Arriva il mercato contadino «a zero Pfas».

I contadini prelevano le irrigazioni dalle falde inquinate sotto la Solvay.

“Esprimiamo grande soddisfazione per un traguardo raggiunto dalla nostra associazione grazie alla fattiva collaborazione  della amministrazione comunale  che ha recepito l’importanza di dare la possibilità ai nostri concittadini di acquistare prodotti alimentari senza perfluorati», ossia i temibili derivati del fluoro, meglio noti come Pfas, al centro dello scandalo del maxi scandalo ambientale che da anni è assurto alle cronache nazionali. Sarà finalmente possibile a tutti -ma soprattutto ai soggetti a rischio come donne gravide, bambini, giovani adolescenti- effettuare una prevenzione primaria su base alimentare”.

Non esultino i cittadini di Alessandria per questa dichiarazione. L’elogio non è rivolto da Mauro Bianco presidente Coldiretti al sindaco Gianfranco Cuttica. Riguarda, invece, la delibera del consiglio comunale di Arzignano (Vicenza) approvata all’unanimità  che istituisce un mercato contadino “Zero Pfas”.

Essendo molto stabili, questi cancerogeni bioaccumulabili possono percorrere lunghe distanze trasportati dall’aria e raggiungere aree poste anche chilometri dagli impianti di produzione, come avviene nell’alessandrino per l’acquedotto del  Comune di Montecastello ad opera della Solvay di Spinetta Marengo. L’inquinamento dell’acqua è la principale causa di contaminazione da PFAS negli alimenti, che a loro volta costituiscono la principale via di esposizione dell’uomo. Benchè ad Alessandria gli scienziati del CNR Centro Nazionale abbiano rinvenuto i Pfas Solvay nelle uova dei volatili (storni e cince), dunque tramite le coltivazioni, dunque anche negli allevamenti, il sindaco Cuttica è ben lungi dal promuovere un mercato contadino zero pfas, anzi non ha nemmeno realizzato  la  Raccomandazione UE  di raccogliere dati sulla presenza di PFAS negli alimenti (con metodi cromatografici, con LoQ: 1 µg/Kg).