Pochi mesi fa avevamo esultato, anche appuntandoci una medaglietta, per la chiusura del “buco dell’ozono”, cioè per il recupero di questo gas che in atmosfera costituisce uno strato protettivo (l’ozonosfera) che blocca il passaggio dei raggi UV provenienti dal sole e le conseguenti radiazioni ultraviolette che mettono in pericolo la vita sul nostro Pianeta, ovvero cancro per l’uomo. I killer dell’ozono, gli autori del buco, erano soprattutto i clorofluorocarburi CFC, i gas contenuti nei frigoriferi e nelle bombolette spray. Nel 1992, nella fabbrica che li produceva (Montefluos-Ausimont di Spinetta Marengo oggi Solvay), organizzammo con gli attivisti di Greenpeace un clamoroso blitz che avviò la storica campagna per la messa al bando dei CFC: clicca qui La battaglia per chiudere il buco dell’ozono.
Purtroppo, nonostante le buone notizie sullo strato dell’ozono e il suo buco, un nuovo studio allarma che le emissioni globali di alcuni tipi di clorofluorocarburi utilizzati come alternativi ai killer (idrofluorocarburi o HFC) sono in aumento e rappresentano in prospettiva un pericolo essendo potenti gas serra che influenzano in ogni caso il clima.