La proposta delle autorità competenti di Germania, Paesi Bassi, Svezia, Danimarca e Norvegia, ai sensi del regolamento Reach (la legislazione chimica dell’Ue che mira a limitare i rischi per l’ambiente e la salute umana derivanti dalla produzione e dall’uso di un’ampia gamma di sostanze chimiche) propone di limitare la produzione, la commercializzazione e l’uso dei Pfas: potrebbe portare al divieto di tutti i Pfas entro il 2027, con deroghe molto limitate.
La lobby farmaceutica europea, l’Efpia (Federazione europea delle industrie e delle associazioni farmaceutiche) minaccia il pericolo di andare incontro a “una diffusa chiusura delle produzione di medicinali” e dunque “la carenza di medicinali diventerebbe una possibilità realistica”.
L’Epfia ammette le nocività dei Pfas sull’ambiente però le reputa accettabili: “I Pfas vengono utilizzati nella produzione dei medicinali, tuttavia quelli utilizzati nei medicinali veri e propri non presentano alcun rischio o hanno un rischio basso identificato attraverso le valutazioni rischio-beneficio dei farmaci o le valutazioni del rischio ambientale”. Insomma, “Sebbene sia necessario ridurre al minimo le emissioni, l’approccio dovrebbe quello di garantire la produzione e disponibilità continua di medicinali per i pazienti in Europa”. Eppoi, “Non tutti i Pfas hanno le stesse proprietà pericolose”. Insomma, fidatevi di noi, e concedeteci le deroghe.
Va da sé che l’industria farmaceutica precisa che include nel termine “medicinali” oltre “gli elementi costitutivi e le materie prime utilizzate nella sintesi chimica dei medicinali” anche “i reagenti e alcune apparecchiature, nonché i materiali di imballaggio che utilizzano fluoropolimeri o prodotti combinati come le siringhe preriempite”. Per non dimenticare qualcosa, l’Efpia conclude: “Inoltre, l’intero processo di produzione e sviluppo dei medicinali dipende fortemente da una serie di materiali Pfas in un’ampia varietà di applicazioni”.