Cinque condizioni necessarie per difendere il Servizio Sanitario Nazionale.

Aggiornamento periodico e monitoraggio costante dei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza), eliminazione delle liste di attesa, diritto alla sanità digitale, garanzia di percorsi di cura e di assistenza dei malati cronici e rari e, in particolare, delle persone non autosufficienti, attuazione della riforma dell’assistenza territoriale: sono le cinque condizioni sottolineate dall’organizzazione Cittadinanzattiva, a tutela del Servizio Sanitario Nazionale, in sede di presentazione del “Rapporto civico sulla salute 2023”, inserita nella più generale iniziativa di mobilitazione “Urgenza Sanità” (continua…)

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La sottoscrizione per consentire di rinnovare l’abbonamento del dominio e della mailing list, cioè per sopravvivere, non solo ci ha garantito l’invio con cadenza almeno settimanale della mailing list a oltre 39mila destinatari (prossimo traguardo 40mila!), ma altresì di abbonarci ad una piattaforma per la conservazione dei documenti on line, soddisfacendo così le giuste richieste di quanti si lamentavano che i “clicca qui” a volte non si leggevano più perché il link risultava vuoto in quanto automaticamente disattivato  dopo poche settimane, determinando così una grossa perdita di informazioni utili.

“Sostenibilità” è l’opposto di “Sviluppo sostenibile”.

Il libro “L’imbroglio dello sviluppo sostenibile” di Maurizio Pallante ha vinto il premio Atlante, categoria Narrazioni, promosso dal Circolo dei lettori di Torino, una prestigiosa istituzione culturale della città. La parola «sostenibilità» e la locuzione «sviluppo sostenibile» esprimono lo stesso concetto o invece due concetti opposti? Nel libro si susseguono tutte le domande e le relative risposte su questo tema che Pallante dall’ ormai lontano 2005 sta sviluppando sulle teorie dell’economista Serge Latouche, coniando la locuzione “decrescita felice”. Un’idea eretica e fortunata che non prevede affatto che si torni a vivere in gelide spelonche azzannando coste di sedano e spostandoci su monopattini solari. Il sinonimo di «sostenibilità» infatti è «conversione economica dell’ecologia». Leggi un estratto del libro  Indice del libro 

Il TAV si schianta contro il muro francese.

Come volevasi dimostrare, la Francia non ha nessuna intenzione di costruire il faraonico, inutile, costoso e inquinante Tav Torino-Lione: il buco di 57 km nelle Alpi e di 15-20 miliardi nelle casse italiane progettato negli anni ‘80 e superato dai tempi e dai dati. Il cronoprogramma del Conseil d’orientation des infrastructures rinvia la tratta francese al 2043, cioè a mai. Fra gli alti lai del cosiddetto ministro Salvini e della retrostante Confindustria.  Quale sorpresa? sono almeno undici anni che Parigi non ne vuol sapere: infatti non ha mai finanziato la sua parte. Senza la tratta nazionale francese va a cadere anche una delle ultime argomentazioni dei promotori dell’opera, cioè il guadagno di mezz’ora di tempi di percorrenza tra Torino e Lione (a costo di sventrare due valli e spendere decine di miliardi). Ora in linea teorica se la scelta del governo francese dovesse essere confermata anche i lavori per il tunnel di base (di cui non è stato ancora scavato nemmeno un metro, sebbene alcuni giornali facciano finta del contrario) dovrebbero fermarsi perchè l’Unione Europea ha condizionato i finanziamenti del tunnel alla costruzione delle linee nazionali. 

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L’Ucraina e don Lorenzo.

