Siccome i prodotti contenenti Pfas saranno inevitabilmente messi al bando entro pochi anni nel mondo (1), compito degli ambientalisti è di eliminarli subito nelle produzioni della Solvay di Spinetta Marengo perché stanno contaminando aria acqua suolo e avvelenando le popolazioni di Alessandria. Dunque chiudendo gli impianti. Come chiesto anche nell’ultima manifestazione.
“Chiusura subito”: perché già sono più che sufficienti le indagini sanitarie e ambientali effettuate nei decenni, ultima l’epidemiologica dell’Università di Liegi. Assolutamente non è necessario aspettare il monitoraggio del sangue di tutta la popolazione -pur doveroso per stabilire i risarcimenti- perché sono più che sufficienti gli abnormi test dei Pfas nel sangue dei lavoratori.
Tre sono gli strumenti per imporre la chiusura alla multinazionale belga. a) L’ordinanza del sindaco. b) Il provvedimento dell’autorità giudiziaria. c) La legge nazionale.
Per quest’ultima i tempi sono più lunghi, anche perché non è chiara nel nuovo parlamento la sorte del disegno di legge Crucioli. I tribunali sono lenti, anche quando è Legambiente a chiedere il sequestro degli impianti. Invece il sindaco avrebbe la facoltà di emettere una ordinanza: con effetto immediato in attesa di ulteriori accertamenti. Qui casca l’asino perché la dipendenza della politica dall’azienda è quella che descriveva l’attendibile avvocato Luca Santa Maria in tribunale: collusione e concussione. Piuttosto, il sindaco, in questo frangente storico: di nome Abonante, vorrà -con il metodo dello scaricabarile- imbrigliare l’antagonismo dei Movimenti ambientalisti con interminabili riunioni e confronti tanto gratificanti quanto inconcludenti sul piano della chiusura e della bonifica. (2)
Lino Balza Movimento di lotta per la salute Maccacaro
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ComitatoStopSolvay: basta con lo scaricabarile, subito la chiusura.
Lo scaricabarile della Solvay adottato anche per la bonifica.