Dopo il Veneto, la Lombardia e il Piemonte, Greenpeace ha rivolto le indagini alla Toscana, per analizzare la concentrazione dei Pfas nei corsi d’acqua vicini agli scarichi dei distretti dell’industria conciaria, tessile, florovivaistica e della carta, e per verificare se la presenza di questi distretti contribuisca alla contaminazione ambientale. I campionamenti sono stati effettuati per lo più nei fiumi sia a monte che a valle di questi noti impianti di depurazione industriale: il consorzio Torrente Pescia e Aquapur (distretto carta); i depuratori del distretto conciario (depuratore Aquarno) e del cuoio (depuratore Cuoio-Depur, che scarica nel Rio Malucco); i fiumi Ombrone, Bisenzio e Fosso Calicino (distretto tessile); il torrente Brana (distretto florovivaistico).
Le concentrazioni più elevate sono state rilevate nel Rio Malucco, nel Fosso Calicino, nel fiume Ombrone e nel Rio Frizzone a Porcari a valle del depuratore Aquapur. Nel fiume Ombrone la concentrazione a valle del distretto tessile è risultata circa 20 volte superiore rispetto a monte, mentre nel Rio Frizzone a valle del depuratore la presenza di PFAS era di circa 9 volte rispetto a monte.
Le contaminazioni più preoccupanti sono a valle di uno dei depuratori del distretto tessile a Prato, quello di Calice (4.800 nanogrammi/litro), seguito dal canale Usciana a valle del depuratore Aquarno che riceve gli scarichi del distretto conciario (4.500 nanogrammi/litro) e nel Rio Frizzone a valle del depuratore Aquapur (3.900 nanogrammi/litro) a Porcari, nel distretto cartario lucchese” .
Sono casi ben documentati da almeno dieci anni, ma la Regione Toscana non ha mai affrontato seriamente il problema, né adottato un provvedimento sugli scarichi industriali.
Ben prima, a Prato un gruppo di aziende tessili ha eliminato Pfas dal 2016.