Nel 2022, sotto la cappella della Meloni, dalla stessa Roberto Cingolani è stato nel suffragio surclassato pur risultando tra più votati (clicca qui le motivazioni di merito). Già nel 2021, sotto le cappelle di Beppe Grillo e di Mario Draghi, dopo l’imbattibile Supermario aveva, da ministro, conseguito il secondo posto (clicca qui la meritocrazia).
Oggi, con la sua nomina a Leonardo, possiamo aggiornare il suo curriculum (clicca qui) di candidato al Premio: nella sua parabola di premiato incompetente c’è tutto quel che serve per comprendere la classe dirigente e il declino industriale del Paese.
(La Rassegna dei Premi Attila dal 2004 “Ad imperitura memoria dei nostri figli peggiori “ è disponibile a chi ne fa richiesta.)
Come in Veneto, Piemonte, Lombardia, Trentino eccetera i Pfas sono utilizzati per produzioni industriali e commerciali: in Toscana, stando alla relazione al Parlamento della Commissione, il comparto conciario e tessile e cartario lavora e scarica le famigerate molecole eterne tossiche e cancerogene per l’ambiente e per gli esseri viventi, con la loro nefasta capacità di bio accumulo che non consente lo smaltimento se non in centinaia di anni, e con le conseguenze per l’uomo: tumori, malformazioni genetiche ecc.
Arpat infatti ha fornito gli esiti degli ultimi controlli sul depuratore Consorzio Aquarno che tratta i reflui industriali provenienti dal Distretto conciario situato sulla riva destra dell’Arno (aree industriali dei comuni di Santa Croce sull’Arno, Fucecchio frazione Ponte a Cappiano, Castelfranco di Sotto) che confluisce nel canale Usciana. Nell’acqua del canale le analisi dell’Arpa evidenziano le sostanze perfluoroalchiliche Pfas (Pfba, Pfbs, Pfp e A, PfxxA, Pfos e Pfoa) già rilevate anche nelle acque del canale a monte dello scarico.
I giornali non mancano di evidenziare le critiche che piovono sulla Regione Toscana che non prende provvedimenti nei confronti delle industrie del cuoio.
Greenpeace, a voce di Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna Inquinamento dell’associazione, sprona “il governo, il parlamento e i ministeri competenti ad assumersi le proprie responsabilità varando in tempi brevi una legge che vieti l’uso e la produzione di tutti i Pfas, insieme all’adozione di adeguati provvedimenti di bonifica e all’individuazione di tutti i responsabili”. Greenpeace parla di “Emergenza sanitaria e ambientale fuori controllo” e rilancia l’allarme PFAS “a seguito dell’inchiesta giornalistica “The Forever Pollution Project” che denuncia la contaminazione da Pfas diffusa in numerose nazioni europee Italia compresa. Infatti in Italia le zone con i più alti livelli di inquinamento rilevati sono alcune aree del Veneto, della Lombardia, della Toscana, e alcune zone del Piemonte, limitrofe allo stabilimento della Solvay specializzato nella produzione di Pfas”. “Questo quadro allarmante” sottolinea Greenpeace “è ottenuto grazie ai monitoraggi capillari che, però, non tutte le regioni effettuano: per cui si ipotizza una situazione ancora più grave”.
Con Greenpeace sono Legambiente, Movimento di lotta Maccacaro e Comitato Stop Solvay. Nella trascorsa legislatura, dall’ex senatore Mattia Crucioli è state presentato il Disegno di Legge che detta “Norme per cessazione della produzione e dell’impiego dei Pfas”. Insomma li mette al bando in Italia.Vieta la produzione (della Solvay di Spinetta Marengo AL), l’uso e la commercializzazione di PFAS o di prodotti contenenti PFAS, ne disciplina la riconversione produttiva e le misure di bonifica e di controllo.
A maggior ragione, come ricorda Greenpeace, perchè l’Echa (Agenzia europea per le sostanze chimiche) ha pubblicato una bozza per vietare la produzione e l’uso di migliaia di Pfas in UE, avviando così un processo per fermare la contaminazione di questi inquinanti. Nonche L’Epa (Agenzia per la protezione dell’ambiente) degli Stati Uniti ha proposto lo zero tecnico (il valore più basso che le attuali strumentazioni sono in grado di rilevare).
Infine, anche Greenpeace denuncia che la lobby della chimica, con la Solvay in testa, lavora a spron battuto per annacquare la proposta di divieto europeo dei Pfas (e il DDL Crucioli in Italia). Infatti l’inchiesta “The Forever Pollution Project” ha scoperto che più di 100 associazioni industriali, think tank, studi legali e grandi aziende stanno lavorando per influenzare la commissione europea e gli stati membri per indebolire il divieto PFAS, a cominciare dal nostro parlamento sul Disegno di Legge.
