Il titolo del Congresso “Obiezione alla guerra, oggi! Priorità della nonviolenza”, Roma, dal 23 al 25 febbraio. Al Congresso parteciperanno anche i rappresentanti delle Reti di cui il Movimento Nonviolento fa parte (Rete italiana Pace e Disarmo, Conferenza nazionale Enti di Servizio Civile, Beoc – Ufficio Europeo Obiezione di Coscienza, War Resisters International, ecc.), delle Campagna “Obiezione alla guerra”, “Un’altra difesa è possibile”, “La via Maestra per la Costituzione”, e delle Associazioni con cui collabora (da Un Ponte per ad Archivio Disarmo, da Cgil a Fondazione Langer, da Acli a Fondazione Capitini, ecc.). Sabato: dibattito pubblico “Elezioni Europee e l’aggiunta nonviolenta”. Partecipazione attiva alla giornata di mobilitazione nazionale del 24 febbraio “Fermiamo la criminale follia della guerra” lanciata da Europe for Peace e AssisiPaceGiusta.
Mese: Gennaio 2024
Pfas. Guardate assolutamente questo video.
Se non avete avuto la pazienza almeno in questi oltre 20 anni di leggere gli oltre 800 articoli sul Sito www.rete-ambientalista.it , o le oltre 600 pagine del Dossier “Pfas. Basta!”, ovvero libri come “Ambiente Delitto Perfetto”, oppure se vi siete risparmiati le mie presenze in assemblee e interviste e in ogni dove, (ad esempio Il J’Accuse di Lino Balza sul caso Solvay di Spinetta Marengo ), insomma, se solo vi ha sfiorato questa pionieristica e ora finalmente nazionale campagna per la messa al bando dei Pfas, e ora volete un approccio veloce ma esauriente a questa tematica che tocca la salute di tutti -fin dalla placenta della mamma- guardatevi assolutamente il video dal titolo
“Cosa sono i PFAS? Abbiamo il corpo pieno di inquinanti eterni? Come evitarli?
Arcinoti i reati di inquinamento della Solvay.
Per questo scarico di Pfas, in Usa gli inquinatori hanno dovuto pagare 1,18 miliardi di dollari. E’ identico a quello della Solvay in Bormida: da me denunciato nel 2009 e nel 2010 anche con videointervista: ripresa più volte in convegni, come questo del 2019: clicca qui. Sarà anche questa una testimonianza al prossimo processo.
Nell’esposto alla Procura segnaliamo che “Solvay sostiene di aver cessato il pfas cancerogeno PFOA nel 2013, mentre ad oggi continua a scaricarlo in aria e acqua, tant’è che nel febbraio 2020, l’IRSA, l’istituto di ricerca sull’acqua, preleva campioni nel punto di scarico delle acque reflue industriali nel fiume Bormida, e misura le concentrazioni di PFOA, peraltro di 2938 µg/l, 29 volte al di sopra della soglia fissata dalla Regione Piemonte 0,10 µg /l (In USA il limite di legge delle acque potabili è 0,016 µg /l.)
Tant’è che nel marzo 2020, una campagna di monitoraggio dell’aria condotta dall’ARPA ha mostrato che il PFOA è stato trovato anche nella ricaduta atmosferica degli impianti. Tant’è che il 17 marzo 2022 una scienziata (che lavora per il Centro Nazionale e Ricerche CNR e per l’Istituto di Ricerca sull’Acqua IRSA) misura che il PFOA è ancora presente nel suo campione (0,1902 µg /l), mescolato con i nuovi (in realtà utilizzati da ameno 15 anni) cancerogeni pfas ADV e C6O4.
Infatti, ancor prima di aver smesso (o finto) di utilizzare il PFOA, Solvay aveva introdotto l’ADV nella sua produzione già alla fine degli anni ’90, vedi il nostro esposto del 2009, e già nel 2006 i sospetti di tossicità erano confermati nel fegato dei topi di laboratorio, ma la multinazionale attenderà fino al 2011 prima di comunicare questi studi secretati all’EPA americana , mentre sta usando ADV anche in Italia. Ma c’è di peggio in fatto di dolo. Nel 2019 Solvay fornirà all’EPA un documento che dimostra che l’ADV è entrato nel sangue dei suoi lavoratori in due diverse fabbriche per più di 10 anni. La multinazionale ha smesso di usarlo nel luglio 2021 nella sua struttura di West Deptford, mentre l’ADV è ancora utilizzato da Solvay in Italia a Spinetta Marengo! E viaggia in acqua e aria (ma Solvay promette zero dal 2026).
Oltre che per la Procura, i reati sono pubblicati anche su numerosi giornali, esempio clicca qui.
Non si tutela l’Ambiente se non si tutelano le Vittime.
Ferdinando Lignola, procuratore generale della Suprema Corte di Cassazione, nella sua requisitoria del 2019 ha parole durissime contro i dirigenti Solvay e invita i nostri avvocati dell’accusa a muoversi: «Mi auguro che seguano centinaia, migliaia di cause civili per toccare questa gente nel portafoglio”.
Sì, perché l’irrisolto drammatico problema è che in sede penale le Vittime, le persone fisiche, decedute e ammalate, non sono risarcite per danni subiti. Ecco perché si parla di cause civili, class action, azioni inibitorie.
Quando si tratta di reati ambientali e sanitari, gli avvocati in Italia non vanno oltre le cause in sede penale (peraltro con deboli benefici per l’ambiente). Non così è in altri Paesi, soprattutto negli Stati Uniti dove il fenomeno delle “class actions” costituisce uno dei punti fondamentali del sistema processuale perché fornisce efficaci forme di tutela alle varie situazioni a rilevanza sovra individuale. Negli Usa, nel corso di circa due secoli di vita le class actions hanno avuto un successo straordinario. Lo conferma, ad esempio, la recente (seconda) condanna al Gruppo Monsanto, filiale del colosso tedesco Bayer, a risarcire 857 milioni di dollari di danni a studenti e genitori volontari di una scuola esposta ai policlorobifenili (pcb), i cosiddetti inquinanti ‘eterni’ tipo PFAS.
Lo conferma ancora pochi mesi fa l’accordo che in Michigan le società DuPont, Chemours e Corteva hanno raggiunto di pagare 1,18 miliardi di dollari attraverso un fondo che istituiranno, in modo da risolvere le denunce di inquinamento da Pfas in molti sistemi di acqua potabile degli Stati Uniti. Analogamente avverrà per la città di Stuart, in Florida. La città è una delle circa 300 comunità negli Stati Uniti che dal 2018 hanno intentato cause equivalenti contro le aziende che producevano schiuma antincendio o il PFAS contenuto nella schiuma. I casi sono pendenti presso il tribunale distrettuale degli Stati Uniti a Charleston, nella Carolina del Sud. In una dichiarazione, gli studi legali che rappresentano i querelanti hanno affermato: “Questo accordo rappresenta il primo di molti passi per iniziare a riparare i danni della contaminazione da PFAS nelle forniture di acqua potabile in America”.
