80 anni fa a Genova.

Il 23 aprile tutti i capi della Resistenza del C.N.L. hanno in mano una busta chiusa. Dentro alla busta, c’è un santino , che indica la chiesa dove si terrà l’incontro per prendere decisioni drastiche sulla liberazione di Genova dai nazisti. Al pomeriggio viene dato il via: le buste vengono aperte. Il Santo è San Nicola . Alle 20.30 nella chiesa omonima Taviani presiede la riunione. Passata l’una del giorno successivo si scende dalle alture ed alle quattro si iniziano ad udire in città i primi spari. E’ un attimo ed esplode la rivolta. Frotte di popolo scendono nelle strade, accerchiando il Comune, la Questura, le Carceri. Dai giorni dell’insurrezione del Balilla non si assisteva ad uno spettacolo simile. Il conto dei morti sarà pesantissimo: centinaia, più quelli italiani che quelli tedeschi. La battaglia più dura ed impegnativa si combatte proprio in Piazza De Ferrari. Il comandante tedesco Meinhold, che ha il quartier generale a Savignone, prima minaccia di far bombardare la città da Monte Moro, poi tratta la resa recandosi a bordo di un’ambulanza a Genova dove cede le armi. Intanto Hitler da Berlino freme di sdegno e condanna verbalmente a morte il suo ufficiale. Taviani annuncia “Uccideremo come criminali di guerra tutti i prigionieri tedeschi, non appena la prima cannonata venisse sparata sulla città”. La mattina del 26 aprile 1945 il proclama :”Genova è libera. Genova è libera. Popolo genovese esulta! Per la prima volta nel corso di questa guerra un corpo d’esercito agguerrito e ben armato si è arreso al popolo, al popolo genovese”.

Fare scienza di comunità in materia di ambiente, lavoro, salute.

I temi della salute pubblica e della tutela ambientale e del lavoro sono affrontati  ad Alessandria nell’ambito  del progetto “Fare scienza di comunità in materia di ambiente, lavoro, salute”. L’iniziativa rientra nell’ambito delle attività di Public Engagement del Dipartimento di Culture, Politica e Società dell’Università di Torino.
 
Nell’alessandrino, in forma comparativamente più critica rispetto al resto della regione, e di tutta Italia, la diffusione di informazioni allarmanti sulla contaminazione da PFAS sta alimentando crescente preoccupazione pubblica, fratture sociali e mobilitazioni, fino a controversie in sede giudiziaria e penale. 
 
Fare scienza di comunità si configura come un progetto di ricerca partecipata e community-based, che promuove il dialogo tra cittadini, esperti, istituzioni e società civile, competenze, saperi e punti di vista differenti. Lo scopo è favorire la massima partecipazione per costruire e diffondere informazioni comprensibili, elaborare prospettive condivise, implementare capacità di prevenzione, riduzione e gestione dei rischi, favorire l’accesso a meccanismi di giustizia in materia di ambiente e salute.
 
Dal 1° aprile al 23 maggio 2025, i quattro incontri pubblici si svolgono in Alessandria nelle sedi degli enti partner del progetto, tra cui il Movimento di lotta per la salute Maccacaro. 
 
Ogni incontro viene condotto nella forma di una discussione orizzontale tra ospiti e pubblico, con la facilitazione di alcuni membri del gruppo di lavoro del Dipartimento di Culture, Politica e Società: Rosalba Altopiedi, Eleonora Bechis, Vittorio Martone e Andrea Filippo Ravenda.
 
Per informazioni: 0116704106  laboratoriocontaminazioni@gmail.com 
 
Gli incontri sono a ingresso libero.

Circolare, riciclare. Che cosa si può fare?

Casacomune, in collaborazione con la Cooperativa Arcobaleno, ha organizzato il 10 maggio 2025 il corso di formazione “CIRCOLARE, RICICLARE. CHE COSA SI PUO’ FARE? L’evento può essere seguito on line in diretta live o vissuto in presenza, presso la Fabbrica delle “E” a Torino, in corso Trapani 91/b. È un corso laboratoriale,  Interverranno relatori di indiscussa professionalità. Clicca qui.
 
l riutilizzo ed il riciclaggio dei prodotti rallenta l’uso delle risorse naturali, riduce la distruzione del paesaggio e degli habitat e contribuisce a limitare la perdita di biodiversità. Non solo, contribuisce anche a finalità sociali e produce vantaggi economici. In altre parole, occorre ridurre al minimo gli scarti, la riduzione dei rifiuti è essenziale per preservare le risorse naturali e per ridurre l’inquinamento.

Il patto di potere negazionista tra governo, media e industrie fossili.

Giornali (in testa Repubblica e Stampa) e tv (innanzi tutti La 7) hanno fatto scomparire l’emergenza climatica dalle prime pagine e dai titoli. Il rapporto annuale su media e clima realizzato per Greenpeace dall’Osservatorio di Pavia evidenzia nel 2024, rispetto al 2023, un calo delle notizie del 47% sui quotidiani (un articolo ogni due giorni) e del 45% sui telegiornali (un servizio ogni 10 giorni).  In compenso è aumentato lo spazio pubblicitario proprio delle aziende dei settori più inquinanti, e dei politici “preoccupati per l’impatto economico delle politiche climatiche”. Una coincidenza? Ovviamente non vengono tirate in ballo le responsabilità del riscaldamento globale e vengono oscurate le alternative della transizione energetica, consolidando il patto di potere negazionista tra media, governo Meloni e industrie fossili e nucleari.  

L’Altissimo non è in vendita.

Comitati e associazioni della Versilia manifestano contro il via libera allo scavo selvaggio di oltre un milione di tonnellate di marmo dal monte Altissimo sulle Alpi Apuane, su terreni illegittimamente appropriati che, si chiede, debbano rientrare nel demanio pubblico. L’impatto su flora e fauna è notevole, vengono devastate praterie montane, il residuo di lavorazione del marmo (marmettola) danneggia le falde, i sentieri sono chiusi alla popolazione.
 
Il contenzioso scaturisce dal patto di conciliazione siglato tra Comune e il colosso del lapideo Henraux, in base al quale l’impresa corrisponde al municipio un indennizzo annuo in cambio della rinuncia da parte dei residenti della montagna a ogni pretesa proprietaria sulle aree di cava. 

Meloni kiss my ass.

