Continuano ad essere campionati i Pfas nei territori della provincia di Alessandria raggiunti dagli inquinamenti terra-aria-acqua della Solvay di Spinetta Marengo.
Nel capoluogo, insieme ai Pfas della centralina Arpa dell’Istituto Volta, le analisi di Asl su dieci pozzi dell’acquedotto di Alessandria hanno riscontrato valori sensibili di Pfas. L’Asl è abbastanza reticente a informare su queste novità: si trincera dietro i regolamenti per non riferire l’ubicazione precisa dei pozzi, nè precisare se trattasi di Pfoa o C6O4 e/o altri Pfas, e per rassicurare genericamente sulla potabilità dell’acqua. Potrebbe trattarsi di pozzi che pescano dalla falda superficiale. Se non è già avvenuto, però dalla falda superiore i Pfas sono inevitabilmente destinati, nel prosieguo dell’inquinamento, a scendere nella falda profonda avvelenando gli altri pozzi.
Nel contempo, abbondano spettacolari masse di schiume Pfas sulla Bormida in corrispondenza dello scarico Solvay, mentre all’interno dello stabilimento l’Asl accorre riscontrando campionamenti di schiuma nelle vasche che raccolgono le acque tecnologiche e le acque provenienti dal trattamento chimico-fisico-biologico; e addirittura ferma il reattore e la linea E dell’impianto Tecnoflon, il più importante dello stabilimento.
Nel contempo, sono emblematici i risultati di C6O4 e ADV nel sangue scaturiti dal “mini monitoraggio sperimentale” della Regione Piemonte, molto mini e molto sperimentale -oltre che con decenni di ritardo- in quanto limitato a 127 persone -volutamente- pescate lontano dal polo chimico Solvay del sobborgo Spinetta Marengo di Alessandria, ovvero nei Comuni di Montecastello, Cassine, Castellazzo Bormida, Frascaro, Sezzadio, Basaluzzo, Bosco Marengo, Capriata d’Orba, Frugarolo, Castelspina, Casal Cermelli.
Nel contempo, il sindaco di Alessandria, anche questa volta, di fronte a tante drammatiche risultanze, e malgrado tutte le nostre contestazioni,
non ha alcuna intenzione di emanare, come gli competerebbe quale massima autorità sanitaria locale, ordinanza di fermata delle produzioni: decisione che vorrebbe rifilare alla complicità di Regione e Provincia.