Ristampa straordinaria del secondo volume.

Premesso che i nostri libri sono stampati a spese degli autori e il ricavato interamente devoluto alla ricerca per la cura del mesotelioma, e che il volume secondo di ”Ambiente Delitto Perfetto” è esaurito in stampa, abbiamo proposto di stamparlo in numero limitato (e dunque costoso) di copie. Informiamo quanti ci hanno chiesto il prezzo , che la miglior tipografia chiede 20 euro per stampa in nero e 50 a colori. Chi intende usufruirne è invitato a segnalare la propria disponibilità a lino.balza.2019@gmail.com.

Stanno per iniziare  il secondo e forse ultimo processo alla Solvay di Spinetta Marengo e la prima Class action in Italia. A qualunque storico o giornalista, e non solo, che volesse seguire il prossimo procedimento in Corte di Assise di Alessandria sarebbe estremamente utile la conoscenza della genesi storica, che  è contenuta in questo secondo volume di “Ambiente Delitto Perfetto” (pagine 444), in particolare la documentazione riferita al processo in Corte di Assise di Alessandria del 2012, in Corte di Assise d’Appello di Torino del 2018 e in Corte di Cassazione del 2019. Nonché i 20 Esposti alla Procura della Repubblica dal 2008 al 2023 mai respinti con archiviazione: 9 depositati e presso il procuratore capo Michele Di Lecce, e culminati con l’azione penale del 2012 condividendo il reato di dolo per tutta la catena di comando, 11 presso il P.R. Enrico Ceri e sfociati (insieme all’esposto di Legambiente e a quello del WWF) nel prossimo processo ma purtroppo ristretti al reato di colpa e per due imputati minori.

Parlamento e Comuni tradiscono il referendum per l’acqua pubblica.

Alla fine del 2023 sono scaduti molti affidamenti diretti della gestione (in house providing) del Servizio Idrico Integrato: la privatizzazione incombe. Tranne poche eccezioni, come ad esempio l’eccellenza di Acqua Bene Comune Napoli, nel resto del Paese manca ancora quel gestore pubblico che consenta il rinnovo diretto – fuori dalla concorrenza di mercato – dell’affidamento della gestione dell’acqua. E’ la logica conseguenza del tradimento della volontà popolare chiaramente espressa nel Referendum del 2011: fuori l’acqua dal mercato e dal profitto! Grandi responsabilità pesano sul Parlamento complice l’inerzia di molti sindaci e consigli comunali che per legge hanno il dovere di governare il Servizio Idrico Integrato. Clicca qui l’appello per la gestione dell’acqua bene comune.

A più di 1.000 bambini sono state amputate una o entrambe le gambe.

Più di 10 bambini al giorno, in media, hanno perso una o entrambe le gambe a Gaza dall’inizio del conflitto tre mesi fa. Lo dichiara Save the Children, l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini e garantire loro un futuro.

Dal 7 ottobre, secondo l’UNICEF, a più di 1.000 bambini sono state amputate una o entrambe le gambe. Molte di queste operazioni sui bambini sono state effettuate senza anestesia, a causa della paralisi del sistema sanitario nella Striscia causata dal conflitto e della grave carenza di medici e infermieri e di forniture mediche come anestetici e antibiotici, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).

Solo 13 dei 36 ospedali di Gaza rimangono parzialmente funzionanti, ma operano in modo limitato e instabile a seconda della possibilità di accesso al carburante e alle forniture mediche di base in ogni giorno. Clicca qui.

La strage silenziosa dell’amianto e dei Pfas.

Se giova, ripetiamolo ancora una volta: per i Pfas si ripete la strage silenziosa che conosciamo per l’amianto (a tacere il DDT): millesimi dell’onnipresente  fibra per decenni hanno subdolamente avvelenato centinaia di  migliaia di bambini e adulti nel mondo e decine di migliaia in Italia  senza allarmare episodi acuti eclatanti, finchè la lenta somma dei decessi per mesotelioma (tumore incurabile ancora oggi) ha fatto scoppiare la bolla epidemiologica. Troppo tardi: messo al bando 30 anni fa in Italia (anticipando di 13 anni l’Europa), il picco di decessi per amianto, or ora appena raggiunto, decrescerà nei prossimi 20 anni in quanto prima che si manifesti passano anche 40-50 anni. Questo periodo di latenza, per i Pfas non è ancora ben calcolato, considerando che essi sono in auge sempre più da oltre 50 anni e che il Pfoa è stato messo al bando solo di recente,  mentre i suoi fratelli e figli resistono ancora.

Si consideri che gli effetti legati all’azione cancerogena dell’amianto sono rappresentati dal mesotelioma delle sierose, soprattutto pleurico, ma anche peritoneale, del pericardio e della tunica vaginale del testicolo e dal tumore polmonare, tumore della laringe e dell’ovaio. E che la gamma delle patologie per i Pfas è il più vario: interferenti/perturbatori endocrini che gli studi hanno associato a problemi dello sviluppo, ipertensione gestazionale, nascita di bimbi sottopeso, diabete, colesterolo alto, riduzione della risposta immunitaria, tumori eccetera. L’analisi complessiva di tutti gli studi condotti sul tema è stata realizzata dai ricercatori dell’Università di Bologna e dell’Università di Padova che hanno comparato i diversi lavori, pubblicando i risultati in un’analisi comparativa trascrizionale sulla rivista Toxics, con il titolo “Cross-Species Transcriptomics Analysis Highlights Conserved Molecular Responses to Per- and Polyfluoroalkyl Substances”. Questo studio del Dipartimento di farmacia e biotecnologie dell’Università di Bologna e del Dipartimento di scienze cardiache, toraciche, vascolari e sanità pubblica dell’Università di Padova, è la più ampia analisi della risposta trascrizionale ai PFAS mai realizzata.