A sua volta 3M recentemente ha raggiunto un accordo da 10,3 miliardi di dollari (9,4 miliardi di euro) per pagare i test e la bonifica delle sostanze chimiche dalle forniture di acqua negli Stati Uniti, senza ammettere la responsabilità. Ora è alle prese un’azione legale collettiva risarcitoria a causa dei Pfas nell’isola britannica di Jersey sul Canale della Manica. Non solo, in Belgio la 3M ha concordato con il governo fiammingo un programma da 571 milioni di euro di risarcimenti a favore dei residenti di Zwijndrecht, alle porte di Anversa.
Sul suolo americano, la stessa Solvay doveva affrontare 25 cause legali. Si riferiscono tutte all’uso di PFAS. Il tribunale ha emesso una ordinanza che permette di intentare un’azione collettiva per milioni di persone il cui sangue contiene PFAS. Al punto che il 20 giugno 2022, Solvay ha annunciato con grande clamore la sua intenzione di eliminare gradualmente l’uso di PFAS a livello globale entro il 2026. Decisione fasulla per Spinetta, abbiamo già drasticamente commentato: senza il Disegno di legge Crucioli che mette al bando i Pfas in Italia, la strategia della Solvay è per la resistenza ad oltranza.
Dunque, fatta salva la strada delle cause risarcitorie individuali, nei confronti di Solvay altre vie sono la class action e l’azione inibitoria.
L’azione di classe (class action) è esperibile collettivamente da tutti coloro, persone e organizzazioni/associazioni, che avanzino pretese risarcitorie in relazione alla lesione di diritti individuali omogenei.
È inoltre prevista la possibilità, per chiunque vi abbia interesse, di esperire, accanto alla class action, un’azione inibitoria collettiva nei confronti di chi pone in essere condotte pregiudizievoli per una pluralità di individui o enti, ovvero al fine di ottenere una pronuncia del giudice che ordini alla Solvay la cessazione o il divieto di reiterare una condotta commissiva od omissiva realizzata nello svolgimento delle attività.
Per i Pfas, senza scampo anche l’Inghilterra.
I residenti di Jersey saranno i primi nelle isole britanniche ad avviare un’azione legale collettiva risarcitoria a causa dei Pfas che nell’isola del Canale della Manica per decenni “sono penetrati nel nostro sangue, nel latte materno e in tutta l’acqua piovana”: denunciano esasperati gli abitanti, colpiti anche da varie forme di tumore .
All’inizio degli anni ’90, la schiuma antincendio, a base di Pfas, utilizzata sul campo di addestramento dell’aeroporto, era fuoriuscita nell’area circostante e nei pozzi d’acqua. Nel 1993, confermata la presenza della schiuma nell’acqua potabile, con ritardo il governo di Jersey ne ha interrotto l’uso.
Nel 2005 il governo dell’isola ha firmato un accordo riservato con 3M, il produttore della schiuma, per ottenere 2,6 milioni di sterline (circa 3 milioni di euro) per la bonifica. Secondo i termini dell’accordo, il governo ha promesso di non perseguire alcuna azione legale contro l’azienda. Fatto ancora più grave, l’esecutivo locale si impegnava anche a sostenere l’azienda nel caso in cui un cittadino avesse intrapreso un’azione legale. L’accordo è stato tenuto segreto al pubblico fino a quando un giornalista locale ha ottenuto una copia trapelata dell’accordo e ha reso pubblica la storia nel 2021, suscitando una nuova ondata di indignazione.
Nel 2022, il governo di Jersey ha condotto un programma per analizzare il sangue delle persone che vivono nei pressi dell’aeroporto alla ricerca di PFAS. Degli 88 isolani analizzati, il 70% ha riscontrato livelli di soglia più elevati di composti di Pfas. Di qui l’azione di risarcimento finanziario alla 3M. Recentemente la 3M ha raggiunto un accordo da 10,3 miliardi di dollari (9,4 miliardi di euro) per pagare i test e la bonifica delle sostanze chimiche dalle forniture di acqua negli Stati Uniti, senza ammettere la responsabilità.
La cittadina belga invasa dai Pfas.
A Zwijndrecht, alle porte di Anversa, in Belgio, aria e acqua sono contaminate dai Pfas della 3M. Ventimila abitanti sono in costante stato d’allerta: “Ci viene chiesto, per esempio, di non lavorare la terra a mani nude. Mia moglie a altre persone lo fanno con i guanti. Ci viene chiesto di fare attenzione ai bambini: non devono giocare troppo nell’erba o arrampicarsi sugli alberi. Alcune persone che hanno un giardino non ci vanno più. Non escono del tutto di casa. C’è chi ha avuto un esaurimento, chi ha parlato perfino di suicidio. Finora nessuno si è tolto la vita, ma c’è molta paura in giro. La concentrazione nel sangue delle persone di Zwijndrecht è la più alta che gli scienziati abbiano mai visto in un essere umano”
La 3M spiega “che si adopererà per smettere di utilizzare PFAS per l’intera linea di prodotti entro la fine del 2025“, ma che comunque ritiene di aver agito in modo responsabile e di continuare a farlo tutt’ora. Intanto, ha concordato lo scorso anno con il governo fiammingo un programma da 571 milioni di euro a favore dei residenti locali.
I sindacati a tutela dei dipendenti e dei pensionati della Solvay.
Non pare certo che ad Alessandria i sindacati in rappresentanza dei lavoratori si costituiranno parte offesa nell’imminente procedimento penale contro Solvay di Spinetta Marengo. Neppure è probabile che avviino in sede civile cause per il risarcimento dei danni ai dipendenti e ai pensionati, come invece ha fatto la CGIL a Vicenza nei confronti della Miteni di Trissino. Anzi, non risulta che, quanto meno, abbiano aperto un contenzioso nei confronti dell’Inail.
Eppure, per la prima volta in Italia, l’Inail ha accolto la richiesta di riconoscimento di malattia professionale per 19 lavoratori della Miteni, che lavorarono a stretto contatto con i Pfas. Il bio-accumulo di Pfas nel sangue dei lavoratori ha determinato un danno riconosciuto del 2%, che non dà diritto a risarcimenti, ma che stabilisce un precedente importante riconoscendo il rischio e la nocività della presenza delle sostanze derivate dal fluoro nell’organismo, potenziali causa di patologie correlate.
Eppure non abbiamo registrato una presa di posizione dei sindacati all’invito di partecipare con Associazioni e Comitati alle azioni verso Solvay a tutela della salute e dei diritti dei lavoratori e dei cittadini. Attendiamo replica fattuale (Cisl e Uil non avevano mai risposto in precedenza) alla lettera (PEC 20/4/23) al segretario della Camera del lavoro di Alessandria, che qui riproduciamo.
Lo scontro tra professori al processo Solvay.
Appena espletata l’udienza del Gup, in Corte di Assise di Alessandria, di fronte abbiamo il professor Philippe Grandjean, considerato uno dei massimi esperti di Pfas a livello mondiale di sostanze perfluoroalchiliche e consulente delle parti civili al processo di Vicenza contro Miteni, e il professor Enrico Pira, arruolato consulente permanente a difesa dei maggiori gruppi industriali italiani imputati di inquinamento.