Nonostante i dettami all’interno della normativa scolastica siano estremamente chiari, molti dirigenti scolastici ancora non li applicano correttamente, creando pertanto gravi problematiche nel garantire piena partecipazione e condivisione alle gite stesse per gli alunni e le alunne con disabilità (continua…)
Rivolto a chi accompagna persone con disabilità visiva in escursioni e camminate, viene diffuso dall’APRI di Torino (Associazione Pro Retinopatici e Ipovedenti) un breve vademecum fatto di consigli pratici, riassumibili sostanzialmente in uno di essi, che è semplicemente «sapere sempre cosa fare, senza incertezze» (continua…)
Presentata dall’onorevole Enrico Cappelletti(M5S) che chiede al Ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin di intervenire per monitorare e contrastare la contaminazione dell’acqua, del suolo e dell’aria in tutto il territorio italiano di queste sostanze che gli studi scientifici associano all’insorgenza di tumori, malattie metaboliche, infertilità maschile e interferenze con la salute riproduttiva delle donne, eccetera, sostanze persistenti e bioaccumulabili largamente utilizzate per la produzione industriale di materiali idrorepellenti come tessuti, vernici, attrezzature antincendio, confezioni di alimenti, ecc. La situazione italiana è stata oggetto di indagini dell’ONU e della Commissione interparlamentare Ecomafie.
Se intendesse veramente intervenire, non sfugga al Ministro il Disegno di Legge presentato nella trascorsa legislatura dall’ex senatore Mattia Crucioli, che detta “Norme per cessazione della produzione e dell’impiego dei Pfas”. Insomma li mette al bando in Italia.Vieta la produzione (della Solvay di Spinetta Marengo AL), l’uso e la commercializzazione di PFAS o di prodotti contenenti PFAS, ne disciplina la riconversione produttiva e le misure di bonifica e di controllo. Insomma assumele istanze di tutti i Movimenti, Associazioni e Comitati, che da anni si battono per eliminare questi cancerogeni bioaccumulabili e persistenti, praticamente indistruttibili, dalle acque, dall’aria, dagli alimenti, infine dal sangue dei lavoratori e dei cittadini altrimenti ammalati e uccisi.
Presentata (clicca qui) dal “Movimento di lotta per la salute Maccacaro”. All’onorevole Giorgia Meloni si mettono a disposizione (nostri Sitowww.rete-ambientalista.it e Dossier di 380 pagine) tutte le informazioni scientifiche utili sui PFAS che rappresentano la 2^ calamità ecosanitaria mondiale, in primo luogo italiana. Si rammenta che i governi prima del Suo non hanno tutelato la salute degli italiani, benchè la nostra campagna nazionale contro i fuorilegge PFAS fosse iniziata 15 anni fa, suggellata dal 2008 anche da nostri esposti alla Magistratura di Alessandria con riferimento alla Solvay di Spinetta Marengo, prima dell’insorgere dell’altro epicentro nazionale emerso dopo la chiusura della Miteni di Trissino (VI), e l’esplosione del caso fino all’ONU, passando per la Commissione Ecomafie.
In sostanza, si chiede alla presidente Meloni di ordinare al suo governo di ripresentare il Disegno di Legge di messa al bando dei Pfas.
Presentato al Procuratore capo Enrico Cieridal “Movimento di lotta per la salute Maccacaro” (16° esposto, 7 aprile 2023, via PEC): clicca qui. Oggetto: emissioni inquinanti in atmosfera. Infatti, come conosciuto nei monitoraggi, dalle 72 ciminiere dello stabilimento e dai 15.000 punti di perdite incontrollate fuoriescono sostanze inquinanti tossiche e cancerogene PFAS: PFOA, ADV, C6O4, Acido Fluoridrico, Acido CloridricoNH3, Alcoli, Anidride fosforica (P2O5), Composti Iodurati (C4F8I2), Zn, Idrossido di Potassio (KOH) NOx, CO2, SOx, Polveri. Composti fluorurati (c2f4, c3f6, c4f8): 107 kg/giorno; 40 t/anno.
In questo micidiale cocktail, per il PFOA, l’ADV e il cC6O4 di produzione Solvay di Spinetta Marengo, che dal cielo ricadono sulla popolazione ogni giorno per 5 microgrammi per ogni metro quadrato,richiamiamo l’attenzione della Procura su
Pubblicazione scientifica di ARPA e UNIVERSITA’ di Torino “Prevenzione in Corso”, fascicolo 9, gennaio 2022. (clicca qui).