Per questa vignetta, c’è chi ha dato del “sessista” a Vauro. Eppure, il giudizio politico era stato espresso dallo stesso Trump poco prima di ricevere “Georgia” Meloni, arringando il pubblico di signori altrettanto eleganti e signore in abito lungo che affollavano la cena del National Republican Congressional Committee: “Mi baciano il culo, pronti a fare qualsiasi cosa”. Eppure, fra il pubblico non s’è risentito nessuno.

Quando non è necessario.

Perché gli uomini infieriscono con tutte queste coltellate anche quando non è necessario? (Bruno Vespa in “Cinque Minuti” – Rai Uno, 11 aprile 2025)
 
I femminicidi dovrebbero essere affidati solo a killer professionisti o da esperti di anatomia, che uccidono con un solo colpo a sicuro.
Il ministro della giustizia, Nordio, ha commentato facendo riferimento alle «etnie» degli uomini violenti. L’Istat, che raccoglie ogni anno in un report i dati sui femminicidi in Italia, dice che nel 2023 le donne italiane vittime di femminicidio sono state uccise per il 94,3 per cento da italiani, e che quelle straniere sono state uccise da propri connazionali nel 43,8 per cento dei casi. Manca invece una statistica sul numero delle coltellate.

Trump ama i bambini.

Qual è la giustificazione per il massacro dei bambini palestinesi a Gaza? “Beh poi crescono e divengono terroristi”. In fondo, molto molto in fondo del crimine genocida, Netanyahu ha ragione. Infatti, “A Gaza i bambini sopravvissuti agli stermini israeliani hanno buone chances di combattere Israele con la lotta armata”. E con cos’altro, altrimenti? Chi di noi ammette che se fossimo nati in una prigione a cielo aperto saremmo diventati anche noi terroristi? Trump, che ha molto a cuore i bambini, propone di deportare i superstiti fuori dalla Palestina. 

Revisionista o ignorante totale?

Secondo il presidente del Piemonte, Alberto Cirio i militari caduti in Russia nella Seconda guerra mondiale si sono sacrificati per la nostra libertà contro Stalin.
 
La realtà storica invece vuole che la campagna di Russia fu una nostra invasione della Russia, assieme all’alleato esercito nazista della Germania. Per altro, furono i tedeschi di Hitler ad essere liberati da Stalin (28 milioni di morti).

Meloni si impegna con Trump ad aumentare la spesa militare.

Invece, l’Islanda non ha neppure un esercito, l’Irlanda destina alle armi lo 0,22% del suo PIL, Svizzera (0,7%), Austria (0,8%), Malesia (1%), Nuova Zelanda (1%). Soltanto Danimarca (1,3%), Slovenia (1,3%) e Portogallo (1,5%) superano la soglia dell’1%. Irlanda, Austria e Svizzera mantengono una politica di neutralità. Islanda, Portogallo, Danimarca e Slovenia fanno addirittura parte della Nato.
 
Ma l’aumento della spesa militare, quale deterrenza, garantisce una maggiore sicurezza?
 
No, secondo la ricerca condotta dal Delàs Center for Peace Studies. La spesa militare complessiva di tutti i paesi dell’UE supera già i 300 miliardi di euro. La Russia, invece, spende circa 100 miliardi di euro all’anno per la difesa . E questa strategia di deterrenza militare non ha impedito a Putin di intervenire, malgrado l’Ucraina fosse armata fino ai denti. Altro esempio, la “pace armata” prevalente in Europa prima della prima guerra mondiale come strategia per rafforzare la sicurezza. Insomma, fallisce la mentalità di sicurezza militare che ignora la sicurezza umana, la diplomazia e il rispetto del diritto internazionale.

Abbiamo davvero così bisogno di polizia? Per fare che?

Mentre entra in vigore il decreto legge detto «sicurezza», è doveroso chiedersi cosa si intende per sicurezza, a tutela ovvero contro chi. Intanto, i dati dicono che l’Italia è il paese con il tasso di operatori delle polizie per abitanti più alto rispetto a tutti i paesi del mondo comparabili. Ma, utilizzati come?
 
L’enorme quantità di personale delle forze di polizie diventa risibile di fronte a quella destinata alle agenzie di prevenzione e controllo sia per la sicurezza del lavoro, sia per la tutela dell’ambiente, della salute come per i servizi sociali e sanitari per le tossicodipendenze e il disagio psichico, sia come contrasto a lavoro nero e neoschiavitù in attività che evadono il fisco e contributi sociali, violano le misure di sicurezza sul lavoro e sono gestiti con il supporto decisivo di caporali e mafie.
 
Di fronte a queste vere insicurezze, le polizie vengono invece indirizzate da molta opinione pubblica e utilizzate contro insicurezze fasulle, contro nemici di comodo cioè immigrati, rom, presunti devianti, presunti sovversivi e persino studenti e senza tetto; e peraltro tramite imputazioni talmente arbitrarie che per il 25% saranno poi archiviate dalla magistratura per irrilevanza penale. Soprattutto, per reprimere il dissenso sociale.
 
Insomma, “La polizia protegge la società oppure una certa società? “ Ne parlano Italo Di Sabato e Salvatore Palidda con un saggio raccolto in Police abolition (Momo ed.). Clicca qui.

Sempre più innocente l’Eternit.

Stephan Schmidheiny, magnate svizzero e unico imputato nel processo Eternit bis, è stato condannato a 9 anni e 6 mesi di reclusione per omicidio colposo. Apparentemente sembra la bella notizia, di una giustizia che fa giustizia. E invece no. E’ il contrario. La Corte d’Assise d’Appello di Torino lo ha assolto per 28 casi a cui se ne sono aggiunti 27 andati in prescrizione. Dei 147 casi del primo grado sono rimasti 92 morti per cui è stato condannato in Appello. Condannato? Si fa per dire. È stata, invece, ridimensionata la sentenza pronunciata in primo grado a Novara a giugno 2023 quando l’imputato era stato condannato a 12 anni di reclusione per omicidio colposo aggravato per 147 morti su 392 inizialmente considerati.
 
Guido Carlo Alleva, difensore dell’angioletto Schmidheiny, nello stappare il rinomato prosecco di sua produzione, ne ha approfittato per anticipare la linea difensiva al processo Solvay di Alessandria contro l’angioletta Ilham Kadri: non c’è nesso causa-effetto tra le emissioni aria acqua suolo (praticamente innocue) e le malattie e le morti sofferte dalla popolazione (praticamente sotto la norma).   E con il sindaco di Alessandria ha già messo in fresco il DOC dopo lo sciacquone del patteggiamento.

