La ribellione di Alessandria contro Solvay e l’assalto di Greenpeace allo stabilimento.

Stiamo insistendo con successo, tramite la nostra Lista,  nell’allargare l’informazione sulle vicende Pfas di Veneto e Piemonte ai mass media italiani e non solo. Con titoli anche significativi, “Pfas Piemonte: la ribellione di Alessandria contro il polo industriale”, come quello di “Osservatorio Diritti”: una testata online indipendente specializzata in inchieste, analisi e approfondimenti sul tema dei diritti umani in Italia e nel mondo. Si tratta di contributi giornalistici apprezzati (clicca qui) anche quando, ci dispiace,  peccano di omissioni ed errori: evitabili con una più attenta lettura del nostro Dossier “Pfas. Basta!” (sempre disponibile a chi ne fa richiesta).

Questa attenzione mediatica preoccupa molto Solvay di Spinetta Marengo. Non solo questa. Infatti la partecipazione di Greenpeace (clicca qui) alle due serate del recente “processo popolare” ad Alessandria ha messo in agitazione i vertici della multinazionale belga. Il sospetto che si sono posti a Bruxelles è stato: Greenpeace non può essersi scomodata solo per un convegno. Deve esserci  sotto qualcosa di più grosso.  Il ricordo è andato agli effetti mediatici dei due spettacolari blitz del 1992 contro il “buco dell’’ozono”: la scalata alle ciminiere e l’incatenamento alle autobotti. (Vedi nota in calce

Dati questi precedenti, è comprensibile lo stato di allarme dello stabilimento di Spinetta Marengo. Non bastano certo le guardie giurate interne. Questa volta Solvay, per la vigilanza delle mura dell’immenso perimetro aziendale, si avvale addirittura dei Rangers dell’azienda leader in Italia nel settore della sicurezza. Ma, e nel caso di  blocco del gigantesco scarico reflui in Bormida?  Per quanto potenziati, basterebbero i Rangers  a neutralizzare una organizzazione come Greenpeace famosa in tutto il mondo per le sue clamorose azioni dirette e non violente? Il messaggio nazionale  e internazionale che oggi può trasmettere Greenpeace è importante come quello del 1992: ieri “Basta CFC”, oggi “Basta PFAS”. Per me un onore aver partecipato a entrambi gli obiettivi.

Movimento di lotta per la salute Maccacaro.

Per saperne di più: clicca qui stralci da “Ambiente Delitto Perfetto” di Barbara Tartaglione e Lino Balza prefazione di Giorgio Nebbia, e da “L’avventurosa storia del giornalismo di Lino Balza”. Il “buco dell’ozono” nella stratosfera, causa dei tumori maligni melanoma, era originato dai clorofluorocarburi CFC, i gas contenuti nei frigoriferi e nelle bombolette spray. Lino Balza fu in prima linea nella vittoriosa campagna per eliminare i CFC, malgrado lavorasse nella fabbrica che li produceva: Montefluos-Ausimont di Spinetta Marengo (oggi Solvay) e subisse rappresaglie (fino al licenziamento) sanzionate dalla Magistratura. Con quella battaglia noi segnammo una crescita della coscienza ecologica su scala mondiale. Grazie a quella battaglia, i CFC furono sostituiti con gli HFC, anche essi però non perfettamente eco-compatibili, in quanto la loro liberazione in atmosfera contribuisce ad aumentare l’effetto di surriscaldamento della Terra. Nel 2016 è stato concluso a Kigali un accordo definito storico: quasi 200 Stati si sono impegnati alla riduzione graduale degli HFC.