Con una dottissima disquisizione gli avvocati della Solvay hanno chiesto al giudice Moltrasio (GUP 9 giugno 2011) di spostare il processo per l’inquinamento del polo chimico spinettese (cromo esavalente e altri 20 veleni) da Alessandria a Milano. La pretestuosa motivazione è stata che i giudici alessandrini (tutti, l’intero tribunale della provincia) non sarebbero competenti perchè potrebbero aver consumato l’acqua inquinata e non sarebbero dunque sereni nel giudizio nè per sè nè per i colleghi. Una motivazione priva di logica: siccome la falda inquinata va a finire in Bormida, e il Bormida in Tanaro, e poi in Po, infine in Adriatico, ebbene nessun giudice della pianura padana potrebbe partecipare a questo processo. Il GUP ha respinto la dotta quanto illogica eccezione, che aveva come unico scopo di di rinviare il processo fino alle prescrizioni. Dunque il processo si terrà ad Alessandria. L’altra eccezione della difesa (il capo di accusa sarebbe indeterminato) è ancora più risibile. Altro dato positivo dell’udienza del 9 giugno è stata l’accoglienza quali parti civili di Medicina democratica e dei lavoratori/cittadini da essa rappresentati: gli unici a pieno titolo per aver documentato i danni subìti e non ipotetici. Dato curioso: la quantità di merda (responsabilità) scaricata dall’avvocato dell’Arkema sul coimputato Solvay.
La tattica dilatoria degli imputati. L’Arkema sempre all’attacco. Nel tentativo di scaricare tutte le responsabilità sulla Solvay, l’Arkema ha presentato un pacco di documenti e consulenze costringendo il giudice a spostare la prossima udienza al 27 luglio. In effetti si tratta di elementi già presi in esame nei capi di imputazione e quindi non modificheranno la posizione processuale dell’Arkema. Però tutto è utile agli imputati per rinviare a più non posso il procedimento penale.
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