L’ha scoperto un nuovo test di Mamavation negli Stati Uniti. La ricerca è stata condotta in laboratorio certificato dall’Agenzia per la Protezione Ambientale, l’equivalente delle nostre ARPA (equivalenza solo nominale perché in Italia, Piemonte docet, neppure gli screening del sangue vengono fatti, figuriamoci i test sulla nocività delle carte igieniche). Si tratta comunque, come specifica il test, di livelli bassi di Pfas, il che indica che non vengono aggiunti di proposito alla carta igienica, ma la possono contaminare inavvertitamente attraverso la produzione o l’imballaggio. A dimostrazione che, come rivela un’altra indagine di EHN.org, i PFAS si trovano ormai davvero dappertutto, dall’abbigliamento sportivo ai trucchi, bioaccumulabili e indistruttibili. Ciò non significa che non ci sia pericolo derivante dalla carta igienica, infatti dagli studi condotti sull’esposizione cutanea ai Pfas: Una ricerca, ad esempio, ha scoperto che l’esposizione cutanea al PFBA ha effetti nocivi sul fegato e ha mostrato risultati simili all’esposizione orale al PFBA e al PFOA; un altro studio, invece, che ha esaminato i PFAS nei seggiolini per auto ha rilevato che i PFAS possono migrare dal tessuto al sudore, suggerendo un potenziale rischio di esposizione cutanea; un altro studio ancora ha scoperto che l’esposizione cutanea è simile all’esposizione orale al PFOA e può essere immunotossica.