A cento anni dalla sua nascita, possiamo provare a leggere la guerra che avanza in Europa con il pensiero di don Milani? Risponde Francesco Gesualdi, che del priore di Barbiana è stato allievo: clicca qui. Il punto da cui partire per capire le ragioni e le dinamiche della guerra scoppiata nel cuore dell’Europa è che l’aggressione russa non è un fulmine a ciel sereno, ma il risultato di 30 anni di rapporti logoranti fra paesi occidentali e Russia. Per ammissione generale la guerra in Ucraina non è solo fra russi e ucraini, ma fra Russia e Nato. Lo dicono gli sforzi profusi dai paesi Nato per sostenere l’Ucraina e le ragioni espresse da Mosca a giustificazione della sua aggressione. Secondo i calcoli del Keil Institute, dal gennaio 2022 al febbraio 2023, i paesi occidentali hanno stanziato a favore dell’Ucraina aiuti complessivi per 143 miliardi di euro, di cui 73 da parte degli Stati Uniti e 55 da parte dell’Unione Europea unitamente ai paesi che la compongono. Oltre un terzo dell’aiuto è stato per armi fornite principalmente da Stati Uniti (44 miliardi di euro) seguiti da Gran Bretagna (4,89 miliardi), Polonia ( 2,43 miliardi), Germania (2,36 miliardi). Per di più alcuni paesi Nato ospitano soldati ucraini per corsi di addestramento e garantiscono servizi di intelligence nel teatro di guerra. 

L’antifascismo non può essere reato.

La notte del 28 aprile, il compagno ed amico Cecco Bellosi ha tolto i fiori dalla lapide di Benito Mussolini, posti poco prima da una squadra di fascisti. L’11 maggio ha subito una perquisizione durata più ore, gli è stato sequestrato telefonino personale e notes degli appunti. Sempre in quella data, Cecco ha scoperto di essere indagato dalla Procura di Como per “danneggiamento aggravato della lapide di Mussolini”! Per questo, non intende avvalersi né dell’avvocato d’ufficio, né di un avvocato di fiducia, ma intende difendersi da solo, ma contestando al magistrato di non aver agito contro l’apologia di fascismo che quella lapide rappresenta. E’ come se ci fosse la lapide di Hitler sul bunker di Berlino. Cecco Bellosi, amico del popolo kurdo e nostro amico, è presidente della comunità Il Gabbiano, autore di un progetto sui bambini down del campo rifugiati di Makhmour in nord Iraq e di un bel libro sulla Resistenza nel comasco che consiglio a tutti di leggere che si intitola “Sotto l’ombra di un bel fiore”.  Esprimiamo tutta la nostra solidarietà a Cecco. Questo è un Paese che invece di perseguire i fascisti e loro epigoni, dà la caccia agli antifascisti. Il rovesciamento della storia o l’adeguamento ai tempi presenti.  Siamo vicini a Cecco e a tutti gli antifascisti di ieri e di oggi. Ora e sempre Resistenza!  Berxwedan Jiyan
Associazione Verso il Kurdistan Odv

Giorgia e Volodymyr “con tutto il rispetto per il Papa”.

Indossano la stessa divisa

Il Papa  ha donato a Zelensky la piccola scultura di un ramoscello d’ulivo, simbolo della pace. Zelensky gli ha messo nelle mani un’icona della Madonna dipinta sui resti di un giubbotto antiproiettile, simbolo di guerra. I due doni hanno  appunto simboleggiato la distanza tra i due. Zelensky ha rifiutato  l’intento del Papa di accreditarsi come mediatore, ci ha tenuto a far sapere  di aver consegnato al Papa il suo “piano di pace”, l’unico percorribile: “Con tutto il rispetto per il Papa, la questione è che non abbiamo bisogno di mediatori fra l’Ucraina e l’aggressore che ha occupato i nostri territori, noi dobbiamo fare e scrivere un piano di azione per una pace giusta in Ucraina. Ho invitato il Papa come uno dei leader per lavorare alla formula della pace ma non possiamo invitare la Russia che bloccherebbe tutto. Con Putin non parlo. La via d’uscita è la controffensiva”. Cioè la fantomatica vittoria, cioè  la guerra fino all’ultimo ucraino. Con il pieno appoggio “a 360 gradi” di tutti gli italiani, perché Meloni rappresenta tutti gli italiani.  Si chiamano per nome “cara Giorgia, “caro Volodymyr”. Cari italiani.

Politiche razziste e criminali dell’attuale governo italiano.

Che sono il continuum della Turco-Napolitano, della Fini-Bossi, del Memorandum Italia-Libia di Minniti e dei noti Decreti Sicurezza di Salvini. “Siamo davvero davanti a un razzismo di Stato. Come missionario, come cristiano, ma soprattutto come essere umano, mi vergogno di questa disumanizzazione in atto”: clicca qui Alex Zanotelli.

Uscendo dal Vaticano, Zelenski si è sbattuto la porta dietro.