La foto del genocidio.

“Mamma, come faccio ad abbracciarti?”
Il premio 2025  per il World Press Photo è andato alla fotografa palestinese Abu Elou per lo scatto, immortalato per tutto il mondo dal New York Time,  che ritrae Mahmoud Ajjour, bambino di nove anni rimasto mutilato di entrambe le braccia mentre cercava di fuggire da un attacco israeliano a Gaza: si era fermato per incitare la famiglia a continuare la fuga. Adesso ha una grande voglia di vivere, sta imparando a usare i piedi. Però: “Mamma, come faccio ad abbracciarti?”. 
 
L’Oscar del fotogiornalismo è stato contestato per aver “sfruttato la rappresentazione dell’orrore”.  E la risposta, come sempre, è questa: “Cosa c’è di sbagliato nel mostrare l’ingiustizia, cosa c’è di giusto nel nasconderla?”. La polemica è ipocrita perché in realtà rivolta alla fotografia simbolica dello sterminio israeliano della gente di Gaza. Ed è giusto che  fosse la fotografia di un bambino.
 
Perché dall’ospedale del Qatar fanno sapere che almeno undicimila bambini gravemente feriti sono ancora là, fra le macerie di Gaza, sotto le bombe esplosive e sotto la morte per fame e sete  dovuta al blocco degli aiuti umanitari. Secondo l’Onu nel dicembre 2024 solo Gaza registrava il numero pro capite più alto di bambini amputati al mondo, mentre per l’Unicef al 31 marzo i bambini palestinesi uccisi hanno superato quota 15mila, quelli feriti sono stati oltre 34mila, e quelli sfollati più di un milione.
 
Secondo lo studio pubblicato dalla rivista scientifica Lancet, il numero effettivo dei morti si attesta “certamente al di sopra di 70’000 e probabilmente verso gli 80’000”, di cui il 59% dei decessi si registra fra gruppi che ben difficilmente possono essere qualificati come combattenti: ovvero bambini, donne e anziani. Contando anche le “morti indirette”, il genocidio potrebbe raggiungere almeno le «186mila» persone. Significherebbe che almeno il 7,9% della popolazione di Gaza è morta dal 7 ottobre 2023 in poi. 
 
La foto del piccolo Mahmoud, checchè ne dica Liliana Segre, è dunque una testimonianza “silenziosa” che urla forte la parola “genocidio”, in una guerra  (massacro, carneficina, sterminio, deportazione ) le cui conseguenze si estenderanno per generazioni. 

Il sindaco tradisce Solvay.

“Il sindaco di Alessandria utilizzerà i 100mila euro che ha patteggiato con Solvay per organizzare avvocati e medici legali in una class action per risarcire le Vittime del disastro sanitario di Spinetta Marengo”. Che notizia!
 
 La voce produce una eco clamorosa: “Giorgio Abonante l’ha fregata bene, si è fatto dare i soldi da Solvay per utilizzarli contro di lei”. “Magari vuole pure ordinare finalmente la fermata delle produzioni inquinanti”.
 
A Bruxelles furibonda Kadri con Alleva”. Guido Carlo Alleva è il famoso avvocato che, fornito di un pacchetto di euro, aveva ricevuto l’incarico di perpetuare i Pfas neutralizzando il processo penale tramite l’avvio di procedura di patteggiamento con la Procura della Repubblica; previ prezzolati beneplaciti delle parti civili istituzionali e fisiche. Illam Kadri è la presidentessa di Solvay Syensqo che ha ricevuto 27.5 milioni di euro in bonus negli ultimi due anni e che ambisce a ricevere entro il 2026 un altro bonus di fidelizzazione di 7.5 milioni di euro, se si concretizza l’effetto del patteggiamento.
 
Una ridda di voci, pro e contro. “Dobbiamo ricrederci su Abonante” commentano i Comitati “l’avevamo sputtanato per aver venduto, anzi svenduto la salute della popolazione alessandrina” “Abonante giuda, hai fregato noi” protesta l’assessore Federico Riboldi dalla Regione Piemonte “Stavamo per concludere anche noi per un pacchetto di qualche migliaia di euro”.
 
Sui giornali “L’avvocato Lanzavecchia non commenta”: è uno degli avvocati indicati per aver concordato 3.500 euro di elemosina agli assistiti parti civili.
Le voci si rincorrono fino a Roma. Il ministero dell’Ambiente: “Non risulta che il ministro Gilberto Pichetto Fratin avesse già dato parere favorevole alla Procura per il patteggiamento”.
 
Desolati per la perdita della propria parcella offerta da Solvay, in coro gli avvocati (alcuni patteggianti per conto di associazioni ambientaliste): “Se salta il colpo di spugna del patteggiamento, va avanti il processo penale”, magari riqualificando il reato di disastro ambientale da colposo a doloso. 
 
A questo punto “Parodi si occuperà personalmente del processo Solvay”. Altrimenti ad esclusivo carico della giovane sostituto pm Eleonora Guerra. Cesare Parodi, il nuovo presidente dell’Associazione nazionale magistrati (ANM), dovrebbe trasferirsi al tribunale di Alessandria come procuratore capo.
 
“L’avvocato Alleva si precipita ad Alessandria”. Da Palazzo Rosso, sede del Comune, filtrano indiscrezioni: “I centomila euro t’ì li do sù dent”.
Finalmente, l’avvocato municipale Roberto Calcagni rompe il silenzio: “Smentiamo le illazioni che circolano. Il sindaco non ha alcuna intenzione di organizzare avvocati e medici legali in una class action per risarcire le Vittime del disastro sanitario di Spinetta Marengo. E neppure per biomonitoraggi ostili all’azienda.  Il business dei soldi del patteggiamento sarà utilizzato solo  per potenziare i cimiteri”. Si sgonfia la notizia, anche se…
 
Ma qui interrompiamo questa storia che ci è parsa inverosimile fin dall’inizio e che non avremmo dovuto cominciare a raccontare nemmeno per dovere di cronaca. E’ evidente, come avranno subito avvertito i lettori perspicaci, che si trattava di una “fake news”, bufala inventata e messa in giro dal solito-mica-tanto-ignoto per tenere vivi, tramite il paradosso della satira, il vergognoso epilogo della “Questione Solvay” a Spinetta Marengo e la traballante “Questione Pfas” in Italia: clicca qui.

Pfas e vigili del fuoco.