La conclusione della corposa relazione di Grandjean per Alessandria non può che ricalcare quella depositata a Vicenza: “Esiste una documentazione sostanziale che dimostra una chiara associazione tra esposizione a Pfas ed effetti avversi sulla salute umana nella popolazione generale, soprattutto a livelli elevati come quelli osservati nella zona”.
Pira: “Tra le diverse agenzie internazionali che si occupano di salute umana ci sono discrasie nelle conclusioni”. Grandjean: “Ribadisco: il Pfoa è tossico quanto la diossina che è il composto più tossico realizzato dall’uomo”. Danni al sistema immunitario, tossicità epatica, anomalie riproduttive, disturbi endocrini e anomalie metaboliche, malattie cardiovascolari e aumento del rischio di alcuni tumori e aumento della mortalità: sono le patologie indicate nella relazione di Grandjéan e associate alle esposizioni di Pfas. Pira: “Documenti di Efsa e agenzie Usa in merito al rapporto esposizione Pfas e conseguenze sulla salute e su vari temi sono arrivate a conclusioni interlocutorie, scarse certezze, prove insufficienti o bisogno di ulteriori approfondimenti”. Grandjean: “Che vi siano ulteriori approfondimenti non vi è dubbio. Ad alcuni lavori ho partecipato anch’io, come ne sono attesi ulteriori per il passare del tempo, ma confermo nella sua interezza la mia relazione”.
La perentorietà di Grandjean deriva dal fatto che per oltre trent’anni è stato consulente in tossicologia per il Ministero della Salute danese, ha fatto parte anche del Comitato scientifico dell’Agenzia Europea per l’ambiente e del gruppo di esperti sui contaminanti dell’Agenzia Europea per la sicurezza alimentare. A tagliare la testa al toro, Grandjean mostra a Pira le conclusioni definitive dell’ Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) altrettanto perentorie e definitive: “Il Pfoa è sicuramente cancerogeno per l’uomo e tossico per l’ambiente”. Ora a Pira resta da dimostrare che i fratelli del Pfoa, ADV e C6O4 brevetto esclusivo della Solvay di Spinetta Marengo, sparsi col Pfoa nei Comuni di Alessandria e limitrofi, non sono tossici e cancerogeni (come sostenuto per decenni a favore dello stesso Pfoa).
I costi sociali dei Pfas.
Le sostanze chimiche nocive presenti nella plastica, tra cui proprio i Pfas, contribuiscono al cancro, al diabete e ad altre malattie endocrine, disturbi riproduttivi, disturbi neurologici dei feti e dei bambini in via di sviluppo e morte: secondo anche il nuovo studio “Chemicals Used in Plastic Materials: An Estimate of the Attributable Disease Burden and Costs in the United States” pubblicato sul Journal of the Endocrine Society da un team di ricercatori guidato da Leonardo Trasande della Grossman School of Medicine e della Wagner Graduate School of Public Service di New York. L’Endocrine Society, conta più di 18.000 membri, tra cui scienziati, medici, educatori, infermieri e studenti in 122 Paesi.
Secondo i ricercatori “Esse rappresentano una seria minaccia per la salute pubblica e nel 2018 sono costati agli Stati Uniti circa 250 miliardi di dollari in maggiori costi sanitari: la maggior parte derivava dall’esposizione agli ftalati e ai Pfas”. L’unica prevenzione è eliminare queste sostanze.
Pfas motori di crescita del cancro al colon.
La progressione del cancro è confermata dallo studio pubblicato sulla rivista scientifica Environmental Science & Technology da un team di epidemiologi dell’Università di Yale, che ha esposto cellule di cancro al colon a livelli di PFAS comparabili a quelli presenti nel sangue dei vigili del fuoco (a rischio per la frequente esposizione ai ritardanti di fiamma). I Pfas hanno indotto le cellule cancerose a migrare in nuove posizioni, una caratteristica tipica delle cellule responsabili di metastasi.
Effetti ambientali e sanitari realizzando forni crematori in aree urbane.
Un approfondimento scientifico di ISDE, l’associazione italiana dei medici per l’ambiente. Clicca qui.
Tav sotto Firenze.
Una storia di soldi, fango e trivelle. Clicca qui.
Tra i fanghi anche i Pfas.
Clicca qui “Ambiente Venezia”.
Vaccinazioni antiCovid e incremento tumori infantili.
“Sono aumentate notevolmente le conoscenze circa gli effetti dei vaccini Covid 19 sull’organismo ed è ormai acclarato che, con i preparati in uso nei nostri paesi, si avvia una serie di eventi biologici profondamenti diversi da quelli indotti dall’infezione naturale. Con studi accurati eseguiti su soggetti sani, prima e dopo la somministrazione dei vaccini mRNA COVID 19, sono emerse profonde alterazioni nelle funzioni delle cellule coinvolte nella risposta immunitaria, con esiti addirittura controproducenti per l’immunocompetenza sia a breve che a lungo termine. Nello specifico nei vaccinati si riduce sia il controllo delle infezioni, che la sorveglianza verso il cancro. E’ ormai esperienza comune che i vaccinati si ammalano a più riprese di COVID e di altre patologie infettive e probabilmente, potrebbero più facilmente sviluppare forme tumorali per il venir meno della sorveglianza immunitaria verso eventuali cloni cellulari tumorali.“ Continua.
Il fascismo è in crescita?
Lo è secondo l’analisi di Boaventura de Sousa Santos, Accademico portoghese. Dottore in Sociologia, professore presso la Facoltà di Economia e direttore del Centro di Studi Sociali dell’Università di Coimbra (Portogallo). Professore emerito presso l’Università del Wisconsin-Madison (USA). Colpa della democrazia? Colpa della sinistra? Clicca qui.
Non c’è spazio nella memoria per tutti i genocidi.
La pianificazione di sterminio nazi-fascista prevedeva l’individuazione esatta della vittima con apposito marchio: gli ebrei dovevano portare la stella gialla, i politici un triangolo rosso, gli omosessuali quello rosa, gli “anti-sociali” e le lesbiche quello nero, gli zingari quello marrone, i testimoni di Geova quello viola e infine gli immigrati quello blu. Oggi degli ebrei ricordiamo tutto, degli altri disgraziati e degli altri genocidi avvenuti nel mondo a opera di altri nazifascisti consapevoli o a loro insaputa, non si fa neppure cenno. Anche la Shoah ((sterminio del popolo ebraico) rischia di subire un graduale processo di rimozione paradossalmente favorito dallo stesso Stato ebraico d’Israele. Clicca qui.
Il rischio di sprofondare nuovamente nell’odio.
Vittime dell’Olocausto: ebrei, dissidenti politici, minoranze etniche e omosessuali e persone con disabilità, considerate, queste ultime come “vite indegne di essere vissute”, da non tenere in considerazione ma da eliminare, attraverso il tristemente noto Aktion T4, programma attuato dai nazisti che ha sterminato circa 300.000 persone con disabilità, bambini compresi, soprattutto quelle con disturbi mentali, malattie genetiche o malformazioni. Purtroppo ci circondano ancora oggi pregiudizi, stereotipi, segregazione, violenza, maltrattamenti, discriminazioni, e negazioni di diritti. (continua…)
La storia si ripete.