Studio ARPA Deposimetri a Spinetta Marengo: i risultati delle prime attività sperimentali gennaio 2023 (clicca qui).
Rimarcate le responsabilità nel disastro ecosanitario delle amministrazioni locali: Comune, Provincia, Regione. In particolare del sindaco che non emette ordinanza di chiusura delle produzioni inquinanti.
Dice Solvay: a Spinetta Marengo usiamo i filtri scaricando i reflui in aria e acqua. Noi diciamo: non c’è depuratore che tenga, non c’è filtro che tenga i PFAS. E poi i filtri vanno smaltiti: bruciarli inquinano comunque. Infatti la presenza nei rifiuti dei temutissimi tossicocancerogeni derivati del fluoro preoccupa mezz’Italia, e già sono al centro di uno scontro a Venezia, per il maxi cosiddetto “termovalorizzatore” di Fusina, dove vorrebbero incenerire 190.000 tonnellate annue di fanghi contaminati da diossine, idrocarburi, metalli e soprattutto dai famigerati Pfas della Miteni di Trissino. Ma non c’è solo l’eredità della Miteni: ad Arzignano, centro del polo conciario della Valchiampo, si adoperano Pfas in grandissima quantità per la impermeabilizzazione delle pelli, al punto che il sindaco chiede alla Regione di estendere le indagini sanitarie sulla presenza nel sangue dei Pfas a tutti i residenti (provvedimento sconosciuto in Piemonte).
Denuncia la rivista Il Salvagente: volevano essere considerati i sostituiti dei tradizionaliPfas nel realizzare gli imballaggialimentari, capaci di rappresentare una “barriera” al grasso, all’acqua e all’olio e di non accumularsi inquinare per sempre (come i forever chemicals, ovvero gli inquinanti per sempre come vengono definiti i Pfas, capaci ormai di contaminare anche il cibo) l’ambiente e la salute umana. Invece, i nuovi Pfas polimerici, alla luce di nuovo studio condotto sul packaging dei fast food in Canada, hanno dimostrato di essere addirittura più pericolosi dei Pfas tradizionali.
Lo studio dei ricercatori degli Stati Uniti, del Canada e della Svizzera dichiara “È chiaro che i polimeri di Pfas non sono l’innocua scorciatoia che l’industria pensava di imboccare.Il loro uso negli imballaggi alimentari porta ancora a Pfas dannosi e persistenti che contaminano il cibo che mangiamo e, dopo che è stato gettato via, la nostra aria e acqua potabile”. I ricercatori dell’Università dell’Indiana sono perentori: “Tutti i Pfas, compresi i polimeri, sono estremamente persistenti nell’ambiente o si scompongono in Pfas estremamente persistenti”.
Film del 2019 basato su fatti realmente accaduti a Cincinnati nell’Ohio, quando l’avvocato Robert Bilott si mosse contro la società di prodotti chimici DuPont a seguito dello scandalo dell’inquinamento idrico di Parkersburg, e condusse la sua ventennale battaglia legale. “Cattive acque”, trasmesso in prima Tv su Iris lunedì 3 aprile, è possibile vederlo in streaming sul sito di Mediaset Infinity.
Brevemente la trama. Alla fine degli Anni ‘90 Robert Billot è un avvocato specializzatosi nella difesa di aziende chimiche, ed è appena diventato socio nel suo studio legale. A cambiare drasticamente la sua vita tranquilla sarà la visita in ufficio di Wilbur Tennant, un contadino della Virginia conoscente di sua nonna che gli chiede di indagare su un’insorgenza anormale di tumori e malformazioni nelle sue mucche a Parkersburg, nella Virginia Occidentale. Dopo una visita alla fattoria, il legale verifica che 190 capi di bestiame sono morti con condizioni mediche insolite, mentre l’avvocato della DuPont, Phil Donnelly, gli comunica di non essere a conoscenza del caso. La società invia a Robert centinaia di scatole, e l’uomo non demorde ma si dedica alla lettura di ogni singolo documento, trovando numerosi riferimenti al PFOA, una sostanza chimica senza alcun riferimento nei testi medici. Infine Robert scopre che il PFOA è l’acido perfluoroottanoico, usato per il teflon nelle pentole antiaderenti: sostanze che non lascia il flusso sanguigno ma tende ad accumularsi in esso. La DuPont aveva eseguito in passato i test sul PFOA, sapendo benissimo che causa il cancro e altri difetti congeniti, tuttavia non aveva mai reso pubblici i risultati.