Nel suo sito, Costituente Terra (Raniero La Valle) pubblica l’articolo dell’ambasciatore Romano e il testo del discorso di Putin sulla Piazza Rossa nella ricorrenza del 9 maggio, che non è stato fruibile sulla stampa d’informazione. Se è un nemico, perché non sapere quello che dice? Come sostiene il Papa: Credo che la pace si faccia sempre aprendo canali, mai si può fare una pace con la chiusura. Invito tutti ad aprire rapporti, canali di amicizia”. Dopo il suo incontro con papa Francesco, Zelenski ha dichiarato di rifiutare ogni mediazione con Putin. Pieno sostegno di Meloni e Mattarella. Invece per il Vaticano il primo punto è smettere di sparare, poi smettere di armare, infine accettare la mediazione. Non puntare dunque  ad un trattato di pace definitivo tra la Russia e l’Ucraina, ma a un cessate il fuoco che permetta a ognuno di mantenere le proprie posizioni, e cominciare a mediare su alcuni punti. 

Uscire dalla Nato e anche riformare l’ONU.

Stati Uniti, Russia, NATO, Israele si sentono in diritto di violare la Carta delle Nazioni Unite e i principi del diritto internazionale quando ciò fa comodo ai loro interessi. Questo accade dalla fine della Seconda Guerra Mondiale e dall’istituzione dell’organismo la cui Carta dovrebbe essere  una sorta di costituzione globale che regola i 192 Stati che compongono la comunità internazionale.

Per restare negli ultimi decenni. Nel 1979 l’Unione Sovietica occupò l’Afghanistan per proteggere un governo favorevole a Mosca e dovette ritirarsi 10 anni dopo. Gli Stati Uniti lo fecero nel 2001 alla ricerca di Osama bin Laden e rimasero nel paese per due decenni. La NATO, sotto il comando di Washington, ha bombardato ciò che restava della Jugoslavia per tre mesi nel 1991. Poi sono arrivate le guerre di “liberazione” guidate dalla Casa Bianca per ottenere armi inesistenti in Iraq (2003) o per instaurare la democrazia in Libia (2011) e in Siria (2014). Le condanne della comunità internazionale non servono a nulla finché gli Stati Uniti proteggono Israele nel Consiglio di Sicurezza. In Ucraina Usa/Nato si scontrano con Russia   dopo  che il Patto di Varsavia ha cessato di esistere più di due decenni fa con la scomparsa dell’Unione Sovietica. Clicca qui.

La guerra fredda è finita sciogliamo la Nato.

Oppure inviamo armi per una guerra sempre più calda, atomica?  

Il “Corriere della Sera” dell’8 maggio, forse con qualche imbarazzo, ha pubblicato un clamoroso articolo dell’ex ambasciatore a Mosca Sergio Romano in cui si chiede lo scioglimento della NATO, oggi priva delle ragioni per cui è nata. L’articolo dell’autorevole esperto di politica internazionale  dice infatti così: “L’Alleanza atlantica ha avuto una parte utile e rispettabile. Ma la Guerra fredda è finita, il comunismo è sepolto, gli Stati Uniti hanno avuto un presidente come Trump e sarebbe giunto il momento di fare a meno di un’istituzione, la Nato, che ha ormai perduto le ragioni della sua esistenza“. Clicca qui.

Referendum per la sanità pubblica e contro l’invio di armi in Ucraina.

Sono organizzati dal Comitato di Generazioni Future presieduto dal giurista Ugo Mattei e da influenti personalità del mondo accademico e culturale. 500mila firme entro luglio. I cittadini possono firmare ai banchetti organizzati nelle principali città italiane (clicca qui generazionifuture.org), ovvero presso gli uffici elettorali dei comuni di residenza, oppure digitalmente sulla piattaforma Itagile.it

Attraverso il primo quesito, in cui si denuncia il progressivo indebolimento della sanità pubblica in favore delle spese militari, si intende escludere le strutture private da alcuni piani sanitari territoriali e porre fine al conflitto di interessi nell’allocazione dei fondi pubblici per la sanità. Il secondo quesito è invece volto a cancellare le attuali basi giuridiche del trasferimento di armi in Ucraina. Con il terzo quesito, presentato dal Comitato Ripudia la Guerra, si vuole togliere all’Esecutivo il potere di derogare il divieto di esportazioni di armi ai Paesi coinvolti nei conflitti. 