Esposto di un gruppo di associazioni presentato alla Procura di Arezzo e ad altre 35 Procure italiane in merito alla contaminazione da Pfas nei presidi antincendio dei Vigili del fuoco, in particolare durante gli interventi e le esercitazioni con schiumogeni.
L’iniziativa nasce dalla mobilitazione dei familiari di tre vigili del fuoco del comando di Arezzo, deceduti per glioblastoma in meno di due anni.
Tra le procure in indirizzo non c’è quella di Alessandria, evidentemente ad essa le Associazioni non fanno affidamento. Altro particolare sconcertante è che tra le Associazioni compare anche Medicina democratica che ad Alessandria non si è opposto al patteggiamento che metterebbe in salvo dal processo proprio la Solvay: produttrice monopolista in Italia dei Pfas.

La lobby chimica fa fuoco e fiamme per i Pfas.

In Francia, la legge vieta la produzione, l’importazione, l’esportazione e l’immissione sul mercato di cosmetici, scarpe da sci, tessuti per l’abbigliamento, scarpe e impermeabilizzanti con PFAS a partire dal 2026, e di tutti i tessuti che li contengono dal 2030. Per gli utensili da cucina, nessun divieto per le padelle antiaderenti con rivestimento di PTFE (Teflon). Il testo iniziale della legge, infatti, conteneva anche questo divieto, ma la pressione dell’industria lo ha fatto saltare. In particolare, ha avuto un ruolo importante il Groupe SEB, proprietario di marchi di padelle come Tefal e Lagostina, che fa parte della lobby di Solvay. In compenso, la legge francese, a differenza di quella italiana, istituisce la ricerca sistematica nell’acqua potabile di 20 PFAS classificati come preoccupanti a livello europeo. Clicca qui.

A Rosignano ci mancava proprio il riciclo delle terre rare.

L’Alpha Project di Solvay Chimica Italia (Rosignano, Livorno) punta al riciclo dei sei metalli del gruppo del platino (platino, palladio, rodio, rutenio, iridio e osmio): materie prime critiche necessarie per l’industria della difesa e dell’aerospazio, l’elettronica, la mobilità elettrica e lo sviluppo delle energie rinnovabili. In particolare, platino e palladio servono per realizzare i catalizzatori; rutenio e iridio vengono impiegati nell’elettronica; l’osmio si usa per gli strumenti chirurgici ed esperimenti scientifici. Clicca qui.

PFAS: contaminati il 30% di prodotti di uso quotidiano.

Un’indagine realizzata da Altroconsumo, in collaborazione con otto associazioni di consumatori a livello internazionale, ha svelato che il 30% di 229 prodotti di uso comune, tra cui tessuti per la cucina, articoli per l’arredamentoprodotti per la cura personale e materiali a contatto con gli alimenti, contiene PFAS, i cancerogeni “inquinanti eterni” che si accumulano nell’ambiente e nel nostro organismo, principalmente attraverso alimenti, acqua e polveri; mentre il 21% presenta PFAS che non rispettano la normativa UE attuale o quella che entrerà in vigore nel 2026. Clicca qui.
L’ultima inchiesta condotta da nove associazioni dei consumatori europee, tra cui la francese Que Choisir, più una canadese, ha cercato la presenza di Pfas in 230 prodotti di uso quotidiano, presenti in ogni stanza della nostra casa, dai cuscini alle tovaglie, dalle stoviglie ai cerotti, dal filo interdentale ai presevativi. Clicca qui tutto l’elenco dei prodotti fuorilegge: il Salotto/Sala da pranzo è la stanza con la maggiore concentrazione, poi la cucina, infine il bagno e la camera da letto.
Alcuni Stati, come la Danimarca, hanno già imposto il divieto sull’uso dei PFAS, mentre in Francia è stata approvata una normativa per eliminarli. In Italia non esiste ancora una legge nazionale specifica in merito. Solvay è il produttore monopolista italiano.  Al contrario, cinque Paesi membri dell’UE hanno chiesto all’Agenzia Europea per le Sostanze Chimiche di restringere l’utilizzo dei PFAS in prodotti di consumo e industriali. Clicca qui.

Batteri fantascientifici che degradano i Pfas.

Per eliminare i PFAS dalle acque oggi si ricorre a metodi fisici quali la filtrazione per osmosi e quella con carbonio. Entrambi presentano insormontabili limiti, e sono relativamente costosi. Infatti, finora non esistono alternative. Gli PFAS sono caratterizzati da molecole con atomi di carbonio legati ad atomi di fluoro attraverso un legame talmente forte che, mentre assicura ai materiali plastici che li contengono una durata teoricamente illimitata, rende impossibile la loro degradazione chimica. Infatti, sono chiamati contaminanti perenni. E per questo, per eliminarli, di solito si ricorre alla filtrazione, e non alle reazioni chimiche: occorrerebbe troppa energia, e non si avrebbe un esito ottimale. Tutto ciò, tuttavia, in un futuro troppo lontano potrebbe cambiare, grazie a un approccio completamente diverso, che sta dando risultati incoraggianti: quello della cosiddetta biomimetica, cioè l’imitazione di quanto accade in natura. Clicca qui.

Il 14% degli ingredienti presenti nei pesticidi è costituito da PFAS.

I pesticidi rappresentano un autentico flagello per la biodiversità. E molti di essi contengono composti fluorurati classificabili come perfluoroalchili (PFAS), la cui presenza, negli ultimi anni, è andata in aumento. Sono due studi appena pubblicati a puntare il dito contro decine si prodotti di cui l’agricoltura moderna non riesce a fare a meno, ma che probabilmente dovrebbero essere utilizzati con molto più parsimonia, e adottando strategie finalizzate a mitigarne gli effetti tanto sull’ambiente quanto sulla salute umana.

Alessandria: Solvay patteggia per la devastazione ambientale a Spinetta Marengo.

A Spinetta Marengo, in provincia di Alessandria, Solvay sta riuscendo nel tentativo di non arrivare al processo per disastro ambientale colposo, negoziando patteggiamenti che metteranno tutto a tacere. L’ultimo di questi è giunto proprio dal Comune di Alessandria, capoluogo di provincia, che ha accettato il riscatto di 100 mila euro proposto dalla multinazionale Syensqo (ex Solvay): Clicca qui.

In Sudan il genocidio non è dimenticato: è ignorato dal mondo.

