ll Consiglio di Stato non spegne l’ex Ilva. Noi andiamo avanti nella battaglia.

La popolazione chiede la chiusura dell’Ilva.

La prosecuzione dell’attività costituisce pericolo di vita per i lavoratori e per cittadini e determina rilevanti danni all’ambiente, in violazione di quanto previsto dalla Costituzione. Invece il  Consiglio di Stato ha  deciso di accogliere la richiesta di sospensiva dell’ordinanza del Tar di  Lecce che convalidava la decisione presa un anno fa dal sindaco di Taranto che intimava ad ArcelorMittal e all’Ilva in Amministrazione straordinaria di spegnere l’area a caldo dello stabilimento siderurgico. L’udienza di merito è invece programmata per il 13 maggio. Per nulla sorpreso della decisione il sindaco Rinaldo Melucci certo di riuscire a fermare l’area a caldo dello stabilimento siderurgico, «con ogni mezzo possibile, ogni giorno sarà una pena per loro e per chi intenderà danneggiare ancora la vita dei tarantini e interferire con la svolta della città». «Nessuna sorpresa, nessuna variazione sul percorso che abbiamo impostato con l’intera comunità – ha  dichiarato – e quand’anche gli esiti dell’udienza di maggio del Consiglio di Stato dovessero prevaricare l’aspirazione di mezzo milione di cittadini e i diritti fondamentali sanciti dal Tar di Lecce  con l’ordinanza di spegnimento dei forni, noi andremo avanti in ogni grado di giudizio, anche in sede europea.” Anche la  Regione si era costituita nel giudizio amministrativo dinanzi al Consiglio di Stato schierandosi a sostegno delle tesi del Comune di Taranto,  ricordando di aver già impugnato il decreto della presidenza del Consiglio dei ministri del 29 settembre 2017 con il piano valevole come autorizzazione integrata ambientale per l’ex Ilva, stabilimento oggi gestito da ArcelorMittal, ricorso che pende tutt’ora dinanzi al Tar del Lazio. Non solo, lo stabilimento non risulta neppure  adeguato alla decisione della Commissione Europea del 28 febbraio 2012.