Fu lo sterminio di centinaia di migliaia di persone con disabilità durante il regime nazista e la seconda guerra mondiale. E anche nei tempi presenti continuiamo a registrare situazioni di discriminazione o parole d’odio nei confronti delle persone con disabilità, senza contare gli stigmi e i pregiudizi ancora presenti. (continua…)
Fermate le guerre.
Nessun uomo è un’isola, ogni campana di morte suona per ognuno. Eppure c’è chi davanti alla colpa altrui, o alla propria, volge le spalle, così da non vederla e non sentirsene toccato. Clicca qui Primo Levi.
Monsanto risarcisce 2,25 miliardi di dollari ad una Vittima del glifosato.
Monsanto, filiale del gigante tedesco Bayer, è stata condannata da un tribunale statunitense a pagare 2,25 miliardi di dollari di danni a un uomo che ha accusato il diserbante Roundup, il cui principio attivo è il glifosato, di avergli causato il linfoma non-Hodgkin, un cancro del sistema linfatico. Già dal 2015, il glifosato è stato classificato come “probabile cancerogeno” dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS).
Il sindaco di Trino: lasciate che le scorie vengano a me.
Naomi Klein: “Boicottaggio, disinvestimento e sanzioni per fermare i crimini di guerra di Israele”.
Naomi Klein: È ora. Tempo passato. La migliore strategia per porre fine all’occupazione sempre più sanguinosa è che Israele diventi il bersaglio del tipo di movimento globale che ha messo fine all’apartheid in Sudafrica. Nel luglio 2005 un’enorme coalizione di gruppi palestinesi ha pianificato di fare proprio questo. Hanno invitato “le persone di coscienza di tutto il mondo a imporre ampi boicottaggi e attuare iniziative di disinvestimento contro Israele simili a quelle applicate al Sudafrica nell’era dell’apartheid”. È nata la campagna Boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS). BDS
Lo Stato di Israele fermi il genocidio.
Ecco cosa la Corte Internazionale di Giustizia ieri ha ordinato a Israele (clicca qui)
L’Italia deve dire basta! E deve riconoscere lo Stato di Palestina. (clicca qui)
Storia di violenza fisica, verbale ed economica su una donna con disabilità.
Elena è una giovane con epilessia e sindrome di Sjögren della quale i media si sono occupati principalmente perché è stata aggredita a calci e pugni dall’ex datore di lavoro, cui chiedeva la liquidazione dell’ultimo stipendio. Nella sua esperienza lavorativa, però, c’è stata anche violenza verbale ed economica. È un caso, per altro, in cui non è semplicissimo stabilire un nesso diretto con la disabilità: quell’uomo, infatti, si era già distinto per condotte violente con un altro dipendente. Sulla vicenda pubblichiamo un contributo dell’AICE (Associazione Italiana Contro l’Epilessia) (continua…)
La memoria di Guido Rossa
45esimo anniversario dell’uccisione di Guido Rossa, la diretta di Good Morning Genova.
Presso il monumento dedicato alla sua figura, davanti alla sede della Camera del lavoro di Genova, si è tenuta la commemorazione del sacrificio di Guido Rossa, assassinato barbaramente dalle Brigate Rosse il 24 gennaio 1979. Rappresenta per tutto il mondo del lavoro un esempio di coraggio e di ideali che non perdono bensì aumentano il loro valore con il trascorrere del tempo.
Giustiziato con l’azoto. Un passo indietro per l’umanità.
Malgrado tutti gli appelli, Kenneth Smith è stato giustiziato con l’azoto in Alabama. L’ufficio del governatore ha confermato in serata che la morte è arrivata alle 20,25. L’esecuzione è stata rimandata di alcune ore per attendere l’esito dell’ultimo appello alla Corte suprema americana. Nessun dettaglio sulla sofferenza dell’uomo per il metodo usato, che provoca un lento soffocamento. È la prima volta che tale controversa tattica viene usata negli Stati Uniti per una condanna a morte da quando è stata introdotta l’iniezione letale nel 1982, dalla quale Smith era sopravvissuto tra atroci sofferenze.
Vergogna Europa! La sterilizzazione forzata delle donne disabili: è reato!
Parla apertamente di “vergogna!” (“Shame!”), il Forum Europeo sulla Disabilità, nell’apprendere che a livello di Consiglio i Paesi dell’Unione Europea hanno rifiutato di includere il reato di sterilizzazione forzata delle donne con disabilità durante i negoziati sulla Proposta di Direttiva Europea riguardante la lotta alla violenza e alla violenza domestica nei confronti delle donne. A questo punto il Forum stesso rinnova il proprio appello agli Stati affinché pongano fine alla violenza contro le donne con disabilità in tutti gli aspetti di essa e in particolare alla sterilizzazione forzata (continua…)
Le donne con disabilità nel femminismo: una strada ancora in salita.
«Sovente il femminismo italiano non considera neanche l’idea che esistano donne con disabilità che hanno diritti da rivendicare e multidiscriminazioni cui sono soggette. Siamo di fronte, quindi, a una strada ancora in salita? Sembra proprio di sì, a giudicare da come, ad esempio, ci si occupa in modo inadeguato di accessibilità nei cortei» (continua…)
Solvay gongola: usciremo indenni dal processo di Alessandria.
Stanno per iniziare il secondo e forse ultimo processo alla Solvay di Spinetta Marengo e la prima Class action in Italia. A qualunque storico o giornalista, e non solo, che volesse seguire il prossimo procedimento in Corte di Assise di Alessandria sarebbe estremamente utile la conoscenza della genesi storica, che è contenuta nel secondo volume di “Ambiente Delitto Perfetto” (pagine 444, clicca qui) in particolare la documentazione riferita al processo in Corte di Assise di Alessandria del 2012, in Corte di Assise d’Appello di Torino del 2018 e in Corte di Cassazione del 2019. Nonché i 20 Esposti alla Procura della Repubblica dal 2008 al 2023 mai respinti con archiviazione: 9 depositati e presso il procuratore capo Michele Di Lecce, e culminati con l’azione penale del 2012 condividendo il reato di dolo per tutta la catena di comando, 11 presso il P.R. Enrico Ceri e sfociati (insieme all’esposto di Legambiente e a quello del WWF) nel prossimo processo ma purtroppo ristretti al reato di colpa e per due imputati minori.
Nella prima parte di questa trattazione, dal titolo La strage silenziosa dell’amianto e dei Pfas (clicca), abbiamo esaminato la catastrofe ecosanitaria dal punto di vista sanitario, la linea difensiva della Solvay sullo sfondo della complicità con le istituzioni comunale e regionale che non fermano le produzioni né sottopongono a biomonitoraggio le popolazioni con i più alti tassi di morbilità e mortalità, mentre riecheggia l’eco del monito del Procuratore generale della Cassazione: «Mi auguro che seguano centinaia, migliaia di cause civili per toccare questa gente nel portafoglio”. Ovvero anche con la class action.