Il Sudan sta attraversando la più grande crisi umanitaria del mondo e i suoi civili continuano a pagare il prezzo dell’inazione della comunità internazionale, hanno affermato le ONG e le Nazioni Unite, mentre la guerra civile nel Paese entra nel suo terzo anno.
Le conseguenze per i 51 milioni di abitanti del Sudan sono state devastanti. Decine di migliaia di persone sono morte. Centinaia di migliaia di persone rischiano la carestia. Quasi 13 milioni di persone sono state sfollate, 4 milioni delle quali nei paesi limitrofi.

Anagni e Colleferro nel sacco degli armamenti.

La Valle del fiume Sacco scende in piazza contro le armi. E in particolare contro il progetto, finanziato con fondi europei, per produrre nitrogelatina (150 chili all’ora) nella fabbrica “ex Winchester” di Anagni, oggi usata invece per la “demilitarizzazione” (il recupero e riciclo di materiale bellico). Una rete di comitati civici e associazioni della Valle del Sacco ha deciso di manifestare di fronte ai cancelli della fabbrica, di proprietà della multinazionale franco-tedesca KNDS.
 
La nuova attività sorgerebbe in una zona boschiva vincolata da tutela ambientale e compresa nel SIN (Sito di Interesse Nazionale) per bonifica ambientale, a poche centinaia di metri dai primi caseggiati e dall’autostrada A1.
Nella Valle del Sacco, a 50 chilometri da Roma, a Colleferro dal 1912 si producono bombe, mine e missili. La Bombrini Parodi Delfino (Bdp) dava il pane a oltre 3mila operai e con l’indotto faceva lavorare decine di migliaia di persone. Tra gli anni 80 e 90 la BDP viene assorbita nel gruppo Snia Viscosa e dopo il 2000 dalla Simmel Difesa e oggi dal gruppo franco-tedesco KNDS: con 160 impiegati si fabbricano ancora – ufficialmente – spolette, munizioni, granate, teste per missili e razzi.
 
I nuovi venti bellici hanno riacceso l’interesse su Colleferro: la KNDS è la capofila di un progetto che attinge ai fondi della difesa europea per circa 41 milioni di euro, per produrre cariche propellenti modulari per sistemi di artiglieria. Un piano che riguarda anche Anagni.

Voce al popolo sovrano.

Con l’approvazione della Corte costituzionale, cinque referendum abrogativi — uno sulla cittadinanza, quattro sul lavoro — torneranno a dare voce diretta al popolo sovrano. Si voterà l’ 8 e il 9 giugno 2025, in coincidenza con i ballottaggi delle elezioni amministrative. Un appuntamento decisivo, dopo anni di silenzi istituzionali e media che guardano altrove.
 
L’iniziativa parte dal basso: dai tavoli per la raccolta firme nei mercati e nelle piazze, dai banchetti sotto la pioggia, dai click sulla piattaforma digitale messa a disposizione per la prima volta dal governo. Più di 637.000 firme per il quesito sulla cittadinanza. Oltre quattro milioni per i quesiti sul lavoro . Non una fiammata, ma una lenta e capillare mobilitazione, cresciuta fuori dai riflettori, sorretta da reti civiche, associazioni, sindacati, cittadini comuni.

Il fascino della guerra.

La parola Pace è diventata quasi impronunciabile, una sorta di tradimento della patria, in una parte dell’Unione Europea, dove, invece, per un’ottantina di anni era stata la principale ragione dell’unità. Riarmo, da evocazione di sciagure, è diventato il punto principale dell’agenda politica. Clicca qui.

Cinque sì ai Referendum.

Carlo Soricelli curatore dal 2008 dell’osservatorio di Bologna morti sul lavoro, spiega perché bisogna votare sì ai referendum. Clicca qui.
Nel grafico, l’andamento dei morti sui luoghi di lavoro dal 2014, l’anno prima dell’introduzione del Jobs Act e l’impennata dei morti anche dopo l’introduzione degli appalti del Governo Meloni.

Nessun sito idoneo per il deposito nucleare di profondità.

Migliaia di persone (cittadini, comitati, istituzioni, biodistretti, esperti) nella manifestazione organizzata dal comitato Tuscia in movimento nel Parco naturalistico archeologico di Vulci nella Maremma viterbese. Per dire no al Deposito nazionale e parco tecnologico (Dnpt) destinato a mettere in sicurezza i rifiuti radioattivi di tutta Italia derivanti dagli impianti nucleari dismessi (Caorso, Latina, Trino vercellese e Garigliano), dai settori della medicina, della ricerca, dell’industria.
 
Alla provincia di Viterbo appartiene il 40% dei 51 siti italiani che la Sogin (la società pubblica che si occupa dello smantellamento delle quattro centrali nucleari italiane e della gestione dei rifiuti radioattivi di varia fonte) ha inserito nella proposta di una Carta nazionale delle aree idonee (Cnai).
 
Comitati e istituzioni, in alternativa a questo deposito in superfice, sostengono che “le scorie ad alta pericolosità dovranno essere destinate ad un sito geologicamente sicuro ed europeo; e siccome in Italia non è stato possibile individuarne uno in profondità che abbia le garanzie necessarie, in attesa, debbono essere messe in sicurezza dove stanno. Per quelle a bassa intensità, come i rifiuti di origine sanitaria, si può avere una gestione regionale”.

Crotone. Venticinque anni di lotta contro i tumori.

Crotone, il Sito di interesse nazionale.
Tonnellate di rifiuti fronte mare di tre industrie dismesse devono essere bonificate da più di un ventennio. Il piano esiste dal 2019 ma le scorie sono ancora lì. E la popolazione si ammala di tumore.
 
Le scorie dei processi produttivi sono finite, insieme alla loppa di alto forno proveniente dall’Ilva di Taranto, in una miscela chiamata Conglomerato idraulico catalizzato. È il famigerato Cic con cui dal 1999 sono stati riempiti i piazzali della scuola primaria San Francesco, l’Itc di via Acquabona ma anche centri commerciali, alloggi popolari, villette a schiera, strade, persino il palazzo della Questura e le banchine del porto. Per l’esattezza 18 siti, messi sotto sequestro solo nel 2008. Il governo incaricò Eni di bonificare l’area.
 
I crotonesi lottano da cinque lustri contro i tumori e per ottenere la bonifica. Ma la bonifica non si è mai vista. Gli interventi conclusi riguardano esclusivamente opere di messa in sicurezza (cementificazione e isolamento dei rifiuti), cosa ben diversa da interventi che permetterebbero la restituzione di terreni integri e liberi da discariche.
 