No al raddoppio aeroportuale di Venezia.

Inquinamento atmosferico acustico e lagunare, traffico terrestre e acqueo, disboscamento, sarebbero le conseguenze del  progetto di  raddoppio del traffico aeroportuale di Tessera, con la crescita dai 10 milioni di passeggeri del 2019 a oltre 20 milioni/anno nel 2037, con circa un decollo o atterraggio al minuto (o due, dipende dagli orari giornalieri) e circa 60mila passeggeri al giorno. Clicca qui.

Verso la PerugiAssisi – Prende il via la 3 Settimana Civica.

Clicca qui le informazioni su come partecipare alla marcia  del 21 maggio.

Nel 75° anniversario della Costituzione Italiana e della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani a 100 anni dalla nascita di don Milani,  dal 15 al 21 si svolgerà la terza “Settimana Civica”, una originale iniziativa dedicata alla valorizzazione e promozione dell’educazione civica delle giovani generazioni. Clicca qui il programma

Come i Pfas hanno contaminato l’Italia.

Partendo da Spinetta Marengo, come il Po è diventato il fiume più contaminato d’Europa.

  • Sono le ore 7 di un mattino estivo e nel parcheggio dell’Istituto sulle Acque del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) di Brugherio i ricercatori Sara Valsecchi e Stefano Polesello caricano due auto per una nuova missione. Destinazione: Piemonte. Una Panda bianca parte alla volta del fiume Po per raccogliere le acque che arrivano nel mar Adriatico, mentre in una Renault Kangoo verde, Valsecchi e Polesello si dirigono verso Alessandria dove i fiumi Bormida e Tanaro confluiscono nel Po. “Il cC6O4 ormai qui è ovunque, lo troviamo nelle uova degli uccelli selvatici che abitano sul Bormida, ma anche nei terreni agricoli vicino allo stabilimento di Solvay”, spiega Valsecchi mentre etichetta le provette di acqua raccolta dallo scarico. Clicca qui il video e leggi:
  • Cosa sono i Pfas
  • La contaminazione Pfas in Italia
  • I Pfas e la salute
  • I processi per inquinamento ambientale
  • I Pfas nel cibo
  • Le possibili soluzioni 

La lettura dura 29 minuti ed è importante e abbastanza completa. Ci permettiamo di integrare l’informazione, sottolineando che, nel 2009, è il primo di una serie di esposti a firma di Lino Balza alla Procura della Repubblica di Alessandria che ha denunciato la presenza nel sangue dei lavoratori Solvay di Spinetta Marengo (Alessandria) di PFOA, ADV e cC6O4. E abbiamo individuato con un video lo scarico Solvay in Bormida. In pari data, abbiamo condotto una campagna nazionale per la messa al bando dei PFAS, denunciando anche ai massimi livelli sanitari la presenza del veleno nel sangue dei lavoratori, a loro volta addirittura donatori di sangue. Il libro “Ambiente Delitto Perfetto” e il Sito del Movimento di lotta per la salute Maccacaro ne parlano diffusamente.

Dunque, come dimostrato dalla nostra denuncia del 2009, malgrado la denuncia il cC6O4, brevettato nel 2011, è stato prodotto senza autorizzazione fino al 2020: un decennio in cui Solvay arriva a produrne 40 tonnellate l’anno. Alla Commissione parlamentare d’inchiesta sulle ecomafie, dunque, hanno mentito il direttore dello stabilimento Andrea Diotto e Claudio Coffano responsabile delle autorizzazioni ambientali della Provincia di Alessandria.

Infine, in Italia nella scorsa legislatura è già stato presentato in Senato da Mattia Crucioli un Disegno di Legge che vieta la produzione, l’uso e la commercializzazione di PFAS o di prodotti contenenti PFAS, ne disciplina la riconversione produttiva e le misure di bonifica e di controllo. Insomma assume le istanze di tutti i Movimenti, Associazioni e Comitati, che da anni si battono per eliminare questi cancerogeni bioaccumulabili e persistenti, praticamente indistruttibili, dalle acque, dall’aria, dagli alimenti, insomma dal sangue dei lavoratori e dei cittadini altrimenti ammalati e uccisi.

Il dossier “Pfas. Basta!”, di oltre 400 pagine, è disponibile per chi ne fa richiesta.