Nella seconda parte, dal titolo Il secondo e forse ultimo processo alla Solvay di Spinetta Marengo e la prima class action in Italia. (clicca), abbiamo affrontato gli aspetti ambientali che stanno a monte di quelli sanitari e di cui i Pfas sono solo la punta dell’iceberg: contestandoli in un virtuale controinterrogatorio con la presidente Ilham Kadri in vetta alla catena di comando (che avrebbe dovuto essere l’imputato principale), e alla memoria difensiva presentata dagli avvocati doc Santamaria e Bolognesi con una linea del Piave eretta su una presunta bonifica eseguita e sull’orizzonte di un fantomatico “zero tecnico” delle emissioni nocive.
Terza parte Solvay gongola: usciremo indenni dal processo di Alessandria.
Incurante della condanna in Cassazione per disastro ambientale e omessa bonifica, impassibile alle censure di Onu e Commissione Ecomafie, convinta di aver imbrigliato la politica italiana a tutti i livelli, congelato il disegno di legge sostenuto dagli ambientalisti, imbalsamato il biomonitoraggio sanitario di massa della popolazione, Solvay si esibisce nient’affatto preoccupata del nuovo processo, davanti al GUP Andrea Perelli il 4 marzo.
Solvay gongola, non trattiene la propria soddisfazione nel comunicato stampa che commenta la conclusione delle indagini della Procura della Repubblica di Alessandria, Enrico Cieri e Eleonora Guerra, in merito al disastro ecosanitario del polo chimico di Spinetta Marengo: ridimensionato da doloso a disastro ambientale colposo. La Procura ha partorito un topolino, esulta Solvay
(continua)
Limite zero ai Pfas in Europa.
Abbiamo commentato più volte che oltre 17.000 siti in tutta Europa (in particolare in Italia) sono contaminati dai PFAS, secondo i risultati di un’indagine esclusiva, durata vari mesi e condotta da 18 redazioni europee del Forever Pollution Project, e che le autorità nazionali di Danimarca, Germania, Paesi Bassi, Norvegia e Svezia avevano presentato all’Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA) una proposta per limitare le sostanze per- e polifluoroalchiliche (PFAS) nell’ambito del regolamento REACH (regolamento dell’Unione europea, adottato per migliorare la protezione della salute umana e dell’ambiente dai rischi che possono derivare dalle sostanze chimiche).
Il motivo della richiesta all’ECHA in sintesi è: “I PFAS sono o si trasformano in sostanze persistenti, con conseguente esposizione e accumulo irreversibili nell’ambiente. A causa della loro solubilità in acqua e della loro mobilità, la contaminazione delle acque superficiali, sotterranee e potabili e del suolo si è verificata sia nell’UE che a livello globale e continuerà. È stato dimostrato che risulta molto difficile ed estremamente costoso rimuovere il PFAS una volta rilasciato nell’ambiente. Inoltre, alcuni PFAS sono stati documentati come sostanze tossiche e/o bioaccumulanti, sia per quanto riguarda la salute umana che l’ambiente. Senza agire, le loro concentrazioni continueranno ad aumentare e i loro effetti tossici e cancerogeni saranno difficili da invertire.”
La proposta ha raccolto 5.642 contributi, all’esame dai comitati tecnici dell’ECHA.
Chiedi al governo la messa al bando dei Pfas.
Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna inquinamento di Greenpeace, dichiara: “Questa nostra indagine senza precedenti tocca un nervo scoperto su cui le autorità nazionali da tempo hanno scelto di non intervenire, nonostante sia chiaro che la contaminazione riguardi l’acqua, l’aria, gli alimenti e il sangue di migliaia di persone. Si tratta di un’emergenza ambientale e sanitaria fuori controllo. Esortiamo il governo, il parlamento e i ministeri competenti ad assumersi le proprie responsabilità varando in tempi brevi una legge che vieti l’uso e la produzione di tutti i Pfas, insieme all’adozione di adeguati provvedimenti di bonifica e all’individuazione di tutti i responsabili”.
Chiedi al governo italiano la messa al bando dei Pfas. Clicca qui.
Giace in Parlamento il Disegno di Legge dell’ex senatore Mattia Crucioli: fermamente osteggiato dalla Confindustria perchè detta “Norme per cessazione della produzione e dell’impiego dei Pfas”. Insomma li mette al bando in Italia. Vieta la produzione, l’uso e la commercializzazione di PFAS o di prodotti contenenti PFAS, ne disciplina la riconversione produttiva e le misure di bonifica e di controllo. Insomma assume le istanze di tutti i Movimenti, Associazioni e Comitati, che da anni si battono per eliminare questi cancerogeni bioaccumulabili e persistenti, praticamente indistruttibili, dalle acque, dall’aria, dagli alimenti, insomma dal sangue dei lavoratori e dei cittadini altrimenti ammalati e uccisi.
Pfas e acque potabili in Lombardia, Greenpeace: contaminato un terzo delle fontanelle.
Il nuovo rapporto “PFAS e acque potabili in Lombardia, i campionamenti di Greenpeace Italia” rende pubblici gli esiti di un monitoraggio condotto in tutte le province lombarde: le analisi di un laboratorio indipendente evidenziano che 11 campioni su 31, pari a circa il 35% del totale, rivelano la presenza di Pfas nelle acque potabili di diversi comuni lombardi nelle province di Bergamo, Brescia, Como, Milano, Lodi, Varese (Qui la mappa dei campionamenti), precisamente in fontane pubbliche in parchi giochi o vicino a scuole primarie, dunque in “punti sensibili” esposti alla contaminazione dei minori i soggetti a maggior rischio.
In alcuni casi si superano i livelli previsti dalla Direttiva comunitaria e in altri i valori di sicurezza per la salute adottati in altre nazioni, sottolineando il fatto che, in base alle conoscenze scientifiche più recenti, i PFAS sono pericolosi per la salute anche a concentrazioni estremamente basse e inferiori a quelli fissati dalla Direttiva europea (100 nanogrammi per litro). Comunque, questo limite è superato a Caravaggio e Mozzanica, in provincia di Bergamo, e a Corte Palasio e Crespiatica, in provincia di Lodi. Tra 12 nanogrammi litro (Pontirolo Nuovo, Bergamo) e 54 nanogrammi litro (Mariano Comense, Como). A Capriolo, Somma Lombardo, Mariano Comense, via Civitavecchia e via Cusago a Milano: concentrazioni superiori ai valori più cautelativi per la salute umana vigenti in Danimarca o proposti negli Stati Uniti.
Greenpeace Italia ha presentato sei esposti destinati alle Procure lombarde di riferimento per adottare i provvedimenti cautelari necessari ad impedire il protrarsi della somministrazione di acque contenenti Pfas alla popolazione”.
I Pfas nelle acque potabili del Lodigiano.