Ebbene, negli anni ’80, sull’altare della difesa dell’occupazione, ci criminalizzarono perché chiedevamo di chiudere l’Eternit di Casale Monferrato per la messa al bando dell’amianto. Oggi tentano di ripetere  la storia  per le produzioni della Solvay di Spinetta Marengo e per il sostegno di una legge di bando dei Pfas in Italia (ex DDL Crucioli). Prima che sia troppo tardi, come per l’amianto, oggi come ieri non tutti per i Pfas ci ascoltano nell’opinione pubblica, oggi come ieri  le istituzioni sono complici degli interessi degli industriali che occultano rischi e danni. Esempio eclatante il Piemonte.

Il biomonitoraggio di massa, la pistola fumante che Solvay & soci devono disarmare.

Se giova, ripetiamolo ancora una volta. Non lo fanno il monitoraggio del sangue di TUTTA la popolazione alessandrina assediata dal polo chimico di Spinetta Marengo, perché sarebbe la “pistola fumante” che inchioderebbe Solvay: costringendola a fermare all’istante le produzioni inquinanti. Diventerebbe prova regina, prova certa e conclusiva del crimine sanitario. Lo diventerebbe addirittura per i più testardi negazionisti che hanno respinto l’evidenza di ben otto indagini epidemiologiche precedenti (in particolare 2017 e 2019), a tacere di tutte le indagini ambientali dell’Arpa.

Perciò, evitare questa smoking gun il più a lungo possibile è il compito, di occultamento sistematico dei dati ecosanitari in Piemonte, che la multinazionale belga ha affidato a Comune di Alessandria e Regione, e da essi svolto per lustri in una infinita taranta, con il sindaco a rimbalzare la palla delle responsabilità al governatore, e questi buttandola perfino in tribuna, ad un Comitato Etico… fantomatico organismo che autorizza sperimentazioni farmacologiche e cliniche, come il suicidio assistito.

All’osceno girotondo ancora si presta il sindaco che avrebbe il dovere civico e giuridico, in quanto  massima autorità sanitaria locale, di applicare il principio di precauzione e fermare le produzioni. Ma l’opinione pubblica incalza, noi li sputtaniamo urbi et orbi, i versi de Le Iene echeggiano. Chiediamo le analisi del sangue ai lavoratori e ai cittadini, a tutti, a tutti quanti sottoposti ai veleni suolo-acqua-aria di Solvay. La quale non le vuole, perché sa già che  i referti ematologici dei lavoratori custoditi nei suoi cassetti superano ogni limite tollerabile. Perché sa già che le relazioni cliniche dei cittadini, secondo il  nostro screening tramite Università di Liegi, superano ogni soglia di allarme: presenza in percentuale 5 volte superiore al circondario. Perché avverte i suoi complici dell’effetto psicologico di un biomonitoraggio di massa: “Ils sont a la recherche d’un pistolet fumant” afferma  Ilham Kadri dal quartier generale di  Bruxelles.   

Che fare per sopire l’opinione pubblica e prendere quel tempo ulteriore che serve alla strategia aziendale? Se giova, ripetiamolo ancora una volta. Meglio di una ridicola Consulta comunale ambientalista, la soluzione tattica sarà usare la modesta somma stanziata, in stagione elettorale, dalla Regione alla Asl per diluire nel tempo e circoscrivere le analisi del sangue ai soli Pfas e ad una ristretta minoranza di persone selezionata il più lontano possibile da quel centro urbano inglobato nel criminale rischio chimico dello stabilimento.

Il biomonitoraggio di massa ridotto a 100 persone. Garantito da Pira

Così, che fa la Regione Piemonte? Sarà effettuato un prelievo di sangue (si spera anche delle urine) a circa un centinaio le persone:  scelte con limitato criterio scientifico, e necessariamente escludendo gli altri Comuni della provincia, seguìto dalla somministrazione di uno specifico questionario, “per acquisire maggiori conoscenze sugli effettivi livelli di esposizione della popolazione ai Pfas così da migliorare le procedure di prevenzione”. Le quali, in questi decenni, erano consistite in uno studio, peraltro allarmante, per la valutazione del rischio sugli alimenti di origine animale e vegetale. Sì, perché la Regione… ha ancora qualche sospetto: non sono bastati, nei decenni trascorsi, otto studi epidemiologici che hanno messo in evidenza che nella Fraschetta ci si ammala e si muore di più: un crescendo di patologie agli organi epato-biliari, insufficienze renali, tumore al rene ecc. in alcuni casi superiori fino al 50% alla popolazione non esposta. Patologie particolarmente crudeli quando colpiscono la fascia di età 0-16 anni: malattie neurologiche con eccedenze del 86% rispetto ai coetanei alessandrini. Non sospetta la Regione che è forse perché lì c’è un polo chimico classificato ad alto rischio che immette in aria-acqua-suolo sostanze classificate tossiche e cancerogene proprio per quel tipo di patologie?