Solvay a testa bassa per far fallire il piano europeo di bando ai PFAS.

Il piano europeo ideato con il fine di vietare le sostanze chimiche dannose sta fallendo: è quanto sostengono l’associazione ClientEarth e l’Ufficio Europeo per l’Ambiente (EEB) – una rete composta da 180 organizzazioni ambientaliste – sulla base di un loro rapporto che ha analizzato i progressi fatti ad un anno dalla messa a punto del progetto. Nell’aprile 2022, infatti, la Commissione europea aveva annunciato di voler sostanzialmente vietare numerose sostanze chimiche nocive presenti nei prodotti di largo consumo, pubblicando una tabella di marcia da cui emergeva che in un tempo relativamente breve migliaia di esse, a cominciare dai PFAS, dovrebbero appunto essere messe al bando. Purtroppo i progressi fatti nel corso di un anno si dimostrano ben poco rassicuranti. Solvay non ha interrotto le produzioni di Spinetta Marengo, il sindaco di Alessandria non ha emesso ordinanza di fermata degli impianti.

Volentieri pubblichiamo: “L’Indipendente non riceve alcun contributo pubblico né ospita alcuna pubblicità, quindi si sostiene esclusivamente grazie agli abbonati e alle donazioni dei lettori. Non abbiamo né vogliamo avere alcun legame con grandi aziende, multinazionali e partiti politici. E sarà sempre così perché questa è l’unica possibilità, secondo noi, per fare giornalismo libero e imparziale. Un’informazione – finalmente – senza padroni. Abbonati/sostieni https://www.lindipendente.online/abbonamenti

Valsusa: 30 milioni di euro per militarizzare il cantiere TAV.

Continua il processo nei confronti degli attivisti del centro sociale torinese Askatasuna, particolarmente attivo nelle proteste contro il Tav. Susa. L’anno scorso la Procura di Torino li ha accusati di formare un’associazione a delinquere; nelle varie udienze del processo, si sono aggiunti dettagli alla spesa che lo Stato italiano sostiene ogni giorno per proteggere i siti preparatori della TAV da contestazioni. In Aula è emerso che, durante il processo di militarizzazione del territorio, sono stati spesi negli ultimi 10 anni circa 30 milioni di euro in filo spinato, jersey di cemento e barriere alte 5 metri sparse tra i boschi, elementi che hanno rovinato il volto naturale dell’area, come raccontato da Nicoletta Dosio: clicca qui articolo . Un’altra spesa collaterale riguarda l’autoporto di San Didero: l’area è stata delimitata da recinzioni e filo spinato, sorvegliata giorno e notte da decine di carabinieri e poliziotti, per un costo totale di oltre 5 milioni di euro; un’area fantasma, con i lavori bloccati da problemi vari nell’assegnazione dell’appalto.

In un’altra udienza, lo Stato ha chiesto un risarcimento per la prolungata esposizione dei poliziotti ai gas lacrimogeni utilizzati per sedare le proteste dei manifestanti. Un risarcimento che nasconde l’ammissione della pericolosità e tossicità dei gas lacrimogeni, classificati come armi chimiche.  

Misure urgenti contro l’inquinamento atmosferico e il cambiamento climatico.

Le Società medico-scientifiche e la Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (FNOMCeO) sostengono l’appello. L’istanza è stata sottoscritta in occasione delle Giornate Italiane Mediche per l’Ambiente (GIMA) ed è promossa dall’ Associazione Medici per l’Ambiente (ISDE) Italia e dell’Associazione Italiana di Epidemiologia (AIE)

Leggi qui l’appello completo

Torino: nasce “Resistenza Verde”.

In occasione della Giornata mondiale della Terra, centinaia di persone hanno pedalato per le strade di Torino al grido di “Fermate il consumo di suolo nella nostra città”, toccando alcuni dei luoghi interessati da progetti che, da diversi mesi, sono oggetto di vibranti contestazioni da parte dei cittadini. “In Bici contro il cemento e il greenwashing” è stata la prima iniziativa organizzata dalla rete “RESISTENZA VERDE TORINO”, coordinamento dei comitati costituitosi da poche settimane.

LEGGI L’ARTICOLO >

Il rigassificatore incombe su Ravenna.

