La definisce “diffida”. Legambiente chiede a Solvay di fare cose per l’ambiente e la salute ovvero di non fare cose contro. Le dettaglia con intransigenza. Tutte cose sacrosante, sapute e risapute, ma Legambiente sa perfettamente che sono condizioni impossibili da essere accolte da Solvay e dunque chiedere l’impossibile equivale di fatto a chiedere la chiusura dello stabilimento di Spinetta Marengo. Esempio eclatante è chiedere “la bonifica integrale” e nel contempo definirla “impossibile”.
Questa posizione è emersa chiaramente nel convegno di Alessandria, a cominciare dal responsabile scientifico nazionale che sentenzia come “ineluttabile” la fine dei micidiali Pfas nel mondo e in Italia, cioè la fine dei loro utilizzi e produzioni a Spinetta. Siccome ineluttabile, prima avvenga meglio è. Ma la criticità dell’esistenza di questa centenaria fabbrica, ubicata nel bel mezzo dell’abitato, non è tanto legata ai Pfas quanto alle altre produzioni fluoroderivate. Emerge dalla esemplare relazione di Claudio Lombardi (non dimenticare di cliccarla qui) che da assessore sbatté contro il muro di gomma della Solvay. Lombardi non usa la parola “chiusura”, la traduce in “riconversione e attività di ricerca”, ma sono le drammatiche condizioni ambientali e sanitarie del territorio emergenti dalla sua rigorosa analisi che non lasciano spazio che alla soluzione finale.
Legambiente si ricompatta così con le altre associazioni ambientaliste: ComitatoStopSolvay, FridaysForFuture, Greenpeace. A maggior ragione dopo la clamorosa posizione della CGIL per la chiusura. Però il loro tallone d’Achillle resta il fatto incontestabile che non sarà mai Solvay a mollare gli stratosferici profitti finchè protetta dalle complicità istituzionali e politiche. E’ a queste ultime che deve essere rivolto l’ultimatum, altrimenti resterebbe velleitario, uno spot pubblicitario, il titolo del convegno “Ultimatum a Solvay”. Ultimatum significa “dichiarazione di guerra”, con quali armi?
A questo punto, ci siamo chiesti: come lanciare l’ultimatum a quelli che possono decidere le sorti del sito Solvay di Spinetta Marengo? La risposta è: con lo strumento del Referendum Popolare. I cittadini determinano direttamente la sorte dello stabilimento, decidono a quali condizioni SI o NO Solvay può restare a Spinetta Marengo, se vuole restare senza ricatti, decidono quali condizioni le Istituzioni devono imporre a Solvay: pena il voto. Il voto è l’unico nervo sensibile dei partiti. L’ultimatum, la dichiarazione di guerra è il “voto contro”: una vera e propria campagna elettorale contro i partiti di quelle Istituzioni – Provincia, Comune Regione – che non imporranno alla Solvay le condizioni decise dal Referendum. Quelle complicità potranno vacillare a suon di voti.