Soprattutto alla luce dei casi di Crespiatica e Corte Palasio, dove in due occasioni sono stati rilevati i valori più alti di Pfas, l’ATS, Azienda Tutela della Salute della Città Metropolitana di Milano, ha replicato che questi valori non sono ritenuti tali da dichiarare una situazione di allarme sul piano della sicurezza sanitaria.
Greenpeace aveva lanciato l’allarme dopo test effettuati nei due Comuni dell’OltreAdda nell’ambito del rapporto “Pfas e acque potabili in Lombardia” basato su 31 campionamenti delle acque. Crespiatica (fontana del cimitero) era risultato il secondo punto più inquinato: 1.840 nanogrammi per litro, ben oltre la soglia dei 100 nanogrammi per litro prevista dalla direttiva europea del 2020. Alcune procure hanno chiesto degli approfondimenti alle autorità pubbliche.
Pfas nell’acqua potabile, preoccupazione tra i cittadini di Capriolo.
Greenpeace ha segnalato Capriolo come il Comune bresciano col più alto livello di Pfas nelle acque potabili, “in diversi punti, in particolare Pfoa, al parchetto di via Vittorio Emanuele”.
Organizzate dal Gruppo del Monte guidato da Claudio Volpi, oltre 200 persone hanno affollato la Sala Paolo VI dell’oratorio alla presenza di Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna sull’inquinamento di Greenpeace Italia, di Sara Valsecchi e Stefano Polesello del Cnr Irsa (Istituto Ricerca Sulle Acque), della giurista ambientale dell’Università di Padova, Claudia Marcolungo.
Non hanno convinto le rassicurazioni del sindaco Luigi Vezzoli, che aveva interpellato Acque Bresciane garantendo che su tutto il territorio un monitoraggio continuo.
Inquinamento da Pfas, Lucca e Pisa le zone più colpite in Toscana.
A Capannori per la messa al bando dei Pfas.
Sulla richiesta di messa al bando a livello mondiale delle sostanze chimiche Pfas, nella sala del consiglio comunale di Capannori, iniziativa pubblica organizzata dall’associazione Senza Confini con Tommaso Pianigada e di Greenpeace con il responsabile nazionale Giuseppe Ungherese, e la partecipazione del sindaco e presidente della provincia di Lucca Luca Menesini .
In Italia non esiste una legge che ne vieti la produzione e l’utilizzo. Il Disegno di Legge dell’ex senatore Mattia Crucioli giace in Parlamento. E fermamente osteggiato dalla Confindustria perchè detta “Norme per cessazione della produzione e dell’impiego dei Pfas”. Insomma li mette al bando in Italia. Vieta la produzione, l’uso e la commercializzazione di PFAS o di prodotti contenenti PFAS, ne disciplina la riconversione produttiva e le misure di bonifica e di controllo. Insomma assume le istanze di tutti i Movimenti, Associazioni e Comitati, che da anni si battono per eliminare questi cancerogeni bioaccumulabili e persistenti, praticamente indistruttibili, dalle acque, dall’aria, dagli alimenti, insomma dal sangue dei lavoratori e dei cittadini altrimenti ammalati e uccisi.
I primi beneficiari di questa legge sarebbero le popolazioni toscane e venete (concerie ed ex Miteni di Trissino), lombarde (Solvay di Bollate) e piemontesi (Solvay di Spinetta Marengo). D’altronde gli scarichi della Solvay in Bormida raggiungono la foce del Po. Ma ormai, come abbiamo ripetutamente documentato, in tutte le Regioni italiane, dove si sono mosse le Arpa, è dimostrato che la calamità mondiale dei Pfas è una questione nazionale.
Con la nuova legge Crucioli sarebbe ancor più palese l’inammissibile alibi degli omissivi e complici Comune, Provincia e Regione, che si nascondono dietro il dito dell’assenza di limiti nazionali: sono fuorilegge al pari dell’azienda!
Sorveglianza Pfas nei prodotti agroalimentari.
L’esposizione della popolazione ai Pfas avviene per via respiratoria e per via alimentare attraverso il consumo di alimenti e acqua. Gli alimenti vegetali possono venire contaminati dal terreno e dall’acqua utilizzati per coltivarli. Quelli di origine animale dai Pfas che si concentrano negli organismi animali tramite l’acqua e/o i mangimi vegetali e foraggi. La presenza di Pfas in imballaggi alimentari e attrezzature impiegate durante la trasformazione alimentare contribuisce ulteriormente all’esposizione alimentare.
I Pfas hanno il sistema immunitario come primo avversario e la diminuzione della risposta alle vaccinazioni dei bambini costituisce un effetto critico. Nelle valutazioni dell’Autorità Europea per la sicurezza alimentare EFSA, l’acqua potabile, il pesce, la frutta, le uova, i prodotti a base di uova, sono risultati essere i principali contributi all’esposizione alimentare di fondo nella popolazione europea nel suo complesso.
A dicembre ’23 la Regione Veneto ha varato un nuovo “Piano di sorveglianza Pfas nei prodotti agroalimentari delle zone rosse e arancioni” riferito alle matrici vegetali.
Un sensore luminescente per rilevare i PFAS nelle acque.
Si tratta di un sensore luminescente sviluppato da scienziati esperti di chimica e scienze ambientali dell’Università di Birmingham, in collaborazione con scienziati dell’Istituto federale tedesco per la ricerca e i test sui materiali. Peccato che non sia utilizzabile per i rilevamenti nelle acque potabili. Infatti il sensore (tramite un piccolo chip d’oro combinato con complessi metallici di iridio) è in grado di rilevare 220 microgrammi di PFAS per litro d’acqua, dato che lo rende utile all’analisi solamente delle acque reflue industriali… per dosare e intervallare gli sversamenti. Per l’acqua potabile, invece, occorre maggior sensibilità, così da rilevare livelli di PFAS nell’ordine dei nanogrammi
Apologia del vandalismo nonviolento.
La giustizia è di classe, forte coi deboli: debole coi forti, debole coi ricchi: forte coi poveri, debole con i ladri specie se politici, debole con gli inquinatori: forte con gli inquinati. Forte con gli inquinati: repressiva contro gli ambientalisti. A cui è concessa tutta la libertà di lamentarsi ma… Ultima generazione, Fridays for future, Extinction rebellion, esagerano, dissentono e protestano, penetrano nei media, catalizzano l’attenzione, rischiano l’imitazione nelle minoranze, svegliano le coscienze. Non potendo utilizzare il termine usuale nel contesto bellico imperante: terroristi, “eco vandali” può fare breccia nell’opinione pubblica, benpensante, distrarre la maggioranza sonnambula dallo spettacolo dei ladri politici. Non usano violenza fisica perchè del tutto nonviolenti, però vandalismo: civilmente da destra meritano un disegno di legge ecovandali, arresto, misure di prevenzione appartenenti al codice antimafia, fogli di via, maxi multe fino a 60mila euro e galera fino a 5 anni se le manifestazioni avvengono in luogo pubblico. E’ deterrenza per altre minoranze, per l’apologia di codesto vandalismo.