Pochi mesi fa avevamo esultato, anche appuntandoci una medaglietta, per la chiusura del “buco dell’ozono”, cioè per il recupero di questo gas che in atmosfera costituisce uno strato protettivo(l’ozonosfera) che blocca il passaggio dei raggi UV provenienti dal sole e le conseguenti radiazioni ultraviolette che mettono in pericolo la vita sul nostro Pianeta, ovvero cancro per l’uomo. I killer dell’ozono, gli autori del buco, erano soprattutto i clorofluorocarburi CFC, i gas contenuti nei frigoriferi e nelle bombolette spray. Nel 1992, nella fabbrica che li produceva (Montefluos-Ausimont di Spinetta Marengo oggi Solvay), organizzammo con gli attivisti di Greenpeace un clamoroso blitz che avviò la storica campagna per la messa al bando dei CFC: clicca quiLa battaglia per chiudere il buco dell’ozono.
Purtroppo, nonostante le buone notizie sullo strato dell’ozono e il suo buco, un nuovo studio allarma che le emissioni globali di alcuni tipi di clorofluorocarburi utilizzati come alternativi ai killer (idrofluorocarburi o HFC) sono in aumento e rappresentano in prospettiva un pericolo essendo potenti gas serra che influenzano in ogni caso il clima.
Conferenza con Michel Forst, Relatore Speciale delle Nazioni Unite – Dana Lauriola, Portavoce movimento NO Tav -Livio Pepino, Direttore Edizioni Gruppo Abele – Francesco Martone, Portavoce della “Rete In Difesa di” – Ultima Generazione – Convenzione di Aarhus – Javier Villamizar Corona, presidente di AsoUwa – Liliana Rios Roa, Movimiento Político de Masas Social y Popular. Modera Marina Forti.
Clicca qui la conferenza sulla newslettera di Doriella&Renato, con le altre iniziative NoTav in Valsusa.
Un referendum per il divieto di esportazione di armamenti in territori bellici, ovvero un referendum contro l’invio di armi italiane all’Ucraina (accompagnato da un altro sulla tutela del Servizio sanitario nazionale) è stato lanciato dal giurista Ugo Mattei con il sostegno di altri docenti e intellettuali. Servono 500 mila firme per dare corso all’iniziativa popolare. Entro fine mese partirà la campagna di raccolta firme, con una piattaforma online cui si accede tramite generazionifuture.org, poi inizieranno i gazebo. I quesiti sono stati pubblicati sulla Gazzetta ufficiale. Il referendum sull’Ucraina chiede nello specifico di abrogare il decreto che consente l’invio di armi a Kiev per tutto il 2023. Il quorum per il referendum è al 50 per cento, se dovessimo farcela, la democrazia diretta recupererebbe lo scarto accumulato rispetto alla democrazia rappresentativa, che oggi decide senza nemmeno arrivare al 50 per cento di affluenza al voto.
“Entrambe le parti dicono che quei territori sono loro perché, rispettivamente, ucraine o russe sono le popolazioni che li abitano. Allora un terreno di trattativa può essere la proposta di una sospensione delle operazioni belliche e dell’indizione, in un tempo che consenta di far decantare il furore della guerra, di un referendum sotto garanzia dell’Onu, adeguatamente articolato e con sagge e opportune soluzioni alternative locali: dite che vi battete per la libertà delle vostre popolazioni, e allora andiamo a vedere cosa pensano queste popolazioni. Certo il diritto internazionale dei confini statali salterebbe, ma nella Carta delle Nazioni Unite c’è anche il principio di autodeterminazione dei popoli”. Discutono della proposta giuristi e politologi, ma anche semplici pacifisti come noi che la sostenemmo già un anno fa: clicca qui.
In occasione del centenario della nascita di Don Milani, in collaborazione con il Centro Internazionale Studenti Giorgio La Pira, tre giorni di incontro e formazione a Firenze. Clicca qui il programma e le modalità di partecipazione.
Sa che rappresentano la 2^ calamità ecosanitaria mondiale, in primo luogo italiana?
Sa perchè dovrebbe ordinare al suo governo di ripresentare il Disegno di Legge di messa al bando dei Pfas? (1)
Perché l’Italia registra il più grave inquinamento da sostanze perfluoroalchiliche in Europa.
Perché i governi prima del Suo non hanno tutelato la salute degli italiani.
Eppure la nostra campagna nazionale contro i fuorilegge PFAS è iniziata 15 anni fa.
Fu suggellata nel 2008 anche da un nostro esposto alla Magistratura di Alessandria con riferimento alla Solvay di Spinetta Marengo.
Altro epicentro è emerso dopo la chiusura della Miteni di Trissino (VI) e l’esplosione del caso fino all’ONU.
