Rosignano Solvay: Un altro Disastro Ambientale

La spiaggia bianca di Rosignano Solvay è una zona che si estende per circa mezzo chilometro e in cui vige il divieto di balneazione.

Il Fosso Bianco, artefice di questo improbabile paesaggio, è un rivo artificiale per mezzo del quale la Solvay scarica le sue acque reflue in mare.


Le schiume e gli scarichi di materiali calcarei non sono che l’aspetto più appariscente. Il mercurio,l’elemento tossico che caratterizza il caso Rosignano, è ancora quasi tutto nei sedimenti marini, e ritorna in circolo con le mareggiate, i pesci e il calore solare.
Studi del CNR di Livorno ne hanno evidenziato la presenza in mare,nelle sabbie carbonatiche, fino a 6 km dalla costa
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Pertanto il divieto di balneazione che si estende solo per mezzo chilometro risulta insufficiente.
Il mercurio proviene dagli impianti Solvay come componente della Vecchia tecnologia dell’elettrolisi con celle a mercurio per la produzione di cloro.
La Commissione europea per la protezione del nord-est Atlantico (OSPAR) ha disposto, ormai da anni, la chiusura degli impianti cloro-soda con celle a mercurio in Europa entro il 2010.
A detta dell’azienda il 5 maggio 2007,nell’ambito del Progetto Leonardo (in onore di Leonardo Da Vinci), è stata definitivamente fermata la sala celle a mercurio ed è entrata in funzione la nuova sala celle “a membrana”. Sempre secondo Solvay il Progetto porterà alla progressiva eliminazione del mercurio dai processi produttivi dell’Elettrolisi di Rosignano.
Il mercurio si accumula nella catena alimentare ed arriva all’uomo prevalentemente sotto forma di Metilmercurio; gli organi bersaglio sono il rene ed il sistema nervoso centrale, ma colpisce anche altri organi. Le intossicazioni acute da mercurio possono provocare lesioni polmonari, nefrite, stomatite ulcerosa, ecc. L’intossicazione cronica può portare ad alterazioni della personalità, irritabilità, Insonnia, tremore, ansietà, alterazione della PAROLA. Nelle donne in gravidanza può generare alterazioni del feto che si traducono in figli affetti da una malattia simile alla paralisi cerebrale, compromissioni uditive e visive e aberrazioni cromosomiche.
I dati ufficiali riportano che a Rosignano dal 1939 al 1976 siano state scaricate a mare 14 tonnellate all’anno di mercurio. Pare che dal 1976 in poi la quantità scaricata sia scesa a 600kg all’anno. Ricercatori del CNR di Pisa hanno approssimativamente calcolato che sul fondo del mare lungo questo tratto di costa vi siano accumulate poco meno di 400 tonnellate di mercurio.

Notare come il colore del mare sia innaturale in prossimità della fabbrica.

La Solvay di Rosignano è stata soggetta a una procedura, durata ben 11 anni, che ha messo sotto osservazione gli impianti Cloro, Etilene e Acqua Ossigenata al termine della quale l’azienda stessa è stata classificata ad “alto rischio d’incidente rilevante” (ai sensi del DPR 175/88) solo per l’impianto Cloro.
Nella storia di Rosignano si contano numerose fughe di cloro, la AUSL locale ne conta 10 avvenute tra il 1973 e il 1990, i sindacati ne ricordano una in più, mentre gli abitanti circa il doppio. Il 13 Agosto 1987 la fuoriuscita di 40kg di cloro determinò una situazione ad alto rischio per la popolazione, che per fortuna venne scongiurata dal forte vento di quella giornata che disperse il gas.

La Solvay preleva l’acqua dai Fiumi Cecina e Fine, con gravi conseguenze sulla riserva idrica della zona, che si vede costretta a razionare l’acqua. Preleva infatti circa 41 milioni di metri cubi l’anno, pari alla quantità utilizzata da tutta la provincia di Livorno (turisti compresi).

I continui prelievi di salgemma, da parte dell’azienda, espongono gli abitanti di Saline al pericolo che si possa verificare un episodio analogo a quello accaduto a Belvedere di Spinello (Calabria) nel 1984.
Qui gli eccessivi prelievi, in un cantiere minerario, provocarono un disastroso collasso con la conseguente espulsione catastrofica di almeno 1.500.000 m3 di salamoia con gravi ripercussioni per l’ambiente e per l’agricoltura.
I timori si rafforzano, dal momento che a Saline è situata una industria chimica, Altair Chimica, di dimensioni medio piccole, ma caratterizzata da impianti ad elevata pericolosità che rendono il sito particolarmente sensibile.

Pare che la politica di Solvay rispetto a questo problema sia stata piuttosto spregiudicata. Per non fornire punti di riferimento certi ed elementi tangibili delle conseguenze del fenomeno, l’azienda ha provveduto all’abbattimento di tutte le costruzioni all’interno delle concessioni. E’ così che sono andati perduti molti antichi poderi delle campagne del Volterrano. L’azienda tende a rilevare, pagandoli cifre cospicue, i fabbricati, che hanno subito le lesioni più gravi, fuori e dentro le concessioni, in modo tale da occultare le conseguenze più evidenti del dissesto e cercando di dividere il fronte dei cittadini che protestano.
I risultati delle indagini geofisiche e geognostiche condotte dall’azienda all’interno delle concessioni, non sono mai stati resi pubblici per improbabili ragioni di concorrenza industriale. Lo sfruttamento delle proprie concessioni gli è assicurato in perpetuo dallo Stato Italiano e dunque non esiste rischio di concorrenza. Tale documentazione potrebbe invece mettere in evidenza gli effetti nel sottosuolo della coltivazione col sistema a pozzi multipli ed essere eventualmente di aiuto per prevenire possibili situazioni di rischio dentro e fuori le concessioni minerarie. La sicurezza passa, però, in secondo piano di fronte alle nobili ragioni del Mercato, anche quando sono palesemente inconsistenti e pretestuose.
Infine pare che la rete pubblica di livellazione che esegue il monitoraggio della subsidenza sia sotto la responsabilità di un eminente professore del C.N.R., il quale risulterebbe al tempo stesso il principale consulente tecnico di Solvay nella zona.

Il rischio ambientale appare, quindi, nel complesso elevato, nonostante le autorità sanitarie e della protezione ambientale della zona tendano a minimizzare: i tecnici ARPAT hanno archiviato molte morie di pesci avvenute in questo tratto di mare con la formula grottesca di “morti per cause naturali”.
La fabbrica ha sempre goduto del sostegno di categorie teoricamente indipendenti, come gli organi di stampa , i media e i politici locali, attenti a non far mai accelerare un processo di dismissione che facesse precipitare le trattative favorevoli al colosso belga.
Come spesso avviene per le industrie chimiche anche nel caso degli impianti Solvay di Rosignano la contaminazione ambientale sembra essere lo scotto da pagare in cambio dei posti di lavoro.