In merito alla chiusura delle produzioni della Solvay di Spinetta Marengo.

“Vi è una sostanziale analogia con quanto è successo con l’amianto: le aziende, pur consapevoli della nocività della sostanza, hanno continuato a produrla con conseguenze drammatiche, vedi Eternit a Casale.” commenta Claudio Lombardi, ex assessore comunale all’Ambiente. “Solvay, all’acquisizione dello stabilimento di Spinetta, non poteva non essere al corrente della nocività dei Pfas, e dal 2002 dei  vari tipi prodotti: sicuramente PFOA, ADV, cC6O4 (e forse altri a noi non noti data l’opacità e scarsità di informazione) senza alcun dispositivo di abbattimento delle emissioni nelle acque di scarico ed in atmosfera.”

“Ora annuncia di adottare tecnologie, peraltro note da tempo, per raggiungere efficienze assai elevate nell’abbattimento dei PFAS che scarica in Bormida. Non già lo “zero emissioni” che si raggiunge solo cessando la produzione di tali composti.” Inoltre incalza Lombardi “Solvay nulla dice su cosa intende fare per le emissioni inquinanti in atmosfera -e non solo di PFAS- che sono probabilmente la vera causa delle rilevanti eccedenze di patologie anche tumorali dei residenti della Fraschetta messe in luce dalle indagini epidemiologiche.”

Lombardi tira le somme: “ L’esistenza di uno stabilimento chimico, oltretutto a rischio di incidente rilevante quasi nel cuore di un centro abitato è del tutto ‘antistorica’. Accettato per buona parte del ‘900, per mancanza di conoscenza sull’impatto delle sostanze inquinanti emesse e per il prevalere delle opportunità economiche e di lavoro, non lo può essere ora. La convivenza fra industria e popolazione di Spinetta resta possibile unicamente se l’impatto sulla salute degli abitanti sarà reso nullo come recita l’art.41 della Costituzione italiana: ‘L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana…’.”.