Nel corso della recente conferenza (clicca qui il video) organizzata a Torino da CIVG Centro Iniziative Verità Giustizia e Movimento di lotta per la salute Maccacaro, l’intervento del professor Maurizio Pallante è stato il clou della presentazione della Class action contro Solvay: produttrice unica in Italia dei PFAS, le sostanze perfluoroalchiliche tossiche e cancerogene, emblematiche e cardine (si trovano ovunque, in padelle, contenitori alimentari, acqua di rubinetto, tessuti impermeabili eccetera) di questo modello di sviluppo pur determinando a livello planetario un disastro ecologico e sanitario epocale.
Maurizio Pallante, fondatore del Movimento per la Decrescita Felice, nel suo intervento aveva rimarcato la necessità di un nuovo modello di economia -“la conversione economica dell’ecologia”- che abolisca il concetto di sviluppo, che è incompatibile con la vita del pianeta, in quanto sia il capitalismo che il socialismo si sono posti la crescita della produzione delle merci come obiettivo dei loro modelli di economia, con vittoria dell’economia di mercato sull’economia pianificata, del capitalismo sul socialismo.
L’equiparazione dei due modelli aveva suscitato nella conferenza un avvio di dibattito, che idealmente viene qui riproposto (clicca qui) da Peter Boyle, il quale, riprendendo il marxista giapponese Kohei Saito, se da un lato sprona la sinistra a prendere sul serio l’idea della decrescita, dall’altro afferma che l’ecologia non era una considerazione secondaria per Karl Marx, ma al centro della sua analisi del capitalismo, della sua critica alla ricerca cronica della illimitata crescita economica da parte del capitalismo. Insomma, Marx avrebbe capito che il comunismo avrebbe portato sia abbondanza che decrescita: ristrutturando radicalmente l’economia per dare priorità ai bisogni sociali e alla sostenibilità ecologica, sarebbe possibile migliorare la vita della maggioranza anche riducendo la produzione. Questa visione di una società post-capitalista è comune a Maurizio Pallante?