Sara Valsecchi, dell’Irsa -Cnr, l’Istituto di ricerca sulle acque, nell’intervista a Monica Gasparini (Il Piccolo), conferma i monitoraggi Arpa degli Pfas nell’atmosfera attorno al polo chimico Solvay di Spinetta Marengo: il brevettato C6O4 e l’ADV, entrambi a lungo usati senza autorizzazione, nonché il PFOA a dieci anni dalla sua presunta dismissione.
“La presenza di PFAS è evidente nei campioni di pesci raccolti appena a valle dello scarico, con concentrazioni elevate soprattutto nel fegato, ma anche nel filetto. Suolo, erba e pioggia raccolti nelle immediate vicinanze del polo chimico, così come le uova di uccelli selvatici che nidificano intorno al polo chimico, hanno valori di Fas misurati solo nei pressi di altri siti produttori molto contaminati da PFAS. Mentre i livelli di contaminazione diminuiscono in modo significativo nei primi tre 5 km a partire dal sito produttivo, è evidente che la diffusione di queste sostanze prosegue anche a qualche decina di chilometri. Infatti, è possibile rilevarle, seppur a livelli nettamente inferiori nelle uova degli uccelli che nidificano anche lontano dalla fonte originale di inquinamento.
L’analisi delle deposizioni atmosferiche sono consistenti con i dati divulgati da ARPA ed indicano una presenza in aria soprattutto dei FAS emergenti come C6O4 e ADV. Durante gli eventi di pioggia, ma anche a causa della deposizione atmosferica di particolato e/o di aerosol, questi composti ricadono al suolo e possono contaminare il terreno e le superfici. E quindi necessario valutare l’esposizione di lavoratori e abitanti attorno all’azienda a queste sostanze, anche attraverso studi di biomonitoraggio.”
Cioè le analisi del sangue che la Regione Piemonte, complice di Solvay, evita di fare.