Per la Miteni di Trissino l’autorizzazione arrivò solo nel 2014: se ne sta dibattendo al processo di Vicenza. Per la Solvay di Spinetta Marengo se ne occuperà il tribunale di Alessandria con un ritardo di almeno 14 anni, da poi che il C6O4 l’avevo denunciato con un primo esposto addirittura nel 2009. Già in quell’anno ragguagliavamo -con dati scientifici internazionali- la nocività dei tre Pfas: PFOA (presto eliminato), C6O4 e ADV, cioè di sostanze tossiche e cancerogene persistenti nell’ambiente, metabolizzati dal corpo umano, bioaccumulabili. Denunciavamo gli scarichi nelle acque e la contaminazione nel sangue dei lavoratori. Sia Miteni che Solvay erano perfettamente coscienti dei danni prodotti ai lavoratori e ai cittadini, e li nascondevano. In Veneto il nostro allarme fu colto solo a Miteni chiusa. Ad Alessandria la Provincia ha fatto finta di non conoscere che Solvay da anni produceva C6O4 senza autorizzazione e addirittura nel 2021 gli ha concesso AIA Autorizzazione Integrata Ambientale con un aumento della produzione pari a 60 tonnellate l’anno.
Mentre il Governo aveva promesso -senza mantenere- “Limiti Zero Pfas”, solo a ottobre 2021 la Regione Piemonte ha fissato i valori limiti allo scarico dei Pfas nei corpi idrici superficiali (fiume Bormida cioè fino all’Adriatico), limiti peraltro cinque volte maggiori di quelli veneti fissati nel 2014 (0,5 microgrammi per litro); anzi la Regione regala a Solvay per adeguarsi altri nove mesi di tempo rispetto all’autorizzazione AIA del febbraio 2021.
La situazione è ulteriormente drammatica considerando che le analisi svolte da ARPA rilevano cC6O4 e l’ADV che in abbondanza fuoriescono dallo stabilimento Solvay e contaminano non solo Spinetta ma in progressione tutti i territori idrogeologicamente a valle del sito.
Di conseguenza, Legambiente ha presentato ricorso al TAR in cui chiede l’annullamento della autorizzazione di Solvay per produzione e utilizzo di ADV e cC6O4 per 5 motivi di illegittimità; nonché ha inviato a Solvay (e per conoscenza alla Procura della Repubblica) formale diffida a rendere pubbliche le informazioni ambientali e sanitarie, a cessare l’immissione di inquinanti nell’ambiente riducendo i rischi di incidente rilevante, a bonificare l’area dagli inquinanti pregressi. Clicca qui. Nella sostanza stiamo parlando di chiusura degli impianti.