Gli scarti industriali restano in città, il commissario di governo li invia «tal quale» nella discarica di Sovreco. I comitati manifestano chiedendo la revoca dell’ordinanza e la bonifica dei luoghi.

S. O. S. Save Our Struggles Salviamo le nostre lotte · · · — — — · · ·

Un anno è passato ed è scaduto l’abbonamento che ci ha consentito di spedire senza limitazioni di cadenza le mail a oltre 42.000 utenti (in costante aumento).  Non siamo in grado di coprire i costi dell’abbonamento 2025: perciò lanciamo la sottoscrizione per sopravvivere come koala della (contro) informazione.
 
Malgrado tutto il lavoro (gratuito) che ci comporta, siamo convinti che siamo utili, che sarebbe un peccato se chiudessimo, che la estinzione della Lista sarebbe un grosso regalo agli inquinatori e ai guerrafondai.
Ad esempio, proprio ora che sulla “Questione Pfas” siamo ad un cruciale punto di svolta nazionale, dovremmo essere proprio noi voce fuori dal coro a dover tacere, paradossalmente proprio noi che siamo stati i primi (spesso, i soli) a condurre una quasi trentennale battaglia per la messa al bando dei Pfas, proprio noi a farci ridurre in silenzio da Solvay e soci (politici e magistrati), tutti noi della Rete costretti ad oscurare un nostro strumento di lotta e farci sconfiggere come Movimenti di lotta per la salute e la pace. A tacere, altro esempio, su guerra e pace proprio in questa tragica fase storica!
 
Così non avverrà se, anche quest’anno, la collettività ecopacifista riuscirà a sottoscrivere l’abbonamento.
 
Questa sottoscrizione è provvidenziale a salvaguardia di uno scomodo strumento di informazione e di lotta al servizio di migliaia di attivisti e simpatizzanti, quale è la RETE AMBIENTALISTA – Movimenti di Lotta per la Salute l’Ambiente la Pace e la Nonviolenza .
 
Al fine di salvaguardare questo servizio, perciò invitiamo ciascuno di noi a inviare il bonifico tramite IBAN IT68T0306910400100000076215 specificando la causale oppure tramite PayPal lubaja2003@yahoo.it.
Il Sito (www.rete-ambientalista.it) e la Lista sono gestiti dal “Movimento di lotta per la salute Giulio A. Maccacaro” (movimentolotta.maccacaro@gmail.com).
 
Dall’esordio del 2008, abbiamo progressivamente abbandonato la mera dimensione locale per sviluppare sempre più uno spazio aperto alle esperienze dei Movimenti italiani impegnati nelle lotte sul fronte della salvaguardia dell’ambiente, della tutela della salute, della difesa della pace e della nonviolenza.  Fa testo il numero dei “post” informativi provenienti da tutta Italia e non solo: siamo già a quota 1500 all’anno, ognuno corredato da cospicua documentazione scientifica, tutti archiviati e indicizzati in quasi 1100 categorie. Per “Rete Ecopacifista” perciò intendiamo “Rete delle Reti”, perché ciascuno degli utenti (42mila come mailing list) a sua volta ha un proprio bacino più o meno vasto di corrispondenti, comprese Liste di portata nazionale. Perciò l’effetto di sinergia e amplificazione delle notizie è esponenziale, includendo anche il mondo politico nazionale ed europeo (e… inevitabilmente un “affezionato” numero di inquinatori e bellicisti). Dunque, i numeri totali del target vanno ben oltre i nostri che pur al Sito contano circa 2milionie mezzo di accessi all’anno in ambito nazionale ed europeo, nonché 42mila con cadenza almeno settimanale (la nostra tiratura giornalistica!). Inoltre, i gruppi e le pagine Facebook hanno oltre 7.000 membri, i canali Youtube sempre in via di sviluppo come anche Twitter. I nostri libri sono stampati a spese dell’autore: la loro sottoscrizione è interamente devoluta a Ricerca Cura Mesotelioma.

Se poi pensiamo che il ministro della giustizia è soprannominato “mezzo litro”.

Dato che l’alcol è cancerogeno, non dovrebbe esserne consentita la pubblicità come per le sigarette. Ma di fatto le sigarette si vendono solo in tabaccheria per gli opportuni controlli, mentre l’alcol, nelle sue varie forme, si vende dappertutto. Come oggi è inconcepibile che si faccia un festival o un’esposizione a sostegno del consumo della sigaretta, non si dovrebbero autorizzare i numerosi eventi a favore del consumo di vino! Invece Vinitaly è stato frequentato ed esaltato da parte di vari ministri e autorità. Il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, non solo ha detto di non accettare la cancerogenicità dell’alcol ma ha dichiarato che bisogna rompere la criminalizzazione del vino, nonché le follie ideologiche attraverso l’aiuto della scienza rappresentata dal suo ministero. È veramente imbarazzante che si neghi l’evidenza. Intanto il ministero della Salute è muto.
* Silvio Garattini  Fondatore e Presidente Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS

Non ci sono più i comunisti di una volta.

C’è chi oggi ce l’ha con la Russia perché da sempre ce l’aveva coi comunisti. Col cazzo che oggi i russi sono comunisti. Finito (secoli fa?) l’effetto della Rivoluzione d’Ottobre, i miliardari sono diventati sempre più numerosi e sempre più ricchi (e i poveri sempre più poveri, come ovunque). Secondo la classifica di Forbes, al primo posto c’è Vagit Alekperov con una fortuna che sfiora i 29 miliardi, poi gli altri, donne comprese (clicca qui).

Questione Pfas. Vittoria o sconfitta? Bilancio quasi definitivo.

Chi cominciò a seguirci nel 2008 sul nostro Blog, ovvero dal Sito www.rete-ambientalista.it gestito dal “Movimento di lotta per la salute Maccacaro”, imparò a conoscere la “questione Pfas”, di cui nessuno in Italia fino ad allora si occupava. L’informazione e la politica l’appresero nel corso degli anni dai nostri 1.200 articoli (post) sul Sito e dalla relativa mailinglist della “Rete Ambientalista. Movimenti di lotta per la Salute, l’Ambiente, la Pace e la Nonviolenza”, che raggiunge circa 42mila utenti, molti a loro volta opinion leaders. Il nostro dossier “PFAS BASTA!”, da par suo, è al terzo volume.  Così oggi che la “questione Pfas”, il nostro storico cavallo di battaglia, è diventato un conflitto apice all’ordine del giorno nazionale, è maturo un interrogativo: vittoria o sconfitta?  Rispondiamo  nei tre capitoli che seguono, rammentandoci che la medaglia della vittoria deve portare due facce: la legge di messa al bando dei Pfas in Italia e la chiusura delle produzioni della Solvay di Spinetta Marengo (AL).
 