Secondo il dizionario (oggi: Wikipedia) con il termine vandalismo “si indica la tendenza a compiere azioni di interdizione, danneggiamento o distruzione di beni materiali o immateriali senza alcun motivo logico apparente, per cui sembra che il vandalo non ne apprezzi il valore”. Il vandalo, invece di scrivere liberamente sulla prima pagina del Corriere della Sera, acquista il biglietto delle Gallerie degli Uffizi inscena una protesta pacifica presso la sala Botticelli sedendosi a terra ed esponendo uno striscione riportante la scritta “Ultima Generazione No Gas No Carbone”. E prima di sedersi applica della colla sul vetro a protezione della ‘Primavera’ del Botticelli, attaccandosi con le mani. Il vandalo va ugualmente sulla prima pagina del Corriere della Sera. Sarà denunciato “per interruzione di pubblico servizio, resistenza a p.u., manifestazione non autorizzata e deturpamento o imbrattamento di cose”.
Anche se non ha procurato alcun danno all’opera d’arte, il vandalo rischia la galera, dipende da come il giudice interpreta il Disegno di legge. Analogamente, se fa sit-in sulle strisce pedonali o peggio se riesce ad incolla allo sconnesso asfalto di una tangenziale, se dipinge la facciata del Senato con vernice (lavabile!) o preferibilmente con materiali organici, se getta carbone (vegetale!) nella fontana di Piazza di Spagna, se benda le statue, se con le tette fuori mette in mostra cartelli contro Meloni, se riusa fumogeni da stadio o inesplosi della polizia in Valsusa, se introduce mazzi di fiori agli idranti antimanifestazioni. A tacere i blocchi stradali per il posto di lavoro, le Ong che salvano vite in mare, i ragazzi dei rave party eccetera. E se verso una damigiana di barolo doc 2008 colorando la fontana di Trevi? vandalo o astemio?
Non sono forme di “Resistenza civile” in difesa dell’ambiente bensì atti di vandalismo… contro l’ambiente, mentre non rischiano la galera se corrompono, costruiscono abusivi ed ecomostri, se fanno continui condoni edilizi e tributari, se devastano il territorio e non lo proteggono dai dissesti. Men che meno se rubano da parlamentare.
Guardate questo video prima che lo cancellino.
La prima donna.
Gabriella Bertini fu sì la prima donna in sedia a rotelle del nostro Paese a guidare un’autovettura nel 1965, fu sì la prima mamma adottiva con disabilità, ma soprattutto al momento della sua scomparsa nel 2015, aveva un progetto nel cassetto, ossia Casa Gabriella, una struttura adiacente al CTO di Firenze che completasse il percorso terapeutico delle persone con paraplegia e tetraplegia.
“Casa Gabriella” sarebbe stata la prima struttura pubblica in Italia in grado di fornire continuità alle terapie erogate da un’Unità Spinale, come avviene nei più moderni ospedali all’estero. Il progetto prevede una parte dedicata ad aspetti riabilitativi, sociali, sportivi e di aggregazione, e una serie di “casine”, come le ha sempre chiamate Gabriella, dei piccoli appartamenti strutturati in modo diversificato a seconda delle esigenze, dove le persone con disabilità potrebbero imparare una nuova autonomia, ricevere assistenza da personale qualificato e avere accanto i propri familiari.
Nel 2017 il progetto è stato unanimemente approvato dal Consiglio Regionale della Toscana, attraverso una mozione, ma poi si è arenato in un pantano burocratico. Il progetto di Casa Gabriella, che è stato percepito come riguardante la parte finale della vita, mentre tratta molto invece dell’indipendenza assistita e sicura a prescindere dalla età, è ancora “lì”», con l’auspicio che le Istituzioni coinvolte (INAIL proprietaria dell’immobile, Regione Toscana, Comune di Firenze e Azienda Sanitaria) riprendano la concreta realizzazione del sogno di Gabriella. Il progetto è ancora vivo perché i bisogni a cui assolverà non sono né spariti né risolti, continua ad esserci con tenacia e convinzione, come la Fiat 500 di Gabriella Bertini, l’unica auto al mondo rimasta degli Anni Sessanta adattata per la guida di una persona con disabilità. L’acquistò nel 1965, contro il parere della famiglia, per raggiungere il posto di lavoro senza aspettare il pulmino. Oggi, riverniciata di un rosso fiammante e donata a un ragazzo con disabilità di Livorno, è ancora in strada, come gli ideali della donna che la guidò per la prima volta. (continua…)
Il servizio civile per la pace e i diritti umani.
Se hai tra i 18 e i 29 anni (non compiuti) e vuoi fare una bella esperienza formativa e trasformativa, di formazione, comunicazione e impegno per la pace e i diritti umani, presenta la tua domanda per fare il servizio civile presso l’Agenzia della pace di Perugia (Codice Sede 143641). Il progetto Trasformiamo il futuro ha 4 posti disponibili. Il bando è aperto fino al 15 febbraio 2024. Le domande dovranno essere presentate ONLINE entro le ore 14.00 tramite piattaforma DOL. Se sarai selezionata/o svolgerai il Servizio Civile per 12 mesi e riceverai un compenso pari a 507,30 € al mese. I giorni di servizio settimanali sono 5, per un totale di 25 ore settimanali
La strage della Benedicta.
La strage della Benedicta, avvenuta tra il 6 aprile e l’11 aprile 1944, fu un’esecuzione sommaria di settantacinque partigiani
In piazza oggi a Taranto per la crisi dell’ILVA.
Oggi la prospettiva non è difendere un’industria inquinante e in perdita, ma chiedere che i fondi pubblici siano utilizzati per il bene comune. Dobbiamo puntare a una riconversione dei lavoratori verso attività pulite, bonifiche ambientali e un’economia ispirata ai principi dell’Agenda Onu 2030 per la sostenibilità ambientale.
Anticipiamo il testo del discorso a nome di PeaceLink. Cliccare qui per il link sul testo
Il secondo e forse ultimo processo alla Solvay di Spinetta Marengo e la prima class action in Italia.
Stanno per iniziare il secondo e forse ultimo processo alla Solvay di Spinetta Marengo e la prima Class action in Italia. A qualunque storico o giornalista, e non solo, che volesse seguire il prossimo procedimento in Corte di Assise di Alessandria sarebbe estremamente utile la conoscenza della genesi storica, che è contenuta nel secondo volume di “Ambiente Delitto Perfetto” (pagine 444, clicca qui): in particolare la documentazione riferita al processo in Corte di Assise di Alessandria del 2012, in Corte di Assise d’Appello di Torino del 2018 e in Corte di Cassazione del 2019. Nonché i 20 Esposti alla Procura della Repubblica dal 2008 al 2023 mai respinti con archiviazione: 9 depositati e presso il procuratore capo Michele Di Lecce, e culminati con l’azione penale del 2012 condividendo il reato di dolo per tutta la catena di comando, 11 presso il P.R. Enrico Ceri e sfociati (insieme all’esposto di Legambiente e a quello del WWF) nel prossimo processo ma purtroppo ristretti al reato di colpa e per due imputati minori.