Non lo sospetta: ne ha la certezza, perciò il biomonitoraggio è micro e da coprire con massima riservatezza: “Gli esiti dei 100 prelievi  saranno disponibili tra fine febbraio e inizio marzo e l’ASL provvederà a comunicarli ai partecipanti che potranno condividerli con il proprio Medico di medicina generale, per valutare sulla base dei valori riscontrati, e secondo quanto previsto dal protocollo di studio, l’eventuale necessità di approfondimenti diagnostici e presa in carico sanitaria”. E le altre decine di migliaia di lavoratori e cittadini? Si vedrà e si farà. Più tardi si vedrà più tardi si farà. Meglio dopo le elezioni regionali di giugno. Ci sarà una seconda, terza fase e quante altre sarà necessario. Cominciamo a valutare questi 100, che già ci vuole tempo, perché bisogna essere molto scientifici. Eh già, bisogna essere molto scientifici, molto scrupolosi, ad evitare conclusioni affrettate a scapito dell’azienda … pardon… che mettano in allarme la tranquilla popolazione. Dunque, “le analisi dei campioni di sangue saranno effettuate dal Laboratorio di Tossicologia e Epidemiologia Industriale, Dipartimento di Scienze della Sanità Pubblica e Pediatriche, della Città della Salute di Torino, al CTO”

E a chi affideremmo, fase dopo fase s’intende, tempo al tempo, la valutazione dei dati? Al professor Enrico Pira, Responsabile Medicina del Lavoro del Dipartimento di Scienze della Sanità Pubblica e Pediatrica dell’Università di Torino? Una garanzia, quale affermatissimo consulente in difesa dei maggiori gruppi industriali inquinanti: clicca qui. Ebbene, Pira ha già anticipato nel 2021 le sue valutazioni sulle indagini epidemiologiche, e ovviamente sull’attendibilità dell’odierno micro biomonitoraggio  ancor che diventi, in un futuro lontano, un biomonitoraggio di massa. Pira è infatti la firma punta di diamante dell’opuscolo patinato distribuito a tappeto a dipendenti e residenti, e che rappresenta la futura linea difensiva di Solvay al processo.

La linea difensiva di Solvay al processo.

Per Solvay il minibiomonitoraggio è prendere tempo utile in funzione di un iter processuale che si trascinerà per un decennio fino alla Cassazione, iniziando dallo scoglio in Corte di assise di Alessandria. Anche se esso, nel blando (colposo e non doloso) capo di imputazione della procura, non comprenderebbe il risarcimento dei danni sanitari alle Vittime: evidentemente hanno fatto breccia le argomentazioni contenute nell’opuscolo patinato da Solvay distribuito  a tappeto  a dipendenti e residenti, in cui  afferma: “Facciamo chiarezza su salute e ambiente: Solvay non è responsabile delle morti di Spinetta Marengo” (clicca qui).

Questo opuscolo disegna la linea difensiva di Solvay in tribunale. Da un lato smentisce che acido cloridrico, acido fluoridrico, tetrafuoroetilene, perfluoroisobutene, pfas, ecc. che fuoriescono dalle ciminiere, ovvero tramite fughe di gas dagli impianti stessi, ammalino sangue e polmoni di bambini e adulti in quanto tali concentrazioni tossico oncogene sarebbero sotto i livelli di tolleranza: “sotto le soglie di non effetto”, praticamente innocueDall’altro, concentra l’attenzione sulla punta dell’iceberg dell’avvelenamento, i PFAS, di cui  garantisce l’innocuità in acqua e atmosfera: come ha sempre sostenuto per il Pfoa (alla facciaccia della inappellabile sentenza dello IARC) e come ribadisce per il suo sostituto cC6O4.   

Ma, pur sbandierando, come fa nell’opuscolo patinato di verde, che “Non è vero che a Spinetta si muore di più” e che Non è dimostrato il rapporto causa-effetto”, e pur esibendo che metterà in campo fior fiore di consulenti imbonitori del calibro del solito professor Enrico Pira, Solvay sarebbe assai disturbata dal dover disarmare la “pistola fumante”. A maggior ragione quando noi avviamo la class action: le cause civili  di massa per risarcire le Vittime per malattie e morti. Dunque  il minibiomonitoraggio le è il male minore.

Il procuratore generale di cassazione: toccate questa gente nel portafoglio!

Alla  class action indirizza il procuratore generale della Suprema Corte di Cassazione. Davanti alla IV sezione penale, il 12 dicembre 2019 Ferdinando Lignola nei quaranta minuti della sua requisitoria ha parole durissime per i dirigenti Ausimont e Solvay avvicendatisi nella gestione del polo chimico di Spinetta Marengo: Chiedo il rigetto di tutti i ricorsi degli imputati. Chiedo ai giudici di pronunciare una decisione con la D maiuscola nei confronti di chi ha tenuto condotte sicuramente offensive dell’incolumità pubblica. Stigmatizzo il loro atteggiamento dello scaricabarile. Infatti, la linea difensiva che viene qui proposta è sostanzialmente questa: ‘Dato che qualcuno ha inquinato prima di noi, continuiamo a inquinare anche noi’. Ma è una follia!  «Mi auguro che seguano centinaia, migliaia di cause civili per toccare questa gente nel portafoglio”.

Per le Vittime: meglio le cause civili piuttosto che quelle penali.  Infatti i processi di merito (Alessandria e Torino), avviati dall’emergenza falde cancerogene del 2008, avevano già sgonfiato questo mini ricorso in Cassazione. Infatti,  erano già stati assolti gli amministratori delegati (Carlo Cogliati, Bernard Delaguiche, Pierre Jacques Joris) e condannati a un anno e otto mesi (con la sospensione condizionale e la non menzione della pena ottenute quali attenuanti generiche in Appello, ma impugnate dalla procuratrice) due dirigenti del settore Ambiente e Sicurezza delle due società (Giorgio Carimati e Giorgio Canti) e un direttore (Luigi Guarracino); prescrizione per un  manager (Francesco Boncoraglio) e assoluzione per difetto di dolo per un altro dirigente (Giulio Tommasi).