Sul nostro Sito www.rete-ambientalista.it Lei può acquisire 642 articoli con tutte le informazioni scientifiche utili (disponibile anche un Dossier di 379 pagine).
Li completiamo con la seguente recente Rassegna Stampa.
Movimento di lotta per la salute Maccacaro.
Il Disegno di Legge dell’ex senatore Mattia Crucioli (che mettiamo a disposizione Suo e di chi ce lo richiede) detta “Norme per cessazione della produzione e dell’impiego dei Pfas”. Insomma li mette al bando in Italia.Vieta la produzione, l’uso e la commercializzazione di PFAS o di prodotti contenenti PFAS, ne disciplina la riconversione produttiva e le misure di bonifica e di controllo. Insomma assumele istanze di tutti i Movimenti, Associazioni e Comitati, che da anni si battono per eliminare questi cancerogeni bioaccumulabili e persistenti, praticamente indistruttibili, dalle acque, dall’aria, dagli alimenti, infine dal sangue dei lavoratori e dei cittadini altrimenti ammalati e uccisi.
L’avvocato americano Robert Bilott si batte da decenni per sensibilizzare le persone sulle devastazioni delle sostanze perepolifluoroalchiliche (PFAS), utilizzate in maniera massiccia per rendere antiaderenti le nostre padelle o le nostre giacche impermeabili, si trovano praticamente dappertutto prima di finire nell’acqua dei rubinetti. La sua lotta contro il gigante chimico DuPont ha ispirato il film Dark Waters, uscito nel 2019. Queste sostanze chimiche sono associate a un’incredibile gamma di effetti sulla salute: cancro, diminuzione della funzione immunitaria, neonati compresi, efficacia dei vaccini eccetera. Il numero di decessi attribuibili alle PFAS nei soli Stati Uniti sono stimati in diversi milioni negli ultimi vent’anni. E i costi economici per il sistema sanitario ammontano a miliardi di dollari”. Le Monde ha di recente rivelato che circa 17.000 siti sono contaminati da PFAS in Europa. L’Unione Europea sta studiando la possibilità di vietare del tutto gli PFAS. E’ una lotta feroce: i produttori stanno reagendo, in Italia la Solvay. In Italia nella scorsa legislatura è stato presentato CrucioliAll’inizio di febbraio 2023 l’Agenzia europea per le sostanze chimiche (Echa) ha pubblicato una proposta di divieto di produzione e uso di tutti i Pfas.
L’Agenzia per la protezione dell’ambiente (EPA) ha proposto stringenti standard relativi agli “inquinanti eterni”, le pervasive sostanze chimiche molto dannose per la salute umana
“Si tratta di misure molto forti per la tutela della salute, nonché di una decisione storica per limitare realmente l’esposizione alla contaminazione da queste sostanze chimiche”, spiega David Andrews, scienziato dell’Environmental working group. “Un primo passo davvero importante” afferma Katie Pelch, scienziata del Natural resources defense council (Nrdc). Infatti, i pericoli posti dai Pfas sono diventati sempre più evidenti: secondo l’Epa i livelli di esposizione causano problemi di fertilità, ritardi nello sviluppo dei bambini, calo delle risposte immunitarie, diversi tipi di tumori, tra cui quelli alla prostata, ai reni e ai testicoli. I funzionari dell’Epa stimano che rendere più pulita l’acqua negli Stati Uniti eviterebbe migliaia di morti e decine di migliaia di casi di malattie gravi. Laurel Schaider, scienziata presso il Silent spring institute, sottolinea l’urgenza dell’avvio dei test del sangue obbligatori nei luoghi dove vi è un’elevata esposizione ai Pfas, come NON avviene in Piemonte per la Solvay di Spinetta Marengo. Schaider rimarca che per tutelare questi cittadini occorre interrompere la produzione (come avverrebbe con l’approvazione del “DDL Crucioli”.Uno studio del 2020 ha stabilito che addirittura duecento milioni di americani sono esposti alle sostanze nell’acqua potabile. In Italia, secondo i dati del Forever Pollution Project, i siti contaminati da Pfas superano invece i 1600.
L’Epa ha annunciato un regolamento sulle concentrazioni di ‘forever chemicals’ nell’acqua del rubinetto. Le aziende municipali dovranno eliminare le sostanze chimiche. E si potranno rivalere sui grandi inquinatori
L’ Agenzia per la Protezione Ambientale obbliga le aziende municipali che gestiscono le risorse idriche a rimuovere le sostanze chimiche nocive dall’acqua. E queste aziende si potranno rivalere in tribunale sulle compagnie e gli enti da cui origina l’inquinamento da PFAS nell’acqua potabile. Applicata in Italia la norma: la municipalizzata di Alessandria potrebbe rivalersi su Solvay ma anche sul sindaco che NON ha emesso ordinanza di fermata delle produzioni inquinanti.
