Eternit bis: condannato il magnate Schmidheiny. E il governo?
Il processo di Torino, con 3mila parti lese, finì prescritto in Cassazione, il suo bis era stato “spacchettato” fra quattro tribunali italiani. Per due, alle sentenze, i parenti hanno urlato “vergogna, vergogna”. Ora, Stephan Schmidheiny, il padrone svizzero dell’Eternit, nel processo bis per le morti di amianto di Casale Monferrato è stato condannato dalla Corte d’Assise di Novara a 12 anni di reclusione, piuttosto che all’ergastolo: il reato infatti è stato riqualificato da doloso in colposo e, per le 392 Vittime, è valso solo per 146 mentre 200 sono state prescritte e 46 assolte. Sentenza dunque sommamente ingiusta, pur in controtendenza alle sentenze assolutorie di decine di processi in Italia che, in sede penale, si risolvono senza risarcimenti per le Vittime. Comunque sentenza di primo grado, dunque lontana dal fare un minimo di giustizia. E la prescrizione è sempre alle porte.
In realtà la tragedia amianto non è risolvibile per via giudiziaria, perché si tratta di una emergenza sanitaria attuale: l’amianto, continua a uccidere in silenzio (mesotelioma, tumore al polmone, della laringe e dell’ovaio, asbestosi) dopo essere stato messo al bando 40 anni fa (231mila l’anno i morti nel mondo), provoca in Italia ancora almeno 4.400 decessi all’anno (7mila nei decenni scorsi). Non si sa se sia ancora raggiunto il picco della mortalità. Il mesotelioma è a tutt’oggi incurabile.
Ci sono ancora mal censiti almeno 400 mila luoghi contaminati tra privati, pubblici e siti industriali, le scuole non bonificate sono mal contate più di 2.000. Quasi diecimila siti sono stati più o meno bonificati dallo Stato (e non dallo Schmidheiny, che si spaccia per filantropo green internazionale).
Solo un piano nazionale del governo per la bonifica potrebbe porre un argine alla strage in corso. Questa sì che sarebbe una grande opera!