Ravenna non ha ancora elaborato il lutto delle “vecchie” nocività industriali  che hanno violentato il territorio negli ultimi 50 anni che, ecco, vengono “regalati” dai decisori politici, subalterni al potere economico, ulteriori gravi rischi, clicca qui Rete Nazionale Lavoro  SicuroAEA- associazione esposti amianto e rischi per la salute.

Una festa doppia per la nostra Rete.

Un Primo Maggio festeggiato due volte dalla “Rete dei Movimenti di lotta per la Salute, l’Ambiente, la Pace e la Nonviolenza” perché il 30 aprile era il termine ultimo per rinnovare l’abbonamento del dominio e della mailing list, cioè per sopravvivere. La sottoscrizione si è conclusa faticosamente ma garantisce l’invio con cadenza almeno settimanale della mailing list a oltre 39mila destinatari (prossimo traguardo 40mila!). Il merito va attribuito alla solidarietà di un numero di sottoscrittori non alto, se raffrontato al potenziale di 39mila utenti.  Ebbene, diciamo 38mila (perché un migliaio in effetti sono nostri nemici), utopicamente: 38mila moltiplicati per… 10 centesimi ciascuno farebbero una cifra astronomica per la nostra Rete. Coi piedi per terra, in concreto fossero i sostenitori più di alcune centinaia: rappresenterebbero soprattutto un risultato di partecipazione militante di maggiore prestigio. Questa coscienza non è generalizzata nel popolo ecopacifista, generoso in parole di elogio e ringraziamento ma che non riflette che il servizio reso ai Movimenti dalla Rete Ecopacifista  è mera attività di volontariato che abbisogna però di un minimo di mezzi tecnici (né i volontari della Croce Rossa possono fare a meno delle ambulanze).

A proposito di mezzi, molti lamentano che i “clicca qui” a volte non si leggono più perché il link risulta vuoto, infatti siccome facciamo uso di una piattaforma free questi restano attivi solo poche settimane dopodiché vengono disattivati automaticamente. Si tratta di una grossa perdita di informazioni utili. Quindi per ovviare a questo “disservizio” faremmo un abbonamento se non troppo costoso. Consigliateci.

Anche i Bisfenoli e non solo i Pfas uccidono.

Il Bisfenolo è ingrediente chiave per plastiche e resine.  Come è noto, dopo i nostri esposti a Procura-Prefetto-Arpa, l’Arpa aveva confermato quanto avevamo denunciato: alla Solvay di Spinetta Marengo nel cocktail con i PFAS (PFOA, C6O4, ADV) tra gli interferenti endocrini c’è anche il Bisfenolo nelle sostanze in uso. In un quarto esposto, clicca qui, avevamo segnalato la risposta della sorpresa Arpa: la Solvay ammetteva l’uso del Bisfenolo AF (non si sa se autorizzato e tanto meno monitorato n.d.r) ma non del Bisfenolo A. A nostra volta, ribadivamo che “Dal punto di vista di danni alla salute, non vi è alcuna differenza tra Bisfenolo A e Bisfenolo AF [tra 2,2-Bis(4-idrossifenil) propano e 2,2-Bis(4-idrossifenil) esafluoropropano, secondo la Nomeclatura IUPAC International Union for Pure and Applied Chemistry]”.

Ebbene, dopo un accurato esame delle evidenze scientifiche e alla luce dei contributi ricevuti da una  pubblica consultazione,  le conclusioni della nuova valutazione dell’ Efsa (Autorità europea per la sicurezza alimentare) hanno confermato l’allarme tossico e cancerogeno del Bisfenolo A e hanno abbassato la Dose giornaliera di tollerabilità (Dgt ovvero la quantità che può essere ingerita quotidianamente per tutta la vita senza rischi sensibili per la salute) di circa 20mila volte. Dai 4 microgrammi (4 milionesimi di grammo) per chilogrammo di peso corporeo al giorno stabiliti nel 2015 a 0,2 nanogrammi (2 miliardesimi di grammo).

La UE aveva già vietato la produzione di  biberon in policarbonato. Alcuni stati europei avevano già introdotto ulteriori restrizioni nazionali: la Francia ha bandito il Bisfenolo in tutti gli imballaggi e i materiali a contatto con gli alimenti, Danimarca e Belgio hanno bandito il bisfenolo A in materiali a contatto con alimenti per lattanti e bambini piccoli, la Svezia lo ha vietato in rivestimenti e vernici di articoli e imballaggi per alimenti destinati a lattanti e bambini piccoli.  

