I recenti accordi sindacali confermano. Quello di Bussi (Pescara) con una ulteriore uscita incentivata di 23 lavoratori in esubero, nell’ambito di un processo di deindustrializzazione, senza impegni di bonifica dei cimiteri di scorie, nell’occhio del ciclone giudiziario per i reati di inquinamento ambientale.
Quello gemello di Spinetta Marengo (Alessandria) che riduce ulteriormente la base occupazionale e segna incerte prospettive per il futuro dello stabilimento, SOPRATTUTTO NON CONTIENE NESSUN IMPEGNO PER LA BONIFICA DEL TERRITORIO E IL RISARCIMENTO DEI DANNI. Infatti il piano quinquennale è generico, la redditività in picchiata dopo i guadagni stratosferici degli anni precedenti, la mobilità è prolungata per altri dodici mesi, l’organico si riduce ulteriormente verso i 500 dipendenti, il taglio agli appalti, il ricorso all’apprendistato, l’orario sempre più flessibilizzato, dunque manutenzione in sofferenza. Dubbi, timori, preoccupazioni esplicite di parti del sindacato (CGIL) sul fronte dell’ambiente, della sicurezza, della prevenzione e della trasparenza, con richiesta di relativi investimenti. Compresa l’esplicita ammissione (CISL) degli avvenuti recentissimi inquinamenti del micidiale PFIB, perfluoroisobutene. Le analisi del PFOA (acido perfluorottanoico) nel sangue dei lavoratori, in quanto a campione, non rassicurano nessuno, dopo gli allarmanti risultati della Fondazione Maugeri di Pavia. Proprio mentre la Magistratura, dopo quello per avvelenamento doloso e mancata bonifica, sta aprendo altri due filoni di inchiesta: sulla sicurezza sul posto di lavoro e sulla qualità dell’aria. Naturalmente Solvay scarica la crisi sui lavoratori e non vorrà neppure aumentare il premio di partecipazione rispetto all’anno passato.
A livello di Gruppo Solvay le cose non sono andate meglio. Alla fine di settembre le vendite ammontavano a 6,286 miliardi di euro, in flessione del 13% rispetto al 2008, con differenti andamenti per le tre aree di business: farmaceutica (+5%), chimica (-11%) e materie plastiche (-26%). Il risultato netto a livello di gruppo è sceso del 17% a 354 milioni di euro. Tant’è che già a fine settembre Solvay aveva annunciato l’intenzione di cedere la divisione farmaceutica al gruppo statunitense Abbot per 5,2 miliardi di euro.
I costi della crisi sono pagati ovviamente dai lavoratori. Che non hanno tratto beneficio neppure dal recente rinnovo del contratto di lavoro dei chimici. Il contratto ha ottenuto un aumento di 150 euro in tre anni, ha cancellato l’automatismo degli scatti di anzianità, ha introdotto un fondo bilaterale aziendale per i cassintegrati ma escludendo i precari. I sindacalisti CGIL della Mozione Due hanno aspramente criticato l’accordo: “Il contratto ha recepito in modo plateale l’impostazione dell’accordo separato del 22 gennaio. L’Ipca è stato superato, è vero, ma il beneficio sui minimi rispetto a questo sacrificio ha tutt’oggi una interpretazione variabile: 11 euro secondo i sindacati, 19-22 per le imprese. Ancora: si è creato un fondo alimentato dalla bilateralità aziendale, ma non tutte le aziende lo attiveranno, dunque si affida una parte del welfare a una variabile. Si reintroduce la conciliazione e l’arbitrato, su cui la CGIL non ha mai espresso posizione favorevole. Si sostituisce il premio di risultato con quello di partecipazione, interamente variabile e legato anche all’indicatore della presenza. Si raddoppia il periodo di prova. Si peggiora la legge attraverso l’aumento a 48 mesi per la stabilizzazione dei contratti a termine”.
Altri guai in queste ore provengono dall’Antitrust che indaga su Solvay Pharma e Sanofi Pasteur Msd su ipotesi di intese restrittive della concorrenza per quanto riguarda i vaccini antinfluenzali. L’indagine è partita dopo la segnalazione di una gara della Asl di Alessandria.
L’Antitrust ha avviato un’istruttoria per verificare se Solvay Pharma e Sanofi Pasteur Msd abbiano posto in essere intese restrittive della concorrenza nel settore dei vaccini contro l’influenza “ordinaria” L’Antitrust vuole verificare se le due società si siano coordinate per alterare gli esiti di una gara indetta dalla Asl della Regione Piemonte per la fornitura del farmaco antinfluenzale.
Il procedimento è stato notificato oggi in alcune ispezioni in collaborazione con le Unità Speciali della Guardia di Finanza, ed è stato avviato sulla base di una segnalazione della scorsa settimana sulla gara indetta a settembre 2009 dalla ASL di Alessandria per la campagna di vaccinazione 2009-2010.
Per il lotto maggiore (96.000 dosi), erano state invitate 9 imprese, ma solo Solvay Pharma e Sanofi Pasteur Msd avevano presentato un’offerta, peraltro di gran lunga superiore a quella a base d’asta, finendo escluse. Per la gara successiva, dovendo garantire comunque la somministrazione del vaccino antinfluenzale, la Asl aveva aumentato il prezzo a base d’asta, e la sola Sanofi Pasteur Msd aveva presentato un’offerta, aggiudicandosi la fornitura. Per l’Antitrust “non è escluso che questi comportamenti possano essere il frutto di un più ampio coordinamento posto in essere a livello regionale o nazionale dalle due società”.