I Pfas sono universalmente riconosciuti come interferenti endocrini e potenziali cancerogeni, legati all’infertilità e a malattie cardiovascolari, al punto che scienziati e studiosi di tutto il mondo ne chiedono la messa al bando come produzione e come utilizzo.
A causa dell’inquinamento della Miteni di Trissino i Pfas si sono diffusi nella falda di un’area abitata da 350mila persone, tra Vicenza, Verona e Padova.
Ebbene, ha lasciato allibiti Giuseppe Venditti, GIP di Vicenza, che ha archiviato l’indagine preliminare sulla concentrazione di Pfas nel sangue di lavoratori e lavoratrici della ex Miteni, impedendo così l’accertamento dei fatti e delle responsabilità. La lettura della sentenza chiarirà la frase che come motivazioni gli viene attribuita sulla “carenza del nesso causa-effetto tra esposizione e patologie”: una connessione «esclusa dalla letteratura scientifica prevalente» oltre qualsiasi ragionevole evidenza «tra elevati livelli» di Pfas nel sangue, ovvero nel siero dei lavoratori, e «patologie tumorali»”. Basti dire che è l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) dell’Organizzazione Mondiale della Sanita ad aver classificato il PFOA come “possibilmente associato” (gruppo 2b) ai tumori del rene e del testicolo”.
Inoltre, i Pfas sono responsabili, non solo delle patologie tumorali, ma anche di infarti e ictus cerebrali e una lunga lista di altre malattie. Basti ricordare l’istogramma relativo ad una ricerca epidemiologica regionale pubblicata nel 2012, in cui si evidenzia che gli ictus cerebrali riscontrati nella ULSS 5 (quella di cui, all’epoca, facevano parte alcuni comuni della zona rossa) erano quasi il doppio della media regionale. E’ noto che tali patologie sono correlate all’aumento del colesterolo nel sangue, provocato dal Pfoa”. O basti ricordare la ricerca epidemiologica del 2019, dei dottori Paolo Girardi e Enzo Merler, sulla “mortalità in soggetti di sesso maschile esposti ad acidi polifluoroalchilici con elevata dose interna di acido perfluoroottanoico”, che documenta morti e malattie gravissime tra le fila degli sfortunati lavoratori, mai informati di ciò cui andavano incontro.
Facciamo rientrare questa sentenza nella casistica penale del libro “Ambiente Delitto Perfetto”, in attesa del proseguimento della inchiesta principale, per disastro ambientale, presso la Corte di Assise di Vicenza.