L’unica soluzione per i Pfas è metterli al bando come utilizzo (plastiche, utensili, vestiti ecc.) e prima ancora come produzione. Sono persistenti e bioaccumulabili, praticamente indistruttibili, dunque la loro eliminazione, cioè la bonifica, è praticamente impossibile. Durante la loro lavorazione inquinano dipendenti e cittadini: scaricati in atmosfera e biogas, migrati nel sottosuolo, smaltiti in discariche, rilasciati nelle acque. Poi i Pfas in queste matrici restano: possono essere rimossi?
Rimozione di PFAS dall’atmosfera. I Pfas non “assorbiti”… dai polmoni si riversano in suolo e acqua.
Rimozione di PFAS dai liquidi (acque e fanghi)
L’unico sistema veramente efficace per distruggere PFAS è il trattamento termico, efficace ma non innocuo: nulla si crea, nulla si distrugge tutto si trasforma. A maggior ragione tutti gli altri trattamenti sono semplicemente “trasferimento” PFAS da un supporto all’altro. Tutti i trattamenti delle acque che generano sottoprodotti generano quindi altri rifiuti con PFAS nei liquidi, nel suolo e in aria.
Rimozione di PFAS dai terreni
A prescindere dai costi inusitati, il risultato è analogo al precedente, anche con il “soil washing” (tecnica di separazione fisica dell’inquinante e di recupero).
Modello concettuale a blocchi