Lino Balza

Vi immaginate che il sindaco di Alessandria si metta contro Solvay?

Un sindaco con la sfiga di avere in casa uno stabilimento chimico ad alto rischio dovrebbe avere la tempra di un mastino, piuttosto che essere privo di spina dorsale. Non è una scusante, semmai una aggravante per chi si ostina a fare carriera politica. Pure Giorgio Abonante non può camuffarsi dietro l’ignoranza, essendo a piena conoscenza dei 20 esposti di Balza alle Procure della Repubblica, insieme a tutte le 8 indagini epidemiologiche con gli eccessi di mortalità e malattie, insieme a tutte le allarmanti analisi sanitarie dell’Asl, insieme a tutte le inequivocabili indagini ambientali suolo-acqua-aria dell’ARPA, insieme a tutti i ricorrenti incidenti con fughe in aria e acqua e blocco degli impianti, insieme al censimento delle grida dei concittadini che piangono i morti e le malattie presenti e future. A tacere tutti (non tutti) i Comitati e le Associazioni che ce l’hanno con lui.
A queste consapevolezze aggiungiamo, a sua disponibilità, gli studi scientifici nazionali e internazionali sugli effetti cancerogeni delle sostanze che Solvay spande da Spinetta Marengo su tutto il territorio comunale e provinciale. Molto più che un sospetto di relazione causa-effetto. Come si giustifica, dunque, che un sindaco non si avvalga delle prerogative di legge e, quale massima autorità sanitaria locale, e per il sacrosanto principio di precauzione, non emetta ordinanza di fermata delle produzioni inquinanti in attesa che la magistratura faccia il suo corso? Non si giustifica un Abonante, al ricordo di similari ordinanze invece di altro sindaco locale (Mirabelli).
Non si giustifica. Semmai si convalida l’accusa di complicità con la multinazionale belga.  Chi scrive non ha mai usato la parola corruzione che nel primo processo fu dagli avvocati Solvay ripetutamente scagliata -prove contabili in mano- contro le Giunte alessandrine.  Lo ricordiamo, e lo ricorda anche un vecchio habitué della politica come Abonante.  L’accusa di complicità a suo carico è invece pienamente provata sul piano politico, e morale perché a scapito della salute dei lavoratori e dei cittadini. A voler essere benevoli, Abonante nei confronti di Solvay è affetto da “sindrome di Stoccolma”. Ad essere cattivi, ecco la recente dimostrazione della subordinazione politica e culturale di Abonante: il patteggiamento del Comune con Solvay, su cui ritorneremo.
Ritorneremo non prima di cesellare la sua goffa giustificazione del patteggiamento: quale cinico introito alle esangui casse del bilancio comunale. Ebbene, premesso che non ritengo che contraddirebbe la consumata complicità né a salvargli la faccia dopo la vomitosa frittata, però in ogni caso la provocazione gli è stata lanciata eccome: invece che al grottesco potenziamento dei loculi cimiteriali, Abonante destini i 100mila euro a finanziare un pool di avvocati, consulenti e medici legali che intentino una causa civile class-action milionaria contro Solvay, per cercare di rendere giustizia con risarcimenti alle Vittime di Solvay ed evitare sempre più vittime in futuro. Anzi, promuova tale azione con le altre parti civili che si sono messe in tasca i malloppi del patteggiamento.
Una provocazione. Ve l’immaginate che Abonante si metta contro Solvay? Come don Abbondio contro don Rodrigo.

Giorgio Abonante si difende: il patteggiamento è un business.

Di fronte alla levata di scudi, il sindaco di Alessandria cerca di giustificare perché, tramite il patteggiamento, ha venduto alla Solvay la salute dei suoi concittadini. Perché, in cambio di 100mila euro ha abbandonato il processo, ha rinunciato a chiedere giustizia, finalmente giustizia, contro chi sta ammalando e uccidendo lavoratori e cittadini, a chiedere la condanna dell’imputata Solvay per disastro ambientale colposo, anzi ha rinunciato a chiedere una pena più severa -per dolo- in quanto da ben venti anni Solvay continua a uccidere l’ambiente, e non ha intenzione di smettere. Perché, insomma, per trenta denari ha assolto Solvay prima ancora che il processo (il secondo) cominci. E le ha dato il via libera ad altri decenni di omesse bonifiche e di ulteriori avvelenamenti di suolo-aria-acqua.
Non è pentito come Giuda per i trenta denari, Giorgio Abonante rivendica, parole sue, di aver “guadagnato il doppio del primo processo di soli 50mila euro”. E usa come paravento il presunto parere del suo avvocato, Roberto Calcagni, irretito dal prestigio del principe del foro. Guido Carlo Alleva l’avrebbe convinto di non fare affidamento sulla giustizia del tribunale di Alessandria, sul Procuratore e sul GUP, chè da parte loro sicuramente sarebbero in procinto di procedere a patteggiamento o rito abbreviato, addirittura senza condanna, escludendo il Comune come parte civile. Con questo inverosimile spauracchio puntato alla tempia, secondo Abonante è meglio l’ovetto oggi piuttosto che la gallina domani. Anche perché, conferma, non ha alcuna intenzione di procedere a processo civile contro Solvay.
Siccome Solvay si dichiara innocente come l’acqua (delle falde), e appunto risarcisce al Comune 100mila euro unicamente come “danno di immagine”, l’offerta da Abonante è definita “congrua” …in proporzione all’immagine che ritiene di godere presso i suoi concittadini… dall’alto di quel 20% di aventi diritto che l’avevano eletto. Insomma, immagine misera. Benchè l’avvocato Calcagni gli ha assicurato che “sono d’accordo anche i colleghi che tutelano” si fa per dire “i cittadini costituitisi parte civile nel processo”.
Proseguendo nell’autodifesa, Abonante precisa a scanso d’equivoci del malloppino che“L’obiettivo è quello di mettere a frutto l’intero” ci mancherebbe altro! “stanziamento in favore della collettività.   Immediatamente per far fronte ai lavori straordinari che interesseranno i cimiteri cittadini.” All’implementazione dei quali garantisce la situazione sanitaria assicurata dal polo chimico.  Poi, sfida l’ilarità con la promessa di “rendere più operativo l’Osservatorio ambientale della Fraschetta che abbiamo recentemente insediato”: tutt’altra cosa, peraltro, della elaborazione democratica degli anni ’90 (nota dell’Autore).
Abonante esce dal processo con questo “congruo” patteggiamento che di fatto assolve Solvay, giustificando sè che la tutela dell’ambiente e della salute del territorio alessandrino competerebbe a tutti gli altri:  con analogo amichevole patteggiamento “al Ministero dell’Ambiente impegnato a far valere le proprie ragioni” (sappiamo come) e ai giudici “che ci aspettiamo che possano riconoscere allo Stato”, sempre con affettuoso  patteggiamento, “un risarcimento congruo da mettere a disposizione per il territorio di Spinetta e della Fraschetta per accelerare di molto” ma senza troppa fretta “il procedimento di bonifica ambientale di tutta l’area inquinata all’esterno del polo chimico”. Il tutto per grazia ricevuta: senza chiudere, è ovvio, le produzioni inquinanti. Nello scarica barile, Abonante, è ovvio, non cita la Regione: sodale responsabile per aver evitato e rallentato il monitoraggio di massa della popolazione alessandrina.