Il limite americano, fissato a 4 parti per mille miliardi, va giudicato come piccolo passo avanti perché comunque ancora troppo alto per tutelare adeguatamente la salute: la ricerca scientifica in materia, infatti, ritiene che non esistano limiti sicuri per la salute per gli PFAS nell’acqua potabile.
Da un’inchiesta internazionale la mappa interattiva della concentrazione di sostanze perfluoroalchiliche in Europa: torna l’allarme per gli ‘inquinanti eterni’
Le punte dell’Iceberg Pfas sono, come noto da decenni, il Veneto con la Miteni di Trissino (VI) e il Piemonte con la Solvay di Spinetta Marengo, unica produttrice in Italia (AL), con relativi processi penali. Emergono sempre più, dove le ARPA sono attive, criticità diffuse nella penisola. I giornalisti francesi di Le Monde hanno realizzato una mappa interattiva europea, costruita da uno studio internazionale (The Forever Pollution Project ***) raccogliendo e organizzando dati da diverse fonti, pubbliche e private (in Italia le testate Radar Magazine e Le Scienze) che mostra i luoghi in Europa in cui è stata accertatauna contaminazione da Pfas da parte di autorità ambientali (come le Arpa in Italia).
Tant’è che all’inizio di febbraio 2023 l’Agenzia europea per le sostanze chimiche (Echa) ha pubblicato una proposta di divieto di produzione e suo di tutti i Pfas, infatti l’unico rischio accettabile è uguale a zero. Tra le nazioni promotrici del divieto figurano Germania, Paesi Bassi, Svezia, Danimarca e Norvegia, ma non l’Italia! Rivendicazione per l’Italia subito ribadita da Greenpeace: “Si tratta di un’emergenza ambientale e sanitaria fuori controllo. Esortiamo il governo, il parlamento e i ministeri competenti ad assumersi le proprie responsabilità varando in tempi brevi una legge che vieti l’uso e la produzione di tutti i Pfas, insieme all’adozione di adeguati provvedimenti di bonifica e all’individuazione di tutti i responsabili”. Cioè in pratica il Disegno di Legge presentato dall’ex senatore Crucioli di concerto con Legambiente, Movimento di lotta Maccacaro e Comitato Stop Solvay. Di seguito, il particolare della mappa riguardante l’Italia:
E per quanto riguarda la Toscana, andando a leggere i dati di Arpat si capisce che “il 70% delle stazioni in acque superficiali e il 30% delle stazioni in acque sotterranee monitorate in presenta residui di Pfas, con due “zone rosse” quella di Lucca e quella di Pisa, oltre a Castagneto Carducci in provincia di Livorno e alcune zone di Massa.
*** The Forever Pollution Project, è un’indagine transfrontaliera a cui hanno partecipato 18 redazioni da tutta Europa, tra cui Le Monde (Francia), Süddeutsche Zeitung, Ndr e Wdr (Germania), The Investigative Desk e Nrc (Paesi Bassi) e Radar MagazineLe Scienze (Italia),Datadista (Spagna), Knack (Belgio), DeníkReferendum (RepubblicaCeca), Politiken (Danimarca), Yle (Finlandia), Reporters United (Grecia), Latvijas Radio (Lettonia), Srf Schweizer Radio und Fernsehen (Svizzera), Watershed ,The Guardian (Regno Unito).
La massiccia indagine condotta dal quotidiano francese fa emergere in una mappa i siti contaminati da Pfas in tutta Europa. Lo zoom permette di osservare anche la situazione in Friuli Venezia Giulia con un allarmante risultato
Il primo posto con livelli sconcertanti di concentrazione delle sostanze tossiche e cancerogene è in provincia di Udine, a Premariacco: contaminate le acque sotterranee, il livello è a dire poco “spaventoso”: si attesta a più di 800 nanogrammi per litro d’acqua. Quattro volte il sito di Porcia, che merita il secondo posto in classifica, con 229 nanogrammi in acqua di falda. Un nuovo hotspot nel pordenonese è a Roveredo (75 nanogrammi). Il terzo è posizionato nel rio Sentirone a Prata di Pordenone. L’ultima zona rossa si trova in provincia di Trieste, nel quartiere di Domio. In questo caso l’inquinamento riguarda acque superficiali. Segnalati casi, tra gli altri, anche a Buia, Rivignano, Sedegliano, Bertiolo. In provincia di Udine la mappa mostra tra i siti anche Bicinicco, Tolmezzo e Ovaro, ma anche la base militare di Rivolto, da dove decollano le Frecce Tricolori.