In Italia il bisfenolo è utilizzabile nella fabbricazione industriale di prodotti in policarbonato per beni di consumo comuni, quali stoviglie di plastica riutilizzabili, bottiglie per bevande, attrezzature sportive, CD e DVD, ovvero in resine epossidiche per il rivestimento interno dei tubi dell’acqua e dei contenitori in latta di alimenti e bevande, e anche nel rivestimento degli scontrini di vendita.

I legami della plastica col cancro e i difetti alla nascita.

Il ciclo di vita della plastica è insostenibile per gli impatti ecologici: riscaldamento globale e cambiamenti climatici, e sappiamo con certezza che danneggia direttamente la nostra salute.

Lo studio, condotto dall’Osservatorio Globale sulla Salute Planetaria del Boston College, in collaborazione con la Fondazione australiana Minderoo e il Centro Scientifico di Monaco ha evidenziato quanto la produzione e l’uso e lo smaltimento della plastica sarebbero responsabili di impatti sanitari di ampia portata, tra cui tumori, malattie polmonari e difetti alla nascita. Le fasce di popolazione più a rischio sono i lavoratori impiegati nelle fasi iniziali di estrazione dei combustibili fossili e di produzione dei polimeri, così come chi vive in zone adiacenti a siti di produzione e di smaltimento della plastica.

Più nel dettaglio, chi lavora nelle industrie di produzione di plastica è a maggior rischio di leucemia, linfoma, cancro al cervello, cancro al seno, mesotelioma e diminuzione della fertilità. I lavoratori addetti al riciclaggio della plastica presentano invece i tassi più elevati di malattie cardiovascolari, avvelenamento da metalli tossici, neuropatia e cancro ai polmoni. I residenti delle comunità adiacenti ai siti di produzione della plastica e di smaltimento dei rifiuti sono poi esposti a maggiori rischi legati al nascituro, come parto prematuro, basso peso alla nascita, asma e leucemia infantile.

Pfas e Bisfenoli indeboliscono le ossa dei ragazzi.

L’esposizione agli interferenti endocrini, le sostanze chimiche capaci di alterare gli ormoni, riduce la densità   minerale e rende più fragili le ossa dei ragazzi, proprio nel momento importante in cui i nostri corpi costruiscono le ossa, con conseguenze che si potrebbero protrarre per tutta la vita: l’osteoporosi. È il risultato di uno studio del Maine Medical Center Research Institute di Portland, in Usa, pubblicato sul Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism.

La ricerca ha mostrato che nei ragazzi che avevano più alti livelli di interferenti endocrini nel sangue si riscontrava una minore densità minerale ossea: a ogni raddoppio dei livelli di PFOA riscontrati nel sangue corrispondeva una riduzione del 24% del punteggio alla densitometria ossea, il cosiddetto z-score.

Perché il nucleare pulito è una chimera.

Lo spiega il “Gruppo di ricerca Energia per l’Italia”: clicca quiPerché allora l’Italia si aggancia al treno del cosiddetto nucleare pulito e sicuro, seguendo il miraggio della produzione di energia elettrica da fusione nucleare? Semplicemente perché questa è una ulteriore mossa di Eni per sottrarre risorse alle già mature ed efficienti tecnologie del fotovoltaico e dell’eolico. L’Eni (il governo) sa infatti benissimo che la storia della fusione nucleare, dagli anni Cinquanta a oggi, dimostra che questa tecnologia non riuscirà a produrre elettricità a bassi costi e in modo attendibile in un futuro ragionevolmente vicino. Nonostante ciò, l’Italia si sta impegnando  in un quadro industriale e finanziario favorevole per progetti nucleari: piccoli reattori modulari  insieme alle grandi centrali nucleari. Esattamente il contrario della Germania, che  ha appena spento i suoi ultimi tre reattori nucleari ancora in funzione mentre ha privilegiato la produzione elettrica da fonti rinnovabili: nel primo trimestre del 2023, queste hanno infatti coperto il 51% del fabbisogno di energia elettrica, con  l’obiettivo al 2030 ancora più ambizioso: ottenere un mix energetico composto per l’80% da rinnovabili.