il capo politico Ismail Haniyeh e il leader del braccio armato Mohammed Diab Ibrahim al-Masri, meglio conosciuto come Mohammed Deif e per il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il ministro della Difesa Yoav Gallant.

Clicca qui un giudizio di Alessandro Orsini su Netanyahu, (accusato di “avere causato lo sterminio, di avere causato la fame come metodo di guerra, compresa la negazione di forniture di aiuti umanitari, di avere deliberatamente preso di mira i civili durante il conflitto”), nel quale sostiene che scaricare tutte le colpe su di lui è la strategia cognitiva autoassolutoria tipica dell’uomo eurocentrico. Le democrazie occidentali sono corresponsabili della tragedia dei palestinesi. Dire che Netanyahu ne è il solo responsabile è un’affermazione anti-scientifica”.