“Pene peraltro lievi e risibili” le definisce disgustato il procuratore generale Il disastro ambientale avvenuto nel polo chimico di Spinetta è un fatto grave che fa venire i brividi. E’ gravissimo il ruolo attivo degli imputati: erano le persone che, con provata esperienza e competenza scientifica, erano deputate alla gestione del rischio, perfettamente in grado di capire il grado di pericolo. Hanno procurato un disastro, un evento distruttivo di proporzioni straordinarie atto a produrre effetti gravi: un reato a consumazione prolungata, caratterizzato dalla ripetizione di singole condotte lesive”. Era, cioè, dolo, come ho sostenuto fino allo spasimo.

Duro l’affondo del pg Lignola: “Inaccettabile la tesi secondo cui ‘dato che qualcuno ha già inquinato prima, continuiamo a inquinare anche noi’: questa è pura follia! Questa gente rivendica il diritto a inquinare perché qualcuno l’ha già fatto prima”. Sarà la tesi che ascolteremo da Solvay al 2° processo.

N.B. Nella prossima puntata entreremo nel merito del capo di accusa formulato dalla Procura di Alessandria, e dell’opposizione degli avvocati di Solvay.

Il secondo e forse ultimo processo alla Solvay di Spinetta Marengo.

E’ in procinto di aprirsi in Corte di Assise di Alessandria il nuovo processo contro Solvay di Spinetta Marengo, per seguire il quale è estremamente utile la conoscenza della genesi storica, in particolare degli esposti al Tribunale. Essa è contenuta nel secondo volume di Ambiente Delitto Perfetto (pagine 444).  Vedi l’Indice. Come tutti i nostri libri, è stato stampato  a spese degli autori e il ricavato interamente devoluto alla Ricerca per la cura del mesotelioma. Attualmente è esaurito. Non siamo nelle condizioni economiche di ripetere la ristampa alle condizioni precedenti. Proponiamo di stamparlo in limitato numero di copie, ad un costo oneroso non inferiore a 50 euro. Chi intende usufruirne, a strettissimo giro di posta è invitato segnalare la propria disponibilità a lino.balza.2019@gmail.com.

INDICE

Pagina

3          Prefazione

6          Corte di Assise di Alessandria. 17 ottobre 2012.

10       J’accuse

47       La sentenza. 14 dicembre 2015

67       Il terremoto in Medicina democratica

74       Corte di Assise d’Appello di Torino. 7 febbraio 2018.

93       Il deposito della  Memoria di Lino Balza

105     Il contenzioso di Balza agli avvocati della difesa

192     La Memoria di replica di Balza

264     La sentenza. 20 giugno 2018       

283     Corte di Cassazione. 12 dicembre 2019.

294     Gli esposti alla Procura di Alessandria dal 2008 al 2023

405     L’indagine epidemiologica dell’ Università di Liegi 2022

417     Le segnalazioni alle Procure ante 2008.

Il 5% delle famiglie possiede quasi il 50% della ricchezza totale.

Il 5% delle famiglie italiane possiede circa il 46% della ricchezza netta totale”. È quanto si legge nell’analisi della Banca d’Italia nell’ambito Bce secondo cui “i principali indici di disuguaglianza sono rimasti sostanzialmente stabili tra il 2017 e il 2022, dopo essere aumentati tra il 2010 e il 2016”. Lo studio evidenzia come le famiglie meno abbienti possano contare principalmente sul possesso dell’abitazione mentre quelle più benestanti detengano un portafoglio più diversificato in azioni, depositi, polizze. L’analisi ricorda come “metà della ricchezza degli italiani sia rappresentata dalle abitazioni” e “tale percentuale varia tuttavia fortemente in base alla ricchezza: le abitazioni raggiungono i tre quarti della ricchezza per le famiglie sotto la mediana, si attestano poco sotto il 70% per quelle della classe centrale mentre scendono a poco più di un terzo per quelle appartenenti alla classe più ricca. Per le famiglie più povere, i depositi sono l’unica componente rilevante di ricchezza finanziaria (17%).

Il primo candidato Attila.

Fuori dal coro unanime ed entusiastico della politica ipocrita e vassalla, non è piaciuto (neanche a noi) il discorso di fine d’anno di Mattarella, per il quale abbiamo ricevuto la prima nomination d’inizio anno per il Premio Attila. L’omaggiato e quasi santificato Presidente ha condannato il terrorismo di Hamas che ha comportato un’operazione militare che ha fatto anche vittime civili. Ha denunciato le guerre e la violenza come mali dell’umanità. Ha auspicato un anno di pace. Non si è udita una sola parola di condanna dello sterminio degli innocenti a Gaza e la richiesta di un cessate il fuoco immediato e duraturo. Men che meno la parola genocidio. 

Colpa delle leggi oppure degli avvocati e dei medici legali?

