E’ dura consapevolezza che a nessuno schieramento partitico sono minimamente attribuibili -nel futuro come nel passato- né attenzione né coerenza alle istanze rappresentate dai Movimenti di lotta per l’ambiente, la salute, la pace e la nonviolenza. E’ scontato, come conseguenza, il fenomeno dell’astensionismo.
Ebbene, poche settimane fa, nell’universo ecopacifista, era stato ripreso e rinviato in autunno un dibattito per l’eventuale presentazione alle elezioni politiche di un “Nuovo soggetto politico nazionale per un modello alternativo di sviluppo e di politica”, per la riattivazione cioè di un disegno che si era arenato dieci anni fa, quando si sprecò l’occasione storica della vittoria dei Referendum che ci aveva indiscutibilmente promosso quale Soggetto protagonista della politica nazionale.
Occasione non irripetibile, secondo alcune proposte nel dibattito (ad esempio nell’intervista di Laura Trussi a Giorgio Cremaschi: clicca qui).
Giovanni Tomei (Sovranità Popolare, clicca qui) mette in rilievo l’importanza della strutturazione organizzativa del soggetto politico: tutta l’attenzione comunicativa e di servizi devono essere resi disponibili per preparare il terreno all’evento elettorale, perchè noi siamo maggioranza inespressa di popolo che sa quel che vuole, per cui viene prima la puntuale organizzazione del modello funzionale alla vicina tornata elettorale.
Nel frattempo, però, la data del voto è stata fissata per il 25 settembre. Dunque i tempi sono saltati?
Secondo Peppe Sini (Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera, clicca qui) forse è possibile tentare comunque di proporre candidati in queste elezioni palesemente truccate per far vincere o la destra neofascista o la destra tecnocratica.
Forse è il caso che comprendiamo, noi attivisti sociali dotati di competenze temprate nel fuoco delle lotte, di dover convergere per promuovere un nuovo soggetto dell’alternativa all’élite che proponga l’opposizione alla guerra prospettando la pace come condizione di vita e di giustizia nonché modello complessivo di sviluppo: puntualizza Alfonso Navarra di Disarmisti esigenti & partners (clicca qui).
Per Marzia Marchi, invece, (clicca qui), non è il momento di dar vita a un nuovo contenitore politico bensì di riempire con le nostre istanze i movimenti che già esistono; non senza perplessità, auspica una interlocuzione con Conte e M5S. Allo scopo, per Dino Caliman (clicca qui), invece esisterebbe Popolo d’Italia Liberi e forti. Addirittura c’è chi (Paolo D’Arpini) segnala un sondaggio lampo con le liste antisistema riorganizzate.
Organizzata, piuttosto, si mostra già la Rete Movimento Ecologista con un “Manifesto Ecologista” di impegni precisi (clicca qui) già ampiamente sottoscritto da Associazioni e Comitati, e al quale aderire con urgenza: serve una immediata e radicale conversione ecologica dell’economia di cui non troviamo traccia nelle dichiarazioni e soprattutto nelle decisioni dei partiti.
Dunque, allo stato dei fatti in pieno ferragosto, non è improbabile che si debbano aspettare altri dieci anni per vedere all’opera nelle elezioni politiche un “Nuovo soggetto politico nazionale per un modello alternativo di sviluppo e di politica”, anzi, per una alternativa al modello di sviluppo. Maurizio Pallante (Movimento per la decrescita felice) ci aveva spedito un prezioso pamphlet dal titolo “Fondamentali 1.O d’un progetto politico in costruzione” che fin dalla prefazione afferma: “Il tentativo è, con ogni evidenza, velleitario. Per essere ottimisti le sue possibilità di riuscita sono prossime allo zero. Eppure contro ogni evidenza va fatto. Non ci sono alternative”. “Non ci sono alternative al superamento di questo sistema economico e produttivo”. “E’ eticamente necessario, anche se razionalmente può apparire velleitario, verificare la possibilità di costituire un soggetto politico che, a differenza dei partiti politici esistenti, si proponga come obiettivo principale l’attenuazione dei problemi ecologici, con la piena consapevolezza che ciò richiede di rimettere in discussione la finalizzazione dell’economia”. “Un soggetto politico che, a differenza dei partiti esistenti, si proponga di cambiare il sistema economico e produttivo”. Nel pamphet seguono i capitoli: Per una conversione economica dell’ecologia, Politica agricola e alimentare, Politica energetica, Politica fiscale ecc.