Il Comune ha fatto da bulldozer. Colpo di spugna della Solvay sul processo e sulla messa al bando dei Pfas. Premio miliardario alla presidentessa Syensqo.

Avendo l’avvocato Guido Carlo Alleva, all’ultima udienza davanti al GUP di Alessandria, proposto la procedura di patteggiamento della Solvay (Syensqo) alla Procura della Repubblica, il sindaco di Alessandria, Giorgio Abonante, forte… del consenso elettorale del 20% degli aventi diritto, ha bypassato l’effimero consiglio comunale e concordato la somma di 100mila euro per scappare dal processo. I cittadini del Capoluogo sono circa 100.OOO, cioè un euro a testa del cosiddetto “risarcimento”. Cifra pari a quella patteggiata, sempre per danno di immagine, dal Comune di Montecastello (274 abitanti). Più che “vendita della salute” sarebbe più appropriato parlare di “svendita”. E -se avessimo ancor più forza di ironizzare- dovremmo  dare tutta la colpa ai cittadini che l’hanno eletto?
 
Con il patteggiamento, cioè con la strozzatura del processo penale, e delle relative condanne penali, Solvay si era proposta la condizione di non preoccuparsi definitivamente della chiusura delle produzioni e della bonifica, nonché di non essere chiamata a pagare milioni di risarcimenti alle Vittime: migliaia di ammalati e morti. Scelto come ventre molle, il Comune di Alessandria serviva da apripista per le altre contrattazioni, locali e nazionali, in corso in questi mesi.
 
Così, con l’apripista di Abonante, il mercanteggiamento della salute è scontato che si concluda anche fra la Solvay e la Regione Piemonte dell’inverosimile assessore alla sanità Federico Riboldi detto l’imbonitore. Idem per il governo, considerando che Gilberto Pichetto Fratin è l’attuale ministro dell’Ambiente.
A loro volta, grazie al bulldozer Abonante, gli avvocati delle parti civili fisiche non aspettavano altro: valutano che fra i loro assistiti, magari extracomunitari occasionali, sono numerosi quelli non toccati da malattie proprie o dei loro famigliari o amici, e che non disdegnano una inaspettata elemosina risarcitoria (3.500 euro) di Solvay.
 
Insomma, supportate dai Comitati, contrarie al mercimonio della salute restano, con scandalizzate e pesanti prese di posizione nei confronti di Abonante, le Associazioni ambientaliste che chiederanno (fuori dal coro: WWF, Medicina democratica e ProNatura) ai loro avvocati il rigetto del patteggiamento. Va da sé che il patteggiamento è una vera pacchia per tutti gli avvocati.
 
Con queste carte in mano, Solvay si farà forte presso la debole Procura di Alessandria per concludere il patteggiamento già nella prossima udienza di giugno davanti al GUP, a quel giudice Andrea Perelli che ha addirittura escluso Lino Balza come parte civile dal processo. Il patteggiamento è l’alibi per i parlamentari, di ogni colore, per “arrendersi” alla lobby chimica che proibisce la legge di messa al bando dei Pfas. Insommanel complesso, Alleva è più preoccupato per le sue esportazioni di vini di lusso a rischio dei dazi di Trump. Una coppa di spumante vip per tutti. Il brindisi più gradito sarà quello con Ilhham Kadri, presidentessa di Syensqo, che ha ricevuto 27,5 milioni di euro in bonus negli ultimi due anni; alla quale entro il 2026 potrebbe essere aggiunto un bonus di fidelizzazione di 7,5 milioni di euro.  Un po’ come il business di Abonante & soci.
 
Va da sè che solo la società civile, ovvero manifestazioni di massa potevano bloccare -chi osa più sperarlo?-  questo meccanismo perverso tra padroni, istituzioni e magistratura, che ha già riempito i primi due volumi del libro “Ambiente Delitto Perfetto” di Lino Balza e Barbara Tartaglione, prefazione di Giorgio Nebbia Questo, della vittoria 2025 di Solvay –Spinetta non chiude e nessuna messa al bando dei Pfas- è descritto nel terzo volume. Non ci sarà un quarto. A noi la magrissima consolazione: avevamo previsto giusto https://www.rete-ambientalista.it/2025/04/01/scosse-di-terremoto-ad-alessandria/

Che pale queste pale.

Parco Eolico di Scansano. No di agricoltori, sindaci e Regione: “non si può fare energia pulita distruggendo l’ambiente”. Previste 11 pale eoliche alte 200 metri e un cavidotto di 45 km, nei comuni di Scansano e Magliano. Ma tutta la Maremma è assediata, in arrivo 9 impianti con 96 aerogeneratori. Clicca qui.

Amianto del Tav Terzo Valico.

Durante la costruzione delle gallerie del Terzo Valico, l’alta velocità ferroviaria Genova-Milano, sono state estratte 350mila tonnellate di rocce amiantifere, l’equivalente a due navi da crociera, che l’Italia priva di siti di stoccaggio per tali volumi è stata costretta a smaltire in Germania. Lo riporta ‘Il Secolo XIX’ a seguito del secondo open day da tutto esaurito organizzato nell’ambito del progetto del Gruppo FS ‘Cantieri Parlanti’ per informare i cittadini e comunicare in modo chiaro e trasparente l’opera.