Studi legali e associazioni ambientaliste non tutelano i risarcimenti alle Vittime. Titolava il nostro servizio, affermando “Quando si tratta di reati ambientali e sanitari, gli avvocati in Italia non vanno  oltre le cause in sede penale, trovando più facile accodarsi alle iniziative dei Pubblici Ministeri, piuttosto che impegnare risorse e rischi per cause in sede civile, stante il disimpegno dei medici legali. Tali processi però propiziano insignificanti benefici per l’ambiente (vedi il libro Ambiente Delitto Perfetto), e ancor meno risarcimenti alle persone fisiche Vittime degli inquinamenti. Non così è in altri Paesi…”

Mentre tacciono i medici, abbiamo già pubblicato sul controverso argomento l’avvocato Roberto Barocci del Forum Ambientalista Grosseto (clicca qui) che così concludeva: “Quanti nel corso di decenni si sono spesi a difesa dei propri territori e dell’ambiente raccogliendo le sottoscrizioni su segnalazioni ed esposti inoltrati alle autorità e, successivamente, hanno dovuto constatare tra gli stessi cittadini la diffusa delusione e la rassegnazione profonda, debbono denunciare costantemente che tale legislazione tutela più gli interessi degli inquinatori che del “popolo inquinato”, come ebbe a scrivere il magistrato Gianfranco Amendola”.

Interviene anche l’avvocato  Stefano Deliperi per il Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG). “Buongiorno Lino, leggo volentieri la newsletter, spesso concordo, talvolta proprio no. E’ il caso di https://www.rete-ambientalista.it/2023/12/20/studi-legali-e-associazioni-ambientaliste-non-tutelano-i-risarcimenti-alle-vittime/. Il motivo è molto semplice: la normativa negli Stati Uniti è molto diversa da quella vigente in Italia. La c.d. azione di classe è stata introdotta nel nostro ordinamento con la legge 12 aprile 2019, n. 31 [32], che ha delineato l’azione di classe di cui all’art. 840 bis c.p.c. [33] e l’azione inibitoria collettiva ai sensi dell’articolo 840 sexiesdecies c.p.c. [34] Ambedue hanno caratteristiche piuttosto stringenti (es. riguardano solo parzialmente ambiente e territorio) e ancor più stringenti sono i criteri per il riconoscimento delle associazioni che possono proporle (D.M. Giustizia 17 febbraio 2022, n. 27 [35]). Il GrIG, per esempio, è l’unica associazione ambientalista intervenuta ad adiuvandum davanti al Tribunale di Milano e alla Corte di Giustizia europea nell’ambito della causa promossa da numerosi cittadini di Taranto avverso l’inquinamento industriale dell’ex ILVA, di cui avete scritto recentemente (https://www.rete-ambientalista.it/2023/12/20/fermare-gli-impianti-ilva-si-deve-secondo-la-cittadinanza-si-puo-secondo-la-corte-europea/), ma non avrebbe potuto promuoverla direttamente. Le norme statunitensi e italiane sono ben diverse, è bene saperlo prima di fare qualsiasi considerazione. Buona giornata e i migliori auguri per un sereno Natale.

  1. Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) Stefano Deliperi

Interviene anche Livio Giuliani.

“Caro Lino, non per contraddirti (non sono un avvocato) ma non è che in Italia gli avvocati ambientalisti non siano abbastanza preparati per lanciare le class action. È che la procedura civile, per le class action, è assolutamente incivile e non permette ad un legale di investire anni di lavoro in una sola causa, perché mai rientrerà delle spese. Infatti l’istituto italiano della class action non assicura  realmente che chi ha interesse all’affare trattato debba rivolgersi all’avvocato che ha intrapreso la class action. Purtroppo, se esiste l’istituto della class action è perché Bordon si impegnò, come sua abitudine, con spirito eroico. Ma poi morì prima di vedere che la procedura non funzionava edi poterla emendare. Noi abbiamo la Civil Law e la class section è un innesto ulceroso di Common Law, soggetto a rigetto. D’altra parte non è che in USA funzioni così bene la difesa legale delle vittime di disastro ambientale, altrimenti non ci sarebbe la devastazione del suolo per il fracking petrolifero, che è una pratica ormai incontrastata (e che il nostro diritto amministrativo verosimilmente impedirebbe meglio della class action): pratica che è tra le concause dell’aggressione alla Russia fino all’ultimo ucraino. Infine c’è da osservare che la nostra procedura penale non è così irrilevante, se si pensa alla condanna del signore dell’amianto tedesco Non è colpa dei nostri istituti giuridici se il nostro Paese ha una classe politica così pavida da non pretenderne la pena fino a espiazione e da accettare che colui la faccia franca protetto dall’ignobile stato tedesco.

Con i miei migliori auguri di stagione. Livio”

In Sicilia censiti Pfas in 35 siti contaminati.

Censiti anche in Sicilia i Pfas, “il nuovo amianto”, sicuramente cancerogeni (L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro Iarc dell’Oms), tra cinquemila e diecimila diversi tipi indistruttibili,  17 mila siti inquinati in tutta Europa (inchiesta The Forever Pollution Project), in Italia  1.600 ormai individuati in tutte le Regioni, punte dell’iceberg Veneto e Piemonte dove  Solvay  rifiuta di chiudere l’unico  impianto produttivo italiano (Spinetta Marengo che immette tonnellate di Pfas nell’ambiente).

In Sicilia l’inchiesta di Le Monde ha permesso di censire 35 siti.  La Regione ha inserito la ricerca nel proprio “Piano di controllo ufficiale di contaminanti e tossine vegetali naturali negli alimenti” valido dal 2023 al 2027. Arpa Sicilia a partire dal 2018 ha inserito il controllo di 16 sostanze Pfas dal 2018 nei monitoraggi annuali delle acque sotterranee. L’Agenzia regionale sottolinea che queste sostanze “da una parte hanno un largo utilizzo in ambito industriale e commerciale, dall’altra hanno determinato un’ampia diffusione nell’ambiente ed in particolare nelle acque, dove mostrano caratteristiche di persistenza, bioaccumulabilità e tossicità“.