Gli inquinanti presenti nelle acque scorrono travalicando i confini, ma anche le attività di smaltimento dei rifiuti sono tra le cause dell’espansione delle contaminazioni
La presenza di PFAS nelle acque lombarde è nota all’Arpa regionale, che li monitora insieme ai recenti composti: il C6O4 (e ADV) è una nuova molecola brevettata dalla Solvay presso il Centro di Ricerca di Bollate e prodotta a Spinetta Marengo, in sostituzione dei più noti e altrettanto tossici e cancerogeni Pfas (FOA).
I 18 dipendenti ancora in vita che soffrono di patologie dopo un’esposizione di decenni ai Pfas della Miteni di Trissino (chiusa nel 2017) sono stati tutti interrogati dai carabinieri del Noe di Treviso tra il 2020 e il 2021. Il loro è il racconto di un inferno in fabbrica, con rischi sottovalutati, macchinari non funzionanti, sistemi di sicurezza inadeguati, esalazioni intossicanti. Ecco alcuni stralci delle loro testimonianze
“Eravamo a conoscenza delle problematiche generali delle lavorazioni chimiche, ma in virtù delle informazioni che ci venivano date e dei controlli sanitari cui eravamo sottoposti (analisi del sangue, urine, esami citologici) pensavo che i rischi fossero abbastanza contenuti. Con cadenza annuale avevamo degli incontri con il medico, che ci illustrava i risultati delle analisi tranquillizzandoci sulla situazione sanitaria”. Dal 1985 al 2016 è medico della Miteni il prof. Giovanni Costa, che contemporaneamente tranquillizzava i lavoratori Solvay di Spinetta Marengo. L’ Inail ha già accertato la menomazione dell’integrità psico-fisica da accumulo di Pfoa nel sangue, ma non ancora la magistratura.
In Corte d’assise la testimonianza del medico incaricato dalla Regione. La conferma uno studio del 2017 sulla mortalità e sui valori di sostanze perfluoroalchiliche nel sangue dei dipendenti della Miteni di Trissino
Il dottor Enzo Merler, medico epidemiologo specializzato nella medicina del lavoro, conferma lo studio del 2017 sulla mortalità e sui valori dei PFAS nel sangue di 467 dipendenti della Miteni, sulla base dei risultati delle analisi effettuate da Miteni sul sangue dei lavoratori, dapprima spediti negli Usa e poi in Germania.
È toccato alla dottoressa Francesca Russo, direttrice del Dipartimento di prevenzione della Regione Veneto, ricostruire le procedure di screening sanitario messe in atto per valutare l’impatto dei Pfas sulla salute dei cittadini residenti nelle zone contaminate. Lo studio condotto con il coordinamento dell’Istituto Superiore di Sanità è stato affrontato nel corso del processo davanti alla corte d’Assise in cui sono imputati 15 manager di Miteni, Icig e Mitsubishi Corporation, accusati a vario titolo di avvelenamento delle acque, disastro ambientale innominato, gestione di rifiuti non autorizzata, inquinamento ambientale e reati fallimentari. Lo studio ha rilevato concentrazioni di PFOA significativamente più elevate nel sangue delle persone residenti nelle zone interessate dalla contaminazione rispetto al gruppo di controllo.
Rispetto al resto della Regione Veneto, la popolazione della zona rossa ha dimostrato, tra il 2007 e il 2014, un eccesso di mortalità per cardiopatia ischemica pari a un +21% nei maschi e + 11% nelle femmine; un aumento di incidenza di malattie cerebrovascolari nei maschi +19%, aumento di incidenza del diabete mellito +25% nelle femmine, un aumento di incidenza di demenza +14% nelle femmine; incidenze di ipertensione arteriosa (+22%nei maschi e + 20% nelle femmine); dislipidemia (+15% nei maschi e +12% nelle femmine); malattie tiroidee (+17% nei maschi e +12% nelle femmine) ecc. Le mamme in area rossa hanno evidenziato, tra il 2003 e il 2015, un aumento di casi di pre -eclampsia pari a +49%, diabete gestazionale +69% e hanno avuto un aumento del 30% di bambini nati con basso peso alla nascita.
