Solvay costretta a chiudere i Pfas in Usa. Li produrrà in Italia.

Il drammatico quadro ecosanitario di Alessandria, che negli anni abbiamo descritto e documentato a iosa , e che Solvay finge di ignorare,  si inserisce in un contesto internazionale che vede protagonista la stessa Solvay. La multinazionale belga infatti ha annunciato da giugno 2021 la interruzione dell’uso di Pfas C6O4 ADV nella produzione di fluoropolimeri nel suo stabilimento a West Deptford, New Jersey, costretta dalle indagini sulle acque superficiali e dell’aria e dei terreni in vicinanza dell’impianto, nonché delle prove sperimentali di tossicologia sui ratti, nonche dei biomonitoraggi. Ebbene, il potere di bioaccumulo del C6O4 nel fegato dei pesci è addirittura 10x rispetto a quanto era già noto per il PFOS. Ebbene, nel biomonitoraggio dei lavoratori il livello massimo nel sangue ha superato i 14 ppm (microgrammi/mL).

Quanto basta, negli Usa, ancor prima di conoscere i fattori di trasferimento della contaminazione dall’ambiente alla filiera alimentare,  per far cessare  quei  Pfas. Gli stessi che coinvolgono Solvay a Spinetta Marengo e Bollate. Perché non chiude anche in Italia?

In Italia, la Provincia di Alessandria ha invece deliberato l’autorizzazione AIA per l’ampliamento della produzione di C6O4 nello stabilimento di Spinetta Marengo, senza peraltro neppure rendere note le informazione disponibili a supporto degli aspetti analitici e tossicologici che hanno portato alla definizione di limiti (in assenza anche di un  bilancio di massa, computando anche la portata degli scarichi rispetto al bacino idrico accettore e alla fruibilità della acque ad esempio per uso idro-potabile o/e irriguo). Inoltre, la disponibilità degli standards analitici risulterebbe ristretta ai soli organi di controllo per attività ambientali, laddove ci siamo riferimenti legislativi, con la preclusione di analisi alimentari, tossicologiche e di biomonitoraggio umano, di interesse collettivo laddove il rilascio ambientale di tali sostanze, per le loro caratteristiche di persistenza, mobilità, e tossicità, valica i confini dello stabilimento, e per il C6O4 ha interessato anche il delta del Po, come da riscontri della Regione Veneto.