Solvay non chiude l’impianto di Spinetta. Il governo non traduce in legge il DDL (Crucioli) che mette al bando i Pfas in Italia. Senza un intervento prescrittivo (proposta presentata da Danimarca, Germania, Olanda, Norvegia e Svezia), circa 4,4 milioni di tonnellate di Pfas finiranno nell’ambiente nei prossimi 30 anni. Mettendo a rischio la salute di persone, piante e animali.

Monitoraggio PFAS nelle acque potabili del Friuli Venezia Giulia.

Riceviamo e pubblichiamo (clicca qui) la Interrogazione a risposta orale n. 51 (CAPOZZI) “Monitoraggio PFAS nelle acque potabili del Friuli Venezia Giulia” che così conclude: “LETTI i risultati di analisi effettuate dai gestori e dalle autorità sanitarie lombarde su campioni di acqua destinata ad uso potabile condotte dal 2018, rese pubbliche da Greenpeace Italia, in cui sarebbe stata ravvisata la presenza di PFAS in quasi il 20% dei campioni; Tutto ciò premesso e considerato, interroga la Giunta per sapere: 1) se nei campioni di acque potabili destinate al consumo umano, analizzate nella nostra Regione dal 2018 in poi, siano stati ricercati i ‘PFAS totali’ e la ‘Somma di PFAS’ e quali siano i risultati, riscontrati”.

Stop ai Pfas.

L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) ha sciolto ogni dubbio in merito alla cancerogenicità per l’uomo dellacido perfluorottanoico (PFOA) e dell’acido perfluorottansulfonico (PFOS)composti che rientrano nella categoria più ampia delle sostanze alchiliche perfluorurate e polifluorurate (PFAS).

L’Isde Medici per l’ambiente chiede a gran voce lo stop ai PFAS ed il completamento delle bonifiche in Veneto e nel resto d’Italia, a partire dalla provincia di Alessandria, dove si trova uno stabilimento che immette tonnellate di queste sostanze tossiche nell’ambiente. Clicca qui.

La nonviolenza non può promettere di risolvere subito tutti i problemi.

Ma ci permette almeno di impostarli in maniera giusta. Clicca qui Jean Marie Muller, tra i più importanti studiosi del pacifismo e delle alternative nonviolente, oltre che attivo militante nonviolento: azioni nonviolente contro il commercio delle armi e gli esperimenti nucleari francesi ecc. Una analisi degli strumenti di lotta nonviolenti: conflitto, sciopero, boicottaggio, lotta di classe, digiuno,  disobbedienza civile…

I Pfas e il cancro al colon.

Il PFOA, da decenni sospetto cancerogeno oltre che nefasto interferente endocrino, spergiurato come innocuo dalle aziende produttrici, infine dalla scienza è stato messo al bando da tempo, e senza appello definitivamente da IARC Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro IARC, come sicuro responsabile per alcuni tipi di cancro. Tra i quali, ora, uno studio condotto dall’ Università di Yale, pubblicato sulla rivista scientifica “Environmental Science & Technology, ha esaminato gli effetti dei PFAS sul cancro al colon. Le sostanze PFAS hanno innescato la migrazione delle cellule cancerose verso nuove posizioni, un comportamento tipico delle cellule responsabili delle metastasi. Inoltre, i ricercatori hanno osservato che i PFAS hanno alterato sostanze cruciali per il metabolismo cellulare e hanno ridotto le sostanze antinfiammatorie che normalmente hanno proprietà protettive contro il cancro. Queste trasformazioni sono risultate particolarmente profonde nelle cellule affette dalla mutazione che rende il cancro più aggressivo.

Premio Attila 2023.

La “Rassegna dei Premi Attila dal 2004” (pagine 115) è esaurita in stampa. Tutti i nostri libri sono stampati totalmente a spese degli autori. Il ricavato è interamente devoluto alla Ricerca per la cura del mesotelioma di Casale Monferrato. Anche per la versione digitale occorre seguire la seguente procedura. Bisogna comunicare a movimentolotta.maccacaro@gmail.com  l’indirizzo mail e l’avvenuto versamento (minimo euro 20) sul conto IBAN IT68 T030 6910 4001 0000 0076 215 (specificando causale) oppure tramite PayPal lubaja2003@yahoo.it.

Il Premio Attila è nel suo genere dal 2004 la più alta onorificenza italiana…  dopo il Festival di Sanremo. Vincitori i nostri figli peggiori: industriali, politici, amministratori che nel corso dell’anno si sono particolarmente distinti a danno dell’ambiente, della salute e della pace.

Gli ultimi vincitori per il 2022 sono stati per l’Ambiente: Giorgia Meloni e per la Pace: Volodymyr Zelensky. Entrambi, secondo regolamento, non possono vincere per due anni consecutivi.

Mi armi?                                                 Tantissimo!

Le votazioni del PREMIO ATTILA 2023 si concluderanno per il 14 febbraio (singolare coincidenza san carnevale e san Valentino). Basta inviare il voto all’indirizzo rete.ambientalista@gmail.com oppure whatsapp 3470182679, eventualmente accompagnato dalle motivazioni. 

Avevamo ragione noi pacifisti.