“Le sostanze perfluoro-alchiliche (PFAS), in particolare l’acido perfluoro-ottanoico (PFOA), sono sostanze chimiche ambientali persistenti che mostrano bioaccumulo nei tessuti umani. Recentemente, l’esposizione a PFAS è stata associata ad un aumento della prevalenza di malattie cardiovascolari (CVD). Qui, abbiamo studiato l’effetto dell’esposizione al PFOA sulla funzione delle piastrine, un attore chiave nel processo di aterosclerosi”. Studio su 48 soggetti maschi residenti in una specifica area del Veneto ad alto inquinamento ambientale da PFAS, e confrontato con 30 soggetti di controllo a bassa esposizione.
Quando si parla di PFAS, la maggioranza della popolazione pensa che sia un problema connesso ad alcune aree mentre in realtà l’inquinamento è diffuso quasi ovunque, , tanto che si stimano oltre 2000 aree in Europa in cui la loro concentrazione è considerata pericolosa per la salute, con costi sanitari fra i 52 e gli 84 miliardi di euro l’anno. Tra i principali effetti sulla salute derivanti dall’esposizione ai PFAS, la riduzione della fertilità è certamente uno degli aspetti più investigati a livello internazionale. Già in uno studio del 2019, il prof. Carlo Foresta aveva riportato segnali di alterazione dei parametri seminali in giovani diciottenni esposti a elevato inquinamento da PFAS: oggi confermati dalla presenza di PFAS sulla membrana cellulare degli spermatozoi, con conseguente compromissione della loro capacità fecondante. “Questi dati sono veramente inquietanti – spiega Foresta – poiché ad oggi non è noto quali possano essere le conseguenze dell’interazione tra PFAS e lo sviluppo embrionale”. Al recente convegno “Natalità e denatalità: fotografie di sviluppo del Paese”, il prof. Foresta ha presentato nuovi dati sperimentali che aprono nuovi scenari per la rimozione dei Pfas.
I composti chimici delle famiglie dei PFAS, acronimo delle sostanze perfluoroalchiliche e polifluoroalchiliche, se ne contano circa 4700, sono stati creati in laboratorio e largamente utilizzati dagli anni 50 nell’industria del packaging alimentare, nei pesticidi, nelle padelle antiaderenti, nei contenitori di cartone, nelle schiume antincendio, negli shampoo, nelle vernici, nei prodotti antimacchia e in molte altre applicazioni. Nelle materie plastiche li troviamo sotto forma di elastomeri (Fluoruro di vinilidene, Fluorurati in generale, Tetrafluoroetilene) o nei materiali polimerici (Sale di magnesio-sodio-fluoruro dell’acido silicico).
Dal punto di vista della salute gli studi scientifici internazionali hanno dimostrato che l’accumulo di queste sostanze nel corpo umano possono provocare aborti spontanei, alterare la fertilità, provocare cancro al testicolo, alla tiroide e ai reni, danni al fegato, malattie della tiroide, obesità, problemi di fertilità e cancro, ipertensione in gravidanza, colite ulcerosa, aumento del colesterolo, alterazioni congenite del sistema nervoso o disturbi comportamentali e/o neurologici come l’Alzheimer, l’autismo o disturbi dell’attenzione e iperattività, ecc.
Il legame chimico dei Pfas, composto dal fluoro e dal carbonio, rende la molecola risultante inodore, insapore e incolore, non biodegradabile e bioaccumulabile. Queste caratteristiche permettono ai Pfas di disperdersi facilmente nelle acque, nel suolo e nell’aria, rimanendo a danneggiare l’ambiente e la salute dell’uomo a tempo indeterminato. Le piante assorbono i Pfas attraverso l’acqua di irrigazione, li cedono ai frutti e agli animali, di cui si cibano, infine agli esseri umani.
E’ stata scoperta una nuova malattia degli animali selvatici causata direttamente dall’ingestione di plastica:si chiama “plasticosi” ed è caratterizzata da una persistente infiammazione dell’apparato digerente, alterazioni dello stomaco e un ridotto assorbimento dei nutrienti. I sintomi sono descritti sul Journal of Hazardous Materials da un gruppo di ricercatori australiani in collaborazione con il Museo di storia naturale di Londra.
Lo studio delle microplastiche generate da pneumatici e freni, la tossicità nella respirazione, il loro passaggio lungo la catena alimentare fino al nostro cibo.
L’abrasione degli pneumatici è una delle maggiori fonti di microplastiche nell’ambiente. Tre istituti di ricerca hanno completato la fase 1 di un progetto per studiare la bioaccessibilità di questi componenti agli organismi viventi e per valutarne la tossicità.
La ricerca, coordinata dal Centro svizzero di ecotossicologia applicata (Ecotox) e condotta in collaborazione con l’EPFL e l’Istituto federale di scienze e tecnologie acquatiche (Eawag), ha visto la conclusione della sua prima fase con due pubblicazioni sulla rivista Environmental Science & Technology.