Era storicamente impensabile nel 1955 quando, dopo dieci anni di occupazione militare sovietica, statunitense, britannica e francese, la dichiarazione di neutralità austriaca fu un atto costituzionale del parlamento che stabilì la perpetua neutralità dell’Austria nei confronti delle dispute internazionali. In virtù della neutralità, l’Austria non ospita armamenti stranieri, non partecipa a guerre in nessuna parte del mondo, e non teme di essere aggredita.
Con l’Austria restarono neutrali Svizzera, Jugoslavia, Finlandia e Svezia: stati cuscinetto tra Nato e Patto di Varsavia, per la cosiddetta “Cortina di ferro”. Il tentativo dell’Ungheria di diventare neutrale nel 1956 fu stroncato dall’invasione dell’URSS. Per l’Italia oggi sarebbe un problema chiedere il ritiro delle basi militari Nato dalla penisola.
Altra storia è la neutralità della Svizzera: in virtù di questo principio, il Paese non può partecipare a conflitti armati né stringere alleanze militari. La comunità internazionale ha formalmente riconosciuto la Svizzera come stato neutrale nel 1815.
Nessun riferimento a questo status nella Costituzione dell’Irlanda, che si astiene dai conflitti per evitare ogni alleanza militare con il Regno Unito. In Moldavia il principio di neutralità è stabilito nella Costituzione. Lo stesso per la Serbia. Malta è invece formalmente non allineata dal 1981. Sono neutrali poi altre quattro Stati molto piccoli: Liechtenstein, Principato di Monaco, San Marino e Città del Vaticano.
Fuori dall’Europa sono neutrali Messico, Panama, Giappone, Mongolia, Singapore, Turkmenistan, Uzbekistan, Ruanda e Costa Rica che ha perfino abolito le forze armate (come i Nonviolenti sostengono per l’Italia).