L’Ucraina sta perdendo la guerra. Concluderà un compromesso che sarà peggiore di quello che era  possibile evitando lo scoppio del conflitto  con  sicure morti e distruzione dell’Ucraina. Ora gli Usa, che hanno trascinato nella guerra l’Occidente, grazie ad un presidente irresponsabile come Zelensky, abbandoneranno l’Ucraina come hanno già fatto in Vietnam, Iraq e Afghanistan ecc.

Nelle ultime settimane, analisti e commentatori americani e europei hanno fotografato l’andamento della guerra in Ucraina giungendo a conclusioni concordanti con le previsioni, avanzate già all’inizio del conflitto, di poche (e inascoltate) Cassandre, talvolta liquidate con il sospetto di filoputinismo. In sintesi, l’Ucraina sta perdendo la guerra, nonostante la coraggiosa resistenza, gli aiuti finanziari, armamenti occidentali ed enormi perdite civili e militari. Continua sul Corriere della Sera.

Aumenta l’inquinamento nel quartiere Tamburi di Taranto.

I dati Arpa Puglia elaborati con Omniscope si riferiscono all’intero 2023,  che risulta peggiore del 2022,  a sua volta peggiore addirittura del 2021. Pur essendo diminuite le produzioni.

Si può notare nel quartiere Tamburi nella centralina più vicina all’ILVA (via Orsini):

– il benzene nel 2023 aumenta del 14,93% rispetto al 2022; e nel 2022 risulta esserci un aumento del 15,35% rispetto al 2021;

– il PM10 (polveri sottili) aumenta nel 2023 del 22,09% rispetto al 2022; nel 2022 era già aumentato del 16,69% rispetto al 2021;

-il PM10 supera i limiti di legge (40 mcg/m3) e  arriva a 40,93 mcg/m3.

Ultimora. Nube rossa dall’ex llva, i sindacati: «Fumo nocivo sia per i lavoratori presenti sull’impianto e sia per l’ambiente». Clicca qui.

Smips. Oltre 2.100 articoli.

Su   www.smips.org  SCIENZA MEDICINA ISTITUZIONI POLITICA SOCIETA’ S.M.I.P.S. oltre 2100 articoli, tra cui:

“Vorrei augurare a tutti un mondo migliore, fatto almeno un pochino meglio” Io non lo so cosa augurare. Non so che desideri avete, cosa custodisce il vostro cuore, in che direzione tende la vostra anima. So soltanto che vorrei augurare a tutti un mondo migliore, fatto almeno un pochino meglio.… Leggi tutto »“Vorrei augurare a tutti un mondo migliore, fatto almeno un pochino meglio”

Gli italiani per curarsi spendono di tasca propria il 30% in più rispetto alla media UE. L’universalismo sanitario esiste solo sulla carta? Nonostante l’Italia vanti un sistema sanitario universalistico, nel 2021 la quota di spesa sanitaria pubblica si fermava al 75% a fronte di una media… Leggi tutto »Gli italiani per curarsi spendono di tasca propria il 30% in più rispetto alla media UE

L’Arpa trova Pfas da un Comune all’altro Non solo il Comune di Alessandria  è investito dai Pfas (tra gli altri 21 veleni tossici e cancerogeni) della Solvay di Spinetta Marengo, ma è dimostrato anche  già per il Comune di Montecastello con la chiusura dell’acquedotto avvelenato da cC6o4, brevetto di Solvay: la Procura e/o… Leggi tutto »Pfas da un Comune all’altro

Il biomonitoraggio di massa, la pistola fumante che Solvay & soci devono disarmare.

Non lo fanno il monitoraggio del sangue di tutta la popolazione alessandrina assediata dal polo chimico di Spinetta Marengo, perché sarebbe la “pistola fumante” che inchioderebbe Solvay: costringendola a fermare all’istante le produzioni inquinanti. Diventerebbe prova regina, prova certa e conclusiva del crimine sanitario. Lo diventerebbe addirittura per i più testardi negazionisti che hanno respinto l’evidenza di ben otto indagini epidemiologiche precedenti, a tacere di tutte le indagini ambientali dell’Arpa.

Perciò, evitare questa smoking gun il più a lungo possibile è il compito, di occultamento sistematico dei dati ecosanitari in Piemonte, che la multinazionale belga ha affidato a Comune di Alessandria e Regione, e da essi svolto per lustri in una infinita taranta, con il sindaco a rimbalzare  la palla delle responsabilità al governatore, e questi buttandola perfino in tribuna, ad un Comitato Etico… fantomatico organismo che autorizza sperimentazioni farmacologiche e cliniche, come il suicidio assistito.

All’osceno  girotondo ancora si presta il sindaco che avrebbe il dovere civico e giuridico, in quanto  massima autorità sanitaria locale, di applicare il principio di precauzione e fermare le produzioni. Ma l’opinione pubblica incalza, noi li sputtaniamo urbi et orbi, i versi de Le Iene echeggiano. Chiediamo le analisi del sangue ai lavoratori e ai cittadini, a tutti, a tutti quanti sottoposti ai veleni suolo-acqua-aria di Solvay. La quale non le vuole, perché sa già che  i referti ematologici dei lavoratori custoditi nei suoi cassetti superano ogni limite tollerabile. Perché sa già che le relazioni cliniche dei cittadini, secondo il  nostro screening tramite Università di Liegi, superano ogni soglia di allarme. Perché avverte i complici dell’effetto psicologico di un biomonitoraggio di massa: “Ils sont a la recherche d’un pistolet fumant” afferma  Ilham Kadri dal quartier generale di  Bruxelles.   