Per completare l’informazione, nella prima parte di questa trattazione, dal titolo La strage silenziosa dell’amianto e dei Pfas (clicca), abbiamo esaminato la catastrofe ecosanitaria dal punto di vista sanitario, la linea difensiva della Solvay sullo sfondo della complicità con le istituzioni comunale e regionale che non fermano le produzioni né sottopongono a biomonitoraggio le popolazioni con i più alti tassi di morbilità e mortalità, mentre riecheggia l’eco del monito del Procuratore generale della Cassazione: «Mi auguro che seguano centinaia, migliaia di cause civili per toccare questa gente nel portafoglio”.
In questa seconda parte, affronteremo gli aspetti ambientali che stanno a monte di quelli sanitari.
La difesa della presidente Solvay in tribunale. (clicca qui)
Aggiornamento della votazione del Premio Attila 2023.
Ad un mese dalla scadenza. In ordine alfabetico:
Famiglia Benetton, Silvio Berlusconi, Roberto Cingolani, Marcello De Angelis, Nunzia Di Girolamo, Piero Fassino, Francesco Figliuolo, Andrea Giambruno, Eugenio Giani, Matteo Lepore, Francesco Lollobrigida, Gina Lollobrigida, Sergio Mattarella, Famiglia Meloni, Gianni Mion, Giorgio Napolitano, Benjamin Netanyahu, Matteo Piantedosi, Elly Schlein, Roberto Vannacci.
Le votazioni si concluderanno il 14 febbraio. Basta inviare il voto all’indirizzo rete.ambientalista@gmail.com oppure whatsapp 3470182679, eventualmente accompagnato dalle motivazioni.
La “Rassegna dei Premi Attila dal 2004” (pagine 115) è esaurita in stampa. Tutti i nostri libri sono stampati totalmente a spese degli autori. Il ricavato è interamente devoluto alla Ricerca per la cura del mesotelioma di Casale Monferrato. Per ricevere la versione digitale della Rassegna, occorre comunicare a movimentolotta.maccacaro@
Plastica. Riciclo? Sì, ma molto meglio non produrla.
Le società petrolifere hanno ingannato, prima colpevolizzando i consumatori, poi promettendo che se l’usato fosse stato raccolto in appositi contenitori avrebbero risolto il problema col riciclo. In effetti gli imballaggi riciclati vengono usati come combustibile secondario nei cementifici, in alternativa al combustibile fossile, però la combustione ha un forte impatto ambientale. Vaschette e pellicole non possono sempre essere riutilizzate; e quando il riciclo funziona, la plastica prodotta ha perso 10 per cento delle sue caratteristiche, come l’elasticità, e se si ripete la perdita si rinnova (fenomeno del downcycling) e dopo un po’ non è più utilizzabile, restando plastica, e finisce il ciclo del riciclo. Non c’è più guadagno. I costi della raccolta, smistamento e riciclo sono ingenti. Meglio produrla col petrolio: i prodotti petrolchimici – plastica, fertilizzanti, imballaggi, abbigliamento, dispositivi digitali, pneumatici, apparecchiature mediche – sono i principali motori della domanda di petrolio.
Poi ci sono, ma più costose, le bioplastiche degradabili che si ottengono da fonti rinnovabili, mais, tapioca, patate, canna da zucchero, oli vegetali, alghe eccetera. Dovrebbero essere anche “compostabili”, che vuol dire che si trasformano in compost, concime, e allora non devono assolutamente essere messi nella plastica, ma nella raccolta dell’umido.
Insomma, se non vogliamo che nel 2050 ci sia in atmosfera più diossina da incenerimento che ossigeno, e negli oceani più plastica che pesci e biomassa marina, bisogna ridurre l’uso della plastica. In particolare dove già ci sono valide alternative: imballaggi inutili, come le monoporzioni di frutta e verdura, o succhi da bere, bicchierini, vaschette di affettati, surgelati, eccetera eccetera.
Non dobbiamo chiamarlo genocidio?
“Genocidio” è la parola giusta per definire gli oltre già 25mila morti di Gaza? C’è chi difende Israele: “E solo una carneficina come le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki, o la totale distruzione di tante città tedesche durante la Seconda guerra mondiale. Semmai chiamiamoli crimini di guerra ma non genocidi”.
Ebbene, secondo la definizione ufficiale delle Nazioni Unite: «Per genocidio si intende ciascuno degli atti seguenti, commessi con l’intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso, come tale: (a) uccisione di membri del gruppo; (b) lesioni gravi all’integrità fisica o mentale di membri del gruppo; (c) il fatto di sottoporre deliberatamente il gruppo a condizioni di vita intese a provocare la sua distruzione fisica, totale o parziale; (d) misure miranti a impedire nascite all’interno del gruppo; (e) trasferimento forzato di fanciulli da un gruppo ad un altro».
Ebbene, in 75 anni Israele nei confronti dei palestinesi rientra di diritto in tutti questi atti. Invece per Israele la definizione “genocidio” può essere riferita in esclusiva solo a “olocausto”: 6 milioni di ebrei pari ai due terzi degli ebrei d’Europa, ma non ai palestinesi finchè non raggiungono i 4 milioni di uccisi, feriti, miseri e affamati, espulsi, deportati, incarcerati. Eppure questa cifra è già stata raggiunta.
Ilva, fandonie sui conti e l’ambiente. E sulla nuova privatizzazione.
<<“Nessuno degli impegni presi è stato mantenuto”, in merito all’occupazione e al rilancio industriale. “In questi anni la produzione si è progressivamente ridotta in spregio agli accordi sottoscritti”. Peggio, “è stata mantenuta bassa lasciando campo libero ad altri attori stranieri”. Chissà se la manager Lucia Morselli, posta a capo di Acciaierie d’Italia dalla multinazionale ArcelorMittal, querelerà pure lui, il ministro Adolfo Urso, dopo l’informativa al Senato con cui ha dato il benservito al gestore straniero degli stabilimenti di Taranto, Genova e Novi Ligure. Parole sferzanti, inequivocabili, tali da confutare il mucchio di fandonie sui conti riportati in pareggio, sugli impianti rinnovati, sui dipendenti in sicurezza e la scomparsa delle emissioni nocive che negli anni scorsi venivano raccontate da questo giornale e pochi altri. Ora che il governo fa sue queste verità, compresa l’accusa a Mittal di aver mantenuto il controllo sulla più grande fabbrica italiana solo per sbarrare la strada ai concorrenti, resta da chiedersi: perché ci avete messo tanto? Non sono troppi 15 mesi per denunciare la disastrosa situazione ereditata – è vero – dai governi precedenti?>>. Continua a leggere il commento di Gad Lerner. Ora si passa ad una specie di ri-nazionalizzazione, ovvero ri-privatizzazione coi soldi dello Stato.
Tassa di ingresso a Venezia: stupida e inefficace.
Un meccanismo complicato e di costosa gestione, peggiora le condizioni di vita cittadine, non modifica i flussi e neppure produce gettito per le casse comunali, anzi. Clicca qui tutte le esclusioni e le esenzioni dal ticket, nonché i calcoli del fallimento, a cura della associazione “Venezia Camb!a” .