Che fare per sopire l’opinione pubblica e prendere quel tempo ulteriore che serve alla strategia aziendale? La soluzione sarà usare la modesta somma stanziata, in stagione elettorale, dalla Regione alla Asl per diluire nel tempo e circoscrivere le analisi del sangue ai soli Pfas e ad una ristretta minoranza di persone selezionata il più lontano possibile da quel centro urbano inglobato nel criminale rischio chimico dello stabilimento. La soluzione sarà ignorare e imbonire la sconcertata opinione pubblica (clicca qui) e il ruttino dell’evanescente opposizione che propone di usare (in parte) i compensi dei consiglieri comunali per impolpare una più seria indagine sanitaria.

La linea difensiva di Solvay al processo.

Per Solvay prendere tempo è utile in funzione di un iter processuale che si trascinerà per un decennio fino alla Cassazione, iniziando dallo scoglio in corte di assise di Alessandria. Anche se esso, nel blando (colposo e non doloso) capo di imputazione della procura, non comprenderebbe il risarcimento dei danni sanitari alle Vittime: evidentemente hanno fatto breccia le argomentazioni contenute nell’opuscolo patinato da Solvay distribuito  a tappeto  a dipendenti e residenti, in cui  afferma: “Facciamo chiarezza su salute e ambiente: Solvay non è responsabile delle morti di Spinetta Marengo” (clicca qui).

Questo opuscolo disegna la linea difensiva di Solvay in tribunale. Da un lato smentisce che acido cloridrico, acido fluoridrico, tetrafuoroetilene, perfluoroisobutene, pfas, ecc. che fuoriescono dalle ciminiere, ovvero tramite fughe di gas dagli impianti stessi, ammalino sangue e polmoni di bambini e adulti in quanto tali concentrazioni tossico oncogene sarebbero sotto i livelli di tolleranza: “sotto le soglie di non effetto”, praticamente innocueDall’altro, concentra l’attenzione sulla punta dell’iceberg dell’avvelenamento, i PFAS, di cui  garantisce l’innocuità in acqua e atmosfera: come ha sempre sostenuto per il Pfoa (alla facciaccia della inappellabile sentenza dello IARC) e come ribadisce per il suo sostituto cC6O4.   

Ma, pur sbandierando, come fa nell’opuscolo patinato di verde, che “Non è vero che a Spinetta si muore di più” e che Non è dimostrato il rapporto causa-effetto”, e pur esibendo che metterà in campo fior fiore di consulenti imbonitori del calibro del solito professor Enrico Pira, Solvay sarebbe assai disturbata dal dover disarmare la “pistola fumante”.

A maggior ragione se avviamo la class action. Il biomonitoraggio di massa avrebbe il duplice effetto di aumentare la platea delle Vittime per malattie e morti, e di selezionare medici legali e avvocati più qualificati. Quando si tratta di reati ambientali e sanitari, infatti, gli avvocati in Italia (a tacere i docili e opportunisti enti, associazioni e sindacati) optano più facile accodarsi alle iniziative dei Pubblici Ministeri, piuttosto che impegnare risorse e rischi per cause collettive in sede civile, le uniche però che risarciscono le Vittime.

L’Arpa trova Pfas da un Comune all’altro.

Non solo il Comune di Alessandria  è investito dai Pfas (tra gli altri 21 veleni tossici e cancerogeni) della Solvay di Spinetta Marengo, ma è dimostrato anche  già  per il Comune di Montecastello con la chiusura dell’acquedotto avvelenato da cC6o4, brevetto di Solvay: la Procura e/o il Sindaco, Giancarlo Penna,  potrebbero denunciare a norma dell’articolo 439 del codice penale, reato punibile anche con 17 anni di reclusione. Lascia perplessi che il sindaco occupi nell’Asl, e ancor prima nell’Arpa, posizioni di “tecnico della prevenzione nell’ambiente nei luoghi di lavoro addetto al servizio prevenzione e sicurezza”. Montecastello è a 17 chilometri in linea d’aria da Spinetta Marengo.

A 11 chilometri da Montecastello e Spinetta, ora, i Pfas sono ufficialmente accertati nel Comune di Alluvioni Piovera. L’Arpa di Alessandria ha pubblicato il report del mese di marzo 2023 relativo al monitoraggio dei Pfas in aria tramite campionamenti attivi presso Spinetta Marengo (via Genova e Strada Bolla) e Piovera, che seppur distante circa 11 km dal polo chimico, in area di ricaduta rispetto alla direzione prevalente dei venti in quella stagione, ha evidenziato la presenza dei Pfas in aria. Tutte le tecniche di campionamento applicate hanno consentito la rilevazione del parametro C6O4, sebbene in differenti concentrazioni (qui le massime concentrazioni sono circa 10 volte inferiori rispetto a quelle di Spinetta). Il campionamento ad alto volume, raccogliendo una maggior quantità d’aria, ha consentito l’abbassamento dei limiti di quantificazione e la misura anche in Piovera di tracce non solo di  C6O4 ma anche di ADV. Il sindaco è Enrico Boccaleri, non si sa se si è messo in contatto con i sindaci Penna a Montecastello e Abonante ad Alessandria per fermare le produzioni.

Nel Comune di Alessandria, a Spinetta, a conferma di ricaduta, invece, i campioni di aria prelevati hanno mostrato, sia verso nord che verso sud rispetto al polo chimico,  la presenza sia di C6O4 che di ADV con maggiori concentrazioni, valori massimi di circa 10 nanogrammi al metro cubo.